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Autore: Purrrkwood    03/04/2012    5 recensioni
Stupidi vermi.
Sapete che vi dico?
Per adesso mi cerco un corpo.
Poi penserò a voi.

Una strega assetata di vendetta. Una collana troppo bella per non essere comprata. E un intero universo completamente sconosciuto ai comuni mortali.
Mitsuki Kurosaki è in grossi guai. Non è questa la doppia vita che aveva immaginato.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Malefica, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Potete picchiarmi. Ho un discorso di scuse da fare alla fine XD
*MALEFICA*
Capitolo 17
*
Malefica e Malefica

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E deciderò di morire, così come uno chiude il telefono,
quando dall' altra parte c'è un seccatore o un cretino...
Ma voglio dire questo: che ci può essere in un uomo
una esperienza, una pena, un pensiero, uno stato d' animo
per cui la morte, infine, è solo una formalità.
Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo.

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Se ciò che stavo vivendo in quel momento fosse stato la scena di un film, sarebbe stato uno di quei film sui replicanti o sugli alieni, uno di quelli in cui il protagonista si ritrova a combattere con il suo clone cattivo venuto per rimpiazzarlo. D' altra parte, colei che aveva trasformato il nostro incontro nel gioco del gatto e del topo, differiva da me unicamente nei vestiti.
"Pensi di scappare ancora a lungo?" la sua voce risuonò da chissà quale punto della distesa di macerie che mi circondava "Guarda che ottieni solo di prolungarti l' umiliazione, posso benissimo prenderti per stanchezza".
Deglutii. Aveva ragione, ero più stanca ad ogni fuga.
"Perchè non affronti il tuo destino con coraggio, una volta tanto?"
Strinsi le labbra e presi un respiro profondo. Con gli occhi chiusi feci un balzo fuori dal mio nascondiglio:
"Una volta tanto? Questa volta dura da fin troppo tempo"
La mia copia mi sorrise, appollaiata su ciò che restava di un muro in mattoni:
"In effetti per una della tua specie sei stata fin troppo brava a sopravvivere" spiccò un balzo, atterrando a due passi da me "E devo ammettere che, per quanto a volte piagnucolassi come una bambina, sei stata una persona piuttosto interessante da ascoltare. Non poteva essere altrimenti, come avrei potuto convivere con una qualche eroina armata di keyblade, dal cuore puro e limpido? No, devo dirlo, nella tua innocenza quell' oscurità che hai dentro ti ha reso un soggetto interessante."
Soffocai l' impulso di indietreggiare "Guarda, non so cosa tu stia dicendo. Tanto piacere se non sono una persona noiosa, ma questa cosa dell' oscurità e della luce nel cuore degli esseri umani me l' hanno già spiegata e non l'ho capita."
"Se la vuoi più semplice te la metto in questo modo" rispose Malefica "Le anime non si fondono con quelle di cani e porci, Mitsuki, c'è bisogno di certe condizioni che se non vengono soddisfatte non permettono la riuscita dell' obiettivo. Potrebbero essere tantissime a fare i pignoli, ma si possono riassumere solo in due fondamentali: innanzitutto, il corpo ospite deve essere adatto, deve essere sano e con una buona aspettativa di vita. Data la tua età la cosa è risultata ovvia. La seconda condizione, nonché la più importante, prevede che l' anima del malcapitato scelto sia almeno in parte affine a quella dell' usurpatore. Se un' anima malvagia come la mia cercasse di prendere possesso della persona più pura dell' universo, non riuscirebbe nemmeno ad uscire dal talismano rinchiudente. Ma se quella persona fosse pura solo in apparenza ed avesse dentro di sé una certa inclinazione a qualsiasi cosa di poco buono, a quel punto potrei far leva sui suoi punti deboli, cercare di farla cedere e diventare sempre più un tutt' uno con lei. Immagino che tu abbia già sentito questa storia, è ciò che ho fatto con te."
"Vuoi spaventarmi?"
