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Autore: theGan    05/04/2012    2 recensioni
Ordinanza 94.3
 
I mutanti non sono esseri umani e non godono dei diritti di questi
Tutti i mutanti devono essere registrati e marchiati e rispondere alle direttive di Zero Tolerance
Tutti i mutanti considerati utili per la società avranno l’idoneità alla riproduzione  in forma controllata, gli altri saranno sterilizzati
Tutti i mutanti che si arrenderanno senza opporre resistenza verranno giudicati dalla Corte Suprema di Zero Tolerance: chi resisterà sarà terminato
 
INOLTRE
 
Il trattamento di un mutante viene lasciato alla discrezione del proprietario umano
I proprietari di mutanti dovranno  sempre agire nei confronti di questi facendo riferimento alla loro natura e senza elevarli allo stato di esseri umani
 
Ai ribelli sarà applicata tolleranza zero
 
                                               ALL HAIL BASTION
Genere: Avventura, Dark, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Logan/Wolverine, Remy LeBeau/Gambit, X-men
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il giorno dopo solo Cecilia parve subire i postumi di una colossale sbornia. Remy se la trovò piantata di fronte alla porta alle primi luci dell’alba, o del pomeriggio, o di sera tardi (era dannatamente difficile distinguere la notte dal giorno in quel complesso a settanta metri sottoterra) con due occhi iniettati di sangue e talmente dilatati da far spavento.
Remy non si poté trattenere (era solo umano dopotutto) e scoppiò a riderle in faccia. Amava vivere pericolosamente.
Il cipiglio della Reyes faceva presagire un futuro di dolore senza fine ed una lenta, agonizzante, morte.
- Ti odio.
- Aww, grazie chérie… anche io ti trovo in splendida forma oggi. Andiamo a mangiare?
Alla sua innocente proposta il colorito di Cecilia assunse una tonalità verdognola.
- Come diavolo si fa a pensare a mangiare in un momento simile?!
Remy cercò di non dare troppo peso alle parole sdrucciolate di una donna in prognosi riservata da sbronza, ma non poté fare a meno di chiedersi se, mentre stava dormendo, fosse successo qualche cosa di grave. Probabilmente no. Wolverine l’avrebbe sbattuto fuori dal letto a calci altrimenti.
- Giuro, non so chi è peggio tra te e quel caprone di Logan, siete irrimediabili… oggi arriva Jubilation e tutto quello a cui riuscite a pensare è mangiare o scolarvi una birra!
Pensiero flash: quando aveva menzionato la birra? Doveva averlo fatto Logan.
Secondo pensiero: JUBES!
Cecilia alzò un sopracciglio e lo osservò con aria critica, il colorito verdognolo retrocedeva in misura della possibilità di coglierlo in fallo.
- Te n’eri dimenticato.
Non era una domanda. Punto. Dannazione.
Okay se n’era dimenticato, ma non sopportava che qualcuno se ne fosse accorto e glielo facesse notare.
- Non… diciamo che mi era sfuggito momentaneamente.
- Diciamo pure che te n’eri dimenticato. Punto.
Mise il broncio, sperando che sembrasse adorabile e non lo facesse apparire un totale rincoglionito, e piantò in faccia alla Reyes i suoi migliori occhi supplici da Gatto con gli Stivali.
Cecilia trasalì visibilmente di fronte a quell’irresistibile attacco incrociato e si ritirò dallo scontro con le guancie accese di rosso. Vittoria.
- Muoviti, è in caffetteria con Logan… è appena arrivata, se ti sbrighi la raggiungi prima che capisca di avere un fratello maggiore indecente.
Banzai! Le schioccò sulla guancia un bacio di ringraziamento.
- Sei la mia salvezza, chérie… merci beaucoup.
E trotterellò giù per il corridoio con una rapidità da far invidia a Northstar.
Così non fece in tempo a vedere Cecilia accarezzarsi con una mano la guancia e sorridere stupidamente.
Raggiunse la caffetteria (che poi era anche il bar del pericolante complesso) situata al piano inferiore saltando gli scalini a due, a due. Si trattava della parte più vecchia e fragile della struttura. Per dirla breve: in caffetteria erano vietate le risse.
In realtà le risse erano vietate. Punto. Ma, poiché l’autorità posta a sovrintendere il rispetto di queste regole (cioè Logan) era anche quella che finiva per sgarrarle continuamente, avevano deciso di applicare le severe norme restrittive al solo ambiente della mensa/caffetteria/bar/punto ristoro che dir si voglia. Strettamente per ragioni di salute pubblica.
