Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Simona_Lupin    01/04/2012    18 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 3

Tra foto, ripetizioni e punizioni







 
« E' uno scandalo ».
« Imperdonabile ».
« Un oltraggio ».
« Non ci passeremo sopra ».
« Puoi scordartelo ».
« Essere infimo ed egoista ».
« Questo non avresti dovuto farcelo ».
I Malandrini erano appena usciti dall'ormai disfatta aula di Pozioni. Si erano ripuliti in fretta con un semplice incantesimo, ma il fautore della totale distruzione della stanza non aveva ancora avuto il coraggio di proferir parola, l'aria totalmente stravolta e gli occhi ostinatamente fissi a terra.
James e Sirius, d'altra parte, non avevano minimamente pensato di doverlo consolare o tirare su in qualche modo per l'indimenticabile umiliazione subita, anzi, erano furiosi con lui. Perché? Ovviamente perché aveva osato farsi mettere in punizione da solo e prima di loro. 
Non si era mai sentito nulla del genere. Remus Lupin, lo studente modello sempre ordinato e pacato, in punizione alla prima ora del primo giorno di scuola così da battere ogni record dei compari malfattori? Impossibile. Era un'eresia. Era contronatura. Contro ogni legge dell'universo. Inaccettabile, punto.
Dopo tutti i propositi che si erano imposti sul voler finire col botto il loro corso di studi - o meglio, di scherzi - era inconcepibile che il botto (nel vero senso della parola) l'avesse fatto lui.
E gliel'avrebbero fatta pagare. Un giorno, presto o tardi, si sarebbero vendicati nel peggiore dei modi per l'affronto subito, ne erano certi.
« Felpato, dobbiamo organizzare subito qualcosa di grandioso » disse James con una luce maniacale negli occhi.
« Di eclatante, Ramoso, esatto » convenne l'altro, annuendo con vigore. « Remus, di' un po', tu come pensi di farti perdonare? »
Sirius, però, non ricevette alcuna risposta.
« Andiamo, Lunastorta, non fare l'idiota, mi stai deprimendo » disse, imbronciandosi. « E tirati su, per la miseria, ti serve solo un po' d'allenamento ».
James annuì energicamente al suo fianco, affondando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni scuri. 
« Già, possiamo darti una mano » disse, fortemente fiducioso. « Se la pianti, però ».
Ma nelle ore di lezione seguenti l'umore di Remus non migliorò, e quando si diressero verso la Sala Grande per il pranzo aveva pronunciato a stento qualche parola. 
Si abbandonò pesantemente sulla panca, gettando la borsa sotto il tavolo, a quanto pareva senza aver intenzione di toccare cibo.
« Remus! » trillò Alice, guardandolo con apprensione mentre tagliuzzava con cura una fetta di carne. « Che ti è successo? Sembri sconvolto! »
« E' ancora sotto shock per quello che è successo oggi a Pozioni » spiegò Peter senza mostrare troppo tatto.
« Oh » fece lei, sinceramente dispiaciuta e, sentendosi parecchio imbarazzata, non aggiunse altro.
Lily, invece, gli riempì il piatto e glielo porse, un sorriso incoraggiante stampato sul volto gentile. 
« Su, mangia qualcosa » gli disse con calore. « Non pensarci più, posso aiutarti io. D'ora in poi considerami la tua insegnante personale ».
Remus le rivolse un debole sorriso e la ringraziò sottovoce, ma ancora non parve propenso a ingerire alcunché.
« E poi, se ci pensi bene » intervenne Mary con entusiasmo, « non è successo niente di grave. Non ti ricordi quando la mia pozione è finita dritta dritta su Lumacorno carbonizzando la sua cravatta preferita? Ho avuto tre settimane di punizione, ma poi gli è passata... più o meno ».
Suo malgrado, Remus rise insieme agli altri, e la ragazza gli strizzò l'occhio in un gesto amichevole.
« Non ho fame » borbottò però dopo qualche minuto, rialzandosi. « Vado su in Dormitorio. Ci vediamo a lezione ».
Gli amici lo fissarono e annuirono senza dire nulla.
« Ma...? » fece Lily, guardando a turno James, Sirius e Peter con aria stravolta. « E voi? Non andate con lui? E' uno straccio! »
« Quando sta così è meglio lasciarlo in pace » rispose Sirius, mandando giù un grosso boccone di carne e purè di patate. « Lasciagli il tempo di sbollire un po' e tornerà tranquillo, vedrai ».
Lei annuì, anche se con qualche riserva, mentre al suo fianco, Scarlett squadrava Sirius con espressione disgustata.
« Puoi evitare di mangiare e parlare nello stesso momento? » gli chiese educatamente, sorseggiando un po' d'acqua fresca dal proprio calice.
« Puoi evitare di guardarmi mentre lo faccio? » replicò con la medesima impassibilità il ragazzo, e lei alzò gli occhi al cielo, irritata.
Dopo un attimo, però, il suo sguardo si soffermò senza volerlo sulla sorella, seduta alla tavola dei Tassorosso in compagnia dei suoi amici. Aveva gli occhi incollati su Remus, il quale stava uscendo dalla Sala Grande con la borsa in spalla e l'andatura stanca.
E fu in quel momento che la colpì un'idea geniale.
Senza staccare gli occhi dalla ragazza e con un sorriso malizioso sulle labbra, così, si sporse verso la ragazza seduta al suo fianco e mormorò: « Lily ».
Lei si voltò e scosse impercettibilmente il capo per indurla a parlare. 
« Che c'è? » chiese, sistemandosi i capelli su una spalla.
« C'è che sono un genio » fu la risposta dell'amica.
A Lily non piacque affatto l'aria di malvagio trionfo dipinta sul suo volto, e si affrettò a chiedere delucidazioni, borbottando: « Ergo...? »
« Ergo, cara Lily, ho appena avuto l'idea del secolo » rispose, piuttosto criptica. « Conosci per caso un'eccellente Pozionista che, sempre per caso, sia anche cotta come una pera di Remus Lupin? »
Lily incrociò lo sguardo dell'amica e il suo volto si illuminò di colpo, tanto che dovette contenere a forza l'entusiasmo. 
« Amica mia... credo proprio di sì » sentenziò, sfregandosi le mani. « E' proprio vero, sei un genio! »
Si batterono un cinque allegramente, certe che il loro piano malefico sarebbe presto andato in porto.
Era perfetto: Miley, perdutamente ed evidentemente cotta di Remus, era la più brava del suo anno in Pozioni, anzi, ad essere precisi, la sua era una vera passione. Durante l'estate la si vedeva preparare intrugli ogni pomeriggio, semplicemente per il piacere di farlo, e i suoi capelli profumavano ogni giorno dei fumi delle sue particolari pozioni, spesso anche frutto delle sue invenzioni personali. 
Quindi chi meglio di lei poteva fare da insegnante a quel povero sventurato di Remus?
« Che avete da confabulare, voi due? » chiese Mary avvicinandosi, incuriosita.
Scarlett e Lily risero complici. 
« Dobbiamo attuare un piano » dissero in coro, incapaci di contenere la propria gioia.
« Piano? » intervenne Emmeline, confusa.
« Proprio così » fece Scarlett, annuendo con convinzione. « Agiamo in nome di Cupido, che sempre sia lodato ».
« Oh, interessante! » disse con fervore Alice, che solitamente prendeva molto a cuore cause come quella. « E chi sono le vittime predestinate? »
Altro sguardo complice fra le due amiche, che ridacchiarono.
« Ovviamente due nostre vecchie conoscenze » spiegò prontamente Lily. « Due cuori solitari che speriamo presto di unire: Remus e Miley! »
Le tre amiche accolsero con entusiasmo i nomi della nuova fantomatica coppia, applaudendo con faticata compostezza.
« Sì » proseguì Lily, ormai del tutto presa dalla sua nuova missione. « Dunque, tutto parte dalla tragica situazione di Remus in Pozioni...»
« ... materia in cui Miley, invece, è un fenomeno » aggiunse Scarlett, senza smettere un istante di sorridere.
« Proprio per questo, non esiste persona migliore per aiutare il nostro povero amico... »
« ... dunque Miley darà ripetizioni private a Remus... »
« ... e visto che è lampante che sia pazza di lui, qualcosa succederà di sicuro, perché rimarranno soli soletti nell'aula di Pozioni... »
« ... e di lezioni ce ne vorranno, oh, sì... »
« ... perciò il gioco è fatto, e io sono un genio » concluse Scarlett, battendo allegramente le mani, e le ragazze risero.
« Lo sapevo che le piaceva! » disse poi Alice. « Ma avete visto come lo ha guardato sul treno? Quando lui l'ha salutata è arrossita fino alla punta dei capelli! »
« Sì » cinguettò Emmeline, sognante. « Era così carina! Sono sicura che fra loro succederà qualcosa! Miley gli piacerà, ne sono certa! »
« Mel, non esaltarti troppo, però » le consigliò Scarlett, ridendo sommessamente.
