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Autore: northernlight    01/04/2012    5 recensioni
Tanti capitolo per una nuova protagonista inserita nel meraviglioso mondo dei Coldplay. Un fortuito incontro che non si sa ancora a cosa porterà.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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XX.

Dietro di me c’era Guy che rideva come uno stupido.

“Ma… ma… tu non sei normale! Mi hai fatto quasi venire un infarto!”
Continuò a ridere.

“Dai, vieni in cucina che così mangiamo questa benedetta colazione” disse lui. Prese la busta dalle mie mani e mi fece strada in una piccola cucina pulita e con una piccola veranda fuori.

“Prego, accomodati” mi invitò a sedermi.

“Grazie” sussurrai imbarazzata. Presi la busta e iniziai a tirar fuori la colazione.

“Okay, qui ci sono due bicchieroni di cappuccino al caramello e due fette di torta al cioccolato fondente.”

“È il mio preferito!” disse Guy sorpreso.

“Eh, lo so, m-me l’hai detto in macchina prima di andare alla festa di Ava” aggiunsi imbarazzata arrossendo violentemente. Il silenzio invase la stanza. L’argomento della festa pesava sulla testa di entrambi come una spada di Damocle pronta a cadere.

“Senti, a proposito di quella festa…” iniziò a dire lui. Io mi alzai ed uscì sulla piccola veranda. Non so, non ero pronta a sentire niente, non dopo quello che era quasi successo ma prima o poi avremmo dovuto affrontare quell’argomento. Mi poggiai al balcone della guardando lo scorrere del traffico sotto di noi, Guy mi raggiunse poco dopo e si poggio accanto a me.

“Ti prego, dobbiamo sistemare la cosa, non avrò pace.”

“Guy, ma non c’è niente da spiegare o da sistemare, è tutto okay.”

“No, cavolo, non è tutto okay. Tu sei fuggita via e io sono un dannato stupido, non doveva finire così.”

“Guy, senti, io sono venuta qui solo per riprendermi la sciarpa e non per altro, non per chiarire. Ti ho detto che non c’è niente da chiarire!”

“Ho capito.”
Mi prese per le spalle e mi girò in modo che fossimo faccia a faccia, mi prese le mani e mi guardò dritto negli occhi.

“Mettiamola così. Non sono uno che crede al destino però ho creduto sin dal primo momento nel nostro scontro. Faccio quella strada da quasi 7 anni allo stesso modo tutti i giorni quasi e non mi è mai successo di uccidere la colazione di qualcuno in quel modo, quindi l’ho preso come una specie di segno.”
Continuavamo a fissarci mentre attorno a noi iniziavano a sentirsi i tuoni dell’imminente temporale.

“Poi sei capitata alla Bakery tra capo e collo senza sapere chi fossimo, sei capitata lì con i tuoi morbidissimi e profumatissimi capelli.”
Prese una ciocca dei miei capelli tra le dita e li sfregò dolcemente.

“Sei capitata lì con le tue esili mani mentre scrivevi le nostre risposte alle tue domande, sei capitata lì con i tuoi occhi tondi e profondi che si guardavano attorno come se fossero in un mondo nuovo.”
Alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere.

“Guy… Guy, torniamo dentro. Sta iniziando a diluviare.”

“Sssh, fammi finire. Tutte queste coincidenze – troppe coincidenze – per lasciare che tutto andasse perduto e perciò ne ho approfittato per invitarti alla festa di Ava e quando sono venuto a prenderti…”
La pioggia iniziava a cadere con più insistenza.

“… eri bellissima e mi mancava il fiato a vederti lì tutta rossa e imbarazzata, mai e poi mai ti avrei fatta cadere quella sera. Però poi è arrivato qualcuno a disturbare le nostre coincidenze mandando tutto all’aria.”
I nostri capelli erano ormai zuppi e i vestiti iniziavano ad essere pesanti a causa dell’acqua.

“E non so che altro dirti. So solo che Joanna non fa parte della mia vita da anni, so solo che te ne avrei parlato a tempo debito e so solo che ora nella mia vita. Voglio imparare a tenerti con me, a non lasciarti cadere, voglio imparare ad imparare da te, su quello che sai, sui libri e sulla tua musica.”
Prese una pausa e respirò profondamente e poi continuò.

“E voglio che tu mi conosca per quello che sono, lasciando fuori i Coldplay. E voglio imparare a non uccidere più colazioni altrui perché vorrei che l’unica colazione che io abbia mai ucciso sia quella che ci ha fatto incontrare.”
Sicuramente ero rossa in viso, sentivo le guance bruciare e non riuscivo più a trattenere le lacrime che si mescolavano con la pioggia.

“E vorrei… vorrei che tu dicessi qualcosa perché non so che altro dirti, o meglio, so cosa dirti ma in questo momento la mia testa è talmente piena di tutto che… che…”
In quel preciso istante lasciò andare le mie mani e mi prese il viso tra le sue, guardò le piccole gocce di pioggia miste a lacrime farsi strada sul mio volto, tra le ciglia, tra le labbra.

“Guy, io…” iniziai a dire.

“Sssh” mi zittì lui. E zittì definitivamente le mie labbra con un bacio: un bacio morbido e lento, un bacio bagnato da quella pioggia che ci aveva sorpresi all’improvviso, un bacio che sapeva di tutte quelle parole che non avevamo avuto il coraggio di dirci. Un bacio che non vedeva l’ora di essere dato, un bacio che non capiva perché aveva tardato tanto ad arrivare. Infinti baci con nessuno a interromperli. Unico testimone? Quel temporale che profumava d’estate. Un tonfo che proveniva dall’interno della casa ci riportò alla realtà, dal tavolo della cucina era caduta per terra la colazione. Io e Guy ci guardammo e sorridemmo, mi abbracciò e nascosi il viso nel suo collo.

“Beh, stavolta si trattava della nostra colazione, perciò sei perdonato” gli sussurrai mentre mi stringeva più forte.
  
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