Lo stanzone era un cerchio stilizzato dal soffitto leggermente convesso. Heather (prima di morire insieme a metà di Alpha Flight nella strage di Toronto) gli aveva spiegato che era stato, un tempo, la stanza dei giochi (cioè il laboratorio) del marito Guardian. L’attuale occupazione del locale era, agli occhi di Remy, decisamente più produttiva.
Lunghi tavoli in metallo e compensato punteggiavano l’intera estensione della sala come tante piccole costellazioni opache, su cui spiccavano due banconi in acciaio ed alluminio. Il primo, più grande e leggermente a sinistra, era quello della mensa vera e propria e dava su un locale più piccolo e stranamente areato che avevano quindi adibito a cucina. Il secondo per quanto si affacciasse timidamente rispetto all’invadente ed ingombrante controparte, era sempre affollato ed, al momento, era occupato dalle sue due persone preferite in assoluto: Jubilee ed il barista. Barista che per puro caso oggi coincideva con Logan.
Non sapeva dire di cosa la giovane mutante asiatica stesse animatamente discutendo col suo surrogato paterno, ma doveva essere qualche cosa di particolarmente buffo, perché Jubilee stava ridendo e lo stesso Logan pareva divertito. A Wolverine bastava la sola presenza di Jubilee per ricordare come si faceva a sorridere.
La ragazzina non si accorse della presenza del ladro se non quando, dopo esserle scivolato dietro senza fare alcun rumore, aveva preso a picchiettarle delicatamente una spalla. Un lampo di riconoscimento e Remy si era trovato lungo e disteso con le braccia piene di una bomba Lee innescata.
- REMYYYY!!! Grosso idiota, dov’eri sparito?! Ti ho cercato, tipo, tutta la mattina!
Appena arrivata, eh?! Cecilia lo avrebbe sentito più tardi.
- Calma, calma, petit, che non sono più così giovane, il tuo amico Logan qui…- e fece un cenno verso lo scorbutico facente funzioni di barista -si dimentica sempre che è il solo del gruppo ad avere un fattore di guarigione.
Jubilee gli fece la linguaccia.
- Dhè, razza di un Robin Hood dei poveri, guarda che non mi incanti, so benissimo che l’unico motivo per cui il fattore di guarigione del vecchio è stato utile ieri è stato per smaltire i postumi della sbornia.
Gli occhi di Remy guizzarono su Logan, occupato ad asciugare i bicchieri ed a fare lo gnorri. Doppio tradimento! Jubilee stava tenendo il broncio.
- Desolé, petit. Perché per rifarci del tempo perduto non mi racconti cosa hai combinato in questi ultimi mesi?
Pandora con quel suo maledetto vaso era stata decisamente più cauta. Le chiacchiere dell’effervescente asiatica lo sommersero come un fiume in piena. Al quinto “praticamente”, Remy decise di abbandonarsi al suo (ahimè) triste fato.
Jubilation Lee non era più una ragazzina da tanto tempo: gli anni erano trascorsi per tutti (per alcuni in modo più inclemente che per altri) ed ora lei ne aveva circa ventisei. Sembrava ancora la tredicenne energica, rozza ed un po’ fragile, che Logan aveva recuperato da chissà dove una vita prima. Non che il suo aspetto non fosse cambiato: per quanto la bassa statura potesse trarre in inganno, Jubes non poteva più passare per un’adolescente. Neanche da lontano.
Il carattere era una questione completamente diversa. Quel giorno di dodici anni prima aveva sconvolto qualche cosa negli ingranaggi ed ora le lancette erano sempre in ritardo rispetto all’orologio biologico.
A volte si domandava se interpretasse la versione femminile di Peter Pan solo per conservare la sanità mentale sua e di Logan.
Jubilee era diventata il centro del loro piccolo universo, l’ancora che li legava saldamente a terra. Spesso si chiedeva cosa sarebbe stato di loro se l’avessero perduta.
- Ah, come sta Rogue?
Jubilee aveva la stessa delicatezza di un toro alla carica per gli argomenti sensibili, ma Remy capiva il perchè di quella domanda.
Jubilee aveva bisogno di legami. Odiava e temeva lo sradicamento, quel senso di vuoto che sostituisce possibilità al numero delle certezze. Anna Maria era, in questo senso, il ponte su quello che non c’era più non solo per lui, ma anche per lei. Forse, persino un po’ per Logan.
