Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Aphasia_    04/04/2012    0 recensioni
: Sadie ha sedici anni ed molto diverse dalle ragazze della sua età. Sembra proprio vivere in un suo universo parallelo.. Il giorno del suo sedicesimo compleanno succedono tre cose ben precise che segnano il suo destino e che sembrano le siano state tramandate geneticamente. La prima è l'incontro con un misterioso ragazzo, Cedric, che si rivelerà legato al suo futuro; la seconda è il regalo di compleanno che riceve da sua nonna: un misterioso medaglione con una scritta in spagnolo; la terza, e forse la più importante e cruciale è la rivelazione che la nonna fa a Sadie, qualcosa che la ragazza possiede ma che non ha mai saputo di avere. Così Sadie, nel giro di un mese dovrà affrontare il suo destino, che ruota intorno a queste tre cose, in una avventura che la porterà sino in Spagna, sulle tracce dei suoi antenati..
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cedric. Quel nome continuava a rimbombarmi nella mente, una musica fatta a posta per me, inquietante. Era una coincidenza che avesse il nome che ha avuto origine nel mio romanzo preferito, L' Ivanhoe? Speravo che fosse solo una coincidenza, tutti l'avrebbero sperato, o in un caso più fortunato, ne sarebbero stati certi. Ma le certezza crollano sempre, e troppo fragorosamente, e io quel rumore, insieme al rimbombare di quel nome, ero stufa di sentirlo. Volevo solo tornare a casa, dove mi sarei accucciolata nella mia stanza a scrivere sul mio diario. Era quello che sapevo meglio, scrivere nel mio diario, rifugiarmi, perchè era questo che equivaleva per me scrivere nel diario, avere una protezione...rifugiarsi sotto le coperte quando si ha paura del buio. Anche se non avevo esattamente paura, volevo comunque rifugiarmi, può succedere a volte di volersi semplicemente nascondere, senza paura, ma solo per provare su se stessi la sensazione di essere invisibile, di non esistere, per un pò almeno. Quella sera avevo scritto tanto:

Ho incontrato un ragazzo oggi. Ma non è stato il solito incontro casuale e che ti strazia il cuore, visto che..stava per mettermi sotto con la macchina!. Sulla seconda parte però..non sono sicura, perchè credo che mi abbia straziato, anche se non so se esattamente il cuore. Lui si chiama Cedric, e non so perchè ce l'ho ancora in mente.. forse perchè il suo nome c'è nell'Ivanhoe, o forse... No, No, non è possibile. Io lo odio, è così che deve essere, lo odio perchè mi ha quasi ucciso. Dovrei adorarlo anche solo per il nome, ma lo odio.. E questo non importa, che io lo odi o no, non lo rivedrò più. Ma allora perchè mi sento strana? Perchè le mie gambe mi gridano di tornare in quella strada? Perchè sudo? No, No. Era solo una coincidenza, e poi non lo vedrò più! Nonna ha detto che voleva parlarmi, spero solo che non abbia capito di lui, o mi toccare pure dare una spiegazione.
Odio..I..COMPLEANNI!


Come mi aveva detto, la mia nonna, Soledad Howell, una donna mezzosangue come la chiamavo io perchè nata in una piccola isola della Spagna, a Minorca, e poi trasferita qui da noi quando si era sposata, mi voleva parlare. Dai suoi occhi ingrigiti dal tempo capivo già cosa voleva dirmi, l'ho sempre detto che siamo uguali, e se i suoi occhi sono i miei non possono che essere collegati dai fili invisibili della mente. Era seria, io ero seria, compatibili.
"Siedeti, piccola" mi aveva detto. L'aria della mia stanza sapeva di rose, un essenza che spargeva ovunque mia nonna. Quella fragranza così delicata mi faceva pensare a una principessa vestita di rosso e ad un principe dagli occhi color ghiaccio. E ne ero certa, che anche mia nonna la pensava così, visto che in prima persona aveva provato quel tipo di amore, quello del principe azzurro che ti porta via dalla tua isola. Era stato così per lei, quando aveva la mia età e viveva in quel villaggio a Minorca, Port Mahon si chiamava ma lei lo chiamava sempre Maò affettuosamente e io capivo il perchè, e soprattutto lo vedevo nel mondo in cui assaporava l'aria marina, l'aria di casa, nel modo in cui raccoglieva le conchiglie, era qualcosa..di magico. Era stato così, per lei, quando un giovane americano era venuto a portarla via da li, a portarla in una terra nuova fatta di amore e pace, una terra diversa dalla sua patria, ma mia nonna aveva saputo rinunciare al mare di casa, al suo odore, a quelle piazze davanti alla cattedrale che tanto le piacevano, e lo aveva fatto per il suo principe, lo aveva fatto per l'amore, e per la pace. Non so se sarebbe toccato anche a me, vista la nostra somiglianza, e, pensando a Cedric, una strana sensazione mi aveva fatto arrossire. Non poteva essere lui il mio principe azzurro...non..poteva.