"Sottolineo l' evidenza. Se tu fossi stata una vera pacifista saresti scappata da quel re Topolino appena avuta l' occasione, ti saresti fatta proteggere dalla luce abbagliante di Sora e dei suoi compagni. E forse io avrei avuto molte più difficoltà ad arrivare dove siamo ora" fece un sorriso inquietante, che si allargò nel momento in cui sentii le mie labbra curvarsi perplesse verso il basso. Scegliendo come scudo l' Organizzazione XIII avevo contribuito alla mia stessa distruzione? Malefica colse la mia domanda inespressa e proseguì:
"Tu invece no, tu hai scelto lo schieramento opposto. Sai dirmi perchè?"
Esitai. C'era sul serio un perchè? In effetti non mi ero mai posta la domanda per il semplice fatto che... non c' erano motivazioni, nonostante le avessi cercate. Non ce n' era nemmeno una, se non che...
"Ho seguito.... il mio istinto" mormorai, intuendo dove la strega stava andando a parare.
"Proprio così. E cos'è l' istinto, se non il riflesso di ciò che siamo veramente? Chi si schiera con l' oscurità diventa a sua volta parte di essa."
Scossi con forza la testa: "Ti ripeto" ringhiai "Che non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo e soprattutto non mi interessa niente!"
"Non ti è piaciuta la sensazione che hai provato quando quel sorcio si è piegato alle tue richieste? Tu sapevi di fare la scelta sbagliata, non nasconderlo, eri cosciente che ciò che stavi facendo andava contro le regole del buonsenso, eppure ti sei lasciata incantare dai tuoi rapitori, hai voluto vedere soltanto il loro lato umano e hai tralasciato ciò che erano realmente: delle ombre. Creature delle tenebre che, mentre ti facevano credere di essere anche solo vagamente dalla tua parte, ti trascinavano lontana dalla luce, sempre di più, sempre di più. Il buio cancella la luce, non certo sé stesso."
Non risposi subito, mi ritrovai a fissare il pavimento coperto di detriti: attorno a noi era stato tutto distrutto dal nostro combattimento. Meglio, dai colpi che Malefica aveva lanciato cercando di colpirmi mentre scappavo da una colonna all' altra. Infine le feci la domanda che mi era sorta poco prima:
"E loro lo sapevano...questo?" sussurrai temendo la risposta.
"Si, è probabile. Sono dei seccatori, ma non sono affatto stupidi. Quelli sanno di certo tutto ciò che serve sapere riguardo a queste cose. Che c'è? Non guardarmi così, è assolutamente normale, lo hanno detto anche a te che le loro premure nei tuoi confronti erano mirate solo ed esclusivamente a tenere me sotto tiro. E' deludente lo stesso?"
Oh, tecnicamente lo era, ma non avrei avuto modo di arrabbiarmi stavolta. Probabilmente non avrei mai più messo piede nel loro castello e l'idea rese tutti i Nessuno improvvisamente molto più distanti. Come ci si arrabbiava con chi ormai non esisteva più? Comunque, non era di sicuro la peggiore che mi capitava da quando era iniziato tutto, io stessa mi ero più volte resa conto, in quel periodo, di essermi affezionata eccessivamente ad individui che vedevano in me solo un fragile contenitore. Mi avevano mandata a combattere da sola perchè in questo modo, nel peggiore dei casi, sarei morta solo io e non uno di loro. Si, lo sapevo perfettamente, anche senza parlarne mai lo avevo saputo dentro di me. Mi chiesi per un attimo perchè a quel punto fosse tanto necessario combattere, ma subito dopo mi pentii di quel pensiero fugace: avevo fatto una promessa. Non sapevo esattamente a chi l' avessi fatta, ma una voce nella mia testa mi diceva che sarebbe stato un tradimento. Nessuno mi aveva mai tradita, in fondo, volevo forse farlo io, che avevo passato quei mesi precedenti a pretendere quel poco rispetto che sapevo di meritare come essere umano?