- Aah petit, sono proprio pessimo… finisco sempre per farla arrabbiare… Comunque è proprio qui a due passi da te, dice che Bobby ti saluta e che Hank ha apprezzato la tua ode al tacos… secondo lui dovresti tentare la strada poetica.
Jubilee arrossì ed iniziò amichevolmente a chiacchierare di “cose da donna” (quindi non origliate razza di due vecchi maniaci) con lo spazio vuoto tra la sedia ed il bancone.
Sapevano perfettamente entrambi che Rogue al momento non era lì, ma la messa in scena rassicurava tutti e due. Non avrebbe lasciato andare Anna Maria finché la sua presenza fosse servita a restituire a quella ragazzina un po’ del suo paradiso perduto.
Logan gli allungò un caffè nero, forte, lui avrebbe preferito una cioccolata calda e lo disse ad alta voce. Wolverine grugnì, Jubilee scosse la testa.
- E invece mo’ ti pigli questo caffè e ti dai una svegliata, cocco! C’e una riunione che ci aspetta e voglio la tua faccia da sberle ben sveglia, chiaro?!
- Hail, mon capitain!
Parodiò il saluto militare, batté coi tacchi una volta da seduto e strizzò un occhio a Jubilee. La ragazza, rabbuiatesi alle parole dell’orso canadese, sorrise e gli tirò una gomitata nelle costole (ahi… ma che le avevano dato da mangiare in Inghilterra?).
Ad un ringhio basso e cavernoso di Wolverine si decise a tracannare tutto il caffè in un colpo (che schifo, ma dove lo avevano rubato quei pivellini?) ed ancora bollente, tanto che gli bruciò la gola lasciando al suo passaggio una piacevole sensazione di calore. 
Logan sorrise storto attorno i confini del suo sigaro ed appoggiò il grembiule sul tavolo del banco. Remy scansò con scaltrezza una delle sue cosiddette “pacche amichevoli” (“amichevoli” perché se eri fortunato si limitavano a dislocarti una spalla) e, prendendo sotto braccio la ridacchiante Jubilee, si diresse, insieme agli altri due, verso la Stanza della Guerra.
La sensazione di calore continuava ad espandersi nel petto.
#
La Stanza della Guerra prendeva il suo nome da un’ispirazione improvvisa di Logan che, come tutte le ispirazioni improvvise del canadese, aveva finito per rivelarsi disastrosa.
Il pensiero a monte (strano a dirsi) non era stato del tutto stupido: da X-Men si erano allenati nella Stanza del Pericolo, ma ora che quel pericolo era diventato la loro realtà, pareva più logico definirsi come un perenne stato di guerra.
Il parallelo ci sarebbe anche stato, se Jubilee non gli avesse prontamente ricordato che anche gli X-Men avevano avuto una Stanza della Guerra dove discutere di piani e strategie.
Logan era rimasto col dito per aria, sospeso a metà di uno sproloquio, interdetto, poi aveva dolorosamente schiantato la mano sul tavolo e stabilito: il nome resta.
Nessuno, allora, aveva trovato niente da ridire, le cose poi però erano andate in modo leggermente diverso. La Stanza della Guerra era diventata il luogo dove si annunciavano le morti dei compagni, si elencava il numero dei dispersi in azione e venivano decise le missioni suicide.
All’interno del Fronte Liberazione il soprannome era cambiato in Stanza della Morte.
Remy trovava quest’ultimo più azzeccato. Ogni volta che entrava nella sala ottagonale tappezzata da articoli di giornale e dalle foto degli amici scomparsi, non poteva fare a meno di levare il cappello in saluto e notare con macabra soddisfazione che la Morte stessa era la loro inquilina.
Ai tarocchi però, aveva sempre preferito le carte da poker.
Il salone era già affollato. Almeno una decina di persone sedevano ai tavoli. Northstar e Magma erano in piedi: uno davanti alla porta, l’altra intenta a camminare nervosamente avanti e indietro lasciando nella sua scia, piccole scintille di fuoco. Remy sperò che la stanza fosse ignifuga, altrimenti sai che palle avrebbe tirato poi Logan a tutti.
Jean-Paul salutò il loro arrivo sollevando un sopracciglio, la cicatrice che correva dalla sua tempia destra allo zigomo sinistro accompagnò il movimento.
- Hey Cajun, hai finito di stuprare la lingua francese?
- Hey Jean-Paul, ha chiamato Gene Roddenberry: ha detto che vuole le orecchie da vulcaniano indietro.