« Che c'è? » fece lei, riportata bruscamente alla realtà. « Io amo l'amore, tu invece odi il mondo. Non rovinarmi la favola, guastafeste! »
« E' vero, Scarlett, tu odi l'amore con tutta te stessa, sei insopportabile » convenne Lily, ricominciando a mangiare.
« Non ho fiatato! » esclamò lei, sentendosi circondata da fermi oppositori. « Solo perché sono un po' cinica... »
« ... solo un po'? » 
« ... e acida... »
« ... infatti... »
« ... e odio tutte quelle coppiette smielate e schifose... insomma, che posso farci? » sbottò, indispettita.
« Nulla, tesoro, noi ti amiamo così come sei » disse Alice, dolce e affabile, e lei le inviò un bacio e rise.
Quando stavano per finire di pranzare, si avvicinò al loro tavolo la professoressa McGranitt, e tutti si voltarono a guardarla.
« Signorina Evans, signor Potter » esordì lei, le mani intrecciate all'altezza del grembo.
Quelle parole bastarono a rendere Lily molto meno contenta di quanto non fosse stata fino a quel momento. 
« Perché il mio nome e il suo nella stessa frase? » bisbigliò a Scarlett, afflitta, ma lei gli mollò una gomitata tra le costole e gli intimò di stare zitta.
« Oggi, alla fine delle lezioni, dovrete recarvi all'ufficio del Preside per maggiori informazioni sul vostro ruolo di Caposcuola » proseguì poi l'insegnante, lasciando scorrere lo sguardo dall'uno all'altra. « Vi raccomando la massima puntualità ».
Al termine dell'annuncio, James apparve decisamente radioso. 
« Che lieta novella, professoressa! » esclamò, rivolgendo a Lily un sorriso smagliante. « Stia tranquilla, io e Evans non mancheremo ».
Lei lo fulminò con un'occhiata raggelante, mentre l'insegnante andava via senza degnarli d'uno sguardo.
« Inutile continuare a negarlo, Evans, è ormai chiaro che il mondo vuole unire le nostre strade » disse James alla ragazza, alzandosi e venendole incontro.
Scarlett si fece da parte per lasciarlo sedere accanto a lei, ridacchiando divertita.
« Quindi non opporti al fato, mia diletta » concluse soavemente lui, osservandola con intensità.
« A me sembra più un complotto » obiettò lei, pensandoci su.
« Fato, complotto... che importa? » fece James. « Quando mi amerai non pensarai più a ciò che è stato ».
Lily alzò gli occhi al cielo e non si degnò di rispondere, cosa che il ragazzo parve accogliere con positività.
« Mi ama... » bisbigliò infatti a Scarlett, con l'aria di chi la sa lunga, e lei annuì convinta, mormorando: « Lo so ».
« Beh, io ho finito, saliamo in Sala Comune prima di andare a lezione? » propose Lily, prendendo la borsa con aria scocciata.
« Io devo fare una cosa » rispose Scarlett, alzandosi anche lei. « Ci vediamo in classe ».
Rivolse un cenno alle amiche e poi si diresse con fare sicuro verso la tavola di Tassorosso, immergendo le dita fra i capelli per spingerli via dalla fronte.
« Ehilà, sorella » salutò non appena fu arrivata, prendendo posto accanto a Miley.
« Chi non muore si rivede » rispose lei con un gran sorriso. « Qual buon vento ti porta qui? »
« Un buon vento » disse prontamente Scarlett, sorridendo maliziosamente. « Un buon vento davvero. Propizio, oserei dire ».
Miley la fissò con la sensazione di essersi persa qualche passaggio fondamentale della conversazione. 
« Devo aver paura o cosa? » domandò, interdetta.
« Ma no » fece subito Scarlett. « Al contrario, semmai. Sono venuta semplicemente a comunicarti che presto ci saranno lieti risvolti nella tua misera vita ».
Miley continuò ad osservarla, sempre più confusa e convinta che la sorella la stesse bellamente prendendo in giro. 
« Conoscendoti, si tratterà di una cosa che la renderà ancora più misera » rispose poi, agitando una mano a mezz'aria.
« Non ti fidi di me? » disse Scarlett con tono offeso, portandosi una mano al petto. « Questo mi addolora ».
Lei sbuffò, ridendo sonoramente. 
« Andiamo, di che si tratta? » domandò alla fine, curiosa. « Spara, dai », ma Scarlett scosse il capo. 
« Non ti anticipo nulla » rispose, e quella la fissò con l'espressione più dolce che riuscì a mettere insieme.
« Avanti, che hai combinato? » chiese ancora, tentando di cavare almeno qualche indizio dalla sorella. « L'hai fatta grossa, eh? »
« Io? » Scarlett rise. « Ti assicuro che la cosa riguarda solo te, cara. O meglio, te e qualcuno di tua conoscenza ».
« Odio quando fai la sibillina con me. Tanto sai bene che te la farò pagare ».
« Un giorno mi ringrazierai, fidati » concluse Scarlett, poggiandole una mano sulla spalla.
Miley la fissò, non del tutto convinta. Poi si voltò e notò che uno dei suoi migliori amici, John Tyler, la stava osservando, ansioso.
Lei sorrise e si ricordò solo in quel momento che voleva chiedere alla sorella di uscire. Gli fece un cenno d'incoraggiamento.
« Bene, Miley, io allora vado » disse Scarlett, alzandosi dalla panca.
John si affrettò a fare lo stesso e le si parò di fronte, sorridendo nervosamente.
« Ehm... ciao, Scarlett » fece, massaggiandosi la nuca, e lei lo scrutò, diffidente. 
« Ciao, John » rispose infine.
Lui indugiò, poi si decise a parlare. 
« Sai, Scarlett... » disse. « Stavo pensando... non è che ti andrebbe di uscire con me, questo sabato? »
Lei sorrise. Tutto tornava. Alice non aveva fallito neanche quella volta, e Scarlett si chiese come facesse a non mancare mai un gossip. Quella ragazza era incredibile. Mentre John... sì, lui poteva andare. Era molto carino, alto e dai corti capelli biondo cenere, le spalle larghe e un sorriso smagliante sul volto. E poi, se era tanto amico di sua sorella non poteva che essere un bravissimo ragazzo.
« Perdi il tuo tempo, Tyler ».
Entrambi alzarono lo sguardo: Sirius si era avvicinato a loro con disinvoltura, le mani in tasca e un mezzo sorriso spavaldo a increspargli le labbra.
Scarlett lo fissò con sguardo truce. Cosa diamine era venuto a fare lì?
« La Banks è una tipa troppo tosta per te » concluse lui, scrollando le spalle come se fosse dispiaciuto.
« Ah, sì? » ribattè John, aggrottando le sopracciglia. « E per te no, invece? So che negli ultimi anni non ti è andata troppo bene, o sbaglio? »
Lo sguardo di Scarlett scattava dall'uno all'altro ragazzo e non poteva negare di essere piuttosto soddisfatta per come John aveva reagito alle provocazioni di quello sciocco impiccione di Black. Adesso era certa che meritasse una possibilità.
« Magari sono stato impegnato in altri... affari, Tyler » replicò Sirius con nonchalance, per nulla colpito. « Non so se si possa dire lo stesso di te ».
« John, non starlo a sentire, è solo un arrogante » intervenne Scarlett, rivolgendogli la più velenosa delle occhiate. « Comunque sì, mi va di uscire con te ».
Lui sorrise, tornando ad ignorare totalmente Sirius. 
« Bene » disse, un po' imbarazzato. « Allora... a sabato, Scarlett », e andò via salutandola con un sorriso.
« Adesso puoi anche andare, Black » disse freddamente Scarlett, rivolgendosi nuovamente a Sirius. « La figura dell'idiota l'hai già fatta alla grande ».
Sirius ricambiò lo sguardo con indifferenza. 
« Guarda che non sono venuto qui per te, Banks » rispose, quasi sprezzante. « Ho altro da fare, al momento ».
La superò senza degnarla d'uno sguardo e tossicchiò leggermente mentre si parava di fronte a una ragazza seduta alla destra di Miley.
« Amanda » disse, e quella si voltò, vagamente perplessa. « Ciao... come stai? »
« Bene, grazie » rispose lei, osservandolo incuriosita.
« Sono contento. Senti un po', sei libera sabato sera? Ti andrebbe di farti un giro? » domandò, passandosi distrattamente una mano sulla mascella.
Amanda lo guardò e si prese qualche momento per riflettere, poi annuì brevemente. 
« Sì, con piacere » disse, sorridendo con fare gentile.
Scarlett, che era rimasta lì impalata a guardarli, voltò le spalle a tutti e si affrettò ad uscire dalla Sala a grandi passi, mentre Sirius alzava lo sguardo, osservandola divertito e soddisfatto.
