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Autore: Giuu    05/04/2012    1 recensioni
La ragazza guardò la sua combricola. Uno era affetto da disturbo di personalità multipla, uno era un'asociale, l'altro violento, c'era un mercenario un po' pazzo, una "zingara" che leggeva tarocchi, una spia reale, un ragazzino di ghiaccio, uno psicopatico e la sorella del sucessore al trono, che era in realtà una killer professionista.
"Cavolo, mi sembra di essere l'unica normale, qui!"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua, con un nuovo capitolo dopo tanto, troppo tempo.
Spero vi piaccia anche questo. Niente in particolare da dire... òvò Solo che ora credo di avere le idee più chiare.
Per il tempo degli aggiornamenti, devo sistemarmi un attimo con le altre ficcy.
...L'avventura e l'Azione non fa per me... *facepalm*
Grazie mille per leggere pure questo capitolo! >_<

Rukia strinse il pugnale nella mano sudata, fissando gli occhi azzurri come il cielo con i suoi, blu come la notte. Aveva sempre invidiato quei suoi grandi occhi chiari, pieni di dolcezza e bontà.
<< Rukia...? >> il suo nome sussurrato da quelle labbra la fece sussultare, tanto che graffiò il collo della ragazza. Si pentì subito: il sangue cominciò a colare, macchiando di rosso la sua candida pelle, come l'aveva vista tanti anni prima.
<< Ehi, tu, che cos...?! >> Ichigo fece qualche passo in avanti, senza preoccuparsi per la sua pelle.
<< Fermati immediatamente! >>
La piccola assassina aveva tirato fuori una pistola - chissà da dove - e gliela stava puntando contro. Subito lui si fermò. Non aveva per niente voglia di farsi sparare, non davanti alle sue sorelline. Si voltò e sentì lo stomaco annodarsi: Yuzu piangeva e Karin era nervosa, quasi spaventata.
<< ...Vai dalle tue sorelle, Ichigo. >> disse la ragazza, non potendo fare a meno di sorridere.
<< Sì, molto lentamente, senza fare passi falsi. >> Rukia indicò le due gemelle con la pistola.
Quello che successe dopo fu molto confuso, tanto che Ichigo capì giusto l'essenziale.
Yume aveva preso il coltello dalla lama e l'aveva tirato, per far perdere l'equilibrio all'assassina. Un colpo di pistola era andato contro la casa, vicino ai Kurosaki che si erano subito buttati a terra e le due erano finite a terra, una sopra l'altra. In quel momento, però, era Yume che teneva il coltello premuto contro la gola della ragazza, con un sorriso dolcissimo sul volto e la mano che sanguinava abbondantemente.

Rukia non riusciva a capire come diavolo era finita in quella situazione. Tutte le sue armi erano appoggiate sul tavolino davanti a lei e le due persone che doveva uccidere stavano tranquillamente, almeno Yume, Ichigo era così confuso che sarebbe potuto svenire, bevendo del thè.
La ragazza appoggiò la tazzina in un angolo del tavolo, prendendo poi con la mano buona il pugnale con cui aveva provato ad ucciderla quella ragazzina che conosceva fin troppo bene.
<< Non sapevo facessi questo lavoro, Rukia. >> sorrise, guardando l'incisione nel pugnale: Kiyokuro. << Questo te l'ho regalato io, no? Mi ricordo di averti detto che dovevi usarlo per proteggerti, non per uccidere. >>
La ragazza abbassò lo sguardo, senza dire nulla. Mai aveva pensato che la ragazza potesse essere proprio Yume. Neanche lontanamente.
<< Hai provato ad uccidere tre persone innocenti, ti porti dietro un sacco di armi e poi volevi ucciedere me, l'unica persona a cui devi la vita? Mi fai pensare che i Kuchiki ti abbiano allevata male. >>
Ichigo sussultò al cognome appena pronunciato dalle labbra della ragazza: la famiglia Kuchiki era una delle cinque che si contendevano il trono.
<< Nii-Sama mi ha allevata al meglio. >> sussurrò Rukia. << Lui non lo sa. >> disse con voce ancora più bassa, anche se la ragazza la sentì comunque.
<< Oh beh, non sa molte cose. E non saprà neanche questo, se mi dici chi ti ha mandato ad uccidermi. >>
Chi? Non lo sapeva. Non si era mai fatto vedere e si era sempre firmato con una S dalle lettere che le mandava via gufo e lei si era fidata, soprattutto grazie alla grossa somma che aveva ricevuto come anticipo.
<< Non lo so, Yume. >>
La ragazza sospirò. Non riusciva a capire come chiunque avesse mandato Rukia da lei sapeva che sarebbe uscita quel giorno. Non lo aveva programmato, non aveva mai accennato ad una fuga, dentro al manicomio...
<< Scusa, ma perchè fai come se niente fosse? Questa tappa ha provato ad ucciderci! >> Ichigo guardò la ragazza, in attesa di una risposta.
<< Tappa a chi?! >>
<< Non lo avrebbe fatto, mi deve la vita. >> sorrise e chiuse gli occhi, facendo un salto nel tempo dentro la sua testa.