Il canadese sorrise storto. Si conoscevano da quasi dieci anni ormai e se c’era una persona che aveva creduto non ce l’avrebbe fatta, quella era stata Beaubier. Non dopo Aurora perlomeno.
Si erano trasferiti in Canada abbastanza presto. Con gli Stati Uniti trasformati nel Regime di Bastion era sembrata a tutti la scelta più logica. Alpha Flight era stata un aiuto insostituibile durante quei mesi in cui la preoccupazione più pressante era stata espatriare e metter al sicuro il maggior numero di mutanti possibile.
Poi c’era stata Toronto ed anche il Canada era caduto.
Avevano provato a resistere, dopo Washington quella era stata la più grande battaglia del loro tempo, ma come in tutte le grandi battaglie il loro maggior risultato era stato il numero delle vittime.
Johnny Storm era sopravvissuto all’attacco al Baxter Building per spegnersi tra le braccia di sua sorella due anni più tardi, Kurt era morto, portando con sé un altro pezzetto dei loro cuori.
E pensare che per un momento la vittoria era parsa inevitabile, con Thor in testa ed i Vendicatori al loro fianco (Cap era morto a Washington e Stark… meglio non parlare di Stark). L’ordine era stato ripristinato.
Poi Bastion aveva premuto il pulsante ed il satellite Atlas era diventato una specie di Morte Nera. Thor era stato fritto sul posto, di lui non era rimasto che il martello. Il ponte dell’arcobaleno era stato distrutto insieme ad ogni contatto con Asgard. Non ci sarebbero stati padri divini infuriati a venire in loro soccorso o, almeno, in cerca di vendetta.
Erano morti viventi, tutti loro, abbastanza bravi ed insignificanti da passare sotto il radar di Bastion e pungerlo quanto più possibile là dove non batte il sole. Ma gli androidi hanno natiche di ferro e le api sono dei piccoli soldatini suicidi che, una volta persa la loro unica arma, non possono fare altro che accasciarsi e morire. Avevano perso ad ogni attacco, ad ogni colpo ad ogni vittoria. Quanti mutanti rimanevano nel mondo? O meglio, quanti X-Men, quanti eroi addestrati ed in grado di formare una mediocre resistenza erano rimasti? Oltre le persone radunate in quella stanza, probabilmente solo un centinaio. Non sarebbero mai stati abbastanza.
- Smettetela di tubare come due piccioncini, cocchi, e filate a sedere.
Logan grugnì attorno al suo sigaro. I brusii concitati che erano esplosi nella stanza al loro arrivo si stemperarono in un nervoso silenzio, Non era mai un buon segno.
Magma si morse le labbra, piccole scintille accesero l’aria di rosso, Logan andò dritto verso di lei e le appoggiò una mano sulla spala.
- Siediti cocca.
Amara annuì rigidamente, gli occhi azzurri del canadese seguirono ogni suo gesto. Rabbuiati.
Per quanto le apparenze potessero trarre in inganno, Magma col tempo era diventata un epicentro di calma per tutti loro. La sua regalità, il contatto con la madre terra, l’amore per l’insegnamento, avevano fatto della giovane brasiliana una nuova Tempesta. Solo più giovane, più incostante e soprattutto viva.
Era strano vederla tanto agitata. L’ultima volta che Remy l’aveva vista così era stato a Parigi, quando gli studenti erano stati attaccati da un gruppo di Sentinelle. Non c’erano state vittime, ma non si era trattato di fortuna. Magma scatenata era una potenza con cui era sconsigliabile avere a che fare.
- Amara, rapporto!
Tuonò Logan dopo che tutti ebbero preso posto. Jubilee sedeva al suo fianco destro, Remy all’altro.
La ragazza trasalì ingoiando l’aria un paio di volte a vuoto, il volto leggermente pallido. Shan le accarezzò discretamente una mano tremante, Amara incrociò il suo sguardo, abbozzò un leggero sorriso e si alzò in piedi.
- Durante la missione di recupero a Delta State della giovane mutante Idie Okonkwo, nome in codice Oya, io ed il mio gruppo siamo stati attaccati da un gruppo di Sentinelle Mark3.
Mormorii. Le Sentinelle Mark3 erano l’ultimo grido dell’arsenale tecnologico di Zero Tolerance.  Androidi creati da corpi di mutanti per dare la caccia ai mutanti (Rachel li aveva soprannominati, non senza un pizzico di macabro umorismo “i segugi”).