Se dovevo davvero morire, se anche era stato tutto previsto, forse era il caso di morire conservando un minimo di dignità. Anche se nessuno mi avrebbe mai ringraziata o ricordata, avevo superato quel problema ormai da tempo. Beh, più o meno. Dicendo la verità, in quel momento nessuna lamentazione mi avrebbe in nessun modo allungato la vita.
Avevo solo un vago ricordo di come fossi finita su quel campo di battaglia. Quell' orribile quanto ormai familiare sensazione di cadere nel vuoto era durata solo pochi secondi, eppure in quei pochi secondi qualcosa era cambiato, anche se non riuscivo a ricordare cosa. Nella mia mente era tutto un' accozzaglia di immagini e sensazioni confuse: una scrivania, un castello, me stessa o forse Malefica, paura, rabbia, esaltazione e ancora paura, rumori di cose rotte e infine io in fuga che saltavo e scappavo con una velocità che non avevo mai avuto.
Umiliazione e desiderio di vendetta. Di nuovo la rabbia iniziò a crescere dentro di me e la sentii: quell' energia che avevo sentito scorrermi nelle vene durante l' addestramento di Merlino pervadeva ogni centimetro del mio corpo e lo riempiva di nuovo vigore. Nella mia testa rimbombavano delle voci che mi incitavano ripetendo ossessivamente le stesse frasi e sapevo che quelle voci appartenevano a Lèon, ad Aerith, a tutti, perfino a Nobuo e Ayame. Parlavano a volte insieme, a volte sovrapponendosi l' un l' altro. Li risentivo anche ora, mentre le stesse parole in tonalità diverse si mescolavano quasi come in un coro. Sembrava tutto così surreale che avevo il sospetto di stare immaginando tutto.
Ma non era la mia mente, in fondo, quella in cui ci stavamo muovendo? Mi sentivo strana, era come se conoscessi già il luogo che mi circondava, nonostante non vi avessi chiaramente mai messo piede; come se io stessa fossi l' architetto di quelle costruzioni diroccate, di quelle macerie polverose che rimanevano al posto di muri rasi al suolo; come se io stessa mi stessi ponendo quelle domande che sentivo provenire da Malefica.
Malefica.
Malefica che era me.
"Dio..." mi presi la testa tra le mani. Perchè quei pensieri tutti insieme? Che volevano dire? Avevano uno scopo oltre a quello di portarmi lentamente all'esaurimento? Gli occhi mi bruciavano, la testa mi scoppiava sotto la pressione di quelle voci continue.
"Basta" gemetti "Basta, per favore, basta, basta!" non riuscivo a capire nulla, tutto era panico, tutto...
Tutto era terrore, terrore puro.
L' hai sperimentato il terrore, no? Non riuscire a muoversi, temere l' avversario al punto da perdere ogni speranza.
"Mitsuki"
La mia nemica si era inginocchiata davanti a me. Sentii la sua mano sollevarmi delicatamente il mento e ad un tratto ebbi i suoi occhi puntati dritti nei miei. I nostri sguardi, identici e opposti si fusero. Oh, lei era così potente e io non riuscivo nemmeno a usare quella scintilla di forza che avevo trovato in me grazie all' aiuto di Merlino. Cosa poteva portarmi alla vittoria, cosa?
"Piccola mia, sei stanca. Sei terribilmente stanca, non è vero? Te lo leggo negli occhi che non ne puoi più" mi sorrise comprensiva "Queste cose non fanno per te, non sei d' accordo? Tu sei solo una semplice ragazza, non sei tagliata per vivere in questo mondo, né in nessun altro che non sia il tuo. Perchè nessuno lo capisce, eh? Perchè ti costringono a fare ciò che non vuoi, perchè ti chiedono l' impossibile e ti trascinano in battaglie che non senti tue? Questo è crudele, tesoro, è egoista, tu lo sai, tu la pensi allo stesso modo, sì. Vieni, vieni da me, hai solo bisogno di qualcuno che ti consoli" le sue mani accarezzarono dolcemente le mie spalle e con dolcezza la sentii cingermi in un abbraccio. Un abbraccio che ricambiai, nonostante ci fosse in lontananza qualcosa di sbagliato in quel gesto. C' era talmente tanto calore in quelle braccia che sembrava impossibile e ingiusto rifiutarle.
