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Autore: adelfasora    01/04/2012    1 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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O L T R E

 

 

 

Non ho mai capito come faccia a ridere in quel modo, ma penso che sia perché ha pianto molto.

-Oriana Fallaci.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Era un bel lunedì di Settembre, quando Giovanni Riccioli e Lelia Ascardi si fidanzarono ufficialmente di fronte alle loro famiglie, troppi sorrisi e felicità inesprimibile. Quel giorno tutti lo ricordano pieno d’amore.

Era un freddo Novembre di molti anni dopo, quando le fu diagnosticato un cancro al polmone, e il suo dolore divenne così forte da non riuscire più a vivere.

 

 

 

Non aveva mai amato qualcuno quanto lei. Veramente non aveva mai amato nessuno oltre lei.

Lo prendeva sempre alla sprovvista. Nella sua vita era stata, ed era, la costante più bella, meravigliosa che avesse potuto immaginare di pensare.

 

“ Giò! ”

“ Buongiorno anche a te, Lelia. ”

“ Hai mai pensato di contare le stelle? ”

“ Sinceramente no. E poi, dai, è impossibile. ”

“ Impresa inutile? ”

“ Esatto. ”

“ E se invece fosse l’espediente perfetto per un appuntamento romantico? ”

“ Pomiciamo? ”

“ MMhhh.. solo se mi regali l’ Orso della Casa Blu, e mi canti la canzoncina. ”

“ Andiamo a contare le stelle, baby.”

“ Credo di aver sbagliato numero, gaudente giovine ”

“ E perché mai, donzella? ”

“ Lui non saprebbe rendere così bene su una hot-line. Vogliamo vederci di nascosto, incantevole sconosciuto? ”

“ Vada per l’Orso, bestia. ”

 

Capire di amarla era stato facile, come lasciarsi cadere giù per un dirupo, o decidere di vivere a spasso come un barbone perché stanchi della solita noiosa vita.

 

“ Amare è una cosa fantastica. ”

“ Non ne sono certo, sai. ”

“ Come? ”

“ beh, ci sono coppie che litigano, che si sfasciano, che si tradiscono, che … ”

“ Ma quelle non sono vere coppie. ”

E l’ovvietà dell’affermazione congiunta alla fermezza del suo sguardo lo fece ricredere all’istante, ritenendosi uno stupido per non aver creduto da sempre all’amore eterno.

“ Amare se è innamorarsi non durerà mai con il per sempre. La formula magica per amare eternamente di vissero felici e contenti è solo una. Mia nonna ne era convintissima. ”

“ E quale sarebbe? ”

“ La volontà, no? Se amo infinitamente qualcuno è fantastico, ma amare all’infinito è pari a un miracolo. ”

“ Tua nonna era molto saggia. ”

“ Ma anche piena di difetti. Era bisbetica e acida con nonno Ipparco, ma non si sono mai lasciati andare. ”

“ Sono quasi sicuro che le migliori discussioni erano per il suo nome. ”

“ Già, lei si chiamava Maria, e la cosa probabilmente non le è mai scesa giù. ”

“ Che lui avesse un nome più figo? ”

“ Che non avesse anche lei un nome strano, e dopotutto la capisco. ”

“ Non ti piace Lelia? ”

“ Affatto. Mi piace eccome, non riuscirei a vivere senza. Immagina che qualcuno mi chiami con un altro nome, mi sentirei privata di una parte di me. E poi Lelia sa tanto di fiore, non trovi? ”

“ Sicuramente meglio di Crisantemo ”

“ Io ne conosco uno. E’ il figlio del guardiano al cimitero. ”

“ Woow, devo assolutamente conoscerlo. ”

“ E’ un tipo simpatico, rimanendo in tema floristica sarebbe un fiore di Bach, riesce a curare psicologicamente le persone. ”

“ Noi di che categoria facciamo parte? ”

“ Di che parli? ”

“ Siamo come nonna Maria e nonno Ipparco? "

“ Non te lo dico. ”

 

Vedeva il suo caschetto ribelle andare controvento per il marciapiede, trafficato di persone impegnate che imprecavano quando venivano spintonate. E l’aveva rincorsa fino alla collinetta, dove invece di ridere, crollarono stremati al suolo, rotolando vicini.