- A…abbiamo provato a fermarli e di guadagnare il tempo necessario perché Wiccan aprisse un portale, ma…Logan…avevano Sam…
Brividi di indignazione percorsero la sala come una corrente elettrica ad alto voltaggio.
Cannonball era stato, fino all’anno prima, uno dei loro leader più carismatici. Lui e Dani avevano trasformato a forza di sudore e sangue i vecchi Nuovi Mutanti in un team di “docenti senza frontiere” specializzato nell’addestramento e nel recupero delle giovani generazioni. Poi Bastion lo aveva catturato ed il peso del comando era ricaduto su Dani ed Amara. Lo credevano tutti morto da tempo. La realtà era sempre un gancio allo stomaco alla speranza.
- Sam…
Jubilee sussurrò il nome del fantasma tra labbra strette. Logan non disse nulla, ma sul suo volto si dipinse un’espressione feroce. Quando parlò la sua voce era calma.
- Che cosa è successo dopo, Amara?
Cercava di essere rassicurante. Non gli riusciva molto. Certe persone sono più tagliate per bestemmiare in turco che per ammaliare con toni suadenti (ecco perché di solito era Logan quello dei discorsi di incoraggiamento e Remy quello a fare le condoglianze). Lo sforzo, tuttavia, era comunque apprezzabile.
Le mani di Amara si serrarono attorno alle sue spalle come un artiglio. Gli sguardi dei presenti erano fissi su di lei in un caleidoscopio di curiosità, compassione ed orrore.
- Ho ordinato a Billy di aspettare…volevo provare a farlo ragionare…a vedere se…
- Non si può ragionare con una Sentinella.
Tagliò corto Northstar seccamente. Amara si avventò su di lui con odio.
- E tu che ne sai?! Eh?! E’ già successo… e Sam è ben più forte di una qualsiasi insignificante poliziottina indiana.
- Non osare insultare Karima di fronte a me!
- Una Sentinella Omega!
- Una compagna!
- SILENZIO!
E silenzio fu. Immediatamente.
Stranamente, questa volta, i responsabili non erano stati i toni soavi di Logan (lo avrebbe voluto, ma era stato anticipato). Jubilee era in piedi, le mani strette nei due pugni che un momento prima si erano schiantati sul lungo tavolo rettangolare facendo vibrare il metallo come l’eco di un diapason.
Ohi, ohi… Fare arrabbiare Logan era una pessima idea, ma fare arrabbiare Jubilee era cosa assolutamente da evitare. Il senso di colpa successivo tendeva ad ucciderti.
- Smettetela. Dovreste essere amici… e questo non riguarda nessuno di voi due… riguarda Sam…
La voce le si ruppe. Jubilee e Cannonball erano diventati amici con straordinaria rapidità. Complice la vicinanza d’età (anche se Jubes si ostinava a soprannominarlo “cariatide” per quei a mala pena cinque anni che li separavano), complice il carattere semplice e schietto del ragazzo del Kentucky, complice l’influenza esercitata su entrambi da Paige… i due ragazzi erano diventati inseparabili.
Poi Sam si era innamorato di Dani ed il cuore di Jubilee si era un po’ spezzato.
Ma non aveva smesso di volergli bene. Non aveva smesso di voler bene ad entrambi.
Il cuore di Jubilee era abbastanza grande da saper accettare senza distruggere e Sam ne avrebbe sempre occupato una delle parti più nobili.
Remy poteva solo immaginare che genere di pensieri giocassero a rincorrersi nella testa della ragazza; avrebbe voluto allungare una mano verso di lei e stringerla forte, ma l’ingombrante presenza di Logan gli impediva qualsiasi movimento. Forse era meglio così.
Per un attimo Jubilee sembrò sul punto di aggiungere qualche cosa, poi la ragazza si morse le labbra e con un gesto doloroso tornò a sedere. Logan permise al silenzio di protrarsi ancora per qualche istante, poi decise che era giunto il momento di far ragionare le due parti (altrimenti note, nella versione edulcorata, come “zucche dure”). La sua voce, quando parlò, era greve.
- Northstar, seduto e buono. Vuoi intervenire? Allora risparmiaci i tuoi inutili commenti per la fine della riunione, non abbiamo bisogno di altro acido.
Jean-Paul storse le labbra, ma non disse niente. Sorprendentemente era abbastanza maturo per sapere quando combattere e quando tacere. Per quanto suonasse strano, voleva bene ad Amara e per un’amicizia poteva sopportare anche una botta al proprio ego. Appena, appena. Logan lasciò il suo sguardo piantato su di lui, poi, apparentemente soddisfatto, spostò la propria attenzione su Amara.