"Perchè non ti arrendi? Ascolta, io lo faccio anche per te, sai? Guardami, guarda come siamo uguali noi due. Siamo la stessa persona perciò io so cosa provi, perchè queste sensazioni le ho provate io stessa e le provo tutt' ora a contatto con te. Guardami, ti dico. Cosa vedi?" prese il mio volto tra le mani e con fermezza mi portò a sollevare gli occhi verso di lei:
"Non lo so..." risposi, alzando le spalle "Non so più chi sono, potrei essere io la cattiva e tu la buona, perchè in fondo non sono tenuta a ricevere spiegazioni su come vanno le cose. E' tutto terribilmente..."
"Frustrante"
"Si..." una lacrima colò sulla mia guancia, una sola seguita da nessun' altra "Ora che sono qui, qual' è il mio obiettivo? Perchè tutti sono sempre insieme a qualcuno quando combattono e io no? Non è giusto, cosa pretendono da me, che sappia cosa fare? Io.... io so a malapena come si chiama questo posto e dovrei sconfiggere te in un modo che non conosco e che ovviamente nessuno si è preoccupato di dirmi..."
"Tu non mi puoi sconfiggere, piccola." fu la risposta "Non è colpa tua, ma non puoi, non lo hai già capito da sola?"
"Credo di sì. Mi viene da ridere, li sto tradendo tutti" sospirai. Malefica sbuffò in risposta:
"Stai semplicemente capendo la verità. Cosa è peggio, opporsi ad un sistema ingiusto o trattare una persona come una marionetta come hanno fatto i Nessuno e perfino quei ribelli che ti hanno accolta?"
Lasciai scorrere un' altra lacrima, mi lasciai pervadere dallo sconforto, dalla sensazione che ormai per me era giunta la fine. Ogni fibra del mio corpo reclamava la pace, anche quella della morte. Perchè era vero, io non ero tenuta a combattere una battaglia che non era mai, mai stata mia. Non volevo. E allora addio.
"Farà male? Intendo morire"
"Per niente, se non ti opporrai" la sua mano mi sfiorò la guancia e a quel punto fui io stessa a prender l' iniziativa, gettandomi tra le sue braccia con impazienza. Sentii la sua lieve risata rimbombarle in petto e le sue braccia che mi stringevano.
"Pronta?"
"Solo una cosa. Posso dirla? Solo due parole. La prima è grazie. Per avermi fatto capire la verità"
"La seconda?"
"La seconda è crepa."
Avvenne in un attimo, perchè sapevo che non avrei avuto altro tempo. Nella tasca del mio cappotto, per tutto quel tempo, c' era stato un oggetto: il piccolo coltello dalla lama corta ma affilata, il regalo che avevo ricevuto da Yuffie poco prima di avventurarmi da sola. In un attimo strinsi la presa sull' impugnatura e semplicemente, senza pensarci due volte, calai l' arma verso il basso affondandola in un punto imprecisato della schiena della mia sosia. Affondai e affondai la lama con orrore crescente e allo stesso tempo con una foga sempre più forte. Malefica urlò e il suo urlo per un secondo risuonò nella mia testa. In quel secondo rallentai e qualcosa mi colpì al petto, un calcio che mi mandò lunga distesa sulla pietra. Annaspai alla ricerca di aria, continuando a stringere la lama e mi costrinsi ad aprire gli occhi in fretta, perchè la mia mossa aveva funzionato solo in parte e lei era ancora lì. Mi rialzai in tempo per schivare un rabbioso lampo elettrico. Ansimando, osservai quanti danni ero riuscita a provocare e ciò che vidi mi riempi contemporaneamente di felicità e ansia. Il volto della mia gemella non mi somigliava più nemmeno un po', ormai sfigurato da una rabbia disumana che veniva accentuata ancor di più dalla posizione curva in cui era costretta: dal suo braccio, nonostante i vestiti neri, si vedeva chiaramente colare il sangue e il dorso della mano era solcato da strisce scarlatte. Si reggeva in piedi a fatica. Io avevo fatto quello? Io avevo accoltellato qualcuno di mia spontanea volontà, io che fino a quel momento non avevo fatto altro che autocommiserarmi?
