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Autore: SFLind    04/04/2012    0 recensioni
VECCHIO TITOLO: La Terra ha le dimensioni di Cuba
Una trentina di persone, amici e non, conoscenti e non, con i loro problemi, i loro mestieri e le loro ragioni, storie, tante storie diverse intrecciate (per caso) tra loro. Chi per scelta, chi per un caso fortuito, chi per errore, condivideranno un periodo della loro vita con persone che mai si sarebbero aspettate di incontrare. Si conosceranno nuovi intrighi, mentre vecchi elemosineranno chiarimenti. Tra notti di fuoco e altre in cui si pianificherà di appiccarlo, una cosa è certa, ciò che accadrà , non lo scorderanno facilmente.
FrUK; GerIta, UsUK; Germancest; Spamano; Bad Trio; Nordic5; SuFin; PruAus; TurEgi; RuLat; Rochu; LietPol; Asian Countries e tanti(issimi) altri..
Vi prego di leggere e commentare, grazie :) Mi farebbe piacere!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 – Il capitolo dei disperati;
 
 
- Hola amigo, que tal?*
 
L’unica risposta che ricevette fu un brusco grugnito.
 
- Que pasò*?
 
- Antoine.. Sai quanto detesto che tu mi parli in quella cazzo di lingua.. – disse Francis, sofferente.
 
- Lo se, lo se – rispose divertito lo spagnolo – è proprio per questo che lo faccio –
 
Il francese si voltò a guardare l’amico.
Una vista nostalgica.
 
Quanti anni erano passati dall’ultima volta che si erano visti?
 
Sorrise.
 
- Mi spiace che dopo tanto tempo tu mi debba vedere in queste oscene condizioni.. –
 
L’amico lo squadrò da capo a piede.
 
- Mi chiedevo appunto cosa ti fosse capitato.. Entonces?* – disse, porgendo all’amico l’ennesimo bicchiere della serata.
 
- Se sei tanto allergico all’inglese impara il francese per lo meno, o l’italiano, te ne prego! –
Il francese lo accettò, già pregustandolo.
 
- Ma che diamine hai contro lo spagnolo?! –
 
- Non lo so! Ma tutte quelle stupide s mi irritano! –
 
Antonio sbuffò amareggiato.
- Ah.. Non ti capisco proprio.. – si allentò leggermente la cravatta rossa – Allora.. Aggiornami un po’.. –
 
- Sai una cosa.. – si tirò indietro i capelli biondi dalla fronte – avrei tanto da raccontare, tanto da poter scrivere un libro.. Eppure non so da dove iniziare –
 
- Potresti cominciare, ad esempio, da come sei finito qui, solo come un cane e con una canna in mano –
 
Francis fissò la “cigarette” che teneva tra le dita.
Nell’altra mano il decimo bicchiere di Champagne.
 
Già..
 
Com’era finito in quel modo?
 
 
*Que tal = significa "Come va?" in spagnolo.
*Entonces = significa "Allora?" in spagnolo.
*Que pasò = significa "Che è successo?" in spagnolo.
*
 
 
- Oh, ma guarda un po’ che cosa abbiamo qui.. – disse.
 
- Di che parli? – chiese Mathias, cercando di seguire lo sguardo dell’amico.
 
- E tu che dicevi che questa festa era noiosa.. Guarda un po’ che corpicino sexy quello la giù –
 
- Nik.. Direi che con il francesino oggi ti sia divertito abbastanza, devi per forza combinare altro? – disse il biondo, ridendo del suo stesso momento di finto moralismo.
 
- Pensala come vuoi ma quello per Francis è stato solo volontariato.. Adesso arriva il vero divertimento.. Vaarwel ~ * -
 
Una leggera pacca sulla spalla e nel giro di un secondo era già scomparso dal campo visivo del danese.
 
Mathias sbuffò rassegnato.
 
Vuol dire che ne approfitterò per controllare come vanno un po’ le cose a casa.."
 
Avvicinò il cellulare all’orecchio destro e aspettò qualche secondo.
 
1 squillo..
2 squilli..
3 squilli..
4 squ..
 
Allora?!
 
Un leggero rumore.
 
- ..Ja? – rispose una voce assonnata.
 
- Ah, Lukas, scusa l’ora.. Dormivi? –
 
- Nei, cosa te lo fa pensare.. Sono solo le sei di mattina – disse con sarcasmo.
Sbadigliò.
- Dove diavolo sei?
 
Dove sono?
 
- Sono ancora a New York! Dove dovrei essere?! –
 
- Ah.. A New York.. – un altro sbadiglio.
 
Qualche secondo di silenzio.
 
- … HVA*?! A NEW YORK?! CHE DIAVOLO CI FAI A NEW YORK?!
 
“…calma…”.
 