- E tu, Magma… Non voglio più sentirti dire anche solo una mezza, anche solo per sbaglio su Karima Shapandar. Non sarà stata una mutante, ma ha combattuto per noi con più coraggio di tanti presunti Vendicatori. Non è stata lei a chiedere a quei bastardi di Zero Tolerance di violentarla nel corpo e nell’anima. Non è stata lei a chiedere di diventare una Sentinella, ma ha avuto la forza di combattere e vincere contro la sua programmazione… una forza d’animo che dovremmo prendere tutti ad esempio.
Per qualche ragione gli occhi di Logan saettarono su di lui. Remy non ricordava di averlo mai sentito parlare tanto tutto di seguito (bhè… se non contava la sua ode alla birra… ma quella volta era quasi certo fosse ubriaco, alla faccia del fattore di guarigione). Poi com’era avvenuto, quell’istante passò. Remy poteva sentire il freddo del bisturi della memoria conficcarsi alla base della sua scatola cranica.
- E comunque,- continuò il canadese dopo essersi assicurato che il messaggio fosse stato recepito da tutti (ma proprio da tutti)- le Sentinelle Omega sono diverse dai modelli successivi. Le nostre teste d’uovo… - Shan tossicchiò criticamente, Logan si sbrigò a correggere il tiro. - Volevo dire, i nostri telepati (cavolo, cocca, non è il caso di essere così suscettibili) hanno determinato che nelle Mark1 e nelle Mark2 la personalità viene del tutto azzerata durante il processo di mutazione. Non sono più persone: sono macchine. Non hanno un’anima. Non si può ragionare con loro. Possono solo essere distrutte.
Quelle parole costavano a Logan. Nessuno in quella stanza sapeva veramente quanto, tranne lui e Jubilee. Remy era stato presente quel giorno, aveva visto il volto di Logan contorcersi dalla sorpresa e dall’orrore quando a Vienna aveva riconosciuto in una Sentinella Mark2 il volto di Melita.
Sentinelle. Era quella la fine di tutti gli uomini “indesiderati” dal regime: gay, pacifisti, attivisti, giornalisti e tutti coloro che semplicemente di fronte alla scelta avevano risposto “no”.
Ciò che restava di Melita era esploso, quel giorno, in uno sfolgorio di energia cinetica. Logan gli era saltato alla gola, artigli sguainati e volto stravolto. Orbite smarrite avevano incontrato occhi pieni di gelida risoluzione e Wolverine era tornato dolorosamente in sé. L’aveva persino ringraziato, quella sera, davanti ad una bottiglia di whisky scadente. Ringraziato per avergli risparmiato di uccidere di nuovo con le sue mani qualcuno che aveva amato.
Nessuno di loro poteva più permettere ai sentimenti di avere peso in battaglia. Se volevano vincere contro le Sentinelle, dovevano diventare macchine omicide a loro volta.
Non sempre era facile, alle volte era più difficile che in altre, ma non c’era altro modo.
- Ehm… se posso…
Rahne alzò timidamente una mano, neanche fossero stati a scuola. Era strano vederla prendere parola, durante le riunioni si limitava quasi sempre ad ascoltare ed annuire.
Probabilmente fu questo a spingere Logan, con un cenno d’assenso, ad invitare la giovane mutante a continuare.
- Ciò che ha detto, signor Logan, è molto giusto, ma…-Rahne era l’unica in tutto il Fronte Liberazione a chiamarlo ancora “signor Logan”, il che era buffo e stranamente triste -ma quello che ha detto vale solo per le Sentinelle Mark1 e Mark2.
Trascorse un silenzio imbarazzato. Logan la fissò duramente, Jean-Paul alzò un sopracciglio, Remy temeva dove volesse andare a parare.
- Le Sentinelle Mark3 sono l’evoluzione delle Mark2.
Sottolineò Northstar, del tutto dimentico dell’ammonimento di poco prima. A volte l’ovvio doveva venire sottolineato da qualcuno. Nel loro mondo frenetico, spesso ci si dimenticava di come le cose potessero essere semplici (non naturali, non c’era nulla di naturale quando si parlava di Sentinelle). Rahne pareva leggermente frustrata, il suo accento irlandese si fece più marcato, ma proseguì con voce ferma.