Il dubbio l’avevano schiacciato per un po’, finché dopo tanti anni e un matrimonio, la risposta se la diede da solo. Lei distruggeva sempre tutte le sue incertezze, come il sole rischiara le nubi.

 

“ Il paradiso, secondo te, esiste o no? ”

“ Dubbi amletici? ”

Una risata cristallina gli trafisse il cuore, e non desiderò altro che morire dissanguato, se era quello che si provava.

“ No, è che a volte penso che se morissi, vorrei avere la certezza di incontrarti di nuovo. Sebbene saremo entrambi un po’ incorporei. ”

“ Ectoplasmi, al massimo. Urge un consulto con Melinda Gordon. ”

“ Non fare la traviata, ora. ”

“ E dopotutto l’amore non è solo sesso. ”

“ Non ci avevo pensato.. non ci posso credere. Dunque tu credi davvero che sotto forma di angelo sarò asessuato?! ”

“ Io dubito che tu possa essere un angelo. ”

Sorrisero, mentre si stringevano la mano, sulla poltrona logora di casa loro.

Lei si staccò dopo poco, borbottando sul minestrone, e il freddo africano che c’era fuori.

Le piacevano un sacco gli ossimori, le aveva regalato montagne di quadernetti di poesie per quello.

“ Ah, Giò! ”

“ Umf.. ”

“ Giò, sorridi!! ”

Ma che.. capitolò immediatamente, osservando quanto fosse bella, con grembiulone e cucchiaio di legno.

Gli si avvicinò, tendendogli gli angoli della bocca “ Vedi? Questo è il paradiso. Se sei felice, come puoi stare all’inferno!? ”

Rise, per la sua strana uscita, e si diresse in cucina. Pensò che se lei avesse continuato a stare con lui, avrebbe avuto antipasto, contorno e dolce di una qualsiasi vita ultraterrena.

 

Ricordava, e si sentiva triste.

Alla fine a dire addio per prima era stata lei. L’aveva anche salutato, e dopo nulla.

 

“Non ti ammosciare, Giò.”

“Che? Ma ti pare?”

“Fai poco lo stupido, vecchio. Non pensare di darti alla pazza gioia solo perché non ci sarò a sorvegliare la credenza. Ricorda che hai il diabete e dopodomani vengono i nipotini, devi fare loro una sorpresa fantastica.”

“ Già. ”

“ Giò. ”

“ Cos’è, un gioco di parole venuto male? ”

“ Giò, sorridi. ”

 

 

 

Quella che brillava, tra loro due, era sempre stata lei. Cos’era che l’aveva portata da lui? Come aveva potuto meritare di vivere tutto quel tempo di lei, della sua perfezione, racchiusa in eterni centoquarantotto centimetri? Come aveva meritato che lei si innamorasse di lui?

 

“ Cosa ci noti in me? ”

“ Eh? ”

Erano al Mc Donald, a trangugiare schifezze e panini come pagliaccio li aveva fatti.

“ Mi chiedevo, come mai una fanciulla così ridente e bellissima si fosse abbassata a uscire con un reietto com- ”

“ Idiota. L’avevo capito. ”

“ E allora? ”

“ La domanda era talmente idiota che non volevo risponderti. ”

“ Ah. ”

“ E in ogni caso, anziché farti viaggi mentali e camminare portando a spasso Dora l’esploratrice, vorrei ricordarti che oggettivamente sei bello, intelligente,  con un posto fisso, non ti sembro una pazza sclerotica, mi adori, ci completiamo come carie e caramelle a botta di clichè e opposti sopportabili.. soggettivamente ti amo. ”

In quel momento si sentì idiota, e non poté far altro che baciarla, pagare la cena e camminare mano per mano con lei e il pancione di cui andava fiera in maniera maniacale.