"Maledetta bastarda, come hai osato?!" anche la voce che uscì dalla sua bocca era stravolta dalla furia. Quella visione mi riempì di una strana sicurezza: lei non era invincibile, l' avevo colpita, l' avevo presa alla sprovvista!
"Me l' hai detto tu cosa fare." dissi "O meglio, me l' hai fatto capire: io e te siamo la stessa cosa, nonostante veniamo da due dimensioni temporali diverse resta il fatto che condividiamo lo stesso corpo. E assieme al corpo era ovvio che condividessimo le emozioni. Per questo mi ero esaltata prima, perchè lo eri anche tu e credevo di essere imbattibile quanto te. E allora mi sono chiesta: se tu sei in grado di condizionare il mio pensiero, perchè io no? Ho finto tutto, ma dovevo essere convincente: per ingannarti e renderti vulnerabile dovevo diventare a mia volta vulnerabile; mi sono riempita la testa di pensieri tragici a tal punto che ho quasi iniziato a crederci e a vacillare. Ti sei creduta vittoriosa, in realtà stavi perdendo, esattamente come accadeva a me nei miei pensieri. Dì la verità, questo non te l' aspettavi, eh?"
Misi fin troppa enfasi nell' ultima affermazione, perchè in fondo non potevo sapere quanti danni le avessi effettivamente procurato, ma ero certa di averle fatto male, molto male. Almeno nell' orgoglio.
"Piccola impertinente" sibilò la strega con espressione dolorante "Se credi che basti questo sei fuori strada. Ti farò a pezzi prima che tu sia riuscita di nuovo ad avvicinarti a me!"
Ebbi l' impulso di indietreggiare, ma al primo passo mi fermai. "No, non questa volta. Tu mi hai portata qui per distruggermi dall' interno: questo luogo...è ciò che io e te condividiamo, giusto? Non la mia anima e nemmeno la tua, ma la nostra, quella parte di entrambe che è un tutt'uno con l' altra. Lo sai qual' era il motivo per cui, secondo il mio professore, non ero capace di capire la fisica e la matematica? Diceva che erano troppo esatte per me, che mi perdevo nelle mie fantasie e perdevo il contatto con la realtà. E aveva ragione, me ne sono resa conto quando l' unico modo perchè io capissi le leggi dell' energia è stato parlare di stelle e galassie. Ho un' immaginazione molto fervida, sai? E qui, dove sono i pensieri a comandare, io posso essere quello che voglio: anche qualcuno in grado di sconfiggerti!"
Terminai la frase e calò il silenzio. Malefica mi guardava fisso negli occhi, la fronte aggrottata e i denti stretti:
"Bene" disse infine raddrizzandosi "I miei complimenti per l' intuizione, devo dire che me l' hai fatta. Starò al tuo gioco, Mitsuki, vediamo un po' chi ha l' idea più geniale per vincere. Ma ti avverto: non sperarci troppo."
"Mi hai tolto le parole di bocca" replicai.
In realtà non ero così sicura delle mie parole. Tutto ciò che facevo si stava basando su una pura ipotesi che avevo formulato poco prima. Aveva un senso, ma avevo imparato a fidarmi poco della logica quando non mi trovavo a casa mia. Perciò mi fidai del mio istinto e delle mie preghiere.
E quasi scoppiai a ridere quando mi accorsi di avere ragione, quando vidi comparire sul suo volto un' espressione dapprima perplessa, poi via via sempre più stravolta. Perchè ci aveva provato e non ci era riuscita: le ferite che le avevo inferto non guarivano. Per un attimo mi sentii terribilmente geniale, anche se subito dopo mi schiaffeggiai mentalmente, perchè non potevo permettermi di perdere la lucidità. E poteva ancora non significare nulla.