Era furiosa. Chi si credeva di essere quel Sirius Black per venire lì a infiltrarsi nelle sue conversazioni e a fare lo spavaldo di fronte a lei? Se voleva continuare a comportarsi da sciocco come aveva fatto per tutta la sua stupida vita poteva farlo senza problemi, ma non davanti ai suoi occhi, perché non le importava un fico secco di quello che combinava con le ragazze, né tantomeno come le usava solo per ripicca.
Non tollerava quel suo atteggiamento tanto indifferente e sfrontato, quel suo essere tanto superbo in ogni occasione, in ogni momento... E lei, che cos'era diventata? Una sorta di vittima dei suoi giochetti e delle sue attenzioni? Il bersaglio da colpire a tutti costi o la perla della sua stupida collezione? Era già stanca di lui e non lo avrebbe sopportato ancora a lungo. In un giorno, solamente uno, era riuscito a farla scoppiare. 
Quali erano le sue intenzioni? Doveva passare un anno intero con lui tra i piedi? No. James avrebbe dovuto aiutarla. Quella situazione non poteva continuare.
« Banks ».
Lei sobbalzò sentendosi presa per il braccio e si voltò di scatto, facendo ondeggiare i lunghi capelli lucenti.
Per amor delle più nobili arti magiche di Merlino, no. Non lui, pensò.
Ma ovviamente era lui.
« Black, mollami subito e non prenderti tutta questa confidenza » disse tagliente, liberandosi con un veloce strattone dalla sua presa.
Si sistemò meglio la borsa di cuoio sulla spalla e fece per andarsene, ma lui le si parò nuovamente di fronte, alto e slanciato mentre l'affrontava.
Scarlett sospirò, al limite della sopportazione. 
Nessuno doveva osare bloccarla mentre camminava, perdipiù con una tale spavalderia. Nessuno. In particolar modo Sirius Black. In particolar modo dopo quello che aveva fatto appena un minuto prima.
« Avanti, Banks, vengo in pace. E' solo che non ti avevo salutato come si deve » disse lui.
« Ascoltami, Black, questi giochetti falli con tutte quelle oche che ti sbavano dietro, non con me che ho un cervello pensante » sbottò lei, tentando invano di controllare la rabbia. « E smettila di pedinarmi o mi spulcio tutti i libri di decreti del Ministero finché trovo una legge per farti arrestare ».
Il ghigno di Sirius si accentuò sul suo volto arrogante, facendole salire il sangue al cervello.
« Ehi ehi ehi, Banks, cos'è tutto questo risentimento? » disse a bassa voce, così che solo lei potesse udirlo. 
Scarlett era sicura che controllasse ogni dettaglio mentre le parlava, e che anche il suo tono di voce fosse una mossa ingegnosamente studiata. Ma con lei non attaccava. Quasi tutte si agitavano al solo suono della voce di Black, così profonda e suadente, ma di certo non lei.
« Volevo solo fare due chiacchiere » concluse lui innocentemente, ma lei schioccò la lingua e non gli prestò ascolto.
« Beh, non sono disponibile al momento, dispiaciuta di deluderti » tagliò corto senza giri di parole.
Lo scansò con una mano ma lui la afferrò prontamente.
« Lasciami passare o ti lancio una fattura » lo minacciò, estraendo la bacchetta dal mantello. « Ne so di fantastiche, Black, e poi vedremo se con i nuovi connotati riuscirai ancora a fare strage di cuori ».
Sirius parve scocciato dal suo atteggiamento, e la fissò con un sopracciglio inarcato. 
« Non sarai mica gelosa, Banks. Ho appena visto che anche tu sei molto ambita, quindi come mai tutto questo interesse nei confronti della mia vita privata? » domandò. 
Scarlett quasi rise, divertita.
« Non è che sia molto privata la tua, non credi? » gli fece notare.
Lui annuì brevemente, scrollando le spalle. 
« Voci di corridoio ».
« Voci di corridoio che sono tutte completamente... »
« ... vere, esatto ».
Scarlett sbuffò e lui rise. Era evidente che si stesse divertendo un mondo.
« Black, devo andare a lezione. Non ho intenzione di stare qui ancora a lungo a discutere delle tue stupidissime relazioni mordi e fuggi ».
Lui avanzò facendola indietreggiare per rimanere a debita distanza, finché non sfiorò il muro e lui appoggiò una mano a pochi centimetri dal suo orecchio.
« Non c'è fretta, Banks » sussurrò, ma la sua reazione non fu quella che aveva immaginato.
« O Merlino, Morgana e tutti i maghi ormai in cielo, muoio! Sirius Black mi ha inchiodata al muro! Ma per favore ».
Sbuffò nuovamente, sdegnata, fissandolo dritto negli occhi con aria sinceramente annoiata.
« Sei capricciosa, sai? »
« E tu arrogante ».
« Una ragazza difficile ».
« E tu troppo facile ».
« Ne sei sicura? »
La scrutò, i penetranti occhi grigi poco distanti dai suoi, ma lei non battè ciglio.
« Ovviamente ».
Si squadrarono, cercando di scorgere qualcosa di più di quel che mostravano, ma non trapelava nessun dettaglio, nessuna sensazione dai loro volti, dai loro sguardi fieri saldamente intrecciati.
« Adesso, se vuoi lasciarmi andare... » mormorò lei, spezzando il silenzio.
Ma Sirius la trattenne ancora.
« Non ti libererai facilmente di me, Banks » sussurrò, le labbra che sfioravano il suo orecchio.
« E' una minaccia? »
« No ». Le scostò un ciuffo ribelle di capelli che le ricadeva sulla fronte e si allontanò. « E' una promessa ».




 
*  *  *




Anche l'ultima lezione di quel pomeriggio era finita, e Lily Evans, impegnata a richiudere la borsa stracolma, aveva l'aria di una condannata a morte.
« Evans, sei pronta? »
La voce squillante ed estremamente allegra di James le aveva praticamente frantumato i timpani. Ma che cosa aveva da urlare?
« Evans, vuoi un mano? »
Lei rimase in silenzio e a capo chino, accingendosi a chiudere le cinghie della borsa, certa che stesse solo cercando di farla sboccare.
« Evans, se hai biso-... »
« No, Potter, non ho bisogno di niente! » sbottò alla fine, voltandosi con uno scatto dei voluminosi capelli rosso scuro.
« Andiamo, Evans, sii un po' più allegra » rispose James con calore. « La parte migliore della giornata deve ancora arrivare, ricordi? »
Lei sospirò stancamente. 
Migliore era decisamente l'ultima parola con cui avrebbe osato definire ciò che si apprestava ad affrontare in quel momento. 
« Sì... ricordo perfettamente, grazie » borbottò infine, rassegnandosi, e James sorrise raggiante.
« Allora non indugiare oltre, mia adorata Lily, seguimi! » esclamò a gran voce, festante.
Lily lanciò un'ultima occhiata implorante a Scarlett, ma lei rise e le diede una lieve spintarella verso l'amico.
« Ti divertirai un mondo, Evans » scherzò, allacciandosi il mantello alla gola. « Ci vediamo a cena ».
E, salutandola con un cenno della mano, si allontanò dall'aula insieme alle amiche, abbandonandola al suo crudele destino.
I due si incamminarono verso l'ufficio del Preside attraverso un passaggio dietro un ritratto - anzi, per essere precisi, Lily camminava a passo deciso mentre James le trotterellava dietro - e il rumore sordo dei loro passi era l'unico suono udibile in quel silenzio innaturale, tanto che rimbombava fra le pareti.
« Allora, Evans » esordì James. « Come procede la vita? Ti sono mancato quest'estate? Non hai risposto neanche a una delle mie lettere ».
Assunse un'infantile espressione imbronciata, e a lei venne quasi da ridere.
« Non me ne è arrivata nessuna » disse infine, guardandolo dispiaciuta.
Quella notizia lo indignò smisuratamente.
« Com'è possibile? » chiese in tono sconvolto, credendo davvero che quello che Lily gli stava dicendo fosse la pura verità. 
Si scompigliò i capelli, tormentandosi su come potesse essere accaduto un simile disguido. 
« Te ne avrò mandate un milione, com'è potuto succedere? Il mio gufo è una scheggia, non manca mai una consegna... »
Lei si finse pensierosa. 
« Allora non si spiega » disse infine, facendo spallucce. « Infatti, a dirla tutta, mi aspettavo che tu mi scrivessi, e mi è dispiaciuto moltissimo non veder arrivare neanche un tuo gufo... Adesso è tutto chiaro... »
Lily aveva deciso in maniera assai saggia che prendere bellamente in giro James fosse la migliore delle idee per impiegare i pochi minuti di cammino che erano costretti a intraprendere insieme. Ma non aveva un briciolo di umanità, perché prendere in giro James, in fondo, era come prendere in giro un bambino di dieci anni.