“ Comunque sono offesa. ”

“ Pensa me, a cui hai parlato di una possibile tresca con Dora. Sono mortalmente offeso. ”

“ Hai ragione, è stato un colpo basso. ”

La strinse forte, e mentre uscivano dal locale a pancia piena, istintivamente l’abbracciò per la larghissima vita e sussurrò a contatto con il completo da pre-maman.

“ Lo sai che amo tantissimo la mamma, tesoro? ”

“ Giò? ”

“ Che c’è? Sto parlando con mio figlio. ”

“ O figlia ”

“ O figlia.”

“ Ti amo infinitamente, in questo momento. ”

“ Io all’infinito. Siamo messi proprio male, eh? "

“ No.. non tanto ”

 

La vita senza di lei non era vita. Non più.

I figli e nipoti erano ciò a cui più teneva, ma gli mancava il “lavoro di squadra”. Proprio come lo chiamava lei. Lei che l’aveva lasciato solo, a fare guerra con la solitudine del suo cuore. Lo sentiva, di notte e di giorno, che gridava quel contatto, quella vista, quell’odore, quel sapore. Lamponi. Li aveva odiati per un pezzo, fino a quando non la trovò nella vasca da bagno con quello addosso. Solo quello.

E adesso se ne stava su una panchina del grande parco verde, a cercare di non pensare di voler essere da un’altra parte.

 

“ Devi  promettermi, giurare, che vivrai anche dopo. ”

“ Quella che sta morendo sei tu, lo sai, vero? ”

“ Sì, ma tu, stupido vecchio, ti lascerai vivere, che è molto peggio che morire. ”

“ Non so più come si fa senza di te. ”

“ Allora non sono stata abbastanza severa. Dovevo insegnarti a camminare con le tue gambe. ”

“ Ho perso tempo. ”

“ Sei stato un cattivo allievo. ”

“ Il peggiore. ”

“ E non essere così passivo! ”

“ Sai, è che fosse per me- ”

“ Per te un corno, Giò! ”

“ Che devo fare, Lelia. ”

“ Lo sai, cosa. ”

…..

 

“ Ti ho donato il mio cuore Giò. ”

“ Non mancherai solo a lui, Lelia. ”

“ Non fare il melodrammatico come tuo solito. Il mio cuore vivrà con te, non ti basta? ”

 

Lui se lo stringeva forte quel cuore. E un groppo in gola gli saliva ogni maledetta volta.

Aveva dimenticato cosa fare per andare avanti, si era accorto di essersi fermato. Ma non riusciva a proseguire.

«Nonno, mi passeresti il pallone?»

Rise, un po’ pensando ad un nipotino troppo giovane per essere davvero suo, un po’ perché il pallone l’aveva centrato in pieno.

Non gli disse  nulla, ma gli porse l’oggetto incriminato.

Ma il bambino non si mosse. Notò che rimase a palleggiare vicino alla panchina, poi la lanciava contro il muro vicino.

«Nonno, perché sei così strano?»

Era sorpreso.

«E come sarei strano, piccoletto?»

«Beh, la mamma dice sempre che le persone stanno male anche quando non piangono, ed hanno una faccia strana.»

Ancora non lo ricordava, come uscire da quella fossa buia che si era scavato.

«E io che faccia ho?»

«Una non felice.»

Sorridi, Giò.

«Ma davvero? Beh, vediamo se ti insegno a fare due tiri come sono ancora un non-felice.»

Poi sorrise, e finalmente, mentre gocce d’acqua gli scendevano dagli occhi, la sentì.

«Nonno, adesso piangi? Non farlo.

«Sai, sembra davvero che tu sia stato mandato a insegnarmi qualcosa.»

«E da chi nonno?»

«Una persona importante. Beh, non vedi che ti ho preso la palla?! Sei una schiappa, monello!»

 

E finalmente, nonostante tutto, Giovanni Riccioli sorrise, e pensò che sì, anche a novant’anni si può tornare a vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inutile spazio autrice:

Beh, in una raccolta che parla di sentimenti, come poteva mancare l’amore? Spezzoni brevi, che mi hanno fatto rendere conto che 'Up' mi è entrato dentro, tanto che dopo aver cercato di correggerla e rivederla, sembrava quasi ispirata a loro.

Ade

  
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