Era un caldo giorno d'Agosto e la piccola bambina dai lunghissimi capelli neri camminava per le strade del mercato, guardando interessata tutta la merce che quella gente vendeva: era la prima volta che andava al mercato con sua madre. Le strinse la mano e sorrise, felice.
<< Cosa vorresti comprare, piccola mia? >> le domandò la donna dai capelli scuri come i suoi.
Lei si avvicinò ad un banco di frutta ed indicò le grandi mele rosse che l'uomo vendeva, sorridendo.
<< Quanto vengono al chilo? >>
L'uomo le guardò: erano vestite troppo bene per trovarsi in un mercato dei bassifondi come quello. << ...Dieci. >>
<< Me ne dia mezzo. >> la donna estrasse una banconota color rame e la donò all'uomo, che le passò un sacchetto con delle mele.
<< Grazie mille. >> prese una mela e la pulì con un fazzolettino bianco prima di darla alla figlia, che la addentò felice.
Si allontanarono da quel posto e si avvicinarono a una specie di casetta di legno: l'insegna attirò l'attenzione delle bimba, che sembrava una specie di galassia dai toni viola e bluastri. La scritta diceva "Ermes", ma la bambina, data la sua età, lesse Emmes, anche a causa della scrittura molto ghirigorosa.
La madre si girò verso di lei e le accarezzò la testa dolcemente. << Aspettami qui, okay? Non ci metterò tanto. >>
La bambina annuì e si girò verso la folla che si muoveva in tutte le direzioni e qualcosa attirò la sua attenzione. Tutti si mettevano sul bordo della strada per far spazio ad un gruppo di ragazzini che correvano con in braccio dei grandi contenitori di frutta. Una di loro, l'unica ragazzina in tutto il gruppo, inciampò proprio davanti a lei e un vecchio la raggiunse, pronto a picchiarla con un bastone.
Appena vide il bastone levarsi verso l'alto, il corpo della ragazza si mosse da solo: fece la verticale e, con i piedi uniti, beccò l'uomo in mezzo alla pancia, facendolo spostare di alcuni metri. 
Si rimise subito in una posizione normale e porse la mano alla ragazza. << Tutto bene? >>
Lei la guardò, perplessa. Era vestita molto, troppo bene e i suoi occhi erano di un azzurro a dir poco allucinante. << ...Sì. >>
Una donna corse verso di loro. << Yume! Oh Santo cielo, Signore! Mi scusi! Quanto le devo? >> la donna porse delle banconote all'uomo e si voltò verso le due bambine. Sussultò alla tremenda somiglianza della sconosciuta ad una persona che conosceva fin troppo bene.