Il suo piano crudele, infatti, stava procedendo a gonfie vele, e l'ufficio di Silente era sempre più vicino.
« Ma, Evans, tu lo sai che sei sempre nei miei pensieri » disse James con infinita dolcezza.
« Ne sono felice, Potter » rispose soavemente lei, e il suo sorriso si fece se possibile ancor più ampio.
Dopodiché, entrambi alzarono lo sguardo: erano arrivati a destinazione e la professoressa McGranitt li aspettava all'ingresso.
« Signorina Evans, signor Potter, siete gli ultimi » annunciò con aria seccata.
Si voltò verso il grande gargoyle in pietra, borbottando: « Bacchette di liquirizia », e quello si spostò mostrando un varco e una lunga scala a chiocciola.
« Salite » ordinò l'insegnante, per poi allontanarsi a passi affrettati.
James si spostò per lasciar passare la ragazza, chinando il capo, e lei sorrise e alzò gli occhi al cielo.
Quando bussarono alla porta rispose quasi subito la voce pacata di Silente che li invitò ad entrare.
« Signor Potter, signorina Evans, che immenso piacere » li accolse il Preside con calore. « Accomodatevi ».
Lily e James si scambiarono un'occhiata e presero posto di fronte alla scrivania insieme agli altri Caposcuola. James fece ben attenzione a inserirsi tra Lily e Piton, sedendosi sulla sedia vuota accanto a lui, e lei non potè che ringraziarlo mentalmente, seppur a malincuore.
« Molto bene, adesso che ci siamo tutti possiamo cominciare » disse Silente. « Gradite un dolce? »
Qualcuno lo fissò un po' sbigottito e tutti scossero la testa, ma James esclamò: « Sì, grazie! »
Lily lo guardò esterrefatta, mentre Piton, dall'altro lato, disgustato.
Silente invece parve gioioso e porse a James una scatola di Api Frizzole.
« Le piacciono, signor Potter? » chiese gentilmente. « Ho ogni genere di dolciume in questo ufficio, dalle comunissime Cioccorane ai succulenti Scarafaggi a Grappolo, pertanto non esiti a chiedere ».
Ma il ragazzo sorrise e scosse la testa. 
« La ringrazio, signore, le Api Frizzole sono le mie preferite » disse, afferrandone una con palese gioia.
« Oh, anche le sue? Io ne vado matto » commentò l'anziano Preside, sinceramente interessato. « Ma vi prego di scusarmi » disse poi, rivolgendosi agli altri studenti. « Le solite ciarle di un vecchio golosone... » Si sfregò le mani, guardandoli ad uno ad uno con i penetranti occhi azzurri. « Bene, siamo qui oggi per programmare i turni di guardia di voi Caposcuola, per ricordarvi di quali compiti vi farete carico e per... immortalare questo momento ».
Ancora una volta, alcuni si scambiarono sguardi disorientati, ma lui non parve farci caso.
« Innanzitutto, prendete una di queste pergamene ciascuno » proseguì, facendo un cenno alla scrivania sulla quale erano poggiate. « Dentro troverete scritto il programma delle varie ronde, con gli orari e i turni di ogni Casa. Ovviamente, come già avrete intuito, durante le ronde sarete a coppie ». 
Silente sottolineò con cura l'ultima parola e abbassò lo sguardo, scrutando di sottecchi James che prontamente aveva passato un braccio attorno alle spalle di Lily ed era stato brutalmente respinto.
Avrebbe potuto giurare di aver sentito Piton agitarsi sulla sedia accanto alla sua.
« Vi ricordo che siete tenuti a segnalare qualsivoglia comportamento sospetto ad un insegnante e di non omettere informazioni che potrebbero essere importanti, tenendo conto che abbiamo assegnato questo incarico agli alunni secondo noi più responsabili e meritevoli » continuò il Preside. « Infine, non abusate del vostro potere a discapito degli altri studenti o vi saranno delle conseguenze, e fatevi carico delle richieste dei vostri compagni. E' tutto chiaro? »
Tutti si affrettarono ad annuire e Silente a quel punto si alzò, battendo le mani.
« Deduco quindi che il mio momento preferito dell'incontro sia già arrivato » annunciò ai ragazzi sempre più confusi. « Ovvero, il momento delle foto! »
La Caposcuola di Serpeverde emise un flebile strilletto e si portò le mani ai capelli, come se temesse di non averli acconciati abbastanza bene.
« Tranquilla, signorina Selwyn, state tutti benissimo » la rassicurò Silente con un gentile sorriso. « E adesso, su, tutti in fila! »
I ragazzi si alzarono di scatto e osservarono il Preside trafficare di fronte a un armadio dalle ante socchiuse, finché non lo videro allontanarsi con un'enorme e antica macchina fotografica tra le mani.
« Allora, chi è il primo? » chiese, sorridendo incoraggiante.
« Ma signore... » mormorò il Caposcuola di Corvonero, pronto a dare voce ai dubbi che tutti gli altri covavano dentro se stessi. « E' lei che... insomma, non c'è nessun fotografo? Fa... fa tutto da solo? »
Silente annuì con vigore, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. 
« Ma certamente! La fotografia è una delle mie più grandi passioni » rispose con entusiasmo. « E amo soprattutto immortalare i miei studenti. Spesso vado a riguardare i vecchi annuari e divento così nostalgico da risultare intollerabile... Allora, non siate timidi: avanti il primo! »
James si fece avanti, sorridendo sghembo e scompigliandosi i capelli.
« Come sto, professore? » chiese, sistemandosi meglio la spilla da Caposcuola appuntata al mantello.
« Mio caro ragazzo, uno splendore, direi » commentò Silente, preparando la vecchia macchina a scattare.
« Beh, lo dica alla signorina Evans qui presente, professore » fece James, rivolgendo un cenno a Lily.
Silente ridacchiò, mentre Lily, violentemente arrossita e furente, lo fissò come se avesse voluto disintegrarlo.
Dopo un istante la fotografia fu scattata, e James si fece da parte per cedere il posto a Lily, parecchio soddisfatto.
Di fronte all'obiettivo, lei tossicchiò imbarazzata e tentò di sorridere.
« Sei stupenda, Evans » si premurò di commentare James, solo per il piacere di guardarla innervosirsi.
E con molto tatto, Silente le lasciò il tempo di rivolgergli un'occhiataccia prima di premere il pulsante per fotografarla.
Lily si affrettò poi ad allontanarsi, tenendosi il più distante possibile da James.
Osservarono gli altri Caposcuola mentre venivano immortalati da un sempre più felice Silente, il quale dopo l'ultimo scatto annunciò: « E adesso tutti qui per la foto di gruppo! In realtà questa non è prevista, ma io la vorrei per me, se me lo concedete... »
I ragazzi sorrisero e si fecero nuovamente vicini.
« Le damigelle qui sedute, prego, i cavalieri in piedi » li dispose Silente con qualche gesto elegante della mano. « Vi ringrazio ».
Si diresse nuovamente alla sua postazione e li inquadrò, facendo qualche passo indietro per centrarli bene. 
E proprio mentre stava per scattare, James, nascosto dalla folta chioma di Lily, con un abile quanto repentino colpo di bacchetta, fece apparire per un attimo un paio di fantastiche corna di fumo che si posizionarono sulla testa di un completamente ignaro Severus Piton.
Forse anche la buona riuscita dello scherzo riuscì a rendere il suo sorriso il più smagliante tra tutti.
« Molto bene! » Silente lanciò un'occhiata severa ma insieme vagamente divertita a James, però fece finta di nulla. « Adesso abbiamo finito. Vi ringrazio immensamente, non voglio trattenervi oltre, quindi, ruggente gioventù... arrivederci! »
Vi fu un coro di saluti e tutti uscirono dallo studio, scombussolati e divertiti dalla follia del Preside.
James, invece, non perse tempo e si avvicinò di soppiatto a Piton.
« Ehilà, Mocciosus. Come va? » disse con voce squillante, facendolo sussultare. « Ti vedo giù, amico, che ti succede? Sei venuto male in foto? »
Piton si voltò di scatto, fissandolo con il più feroce degli sguardi. 
« Che cosa vuoi? » chiese, brusco.
« Come sei scontroso » borbottò infatti James. « Vengo in pace, bello, due chiacchiere fra buoni compagni di scuola... Tu, però, non sei per nulla amichevole ».
Piton non rispose.
« Se sei così abbattuto per la foto, caro il mio Mocciosus, tranquillo, eri uno schianto » proseguì l'altro, ghignando apertamente. « Io, personalmente, avrei fatto un po' più di attenzione alla testa ».
Lui lo fissò senza capire e ancora una volta rimase in silenzio, proprio mentre James notava che Lily si stava allontanando.
« Beh, ad ogni modo, mi dispiace di dover interrompere questa piacevole conversazione, ma il dovere mi chiama » disse a Piton, facendo un cenno verso Lily.