"Perchè..." ansimò guardandomi con rabbia, stringendo con una mano la spalla martoriata "Che diavolo..."
"Quindi è vero..." mormorai a mia volta. inspirai a fondo, ricambiando il suo sguardo "Poco fa hai detto che se io mi fossi schierata con Topolino e Sora, tu non saresti riuscita ad arrivare dove siamo ora. E tempo fa sostenesti che lo schieramento dei cosiddetti buoni era composto da gente terribilmente noiosa. E per quel poco che vi ho avuto a che fare, ammetto che hai ragione: non ho mai conosciuto Sora e credo di non tenerci troppo, perchè otterrei solo di sentirmi ripetere discorsi che più o meno ho già sentito, insomma, roba su quanto la luce, l' amicizia e l' amore siano importanti. Tutte cose che in effetti hanno senso, non lo nego, ma che non fanno per me; sarebbe da scemi cercare di paragonare me a uno di quei santi del keyblade che cancellano l' oscurità con un movimento del polso, io l' oscurità non la mando via, la attiro! Sono una calamita per guai, sfighe e azioni veramente stupide - che tu conosci bene - e negare questo non solo non sarebbe utile, ma sarebbe, anzi, dannoso. Nascondermi in questo modo ha dato potere solo a te e non riuscirai più a mettermi in soggezione facendomi notare quanto io sia malvagia dentro: non lo sono. Sono umana. Ho la mia parte buona e la mia parte cattiva come tutti quanti e non ho scelto nessuno schieramento, sono semplicemente rimasta con chi mi ha trovata per prima. Si, è vero, quando ho potuto andarmene ed ero cosciente della scarsa bontà dei miei carcerieri, ho rifiutato. E adesso, pensandoci, l' idea che qualunque cosa succeda io potrei non rivederli mai più mi riempie di malinconia. Ma non significa nulla, perchè sarò anche debole e stupida, ma ho un cervello che ho sempre usato per ricordarmi chi ero e un cuore che ho ascoltato sempre: per quanto fossi superficiale, è arrivato un momento in cui a questa cosa dell' amore che vince il buio ho dovuto crederci, perchè era l' unica cosa a cui potevo aggrapparmi. Lo vedi questo?" e strinsi la presa sul manico del coltello di Yuffie "Questo è un regalo ricevuto da parte di una di quelle persone noiose che dicevi. La persona che me l' ha dato ha creduto in me nel momento in cui me ne ha fatto dono, lo so... lo sento stringendolo tra le mani: in qualche modo questo coltello conserva una traccia della fiducia e della speranza di quella ragazza; anzi no, di tutti coloro che pur non sapendo chi io sia sperano in qualcuno che ti distrugga per sempre, che inconsciamente mi trasmettono la loro forza. E questa forza, Malefica, a te fa male, è questo ciò che veramente può sconfiggerti. Non la magia più potente o l' arma più distruttiva, ma l' amore, il fottutissimo e maledettissimo amore contro il quale la tua potenza non può nulla. Ecco perchè io posso sconfiggere te, ma non può accadere il contrario. Avrei voluto capirlo prima, per risparmiarmi diversi momenti di angoscia, ma non ha più importanza; ho cambiato faccia e ruolo innumerevoli volte negli ultimi tempi e adesso è arrivato il momento che giochi l' ultima carta, quella della guerriera che combatte per un ideale: sei morta, perché ora so che i miei attacchi li puoi subire."
Malefica aveva ascoltato le mie parole senza mutare di un solo cenno la sua espressione. Sentivo il suo respiro pensante, reso più simile ad un ringhio dalla rabbia e forse dalla fatica di stare in piedi. Ora che ero arrivata a quel punto cosa avrebbe fatto?
"Morta, eh?" sputò per terra guardandomi con disprezzo "Se devo morire io allora mi seguirai anche tu: ti annullerò da morta, a meno che non riesca a farlo da viva!"
