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Autore: Aphasia_    02/04/2012    1 recensioni
A parlare è un uomo, chiamato Il Creatore, ormai anziano che, in fin di vita e in procinto di redimersi, decide di scrivere un libro nel quale rivela come ha creato la maledizione delle Ofelia e i suoi motivi, in questo modo confessando i suoi peccati nel tentativo di cancellare il suo terribile passato.
Esiste uno sguardo che uccide? E se la storia di quest'uomo fosse vera? Se avesse davvero creato delle donne capaci di uccidere con un solo sguardo?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma cosa è in fondo il peccato? Cosa ci può essere di così spiritualmente grave se non il peccato? Infrangere i comandamenti è roba da poco in confronto a tutto il mio passato, in confronto a tutta la mia stessa vita. Già, perchè alla fine di tutto, al confine di questa sconosciuta terra arida che fu la mia vita, ho capito che sono stato concepito come un Adamo. E' da questo inchiostro con il quale scrivo questa storia, questa lunga e triste storia, che capisco ormai che tutto ciò che mi è accaduto, che tutto ciò che go fatto persino in fondo fosse sempre stato deciso. Le Ofelia dovevano nascere, e anche se con la loro nascita la morte aveva assunto un aspetto abominevole non lo considererei un peccato. No, la gente sarebbe morta lo stesso, forse in numero estremamente minore, ma sarebbe morta. Eppure il peccato rimane, costantemente a ricordarmi che la vita che ho vissuto non l'ho vissuto invano, ma l'ho vissuto nel modo sbagliato, e non per la creazione ma piuttosto per l'orribile maleficio che aveva dato inizio a tutto, la fonte del mio peccato, una strada impervia che non avrei mai più potuto ripercorrere al contrario. E ora che faccio? Solo, vecchio, ubriaco, in fin di vita.. Scrivo! Non trovo altro modo per espiare tutte le mie colpe. Le parole sono asciutte e sconosciute da ormai anni, semplicemente un giorno..ho smesso di parlare.A un certo punto della tua vita scopri che parlare non ha più il minimo senso, che sforzare la gola fa solo male e che non vorresti che star da solo, completamente solo, senza voci e senza parole. Solo senza voce, ad ascoltare la tua vita che ti rimprovera. E tutto questo quando ormai scivolavo nell'oblio e quando ormai le Ofelia si erano estite (così credevo). Ma non si sarebbero mai estinte, Frankenstein non si liberò così facilmente del suo mostro, perchè il vero mostro era proprio lui, e con se stessi bisogna farci i conti per sempre, anche da morti. Non è così facile fare i conti con se stessi, sei l'unica persona al mondo che ti conosce davvero, e anche se tristemente, è anche l'unica di cui ti puoi veramente fidare. Amaro a dirsi tutto ciò, ma ormai la solitudine diventa addirittura piacevole, desiderata.. Cosa vuoi che sia soffrire ancora, dopo una vita di dolore? Il dolore diventa una bazzecola,e dopo umiliazioni e critiche, si impara a tacere, perchè le parole non sono un sedativo, non lo sono come il silenzio e il silezio sa ascoltare, e ascoltare e essere ascoltati è la migliore delle cure. Perciò restate pure in silenzio e ascoltate la mia triste storia. Piangete o urlate, ma sappiate che come già detto le parole non servono perchè ascoltando la mia storia riceverete le mie umiliazioni, le mie critiche, i miei dolori e li farete vostri in un certo senso. Dovete riceverli con coraggio, in silenzio, ascoltateli e capiteli...perchè almeno voi, avete una possibilità di espiazione. Io invece..ho solo una penna un foglio lungo una vita.. Visto che la verità deve uscire fuori ve la servirò con onore in una coppa dorata. Le Ofelia nacquero da un maleficio. Un maleficio nero, puro come il nero...e il bianco non poteva più esistere, e quel maleficio..lo avevo fatto io. Io, io Creatore. Non chiedetemi i meccanismi che lo fecero scaturire, lo feci e basta, lo feci perchè evidentemente doveva uscire, è nato dal mio cuore. Quel maleficio..è nato dal dolore. Ero un ventiquattrenne ingenuo, molto ingenuo ma allo stesso tempo se devo essere sincero molto ambizioso. Volevo che tutto fosse perfetto: volevo una moglie perfetta, una casa perfetta, un lavoro perfetto dove io ovviamente sarei stato il capo, dei bambini modello perfetti con le mie stesse aspirazioni. Ma, come mi sono costretto a pensare, niente dura, niente và come dovrebbe andare. Sulla donna però ci sono andato veramente vicino. Clara, era questo il suo nome, Clara Fellers ,la figlia del più grande banchiere di Chicago. Io non mi sono mai sentito degno di lei, e per la prima volta vidi che i miei progetti di perfezioni erano inquietanti. Lei era perfetta, e questo mi spaventava e eccitava allo stesso tempo. Come ripeto e ripeterò sempre ero molto ingenuo per la mia età, mi illusi che LEI, che una come lei potesse volermi quanto la volevo io. Credevo che quei sorrisi, quegli sguardi, quel toco così soavemente dolce...fosse solo mio, che fosse un segnale. Niente và come dovrebbe andare. Il padre mi denunciò per molestie, e in quegli anni, in quel malinconico 1877 nessuno era magnanimo con i molestatori. Persi tutto, persi tutto a causa di quell'illusione, lei, la strega (come usavo ormai chiamarla) mi aveva illuso,ipnotizzato con le sue arti incantatrici, e io ingenuo ragazzo, mi ero fatto adescare. Ma lei era stata crudele, sempre secondo la mia concezione del tempo, era stata crudele agitando la sua chioma nera con così tanta sensualità, era stata crudele quando mi sfiorava la guancia con i suoi guanti di seta costosi, era stata crudele quando..mi aveva respinto. Non lo superai, non ci riuscii, perchè il padre mi tolse tutto e lei non fece niente per fermarlo, lei ci godeva. Nessuno mi voleva come dipendente, come marito, chi dopotutto mi avrebbe voluto? Chi mai avrebbe assunto o sposato un molestatore? Ecco, infatti..nessuno. E tutto per quella strega! Sentivo il veleno nel palato, quello che LEi mi aveva somministrato come un serpente, attraverso un morso veloce e passionale. Era sempre stata lei la causa di tutto, la causa della mia rovina. Era evidente, non stavo più vivendo, si erano presi anche la mia vita, e non avrei accettato compromessi, o vivere con la vendetta o morire avendo vissuto invano. Perchè scelsi la vendetta? Perchè ero avvelenato ormai, e il suo veleno conteneva una piccola parte del liquore della vendetta, e fragile e malleabile come ero cedetti subito. Iniziai di nuovo a vivere quella notte, quella precisa notte della quale ricordo ogni singolo dettaglio, l'ora, l'odore dell'aria, la sensazione del rum che scende in gola, il bruciore del mio cuore, la luna piena che mi fissava piena di interrogativi. Sembrava dirmi "cosa vuoi fare?", ma se proprio avrei dovuto rispondere la luna stessa avrebbe pianto e avrebbe a sua volta detto "perchè vuoi farmi questo?" e io..io, non avrei risposto. La risposta non c'è mai stata, ma credo che ora, vecchio e morente, potrei anche darla: Perchè è così che deve essere.
  
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