« Ci si vede, Mocciosus, stammi bene! », e si avviò a balzelloni verso la ragazza.
« Evans, stavi andando via senza di me? » le disse, offeso.
Lei sospirò. 
« Ho visto che eri molto impegnato a... fare conversazione e non volevo disturbarti » rispose. Poi inarcò un sopracciglio e lo fissò con maggiore intensità. « Ti diverti molto a tormentarlo, eh? Che cosa gli hai fatto? »
« Niente » fece lui innocentemente.
Lily si fece ancor più sospettosa.
« Ti ho sentito borbottare qualcosa mentre Silente scattava la foto ».
James ghignò divertito. 
« Non ti sfugge niente, eh, Evans? » disse, annuendo fra sé e sé. « Beh, diciamo che ho accidentalmente fatto spuntare un paio di innocentissime corna evanescenti sulla testa del caro Piton. Ho solo pensato che gli donassero, tutto qui ».
Cominciò a fischiettare in assoluta tranquillità, e a Lily scappò quasi un sorriso.
« Sembri un bambino di cinque anni, Potter » lo rimproverò, cercando di mantenersi seria. « Quando cresci fammelo sapere ».
James la scrutò a lungo, riflettendo, e lei ricambiò il suo sguardo senza capire.
« Beh... » fece lui, continuando ad osservarla. « Se può servire a farti cambiare idea su di me, lo farò di sicuro ».
Lei parve disorientata e non rispose. Anche James non disse più nulla, ma si limitò a lanciarle occhiate sempre più frequenti.
Dopo qualche minuto, comunque, arrivarono in Sala Grande, reduci da un silenzio estremamente prolisso. 
James si lasciò cadere sulla panca accanto a Sirius, mentre Lily si diresse verso le amiche.
« Lily! » la accolsero quelle in coro. « Com'è andata? »
Lei scrollò le spalle e cominciò a riempirsi il piatto. 
« Bene » rispose semplicemente, e le altre si guardarono.
« Beh » fece Scarlett, conciliante. « In effetti sono entrati in Sala Grande senza urlarsi addosso... è più o meno un record. Comunque, sbrigati a finire di mangiare, dobbiamo entrare in azione » disse poi in tono più spiccio, facendo un cenno complice verso Remus.
Lily sogghignò. 
« Con immenso piacere » ribattè, affrettandosi a ripulire il piatto.
Dopo un bel po', quando stava per finire la sua fetta di torta, vide Remus alzarsi, e lei e l'amica fecero immediatamente lo stesso, scambiandosi una fugace occhiata d'intesa. 
« Remus » cinguettarono in coro, le mani intrecciate dietro la schiena e la medesima espressione angelica dipinta sul volto. 
Lui si voltò di scatto, vagamente allarmato. 
« Co...? Lily, Scarlett... va tutto bene? » domandò, ancora piuttosto perplesso.
Le due ragazze sorrisero e non risposero, cosa che rese Remus ancor più dubbioso.
Rivolse uno sguardo interrogativo a James, Sirius e Peter, ma loro scossero il capo, scrollando le spalle.
« Spiacente, amico non sappiamo cos'hanno in mente » disse Sirius, continuando a mangiare. « Ma sono ragazze. Devi avere paura ».
« Black, prendi carta e piuma e appuntati che questa è la prima volta in cui siamo d'accordo » disse Scarlett, sorridendo.
Sirius ricambiò il gesto. 
« Sarà fatto, Banks » rispose prontamente.
E senza indugiare oltre, Lily e Scarlett presero Remus a braccetto e iniziarono a trascinarlo via sotto gli occhi dell'intero corpo studentesco.
« Lo rivedremo? » urlò James.
« Nessuna promessa! » rispose Scarlett, e i ragazzi scoppiarono a ridere sonoramente.
« Ragazze, per piacere... » supplicò invece Remus, implorante. « Sono in punizione con Lumacorno, e se faccio tardi... »
« Sta' tranquillo » disse Lily, sorridendo rassicurante. « Sei in buone mani, Remus. Davvero in buone mani ».
« Infatti » convenne prontamente Scarlett, quando furono giunti ormai fuori dalla Sala Grande. « Abbiamo qualcuno che è ancor meglio di Lumacorno. Noi abbiamo la soluzione a tutti i tuoi problemi. Arrivo subito » concluse poi, sbrigativa, e si diresse frettolosamente verso il tavolo di Tassorosso.
« Vieni » disse senza alcun tipo di preambolo alla sorella, fino a quel momento impegnata in una tranquilla conversazione con un'amica.
« Prego? » chiese lei, sgranando gli occhi per la sorpresa. 
« Ti ho detto vieni » insistette Scarlett.
« Oh, andiamo, cosa vuoi? » sbottò allora Miley, esasperata. « Sally mi sta raccontando di quando ha fatto esplodere il pannolino di suo fratello... »
« Sta' zitta e vieni » le ordinò la sorella, interrompendola bruscamente.
Lei infilzò la sua ultima patata al forno con una certa veemenza e la divorò, rabbiosa.
« Bene » disse, alzandosi contrariata. « Andiamo. Io sto ancora morendo di fame... »
Ma Scarlett non si degnò di ascoltarla e la guidò fuori dalla Sala Grande, laddove Remus implorava ancora Lily di lasciarlo andare.
« Eccola! » annunciò, mentre Lily dava il via ad un applauso.
Ma subito dopo piombò il silenzio, e Miley e Remus si fissarono, totalmente disorientati e anche parecchio sconvolti.
« Ehm... eccomi per cosa, esattamente? » chiese lei alla fine, un po' timorosa.
Lily e Scarlett si guardarono, trattenendo un sorriso che premeva per venire fuori.
« Tu non lo sai ancora, Miley, ma sei la soluzione a tutti i problemi del qui presente Remus Lupin! » esclamò la seconda, gioiosa. « Non sei contenta? »
Lei la guardò, sbigottita. Sua sorella era diventata pazza. Non che non lo fosse sempre stata, ma il peggioramento era grave ed evidente.
« Che dici, allora, glielo spieghiamo? » disse Lily, osservando con compassione lo sgomento stampato sui volti dei due sventurati.
« Bah » rispose Scarlett, maligna. « Sinceramente mi diverto un sacco a vederli guardarsi senza capire nulla, ma sì, spieghiamoglielo ».
« A te l'onore » fece l'altra.
Lei tossicchiò, assumendo un'aria seria e composta più adatta a un discorso ufficiale. 
« Il punto della questione, miei giovani e ignari amici » esordì, osservandoli, « è che Remus in Pozioni è una schiappa senza pari e senza precedenti. Vuoi negarlo? » chiese al ragazzo, e lui, senza esitare, scosse vigorosamente il capo. « Bene » proseguì allora Scarlett. « Posso affermare invece che la qui presente piccola Tassorosso è la più brava del suo anno nella suddetta materia. Il caso vuole, infatti, che la sua sia una vera passione. Vuoi negarlo? »
Anche lei scosse il capo.
« Detto questo, secondo voi, qual è la deduzione da trarre? » chiese così la ragazza, grattandosi il mento con aria pensierosa.
Ancora silenzio, e un altro sguardo attonito e vagamente spaventato tra i due.
« Li vedo in difficoltà, amica mia, posso venire in aiuto? » disse Lily dopo qualche attimo di imbarazzo.
« Prego » concesse Scarlett, chinando il capo, e lei si affrettò a spiegare.
« La soluzione a tutto è semplice da capire » disse. « Tu » e indicò Miley, « devi insegnare Pozioni a lui » e indicò Remus.
« Esatto » concluse l'altra con un sorriso. « Idea mia, grazie. Allora, che ne dite? »
Guardò l'amica con trepidazione, ma dopo un po' Remus smorzò il loro entusiasmo con la propria, secca risposta.
« Non si può fare » furono infatti le sue prime parole. « Insomma, Miley è impegnatissima, fra lo studio e il Quidditch e... voglio dire, non... non si può ».
Miley si morse il labbro e lo fissò a lungo prima di parlare, fortemente esitante. 
« Ma... » mormorò, quando riuscì a racimolare il coraggio necessario per aprire bocca. « A dire il vero... insomma, io non... non ho nulla da fare, ecco. Lo farei volentieri, io... lo farei con piacere, Remus, davvero. Sempre... sempre se ti va, ovviamente. Perché se non ti va, non è comunque un problema, io... »
Remus fece per parlare, ma Scarlett lo interruppe, facendo un passo indietro.
« Vi lasciamo da soli per parlarne » disse, guadagnandosi un'occhiata truce da parte della sorella. « Au revoir ».
E le due ragazze si allontanarono canticchiando, lasciandoli da soli.
Istintivamente, Miley abbassò lo sguardo: le sue scarpe da ginnastica non le erano mai parse tanto interessanti.