"Nonna, stai bene?" avevo chiesto io preoccupata. Era sempre così tra di noi, l'una si preoccupava dell'altra.
"Ci sono cose nella vita di una ragazza che non sono facili da sopportare, e ci sono cose nelle persone come me e come te, che lo sono ancora di più piccola mia..." aveva detto tristemente. Non ero mai stata una ragazza forte e quelle parole erano il chiaro segno che dovevo esserlo.
"Nonna..." sospirai in preda all'ansia.
"Tienes el signo, querida.." mi aveva detto sfiorandomi la spalla. All'inizio pensavo che fosse solo un gesto d'affetto ma nonna aveva continuato sino ad abbassarmi la spallina della canotta, per svelare la spalla nuda. Cosa poteva volere dalla mia spalla? L'unica cosa che avevo sulla spalla era una strana agglomerazione di nei, messi tutti in circolo. Non avevo mai capito quella agglomerazione, nè che forma potesse avere, ma in quell'istante, mentre mia nonna la osservava ansimando l'avevo osservata bene, per la prima volta..e avevo capito. Quella che mi sembrava una macchia informe non erano altro che tanti nei messi in cerchio, uno perfettamente accanto all'altro, nel formare la figura di un ovale. Avevo trattenuto il respiro, perchè mai avrei pensato di possedere qualcosa di "interessante".
"Nonna...cosa?" avevo chiesto senza fiato.
"Hai il segno.." mi aveva risposto, e in quelle parole senza senso tutto si era allineato nel momento in cui avevo ricordato il regalo che mi aveva fatto, quel ciondolo che mi ero resa conto..essere perfettamente coincidente con quella mia strana e sfocata visione. C'era un collegamento tra la forma di quei nei e la forma di quel ciondolo, ma non lo sapevo trovare, non comprendevo le parole di mia nonna, nè quelle spagnole, nè quelle che potevo comprendere. Non capivo.
"Vivir para custodiar... Vivi per custodire.." aveva detto nonna, e con quella parole, mezze spagnole e mezzo comprensibili, mi sembrava quasi di essere dentro quel medaglione con lei, sorridente, che prendendomi per mano mi aiutava a capire. Ed era questo che stava facendo, nonostante non aprezzassi il fatto che parlava in spagnolo anche se sapeva che non capivo.
"Che significa nonna?" avevo chiesto io sull'orlo delle lacrime. Non lo sopportavo, non ci ero riuscita, perchè sentivo premere un segreto nelle sue labbra, un segreto che non volevo premesse sul mio cuore. Ma nonna era seria stavolta, al contrario del suo nome, e quella serietà voleva dire che dovevo sopportarlo, era importante farlo.
"Significa che sei una custode, bambina. Proprio come.." aveva risposto e le sue parole erano ancora più incomprensibili. Vivir para custodiar, Vivi per custodire. Cosa avrei dovuto custodire? L'unica cosa che sapevo custodire, anche se la parola giusta era reprimere, erano i miei sentimenti, e Cedric, purtroppo, ne era stata la prova.
"Tu sei la custode di un segreto, Sadie. Così come lo sono stata io, così come le nonne. Ed ora è giunto il momento che tu sappia, è giunto il momento che tu custodisca, perchè è questo che devi fare: Vivere per custodire" aveva aggiunto nonna, anche lei sull'orlo delle lacrime. Il peso della confessione che vacillava sopra di me ora era crollato, e sentirlo in ogni parte del mio corpo non era stato piacevole, anche se non avevo ancora stabilito se quella rivelazione fosse dolorosa o meno. Sapevo solo che da quell'attimo e per sempre avrei dovuto sopportare ben altro che semplici delusioni, cuori spezzati, da quell'attimo avrei dovuto sopportare un peso che mai avrei immaginato di sopportare, e che non avrei potuto semplicemente sedare solo con le pagine di un diario, perchè al contrario della penna che ci scrive sopra, ci sono segni che restano sulla pelle, ci sono segni..eterni.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Aphasia_