Alzò il braccio teso con decisione e nel suo palmo vidi comparire quell’arma che era familiare anche a me: lo scettro dorato, il cui globo brillava in cima di un’ inquietante luce verde, quella stessa luce che aveva dato inizio a tutto, che aveva brillato davanti ai miei occhi nell’ ultimo istante in cui avevo potuto definirmi ancora umana. All’ interno della sfera ora mandava lampi rabbiosi, quasi come se fosse in risonanza con le emozioni della sua padrona.
“Ti disintegro, piccola impertinente” esclamò quest’ultima “Vedremo se avrai ancora una bocca con cui darti delle arie! Niente più discorsi, niente ripensamenti: un solo colpo e tra pochi secondi rimarrò solo io, o nessuna di noi due!”
Lo scettro sembrò caricarsi di fulmini minacciosi. Il cielo divenne scuro e dense nubi violacee si addensarono sopra di noi, muovendosi in circolo con velocità, mentre il vento iniziava ad ululare attraverso le macerie. I lampi improvvisi illuminavano a giorno quello scenario apocalittico; le saette piovevano dall’ alto e si concentravano sullo scettro, che agiva come un parafulmine e inglobava energia. Malefica era in piedi, dritta come se le sue ferite non esistessero più. Era spaventosa, bellissima con quel viso quasi trasfigurato dal potere che stava scorrendo nelle sue vene. Dentro di me, qualcosa mi avvertì che quella sarebbe di certo stata la fine, perché ma una comune umana avrebbe potuto contrapporsi ad una strega.
Io però… io non ero una comune umana. E di colpo fu come se, dopo aver rovistato a lungo, avessi finalmente trovato la tessera finale da fare combaciare con il mio puzzle, come se qualcuno avesse appena acceso la luce in quella stanza buia che era la mia testa. Ogni cosa si collegò definitivamente a quella giusta e alla buon’ ora capii quell’ ultima parte che mi mancava. Capii perché ero finita in quel luogo, perché vi ero finita in quel momento e in quel giorno. Se non trovai la bontà nel piano di Xemnas ne trovai quantomeno il senso logico.
La mia gemella, di fronte a me, con le braccia spalancate e tese verso l’ alto stava immagazzinando sempre più energia con l’ intenzione di scagliarmela addosso e distruggermi definitivamente. Non aveva capito. Esaltata dalla superiorità aveva tralasciato quel dettaglio. E io di colpo mi sentii più potente di quanto mi fossi mai sentita, poco importava che in realtà non sapessi bene come agire, ma mi stessi affidando all’ istinto.
‘Al diavolo’ mi dissi ‘Questa è la resa dei conti, chi vince ora vince tutto’
Il braccio con il quale Malefica stava reggendo lo scettro fu caricato all’ indietro. E infine, in un turbinio di saette e in uno scrosciare assordante di tuoni si scagliò verso di me. Solo che stavolta ero preparata: stavolta qualcosa, dentro di me, mi diceva cosa sarebbe successo; mi diceva che quell’ attacco poteva essere potente quanto voleva, ma non lo sarebbe stato mai abbastanza, lo avrei parato. Perché non stavo facendo altro che attaccare me stessa.
 Qualunque cosa volesse dire, portai le braccia tese davanti a me, le mani spalancate per parare quel colpo. Sentii l’ impatto con l’ esplosione di energia scuotermi come un terremoto e spingermi all’ indietro, sentii i muscoli tendersi all’ improvviso, strappandomi più di un urlo di dolore. Eppure strinsi i denti e lentamente mi raddrizzai, avvertendo finalmente in tutta la sua forza quel potere che avevo conquistato con fatica e sul cui scopo mi ero tanto interrogata. Nonostante tutto, non potei non pensare a quanto quella situazione risultasse, in un certo senso, comica: Malefica che, volente o nolente, mi dava la possibilità di distruggere sé stessa. Fossi sopravvissuta lo avrei proposto all’ insegnante del laboratorio teatrale.