« Miley, ascolta » fece Remus. « Sei gentilissima, davvero, ma non potrei mai chiederti di occupare il tuo tempo libero per me ».
« Ma... » borbottò subito lei. « Io non ho un tempo libero... cioè, intendevo... nel senso... voglio dire che posso farlo senza problemi, ecco. Lo faccio spesso, quando ho un paio d'ore a disposizione, sai... rinchiudermi nell'aula di Pozione per mettere su qualcosa. Mi diverte ».
Mentre parlava, arrossì senza una ragione effettiva, e si odiò per questo. 
Bene, pensò infatti. Lui era semplicemente lì, fermo, a parlare di una faccenda normalissima in una situazione che non avrebbe dovuto essere neanche un briciolo emozionante... e lei perdeva già il controllo. E non solo quello, anche la facoltà e il dono della parola e della lingua corrente, a quanto pareva. E cosa stava accettando di fare? Lezioni con lui? Cosa avrebbe combinato in quelle occasioni? Se doveva insegnargli qualcosa, la capacità di mettere al posto giusto un soggetto, un predicato e un complemento era piuttosto importante.
« Sì, ma non voglio che tu ti senta costretta solo perché Lily e tua sorella ti hanno messo in questa situazione... e gliela farò pagare, certo... ma davvero, io non volevo che succedesse tutto questo » disse Remus, tormentandosi le mani senza nemmeno rendersene conto.
Ma lei scosse ancora il capo e consigliò a se stessa di rispondere nella maniera più breve e semplice possibile.
« Non mi sento costretta, credimi » rispose, accennando un sorriso tremulo. « Se hai bisogno di una mano e posso fare qualcosa, ti aiuterò con piacere ».
Lui la guardò a lungo, riflettendo intensamente sul da farsi.
« Io... » mormorò, mordicchiandosi il labbro. Poi sospirò. « Non so davvero come ringraziarti, Miley ».
Lei sorrise, spontanea e radiosa. 
« Non devi ringraziarmi di niente » rispose, scrollando le spalle. « Allora... quando vuoi cominciare, dimmelo pure. Sono disponibile quando vuoi ».
Lui sorrise di rimando e annuì, ancora parecchio imbarazzato per ciò a cui la stava costringendo. 
« Che ne dici di lunedì prossimo? » propose. « Hai degli impegni? »
« E' perfetto » rispose lei, scuotendo il capo. « Allora... ci vediamo » concluse, arrossendo ancora una volta. « Ciao, Remus ».
Il ragazzo le rivolse un cenno e arretrò di un passo.
« Ciao, Miley » disse. « Grazie ancora ».




 
*  *  *




Era sabato, e la mezzanotte era passata già da un pezzo.
Remus e James giocavano a Scacchi Magici sul pavimento, a gambe incrociate, Peter strillava eccitato ad ogni colpo ben riuscito, restando però imparziale, mentre Sirius e Frank, entrambi usciti per i loro appuntamenti, non si erano ancora fatti vedere, infischiandosene del coprifuoco.
Il Dormitorio, dopo solo qualche giorno, era piombato nel caos più totale, assumendo i tratti tipici di quei luoghi in cui i combinaguai di Hogwarts mettevano piede: scarpe appese alle aste dei letti a baldacchino usate a mo' di appendiabiti, lenzuola che scivolavano ammassandosi sul pavimento, carte di Cioccorane sparse per la stanza e fogli di pergamena stropicciati nei punti più improbabili del pavimento.
Anche Remus, solitamente ordinato e attento a tutto, si lasciava sempre andare quando viveva con gli amici. Persino i suoi calzini, infatti, erano molto normalmente accasciati sul cuscino del suo letto.
« AH-AH! » urlò James all'improvviso, tirando un pugno sul braccio di Peter per sfogarsi. « Hai perso come un idiota! »
« Non ho perso come un idiota » ribattè Remus, piccato. « Semplicemente non ho vinto, per... cause di forza maggiore ».
James rise se possibile ancor più forte di prima e si rotolò sul pavimento per la gioia. 
« IO sono la forza maggiore! » esclamò, e Remus, profondamente offeso, si alzò per gettarsi sul proprio letto a braccia spalancate.
« Datemi del cioccolato » disse, la voce soffocata dalla stoffa del cuscino.
James rispose con una sonora e straordinariamente prolissa pernacchia. 
« Prenditelo da solo, nullafacente » gli disse, rimettendo in ordine la Scacchiera e opponendosi ad un Alfiere che lo implorava per un'altra partita.
« Sono malato, dai » borbottò l'altro di malavoglia, la voce strascicata. 
« Sì, certo » scherzò l'altro, lanciandogli addosso una manciata di Cioccorane. « Te ne esci sempre con questa scusa ridicola... » 
Lui rise e divorò in un istante il primo dolce.
« Ma senti un po' » fece poi James, tornando stranamente serio. « Che ci inventiamo per la luna piena della settimana prossima? Che malanno ti tocca avere questa volta? »
« Mmm ». Remus parve pensieroso, mentre scartava già la seconda Cioccorana. « Una banale, grave, dolorosa indigestione? »
James guardò Peter, poi annuì con decisione.
« Ci sto » disse infine, e proprio in quel momento la porta del Dormitorio venne spalancata ed entrò Sirius.
« Alla buon'ora! » esclamò Peter.
« Guarda chi si rivede! » gli fece eco James.
« Solo perché voi siete degli asociali apatici asessuati non significa che debba esserlo anch'io » rispose lui con un ghigno, cominciando a spogliarsi.
« Notizie del buon Frank? » chiese Remus, ficcandosi in bocca l'ennesima Cioccorana.
« Nessuna... sarà imboscato da qualche parte con la Prewett » rispose brevemente il ragazzo.
« Buon per lui » commentò James, annuendo con convinzione. « E tu, piuttosto? Com'è andata con Amanda? »
Lui scrollò le spalle. 
« Bene » disse, sdraiandosi sul letto con le braccia incrociate dietro la testa. « E' simpatica ».
« Come se ti importasse... » borbottò l'altro, ridendo.
Anche Sirius rise, ma non rispose e affondò ancor di più la testa nel cuscino.
« Sono l'unico che avverte un certo languorino notturno? » intervenne a sorpresa Remus. « Chi ha voglia di fare un salto clandestino alle cucine? »
« Remus, per te ho già fatto abbastanza. Il minimo che potresti fare è non chiedermi più niente per il resto della vita » replicò subito James.
« Mi hai tirato addosso due Cioccorane » gli fece notare l'altro, ma il ragazzo non fece altro che indispettirsi.
« Il come io ti abbia aiutato è un dettaglio » disse infatti, piuttosto indignato.
« Vado io, mi sto annoiando » fece Sirius, alzandosi e dirigendosi verso la porta, ma James lo richiamò con un urlo, sconvolto. 
« SIRIUS! » strillò.
« Cosa? » fece lui.
James sembrava davvero sotto shock.
« I pantaloni! » esclamò. « E... e la camicia! »
Sirius abbassò lo sguardo. 
« Quali pa-... oh, sì, è vero ».
Agguantò i pantaloni gettati sul letto e se li infilò svogliatamente, si abbottonò distrattamente la camicia e si alzò di nuovo, sotto gli sguardi esterrefatti degli altri che si domandavano se fosse normale non avere la sensibilità del proprio corpo e voler uscire praticamente nudo. Ma Sirius era fatto così. 
Lui era quel genere di persona - che poi non esiste - che avrebbe voluto trascorrere ogni giorno della sua vita in mutande. Chissà perché, poi. Diceva sempre che in mutande si sentiva felice e in libertà, e gli amici non avevano trovato nessun motivo per privarlo di quella gioia, se non in quel momento, in cui il suo attaccamento alle mutande aveva varcato ogni limite di pudore, decenza e senso della civiltà umana.
« Prendi la Mappa! » si raccomandò James, ancora scombussolato. « E il mio Mantello ».
Remus, nel frattempo, continuò a seguire l'amico con lo sguardo. 
« Quindi, lasciami capire » disse infine. « Se non ci fossimo stati noi, tu ti saresti avventurato fuori da solo, senza pantaloni, senza camicia, senza Mappa e senza Mantello? Così, affidandoti alla benevolenza di Merlino? »
Sirius lo fissò, ponderando la questione, poi sollevò le spalle. 
« Può darsi » risolse infine, sbrigativo. « Arrivo subito... Arrivederci ».
E uscì dalla stanza, aprendo la Mappa e bisbigliando: « Giuro solennemente di non avere buone intenzioni... e di avere fame ».
La strada verso le cucine era libera, fatta eccezione per due ragazzi che si trovavano al primo piano.
« Eccellente » sussurrò Sirius, fissando le due targhette.
Scarlett e John, a quanto pareva, erano ancora in giro, ma al piano della Sala Comune del ragazzo. Probabilmente si stavano salutando.