- Lo so, ma è la prima volta che creano delle Sentinelle dai mutanti…ecco… lady Moira diceva sempre che alcune parti del nostro cervello sono strutturate diversamente da quelle degli umani… perché devono gestire i nostri poteri, controllarli…diceva… quindi non sarebbe possibile che… diciamo… anche la trasformazione in Sentinella funzioni in modo diverso?
Remy guardò la giovane mutante con occhi nuovi. Non era il solo. Metà degli occupanti della stanza sembrava condividere la sua stessa idea. L’altra metà, invece, era troppo intenta a rimuginare sulle implicazioni. Era possibile.
No. Non era solo possibile: era probabile.
Una probabilità di uno su cento, d’accordo, ma sempre più di quello che avevano avuto fino a quel momento. Cioè: un bel niente.
Logan non fu né il primo né l’ultimo a riprendersi dall’oceano di possibilità che quella singola, tenue, speranza aveva spalancato nei loro cuori, ma fu il primo a parlare.
- Cos’è successo dopo, Amara?
La voce gracchiante del canadese li riportò tutti, bruscamente, alla realtà. Al qui ed all’ora. Sam.
Magma sembrò, per un attimo, spaesata dalla domanda (e non era la sola del resto), chiuse gli occhi, organizzò i suoi pensieri, contò mentalmente fino a cinque e li riaprì, nuovamente in controllo, nuovamente leader.
- Ho ordinato a Rahne di proteggere Idie e coprire Wiccan mentre si teneva pronto con il portale. Io, nel frattempo, avrei tenuto a bada le altre sentinelle e Shan sarebbe entrata nella mente di Sam.
Molti annuirono nel generale consenso scaturito alle parole della ragazza. Anche quando coinvolta emotivamente, Magma restava una guida sicura a cui fare riferimento in battaglia.
Remy trattenne il fiato, poco distante da lui sentì Jubilee fare lo stesso. C’era qualcosa nel tono di Amara che suggeriva che la faccenda non finisse lì (tanto per il fatto che Sam non era con loro e da come ne parlavano sembrava che non l’avessero nemmeno distrutto). C’era qualcos’altro di ben più solido e grave dietro a quella riunione improvvisa. Qualche cosa che non era sicuro gli sarebbe piaciuto.
Amara, ignara (genuinamente o volontariamente) del loro stato d’animo, proseguì.
- Shan ha preso il controllo del corpo di Sam, quindi, sì.. le Sentinelle Mark3 hanno ancora un lato umano- i suoi occhi infuocati si fissarono su Jean-Paul, il canadese alzò un sopracciglio, per nulla impressionato – Nel caos della battaglia non è riuscita a mantenere una presa salda sulla sua mente, ma prima che ci ritirassimo attraverso il portale di Billy è riuscita a vedere alcune cose...
- Che genere di cose?
Logan la interruppe rudemente. Non gli piacevano le allusioni. Non gli erano mai piaciute.
Separare con chiarezza il bianco dal nero in un mondo fatto di sfumature di grigio era da sempre il compito di un buon leader.
Amara non disse niente, ma spostò eloquentemente la sua attenzione sulla figura seduta alla propria destra.
- Che genere di cose?
La voce di Logan era meno dura questa volta. Shan tendeva ad ispirare il meglio nelle persone.
La ragazza guardò prima verso Amara, poi, dopo aver compreso con uno sguardo l’intera sala, fissò la sua attenzione sul solo Logan.
- Molte cose… la mente delle Sentinelle è diversa dalla nostre: ci sono nanniti e circuiti ed elettricità… non si può avere un quadro chiaro… per la verità è più un susseguirsi di frammenti di immagini…e dolore…tanto, tanto dolore…
La voce di Shan si spezzò leggermente, nessuno osò dire niente. La maggior parte di loro poteva solo immaginare che genere di incubo avesse dovuto affrontare la telepate. Sam era uno dei suoi migliori amici da sempre.
- Ho visto quando l’hanno catturato…ho visto Bastion…Dio, Logan… che cosa non gli ha fatto quel bastardo..
Remy strinse violentemente le mani a pugno, le nocche diventarono bianche, piccole gocce rosse fecero capolino attraverso dita serrate. Sapeva fin troppo bene cosa gli potevano aver fatto. Dio, Sam…
- Alla fine ho visto…ho visto dove l’hanno portato. So dove l’hanno trasformato in una Sentinella!
Un’altra scarica elettrica, questa volta di eccitazione, e tutti erano in piedi, gli occhi larghi quanto palline da biliardo.
L’ubicazione di una delle “fabbriche” di Bastion? Era oro puro.
- E’ ad Alamogordo. Si è nascosto sotto il nostro naso per tutto questo tempo.