- Sono al compleanno di un ex compagno di Università.. E ve lo avevo fatto sapere già da un bel po’ di tempo.. COME AVETE FATTO A NON ACCORGERVENE?! –
 
Sentì ridere dall’altra parte del telefono.
 
- Ehi, Emìl! Emìl! Svegliati! Mat è a New York!
 
Altre risate.
Sentì anche una seconda voce.
 
- Scusa bróðir, non ce n’eravamo accorti– continuava divertita l’altra voce, più lontana dalla cornetta del telefono e altrettanto addormentata.
 
Non se n’erano accorti?!
 
- Ah!– riprese Lukas – Quando dovresti tornare? Noi abbiamo fame!
 
- Come volete che vi aiuti?! Cucinate da soli mentre sono qui! –
 
- Nééé ~ – questa volta era Emìl, probabilmente avevano messo il vivavoce – Sapessimo farlo saremmo andati a vivere da soli già da un pezzo ~ -
 
Detestava quel tono canzonatorio.
Detestava quei due mocciosi.
 
- Ehi, idiota, sei ancora lì? – di nuovo Lukas, decisamente quello che dei due tollerava di meno.
 
Sospirò rassegnato e contrariato.
 
- D’accordo.. Nel primo cassetto della mia scrivania c’è un portafogli nero, usate la carta di credito per mangiare domani.. Tanto dopodomani sono di nuovo a casa.. –
 
Purtroppo..” pensò.
 
- Takk*! ~ - dissero in coro.
Poi, immediatamente, terminarono la chiamata.
 
Si portò una mano al viso.
Non ne poteva davvero più di quelle due pesti.
Si avvicinò al divano nero e vi si ci gettò di peso.
Fece per mettere il cellulare in tasca ma, nemmeno a farlo apposta, lo sentì squillare di nuovo.
 
Numero Privato.
 
Portò il telefono ancora caldo all’orecchio.
 
- Ja? Mathias Densen –
 
- Hej*, Mathias!– disse una vocina allegra.
 
Gli bastò questo per identificare il mittente. Nessun’altro parlava lo svedese con un accento tanto strano.
 
- Hej, Tino – sorrise.
 
 
*Vaarwel = significa "Addio" in olandese.
*Hva = significa "Che cosa?" in norvegese.
*Bróðir = significa "fratello" in islandese.
*Takk = significa "grazie" sia in norvegese che in islandese.
*Hej = significa "Ciao" in svedese.
*
 
 
- Che palle.. - sbuffò annoiato.
 
Quanto tempo era passato da quando quel bastardo lo aveva mollato lì da solo?
 
Si annoiava.
Si annoiava troppo.
Fissava accigliato il bicchierino di vino che aveva d’avanti.
 
Quanto avrebbe aspettato ancora?
 
Sbuffò per la trentesima volta in mezz’ora.
 
Era arrivato a quella festa con due energumeni sexy, e improvvisamente si era ritrovato seduto da solo, in compagnia di un acquoso vino rosso.
Niente in confronto al suo amato e prezioso Negroamaro del Salento.
 
Non ci aveva più pensato, ma era da tanto che non tornava in Puglia.
 
Lì dove poco tempo prima aveva comprato una splendida casetta sul mare.. Senza averne mai goduto.
Già, perché, proprio un paio di settimane dopo, Antonio se n’era uscito con la storia del vivere insieme.
 
Come diavolo aveva fatto a lasciarsi convincere da quello spagnolo ingrato?!
 
Lo aveva fatto rimanere mesi e mesi da solo in campagna, in un paese che non conosceva e di cui si era ritrovato a dover imparare con urgenza la lingua.
Doveva ringraziare il fratellino per aver fatto almeno un po’ di compagnia.
Qual’era stato il punto nel farlo trasferire a casa sua? Per tenerlo meglio sotto controllo?
 
Beh, qualsiasi fossero stati i motivi, adesso si pentiva di averlo seguito.
 
Si guardò un po’ intorno.
Nessuno che conoscesse.
Aveva ascoltato Antonio chiacchierare esaltato con Sadiq di tutte le persone importanti invitate alla festa, ma sinceramente lui non aveva mai sentito nominare nessuna di queste.
Si sentiva ignorante ed escluso.
E per di più non parlava una parola d’inglese.
 
Dopotutto.. A cosa gli sarebbe mai servito studiarlo? Non avrebbe mai creduto di dover abbandonare Roma.
Perché mai, poi, una persona normale dovrebbe voler abbandonare Roma?
 
Sbuffò ancora.
Voleva tornare a casa.
Voleva chiamare Feliciano e sentire un po’ la sua voce allegra.
 
..Non che glielo avrebbe mai detto, ovviamente.
 
- Hola cariño, que tal?– sentì, mentre il suo bicchiere veniva magicamente riempito.
 
