Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: anteros    05/04/2012    1 recensioni
Il problema? Il mio cuore ancora batte per lei. Le mie labbra ancora cercano le sue. I miei occhi annegano nei suoi. Sono ancora innamorato di lei, come dieci anni fa.
'Sono Justin Bieber, ho milioni di ragazze ai miei piedi' Peccato che lei non fosse in quei milioni.
Ma per lei sarò sempre il suo chastin, e per me la mia pixel. Anche se quel bacio non lo scorderò mai.
«Ti voglio bene Justin.» Disse lei scoccandomi un sorriso.
«Ti voglio bene anch'io Pixie.» Dissi io, abbassando lo sguardo, perché incapace di mentire.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole californiano, come ogni mattina, colpisce i miei occhi e mi fa tornare alla realtà. 

Come Pixie Spark passa il sabato? Si sveglia alle 9, odia alzarsi troppo tardi, fa una colazione abbondante, poi infila il Cd preferito nelle stereo e si rinfresca buttandosi in piscina.
Come Richard Spark passa il sabato? Si sveglia alle 5, ama alzarsi presto, va a fare jogging, poi va dalla madre a Santa Monica. Ritorna poco prima di mezzogiorno.
Io amo il sabato. Posso trafficare in casa solo in mutande e maglietta, posso avere la musica a palla e cantare a squarciagola. Ingozzarmi di cioccolato che tengo nascosto per la cucina, altrimenti mio padre lo mangerebbe tutto in meno di mezz'ora. E pure è secco come un'aringa. 
Andai in cucina, ancora assonnata ed in pigiama. Apro la finestra per far passare un po' d'aria, poi prendo delle arance e inizio a fare una spremuta. Prima però, accendo lo stereo. 
I'm feeling sexy and free.
 
Iniziai a saltellare per tutta la stanza, insomma, mi sentivo sexy essendo solo in mutande e maglietta (?) e libera, perché potevo fare finalmente quello che volevo. 
'Domino' era la canzone del sabato. 
Rock my world into the sunlight,
make this dream the best I've ever know,
dirty dancing in the moonlight,
Take me down like I'm a domino!
 
Esaltavo il mio Mondo da sola nella luce del sole californiano, il sabato era il sogno più bello, danzavo per la cucina, sotto la luce della lampada va bene lo stesso?, ora cerca di buttarmi giù come un domino. Tanto non ci riuscirai mai. Con chi parlo? Non lo so, forse con me stessa, con il mio alter ego, oppure la mia coscienza sporca, non lo so. 
«Buongiorno Pixie!» Urlò qualcuno. Porco lemure, ti prego fa che non sia lui! Mi girai lentamente, mentre avevo un toast in bocca ed un braccio sollevato in aria. Oh Pix, sei sempre la solita idiota, come hai fatto a dimenticare che ora hai dei vicini?! 
«Buongiorno Justin...» Dissi timidamente, mentre poso il toast sulla tavola e cercavo di tenere giù la maglietta il più possibile. 
«Jessie J?» Disse lui, sorridendomi. Che ci appizza ora Jessie J? Lo guardai stordita, rise. Andai ancora più nel panico. «E' lei che canta, vero? I'm feeling sexy and free...» Intonò lui. Pazzesco, Justin Bieber mi stava cantando la canzone di Jessie J dalla finestra della cucina mentre io ero in mutande. Ma insomma, lui non vede che sono in imbarazzo?! Okay, Pixie, pensa velocemente su! 
«Ohm, sì lei... Come mai fuori già a quest'ora, interrompi colazioni?» Dissi io, avvicinandomi al bancone così che avessi nascosto metà di me! Che genio.
«In realtà, mi sono svegliato ora. Come puoi vedere sono ancora in pigiama, e dalla finestra della cucina ho notato questa ragazza che saltellava un po' ovunque, e mi son detto: 'Mh, ora vado a dare il buon giorno a Pixie!". E quindi eccomi qua.» Disse lui, mentre mi mostra il suo abbigliamento. Sì, insomma, se lui definisce una canottiera e pantaloncini da calcio un pigiama... «Sai, sono carine le mutande gialle.» Disse lui, mordendosi il labbro per non scoppiare a ridere. Mhrf, dovrò stare più attenta la prossima volta.  
«Grazie, squallidamente firmate Victoria's Secret.» Dissi io. Lui scoppiò a ridere, mentre io ripresi il mio toast. Gli offrì un po' di spremuta d'arancia ed un toast con la marmellata, e tutto questo mentre lui era fuori alla finestra ed io in cucina seduta sul bancone. Poi andai di sopra ad infilarmi un costume, quando notai dalla mia finestra che si vedeva perfettamente quella di Justin. Porco lemure, di nuovo. Se io vedo lui, lui vede me e questo non va affatto bene. Ora dovrò mettere anche delle tendine, uff.
Andai nel giardino dietro casa, dove si trova la piscina, ma l'acqua era decisamente troppo gelida. Insomma, sono le dieci del mattino, il sole deve ancora riscaldarla. 
Quindi misi un telo a bordo piscina e mi coricai, prendendo un po' di sole, nella speranza di abbronzarmi un po' visto che sono pallida quasi come un fantasma. 
Misi i miei occhiali da sole e chiusi gli occhi, canticchiando ogni singola canzone. 
Passarono dieci minuti, sono trascorse quasi sei canzoni. 
Mi sentii sollevata, ma non in aria, da sopra l'asciugamano. Mi spiego? Il tempo di aprire gli occhi che mi ritrovo in acqua e cazzo se brucia il cloro. 
Salii a galla, anche se il silenzio dell'acqua e i riflessi del sole in essa era praticamente il Paradiso. 
«Vedete ragazzi, lei è colei che indossa mutande gialle firmate Victoria's Secret.» Esclamò Justin, sorridendo come un ebete. Esserci o farci, è questo il dilemma. 
«Vedete ragazzi a me sconosciuti, lui è colui che tra...» Iniziai a dire io, mentre mi avvicinavo alla scaletta. «...esattamente... 3 secondi avrà una sberla.» Dissi, per dare un ceffone dietro la nuca a Justin. Asdfghjkl; idiota. I due si misero a ridere, mentre io non ci trovare niente di divertente, almeno non fin quando buttai Justin in piscina con tutti i vestiti. 
«Piacere ragazzi, io sono Pixie.» Dissi io, tendendo la mano prima ad uno poi all'altro. 
Il biondo stringendola disse: «Come? Pixel?» 
«Ma no!! Pixie! Pixii.» Dissi io, scandendo bene le lettere. Dei ragazzi a scuola mi chiamano Pixel per deridermi, ma io non ci trovo niente di divertente. E pure rido anche a battute squallide io. Bha. 
«Okay, Pixie. Io sono Ryan, lui è Charles. Ma tutti lo chiamano Chaz.» Disse lui, sempre il biondino. Scontrai il suo sguardo e mi persi per un attimo nei suoi occhi verdi. 
Mi girai verso Chaz e strinsi la mano anche a lui, quando poi pensai a come cavolo avevano fatto ad entrare nel mio giardino. 
 
  
  
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