Sirius sorrise, pregustando un'ottima conclusione di una serata già magnifica.
Si avviò verso le scale, il Mantello addosso, e quando arrivò al primo piano, nel corridoio delle cucine e della Sala Comune di Tassorosso, si appostò dietro un muro di pietra fredda, spiando i due ragazzi che chiacchieravano vicini.
« ... come se fosse possibile » stava dicendo lui, sorridendo appena.
Chissà di cosa stavano parlando.
Anche Scarlett rise, per poi dire: « Beh, allora... ci vediamo presto ».
John annuì con un secondo sorriso. 
« Sì, ci vediamo » mormorò. « Grazie di essere venuta. Sono stato benissimo ».
Lei lo osservò, un'espressione dolce sul viso che le si vedeva molto raramente. 
« Anch'io » rispose, poi gli augurò la buonanotte e lo guardò allontanarsi.
Sirius, invece, ancora immobile a qualche passo da lei, aspettò il momento più opportuno per uscire allo scoperto, bagnandosi con la lingua il labbro inferiore, e prima che lei gli passasse accanto si sfilò il Mantello, facendo finta di essere appena arrivato e di essere lì un po' per caso.
« BLACK! »
Lo strillo di Scarlett fu attenuato dalla mano di Sirius che si serrò prontamente sulla sua bocca.
« Ma che diamine urli? » esclamò in tono sommesso, liberandola dalla solida presa. « Gazza ha orecchie ovunque, qui dentro ».
Lei sbuffò, riacquistando immediatamente il controllo. 
« Si può sapere che diavolo ci fai tu qui? » sbottò, sistemandosi i capelli. « Sei una sanguisuga, Black, vedo la tua faccia dovunque ».
Sirius sorrise, compiaciuto. Sentirglielo dire non poteva essere altro che un piacere. 
« Non immaginavo che fossi già tanto presa da me, Banks » disse, passandosi una mano sugli accenni di barba delle guance scarne.
Scarlett lo fissò, palesemente disgustata. 
« Per piacere, Black, sentire troppe assurdità in una volta mi fa andare in palla il cervello. Evita » disse, piuttosto tagliente. « Se la tua seratina romantica è già finita e la tua ragazza se ne è andata dal tuo Dormitorio, cercatene un'altra o vai a dormire invece di importunarmi ».
Lui la guardò, le sopracciglia inarcate in un'espressione scettica. 
« Non fare tanto la santarellina, Banks, non ci crede nessuno » rispose, scuotendo impercettibilmente il capo.
« Io non faccio la santarellina, stupido » ribattè lei con forza, cominciando a camminare verso le scale con Sirius al seguito, completamente dimentico del vero motivo per il quale era sceso fin laggiù. « Ma non sono di certo come te » e sputò quelle due lettere come se fossero la cosa più disgustosa del mondo, « che cambi ragazza più in fretta di come cambi le mutande ».
Sirius rise, quella risata simile a un latrato che lei detestava con tutta se stessa. Perché quando Sirius Black rideva voleva dire che lei non doveva avere nessun motivo per essere allegra.
« Ti fai influenzare dalle dicerie della scuola, Banks? Mi credete davvero tutti così? » mormorò lui, nascondendo un ghigno.
« Anche peggio ».
Sirius e Scarlett si voltarono di scatto, poiché a rispondere non era stata la ragazza, ma una voce che li fece sobbalzare e fece gelare loro il sangue nelle vene.
Quando lui vide a chi apparteneva, però, si rilassò e il ghigno di poco prima si fece ancor più pronunciato e allegramente maligno.
« Mocciosus... buonasera » esordì, fissandolo sdegnosamente. « Un consiglio da amico, eh, evita di apparire così all'improvviso di fronte alla gente, fai un po' impressione di notte, sai? »
Piton rimase immobile, ma il suo volto si fece teso per la rabbia. 
« Che cosa ci fate voi due a zonzo per il castello a quest'ora della notte? » chiese, gelido.
Sirius sorrise. 
« Io e Banks ci siamo fatti un giretto » rispose, passando un braccio intorno alle spalle della ragazza. « Diglielo, dolcezza ».
Scarlett voltò il capo per fissarlo, sbalordita. 
« Io non ero affatto insieme lui! Ma neanche per idea! » protestò, piccata.
« Ah, sì? » fece Piton, compiaciuto. « E allora con chi eri, di grazia? »
Lei si immobilizzò sul posto. Colpita e affondata.
Sirius, invece, ancora attaccato a lei, scosse il capo, avvicinando nuovamente le labbra al suo orecchio. 
« Senti un po', Banks » sussurrò appena, « ci tieni tanto a infilare anche il tuo amichetto Tyler in questa storia? Dopotutto, lui è già al sicuro, nella sua Sala Comune... se tu lo mettessi in mezzo potrebbe andare presto in rovina un grande amore appena sbocciato, non credi? »
Scarlett serrò i pugni, furibonda, perché, sì, esatto: l'aveva incastrata.
Si voltò a guardarlo con un'incredibile lentezza, pregando ogni particella del suo corpo che a sua volta implorava Per favore, Scarlett, tagliagli la gola affinché mantenesse un briciolo di controllo e di padronanza della situazione, ormai probabilmente finiti nello scarico del bagno di Mirtilla Malcontenta e dimenticati dall'intera umanità. Si affrettò anche a pregare quei pugni chiusi perché servissero a trattenere la calma che non possedeva, piuttosto che a serrarsi attorno al suo collo o a colpire il punto del suo corpo che gli avrebbe provocato più dolore. Pregò se stessa più e più volte, perché quello non era il momento adatto per ucciderlo - quel momento, infatti, sarebbe piacevolmente arrivato più tardi, a concludere in bellezza la serata - ma era il momento, il terrificante e agghiacciante momento, in cui avrebbe dovuto sottostare alle sue regole per non finire in guai più grossi di quelli in cui non si era già cacciata.
Perciò si costrinse a partorire il sorriso più forzato e tirato che avesse mai fatto in vita sua e disse: « Okay, Piton. Avevo... ehm... assolutamente bisogno di uscire perché... mmm... stavo male, e Black, qui... lui, sì... mi ha... mi ha gentilmente accompagnata. Era... una necessità, ecco ».
Piton la scrutò con le sopracciglia talmente inarcate che sparivano quasi totalmente dietro un ciuffo dei suoi unticci capelli neri.
« A chi volete darla a bere, voi due? » rispose con il tono più sprezzante che riuscì a trovare. « Sono costretto a portarvi da un insegnante ».
Scarlett sbuffò. 
« Per amor del cielo, su, ho già detto che stavo male! » protestò, battendo un piede a terra.
« Mocciosus, perché non ti trovi una ragazza? » intervenne Sirius, scocciato. « Insomma, non dico una come la Banks, che per te è inarrivabile e tra l'altro non è nemmeno disponibile... » Scarlett gli diede una gomitata fra le costole, ma lui proseguì imperterrito. « ... ma, non saprei, una del tipo... » Finse di rifletterci su, poi ebbe un'illuminazione. « Giselda Stubbins! Lei è perfetta per te. Che ne dici, eh? »
Giselda Stubbins era una Corvonero del settimo anno, dai tondi occhiali a fondo di bottiglia e dagli stopposi capelli rossi. Insomma, non un gran bel vedere.
« Come siamo spiritosi, eh, Black? » fece Piton, mellifluo. « Adesso basta. Trenta punti in meno a Grifondoro e andiamo da Lumacorno ».
Sirius fece per ribattere, ma Scarlett gli pestò un piede e lo zittì.
« Non peggiorare la situazione » lo ammonì, borbottando tra i denti.
Lui assunse un'aria ribelle, ma non replicò, limitandosi a seguire Piton lungo il corridoio di fronte a loro e poi lungo diverse rampe di scale.
Quella sera Lumacorno teneva una delle sue cenette speciali a cui avevano accesso solo le vere elite del suo stesso club, e Lily vi partecipava, mentre Miley, che avrebbe dovuto esserci e che detestava con tutto il cuore quelle occasioni, aveva abilmente trovato una scusa per non prendervi parte. 
Quando arrivarono al suo ufficio, infatti, prima di bussare poterono sentire un certo chiacchiericcio provenire da dietro la porta.
L'insegnante si presentò ai loro occhi con uno dei suoi eleganti vestiti da camera e un panciotto dei soliti che gli stringeva pericolosamente il pancione.
« Severus... » balbettò, sorpreso. « Ragazzo mio, cosa ti porta qui a quest'ora con...? Oh, signorina Banks, signor Black... volete spiegarmi...? »
« Signore, mi dispiace, non avrei voluto disturbarla » disse Piton, lezioso.
« Ma no, nessun disturbo, entrate pure » rispose Lumacorno con un sorriso, facendosi da parte per lasciarli passare.