Poi, la bambina era stata adottata dal clan Kuchiki, essendo la sorella persa della moglie di Byakuya, Hisana, e le due si erano ritrovate a vivere ogni giorno una vicino all'altra: erano diventate molto amiche, anche se il dovere di una era proteggere la città mentre quello dell'altra era comportarsi bene per essere la futura regina della Soul Society.
Yume sospirò e si stiracchiò. << A quanto pare, qualcuno mi vuole morta. >>
Rukia la guardò. << Se sapevo che fossi stata tu, non avrei accettato l'incarico. >>
La ragazza la ignorò. Stava seriamente pensando a chi la voleva fuori dai giochi tanto da mandarla in un manicomio e farla uccidere. Ma la cosa che più non capiva era come sapeva che sarebbe uscita proprio quel giorno. Lei non aveva programmato di scappare dal manicomio, anzi: era successo tutto all'improvviso...
Alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra. C'era qualcosa che splendeva, sopra la casa a due piani lì accanto. Controllò meglio e subito si accorse che non poteva essere qualcosa di naturale.
<< Giù! >> urlò, buttandosi a terra. Nello stesso istante, Yuzu e Karin erano entrate nella stanza, ma Ichigo si era lanciato su di loro per farle cadere e le aveva trascinate fuori. Erano letteralmente sotto una pioggia di proiettili. Yume prese una pistola dal tavolo e, prendendo la mira, sparò all'uomo che stava sul tetto della casa. Rukia rimase un'attimo ferma, colpita dalla bravura della ragazza, poi però prese un fucile e la aiutò.
Quelle due, assieme, potevano veramente far fuori un centinaio di persone. Entrambe, malgrado la corporatura minuta, erano micidiali ad usare le armi da fuoco. Certo, nel corpo a corpo erano sicuramente svantaggiate, ma in quel momento potevano fare tutto meno che usare quel tipo di lotta.
Yume si nascose dietro il tavolino ribaltato, mentre Rukia era nascosta dietro l'armadio.
<< I colpi sono diminuiti. >> mormorò Yume buttando a terra quella pistola e prendendone direttamente un'altra, ignorando il fatto che potesse ricaricarla.
<< I Kurosaki? >>
<< Vado io. Tu stai qui. Sono circa... >> la ragazza fece velocemente un calcolo a mente, chiudendo gli occhi. << Ancora quattro, mentre dall'altra parte dovrebbero essercene un po' di più. >>
L'altra annuì e ricaricò il fucile, prendendo nella mano sinistra una pistola che lei gli aveva lanciato, e le sorrise. << Ci vediamo fuori. >> 
Prese alcune armi e, con le spalle coperte dalla ragazzina a cui aveva salvato la vita, corse dall'altra parte. Alcuni uomini si erano infiltrati nella casa, con in mano delle armi enormi, e avevano il viso mascherato. Con una rapida mossa, lanciò il pugnale con il suo cognome contro il petto di uno di loro e poi uscì allo scoperto, sparando in testa all'altro che si era girato per chiedere al compagno se stava bene.
In un attimo, arrivò nella camera dove il ragazzo aveva nascosto le sorelle. Yuzu piangeva, terrorizzata, mentre Karin cercava di chiudersi meglio dentro l'armadio con la sorella.
Sorrise ad entrambe e consegnò la pistola alla gemella dai capelli neri. << Rimanete qui ancora per un po'. Se dovesse arrivare qualcuno che non dice "Ermes", sparate. >>
Entrambe annuirono. Lei chiuse l'armadio e strinse nella mano la pistola. Due erano andati, mentre quattro - uno in più o in meno non faceva differenza - erano ancora in quella casa, mentre Ichigo era fuori ad affrontarli, mettendo la sua vita in pericolo.
Fece mente locale: era riuscito a prendere sicuramente qualche arma, prima di lanciarsi sulle sorelle, visto che era il più vicino al tavolo e alla porta.
Si stava preoccupando, forse? Eppure non lo conosceva neanche bene. In pochi minuti altri due uomini mascherati erano andati dall'altra parte. Sentiva gli spari di Rukia farsi sempre meno frequenti. Un rumore dietro di sè la fece voltare. Ichigo le stava puntando contro una pistola e lei per poco non gli aveva lanciato contro un pugnale.
<< ...Stai bene? >> domandò, preoccupata.
<< ...Sì... >> gli sanguinava un braccio, ma sembrava okay. << Tu? >>
<< Mh. Quanti ne hai fatti fuori? >>
<< Tre, ma non sono morti, credo. >>
<< Perfetto, vieni. >> lo prese per mano e lo trascinò dove Rukia gli aspettava, appoggiata alla parete.
<< Tutto bene? >> domandò lei, avvicinandosi ai due.
<< Sì, curagli la ferita, vado a riprendere le gemelle. >>
Uscì dalla stanza, ma non andò subito dalle due, ma si avvicinò al primo uomo che aveva colpito e gli strappò il pugnale dalla spalla, ignorando il suo gemito per il dolore.
<< Chi ti manda. >> gli domandò, spostando il suo corpo con un piede. << Dimmelo, o ti torturo finchè non lo vomiti. >>
Il ragazzo abbozzò un sorriso. << Hueco... Mundo... Lo trovi lì. >>
<< Che informazioni di merda che mi dai. >> brontolò lei, per poi infilargli, senza pietà, il coltello all'altezza del cuore e strapparlo via dopo pochi secondi.
Dopo, con passo lento e annoiato, si avvicinò alla stanza e sospirò un "Ermes". Quella storia si stava facendo veramente brutta.

  
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