Dopo tutto l’impegno ed il sacrificio che ci aveva messo per finirlo!
 
Alzò lo sguardo e incontrò due verdissimi occhi da gatto.
Non conosceva abbastanza bene la lingua per capire se il suo accento fosse spagnolo o meno, ma l’aspetto certamente non era latino. Appariva evidentemente nordico, ma sperava dannatamente che quel figo non fosse un altro di quei crucchi idioti.
Sarebbe stato uno spreco!
 
- Ciao.. – rispose.
 
Quello lo guardò un po’ così.
- Italiano? – domandò sorpreso.
 
- Beh, direi.. – rispose con un che di superbo.
- E lei sarebbe? – chiese.
 
- Ah, wat zegt u*, la mia capacità linguistica arriva all’inglese e allo spagnolo – sorrise – sono Nikolaas Van Deer Meer, piacere – gli porse la mano.
 
Lovino lo squadrò da capo a piede, leggermente compiaciuto della preda.
 
- Lovino Vargas, piacere – accettò con grazia il saluto dell’olandese.
 
- Come mai sei solo soletto a bere? – chiese insolente il biondo.
 
- Se questo lo si può considerare bere – osservò schifato il bicchiere di acqua rossa.
 
L’altro rise divertito e complice.
 
- Comunque.. Dato che non conosco nemmeno uno di questi tizi non posso certo immettermi in una conversazione con un inglese inventato – guardava sconsolato il resto degli invitati.
 
- Io ti ascolterei per ore, che sia in italiano, spagnolo, egiziano o inglese inventato –
Ghignò l'altro, visibilmente compiaciuto di sé stesso.
 
- Oh, ma davvero? – Lovino alzò un sopracciglio con fare sospettoso e divertito.
- Chissà perché, però, credo che queste affermazioni da stupidi film per coppiette non ti si addicano troppo.. –
 
Nikolaas si soffermò un momento a guardarlo.
Poi, con molta non-chalance, poggiò sul tavolo il bicchiere di birra che aveva in mano.
- Però – commentò dilettato – che intuito –
 
- Con quante altre persone ci hai provato solo stasera? – chiese ridendo.
 
- Non sono un tipo così facile – sorseggiò un po’ di birra – sei l’unico con cui valga la pena provarci, anzi, dimmi un po’ tu.. in quanti ci hanno già provato stasera? Un viso come il tuo non sarà certamente passato inosservato –
Rideva, rideva chiaramente, dentro il calice semivuoto.
 
- Se ci avesse provato qualcuno prima di te –
Antonio non contava.
- Credimi, non starei ancora qui seduto come un asociale –
Puntò gli occhi ocra sul ragazzone olandese seduto accanto a lui.
 
Quello resse lo sguardo.
- Ah beh, allora.. Tanto meglio per me –
 
 
*Wat zegt u = significa "Pardon" in olandese.
*
 
 
- Vuoi darmi a bere che Braginski se la stia facendo con uno come Kirkland? Sicuro di non aver bevuto troppo? –
 
- Avrò anche bevuto troppo, fumato, tutto quello che vuoi, ma Arthur è uscito con quello psicopatico –
 
- Sinceramente non so quale tra i due sia il più fuori di testa.. –
 
- …Già –
 
- Ma avete litigato? Perché avrebbe dovuto piantarti in asso? –
Chiedeva il latino con il suo marcatissimo accento spagnolo.
 
- Non abbiamo litigato.. anzi.. tutt’altro.. –
 
- Che vuoi dire? –
 
- Lascia stare. –
 
- Pero, amigo! Un po’ di vita! Stai troppo sotto! –
 
Il francese alzò un sopracciglio.
- Io, no? –
 
- Che vorresti dire con quella faccia perplessa? –
 
- Niente di che.. Ammiro solo la rapidità con cui il tuo Lovinito ha trovato compagnia.. –
 
Uno spagnolo gay che nota disperato il suo fidanzato flirtare con un biondone sexy.
Esilarante.
 
Scoppiò a ridere mentre ammirava l’amico farsi strada fra gli invitati per reclamare come un cane il suo territorio.
Forse lo aveva tirato un po’ su di morale, in fondo.
 
- Ehilà –
Qualcuno gli sfiorò i capelli biondi.
- Da quanto non ci si vede, Bonnefoy –
 
Quella voce gli fece contorcere lo stomaco.
Si voltò di scatto.
 
- Ma tu guarda un po’ che gente poco raccomandabile puoi incontrare a New York.. – disse l’uomo alle sue spalle, ghignando soddisfatto della reazione ottenuta.
- Non è che, per caso, hai visto mio fratello in giro, vero? –
Aveva capelli rossi.
Scuri e familiari capelli rossi.
E sempre lo stesso odore di sigari.
 
- Lain.. -
   
 
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