Poco più di dieci persone erano sedute a un tavolo ampio, e lo sguardo di Lily, il più lontana possibile dalla sedia del professore, andava da Sirius a Scarlett, interrogativo. 
Anche un'altra ragazza li fissava con lo stesso - se non maggiore - interesse, e Scarlett la riconobbe con un tuffo al cuore: era Betty Gilbert, una delle pettegole più famose di tutto il castello. E lei era rovinata, oh sì.
« Professore, ho appena sorpreso Black e Banks che camminavano e urlavano per i corridoi senza curarsi del coprifuoco » riferì Piton all'insegnante, senza riuscire a nascondere un'aria fin troppo compiaciuta. « Ho pensato che avrebbe dovuto saperlo ».
Lumacorno osservò i due ragazzi intensamente.
« E cosa ci facevate in giro a quest'ora della notte? » domandò.
Fu Sirius a rispondere. 
« Professore » disse, sogghignando. « Lo sa come sono le ragazze... Lei ci teneva molto a fare una passeggiata al chiaro di luna con me e... come potevo dirle di no? I capricci delle donne, signore, bisogna assecondarli... »
Scarlett non si era mai sentita tanto umiliata. Le guance le erano divenute dello stesso colore degli stendardi della sua Casa, ma non poteva dire nulla.
Era lui ad avere in mano la situazione.
Lumacorno, invece, ridacchiò divertito, facendo tremolare i lunghi baffoni.
« Ah, questa gioventù... » commentò tra sé e sé. « Beh, mi duole dovervelo dire, ma credo che una piccola punizione non faccia male a nessuno dei due ».
Per Scarlett era un'assurdità. C'erano una dozzina di studenti in quella stanza, tutti intenti a chiacchierare senza problemi, ma a loro non veniva assegnata nessuna punizione. Era un'ingiustizia bella e buona.
« Lunedì venite nel mio ufficio al termine delle lezioni... Ora è meglio che andiate » concluse l'insegnante frettolosamente. « Non mi ero accorto dell'ora così tarda... anche voi ragazzi, su... Buonanotte a tutti ».
Quando si richiuse la porta alle spalle e gli studenti si furono allontanati, Lily si rivolse a Scarlett e sbottò: « Ma che cavolo hai combinato? »
Lei non fece nulla per contenere la rabbia. 
« IO NON HO FATTO NIENTE! » urlò, decisamente al limite della sopportazione. « E' tutta colpa di questo grandissimo stronzo! » E mollò a Sirius un doloroso pugno sul braccio. « COME HAI POTUTO DIRE UNA COSA DEL GENERE DI FRONTE A TUTTI? DI FRONTE A UN PROFESSORE? DI FRONTE A BETTY GILBERT? E' STATA L'UMILIAZIONE PEGGIORE DELLA MIA VITA! »
« Addirittura... » mormorò Sirius, sarcastico.
« ... SEI RIPUGNANTE, DOVREBBERO BUTTARTI FUORI DA QUESTA SCUOLA IN QUESTO MOMENTO... ANZI! AVREBBERO DOVUTO FARLO ANNI FA, QUANDO AVEVI SOLO UNDICI ANNI E TE NE ANDAVI A SPASSO A COMBINARE CASINI SU CASINI! »
« ... Sì, ho lavorato sodo sin dall'inizio... »
« ... E CONTINUA A FARLO, SE VUOI, MA NON INTROMETTERMI NELLE TUE SCHIFOSE STORIE! LASCIAMI IN PACE! »
« ... Perché mai dovrei? »
« ... TU SEI UN PAZZO FURIOSO, UNO SQUILIBRATO! »
« ... Ti ringrazio, tesoro... »
« ... E NON OSARE MAI PIU' PERSEGUITARMI O NON DORMIRO' LA NOTTE SOLO PER PENSARE A COME POTERMI VENDICARE, HAI CAPITO? »
« ... Esagerata... »
« ... STRONZO! »
Aveva sbraitato quell'intero monologo senza quasi riprendere fiato, ma Sirius ghignava ancora. 
Quel ragazzo non percepiva l'aria di pericolo che si stava diffondendo intorno a loro, non comprendeva il fatto che fosse davvero possibile che lei si avvicinasse qualche notte al suo letto per accoltellarlo o roba del genere, e non pareva capire nemmeno di aver passato il limite, perché se c'era una cosa che Scarlett non tollerava, quella era essere umiliata. 
E lui aveva manipolato la situazione in una maniera davvero brillante, senza capire di stare andando incontro all'odio più profondo che lei avrebbe mai potuto provare nei confronti di qualcuno. Infatti sorrideva, rilassato.
« Mi stai dichiarando guerra, Banks » sussurrò, così che solo lei potesse udirlo. « Sarà una bella partita... ma stiamo uno a zero per me ».
Lei lo fissò con disprezzo crescente.
« Ti odio » sibilò, poi si allontanò a grandi passi verso le scale.
Lily, invece, continuò a fissare Sirius per un po', sinceramente disgustata.
« Che c'è? » chiese lui alla fine in tono innocente.
Lei scosse il capo e si affrettò a seguire l'amica, senza una parola.
Quando arrivarono alla Sala Comune videro James che stava per uscire dal buco dietro il ritratto.
« Scarlett » disse non appena le vide, sorpreso. « Evans... che ci fate qui? »
Ma nessuna delle due ebbe modo di rispondere, perché in quel momento arrivò alle loro spalle anche Sirius.
« Amico, eccoti, finalmente! » esclamò James, mentre anche Remus sbucava fuori dalla Sala Comune. « Ti credevamo disperso! »
« Sì, stavamo per venire a cercarti » disse Peter, appena arrivato accanto agli amici.
« Ma che cos'hai combinato? » domandò Remus.
« Cos'ha combinato? » Scarlett tornò a infuriarsi. « Un enorme casino, come sempre! Perché voi Malandrini è l'unica cosa che siete capaci di fare! Siete bravi solo a comportarvi come dei piccoli bastardi arroganti, nient'altro ».
E si affrettò ad entrare in Sala Comune con l'amica, chiudendosi il ritratto alle spalle con un sonoro tonfo.
I Malandrini si fissarono per qualche secondo, sbigottiti per quell'uscita furibonda, per poi notare che la Signora Grassa era andata via e ciò poteva significare solo una cosa: sicuramente era andata a spettegolare per il castello con l'amica Violet e loro non sarebbero potuti rientrare.
« Sirius... » Il tono di voce di James non lasciava intendere nulla di buono. « Corri ».








(CAPITOLO REVISIONATO).


Note della Malandrinautrice: Buongiorno! Come state? Sono passate altre due settimane alla fine, ma con questi capitoli chilometrici è davvero impossibile sbrigarsi... E io non sono ispirata 24 ore su 24, ahimè!
Beh, quindi scusate il ritardo ma il ritmo sarà sempre più o meno questo, credo.
Anche questo era un papiro più che un capitolo e anzi abbiamo fatto molti tagli!
Adesso... passiamo a qualche spiegazione. Come vedete Lily qui, anche se odia sempre assolutamente James, è leggermente più pacata. Ho fatto una piccola cosuccia, ovvero che a lei quasi scappa un sorriso quando James le parla del suo scherzo a Piton, perché ho letto nel ricordo di Severus che a lei era quasi venuto da ridere quando era stato appeso a testa in giù. Mi sono sentita di poterlo fare, quindi.
Poi, Scarlett. Vi posso assicurare che qui lei odia TOTALMENTE Sirius e non c'è un briciolo di nient'altro. Nessun interesse celato, niente di niente, ma lo detesta perché come ho scritto, tra l'altro, non sopporta di essere umiliata e sottomessa.
Poi ancora, qui c'è "poca Miley" di nuovo, ma presto potrete conoscerla un po' meglio.
Eeh... no, basta. Finalmente ho finito. Piuttosto inutili queste delucidazioni ma boh... dovevo farle!
E ora. Oddio. I ringraziamenti.
Ma voi vi rendete conto? 8 recensioni. OTTO RECENSIONI. Otto recensioni, otto recensioni.
Cioè, di solito è normale che già al secondo capitolo il livello medio si abbassi... e qui è stato il contrario!
Insomma, io non mi aspetto mai niente, e vedermi tutti quei complimenti e quelle recensioni sincere è stato così commovente che non posso spiegarmi... Ringrazio con tutto il mio cuore ognuno di voi. E poi 15 tra le preferite, 1 tra le ricordate e 23 tra le seguite, ringrazio anche voi, siete gentilissimi!
GRAZIE, grazie di cuore, sono emozionatissima. Spero di non avervi deluso.
Oh, un'ultima cosa. Qui c'è la foto intera dell'immagine iniziale del capitolo: Lily e James Caposcuola! 
http://oi39.tinypic.com/2eckpx3.jpg

Un bacione a tutti, carissimi! Grazie infinite, alla prossima!

Simona_Lupin
   
 
Leggi le 18 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Simona_Lupin