“Pensi di poter resistere ancora a lungo?” la sua voce mi riscosse dai miei pensieri, giungendo da un punto imprecisato che veniva ascosto dalla luce abbagliante che stavamo producendo “Non ce la farai, non hai la minima speranza contro di me!”. Quel grido era impregnato di rabbia, ma era una rabbia stentata: nonostante non lo desse a vedere sentivo che anche lei si stava stancando a causa delle ferite ricevute, che nel frattempo non erano guarite.
Stava cedendo.
“Ancora?!” ribattei “Ripeti questa frase ormai da mesi, ma non l’ hai mai mutata in realtà. Tu farai una brutta fine, molto presto anche!”
Ed esattamente come avevo fatto tutto il resto – ovvero in un modo che assolutamente non conoscevo e non volevo conoscere – mi ritrovai ad attingere ancora di più a quella fonte di energia e aumentai la mia potenza, opponendo all’ attacco della strega un altro mio. Aumentai ancora e ancora, nonostante intuissi che non era esattamente una buona idea.
‘Scema!’  Quella voce nella mia testa continuava a ripeterlo ‘Cosa credi, che parlasse a caso, quando ti ha detto che voi due siete diventate una cosa sola? Se la uccidi, quali garanzie hai di sopravvivere anche tu?”
Strinsi i denti, ma la risposta era una sola. E la gridai con tutto il fiato che avevo in corpo.
“Nessuna! Ma saranno di certo molte di più di quante io ne abbia ora!”
E poi… e poi, semplicemente, fu la fine. Fu un lampo di luce talmente accecante da unire dentro di sé perfino le sfumature plumbee del cielo e i lampi smeraldini che agitavano l’ aria. Fu un respiro mozzato nel petto prima di rendersi conto che, in qualche modo, di respirare non ce n’ era più bisogno.
Fu la netta sensazione di qualcosa che da qualche parte si sgretolava e, lentamente, svaniva in una nube di polvere. Qualcosa che era stato parte di me.
Qualunque cosa fosse, lasciava dietro di sé una scia amara che sapeva di addio.

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HEM! Le cose da dire sarebbero tante.
Innanzitutto il prossimo capitolo sarà l' ultimo. La mia idea era di fare un mega capitolo e di finire con questo, considerando che il prossimo non verrà lungo - credo. Ma alla fine mi dispiaceva non avervi avertiti e soprattutto di mollarvi lì la conclusione dopo mesi che non mi facevo più sentire.
Appunto, scusate per questo, tesori <3 Ho avuto taaanti casini, la voglia di scrivere per un bel pezzo mi è letteralmente morta e se mi fossi imposta di fare qualcosa avrebbe fatto di certo schifo; e io sono già una che ragiona un po della serie "E' molto probabile che io abbia scritto una cagata pazzesca", perfino quando sono nel mio stato migliore, quindi niente XD Tuttora rileggendo vecchie fanfiction o i primi capitoli di questa sono molto "Cos'è 'sta roba?!" (in senso buono eh XD). Mi piacerebbe essere una di quelle scrittrici che promettono aggiornamenti settimanali e puntualmente aggiornano davvero, non come me che al massimo duro un mese, ma ho abbandonato le speranze di diventare puntuale! Spero che mi vogliate bene lo stesso, anche se molto probabilmente qualcuno di voi è andato a spulciare gli ultimi due capitoli per ricordarsi dov' eravamo rimasti. Ehi xD
Comunque, come dicevo, nel prossimo capitolo everithing will end! E il discorso strafigo su quanto vi voglia bene per avermi supportato lo farò lì. In ogni caso non mi sembra vero, tanto che sospetto che, in parte, la mia scarsa voglia di scrivere fosse dovuta al non voler vedere finita quella che, alla fine, è la mia prima fanfiction scritta con un minimo di serietà. Di certo è la mia prima long-fic e considerato questo sono felicissima per aver ottenuto un bel risultato.
Rimandiamo le lacrime al prossimo aggiornamento <3
Che poi... sono nei casini, perchè ho due idee per il finale, una a totale lieto fine e una meno e mi piacciono entrambe. Solo che sono completamente diverse!! D: Ok, prenderò una decisione!
Ciao a tutti!**

   
 
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