Avevano un nome! Avevano finalmente un obbiettivo su cui puntare e fare fuoco. Era troppo bello.
Troppo bello per essere vero.
Non erano mai stati fortunati. Perché proprio quando avevano tra le loro file una telepate esperta (in possessioni, ma non in sonde mentali) gli avevano mandato contro Sam? Le Sentinelle Mark3, a quanto pareva, dovevano ancora essere perfezionate. Perché correre il rischio?
Fino ad allora Zero Tolerance era stata straordinariamente prudente nelle sue mosse. Per l’eventuale danno morale? Erano macchine cosa ne capivano di amore o amicizia?
E Sam aveva, casualmente, nella sua testolina di latta proprio le informazioni che loro stavano cercando da anni… Informazioni per cui tanti di loro erano morti. Informazioni per cui tanti di loro erano disposti a morire.
No, la fortuna non era mai stata dalla loro.
Logan parve condividere il suo scetticismo. Il rischio di marciare dentro una trappola era troppo alto.
- Alamogordo, eh… interessante… davvero dannatamente interessante, cocca… contatteremo Rachel e le diremo di fare un nuovo screen alle Sentinelle Mark3 appena possibile, quando e se ci confermerà queste informazioni, organizzeremo un’incursione e raderemo al suolo quei bastardi.
Shan si agitò sulla sedia. Magma e Rahne si stavano trattenendo a malapena dallo scoppiare ad urlare in faccia al loro leader. Le “fabbriche” non stavano a lungo ferme in un posto (era cosa nota) per questo era così dannatamente difficile rintracciarle. Se avessero lasciato trascorrere troppo tempo, avrebbero perso tutto.
- Ma, Logan… tu non capisci…
Logan capiva. Capiva benissimo, ma come leader non poteva permettersi di farlo. I sentimenti personali non potevano e non dovevano mettere a repentaglio la sicurezza di tutti. Nemmeno se si trattava di Sam. Cannonball avrebbe voluto così comunque.
Saltò fuori che, invece, Logan, non aveva davvero capito un tubo.
- No, Logan… tu davvero non capisci… sono stata nella sua mente… ho visto chi altro tengono prigioniero lì…
Logan era stufo di sentirsi dare dell’ignorante da tutti quanti (anche se poi si era trattato solo di Shan). Non era da leader, ma, soprattutto, non era da Wolverine. Stava giusto (Shan o no) per dare voce al suo disappunto, quando la ragazza pronunciò quattro paroline magiche e qualsiasi commento pungente gli morì sulle labbra.
- Logan… ho visto Scott.
Jubilee trasalì, Remy si sporse in avanti, Jean-Paul scattò in piedi.
Logan azzannò il suo sigaro. Metà cadde a terra, il rumore risuonò nel silenzio.
La stanza esplose.
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Definire cosa Scott Summers significasse per ognuno di loro era un’impresa difficile.
Molti nel Fronte Liberazione non l’avevano nemmeno mai visto. La stessa Cecilia lo conosceva solo attraverso i racconti pseudo-epici imbastiti alla bell’e meglio da Gambit e Jubilee (sempre più eroici e buffi rispetto alla realtà) ed alle foto ingiallite appese nella Stanza della Guerra.
Per tutti loro Scott Summers era più di un uomo. Era un simbolo.
Il primo X-Men, il pupillo di Xavier, il primo leader… il marito di Jean Grey, la donna che dalla tomba ancora dettava le loro azioni e lasciava Logan a bottiglie di whisky condite da canzoni blues e rimpianti.
Scott Summers nel cui mito venivano svezzate le giovani reclute, perché è sempre più semplice crescere nell’adorazione di un capo morto che di uno vivo.
Scott Summers morto eroicamente durante l’attacco di Bastion alla Scuola.
Scott Summers il cui cadavere non era mai stato trovato.
Scott Summers che, a quanto pareva, era da dodici anni nelle mani del loro peggior nemico, nell’attesa (era già troppo tardi?) di essere trasformato in una Sentinella.
- Contattate Rachel… andiamo a trovare quei bastardi.
 
 
 

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Melita è l'attuale fidanzata di Wolverine; anche se mi riferisco temporalmente ai fumetti degli anni '90 inserirò anche elementi dei numeri più recenti ^.^
Un grazie mille a Elisabet J Hansen, a Linny ed a May90 (a cui ho rotto le scatole a mille parlandogli di questo nuovo progetto folle) per le recensioni :)

  
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