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Autore: enyghte    06/04/2012    1 recensioni
Vi siete mai chiesti che fine abbia fatto Leila Kalomi e Christine Chapel in che modo si sarà relazionata con lei a bordo dell'Enterprise? E se la giovane botanica nascondesse qualcosa? E se qualcos'altro d'ancora più misterioso mettesse in crisi l'intero equipaggio? La storia che qui racconto si svolge immediatamente dopo Omicron Ceti III. Mette un punto alla storia tra Spock e Leila e chiarisce cosa sia successo nelle settimane seguenti. Spero vi piaccia! Un abbraccio a tutti!
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Christine Chapel, James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock, T'Pring
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il vulcaniano si era guardato attorno troppo veloccemente perchè, nonostante la sua immobilità esteriore, non fosse evidente un certo imbarazzo. Nel momento stesso in cui l’aveva detto Leila si era portata a mangiare nervosamente le labbra, quasi avesse voluto inghiottire le parole. Aveva appena sussurrato la notizia, ma sapeva quanto Spok fosse riluttante a condividere le facende private o, almeno, avrebbe dovuto ricordarlo. Il fatto era che, se avesse rinunciato a farglielo sapere in quella circostanza, senza dubbio non ne avrebbe mai avuto il coraggio. E, scavando pù a fondo, la sola sua vista l’aveva spinta a sperare che l’amato prendesse in considerazione l’idea di unirsi a lei ancora una volta.
Aveva serrato la mascella Spock. Intanto alla sua destra e alla sua sinistra si erano accostati il dottore ed il capitano che, alla vista della giovane botanica, si erano come sottratti alla conversazione guardandosi tra loro.
“Capitano, dottore...” aveva cominciato Spock trattenendo lo sguardo sulla ragazza “se volete scusarmi...” e mentre così diceva l’aveva afferrata per un braccio. Erano stati troppo lontani per sentire cosa vi fosse sotto, ma, ovviamente, avevano avuto quel tipo di rispetto che non lasciava, nemmeno per un attimo, trapelare la morbosa curiosità che, invece, avevano.
“Si figuri Spock...” aveva risposto Jim. Leonard aveva cominciato a tuffere in basso la vista e a massaggiarsi la nuca.
Dall’esame della gestualità umana il vulcaniano aveva compreso che, evidentemente, il capitano era stato allo scuro di ogni cosa. Il dottore, invece, era ovviamente consapevole, questo scartava l’ipotesi che la ragazza non sapesse tutto già da tempo rilevante.
Spock l’aveva condotta fuori dalla sala ricreativa senza dire una parola.
Anche quel contatto fisico che era servito perchè la comunicazione non avesse luogo lì era svanito appena si furono trovati fuori.
“Spock” aveva implorato lei alla sua sinistra.
“Credo che questo non sia il luogo per discutere ulteriormente la questione” aveva detto puntandola come un falco “ti prego di seguirmi nei miei alloggi” aveva aggiunto.
Avrebbe voluto fortemente conoscere quale fosse la reazione intima dell’uomo che amava. Era felice, disturbato, ansioso? Non riusciva a capirlo. Da quando lei aveva parlato il gelo attorno il suo corpo era diventato polare. Lei lo conosceva. Non avrebbe potuto interpretare nemmeno quella freddezza come ostile. Era il mezzo che Spock utilizzava per risultare invulnerabile, ma non era detto che celasse rabbia o paura.
Insieme erano entrati nel turboasensore. Si erano fermati a fissarsi. Non poteva fare a meno di dimostrarsi ansiosa. Spock aveva appoggiato la mano sul prolungamento che permetteva gli spostamenti, ma prima che potesse ordinare all’ordigno di muoversi in un senso o nell’altro lei lo aveva fermato.
Gli si era avvicinata e gli aveva accarezzato il viso, ma lui lo aveva spostato. Solo a quel punto aveva abbassato la mano e l’ascensore aveva ripreso il viaggio.
Leila sapeva che per qualsiasi uomo ci sarebbe voluto tempo per assorbire una notizia del genere, quindi aveva atteso solo che lui parlasse, esprimesse qualsiasi fosse il suo intimo pensiero.
Era tornata ad osservare il pavimento.
“Siamo via da Omicron Ceti III da due settimane, Leila” aveva affermato improvvisamente. Era possibile che anche lui fosse ansioso di discutere la cosa “tu hai subito un controllo medico come tutti qui a bordo dopo l’esperienza sul pianeta”
Sapeva dove sarebbe arrivato : “Mi spiace Spock...” aveva sussurrato
Lui l’aveva sfiorata con lo sguardo, poi aveva deciso di prestare al muro i suoi occhi : “Il capitano Kirk mi ha informato che hai espressamente richiesto di essere sbarcata nell’immediato, su qualunque fosse il primo pianeta ospitale in grado di farlo”
A questo punto l’aveva osservata seriamente ed era stata lei a buttare per terra il viso.
“Oh... Spock...” aveva cominciato, ma lui l’aveva interrotta
“Il primo luogo accagliente sulla tabella di marcia è Lion VI, attualmente a tre ore di distanza da qui. E’ logico credere che non avessi alcuna intenzione di mettermi al corrente della tua condizione”
Leila aveva deglutito faticosamente. L’ascensore si era aperto e due membri dell’equipaggio si erano apprestati ad entrare.
I due avevano camminato ancora per un po’. Si erano fermati al ridosso di una delle porte rosse ed erano entrati contemporaneamente negli alloggi del primo ufficiale.
Si erano fermati uno al cospetto dell’altra.
“Si... è vero” aveva sommessamente ammesso Leila
Il sopracciglio di Spock era andato a nascondersi sotto la frangetta perfettamente liscia.
“Mi sembra logico chiederti cosa ti abbia fatto cambiare idea”
la ragazza si era stancamente adagiata sul letto. Entrambe le mani chiuse in preghiera sulle gambe:
“Cosa importa?” gli aveva chiesto srollando le spalle.
“Non vedo cosa ci sia da discutere allora, se non vuoi chiarire questo punto. E’ logico che mi assuma le mie responsabilità.”
Un barlume di speranza aveva infiammato lo sguardo di Leila. Infondo lei sapeva cosa lui provasse e anche se ancora non riusciva ad esprimerlo, avrebbe abbassato le diese col passare del tempo. Poi, però, aveva potuto accorgersi di una certa insofferenza. Sicuramente c’era qualcosa che lo stava seriamente preoccupando, che, per quanto apparisse sereno, era percettibile.
“Cosa c’è?” gli chiese.
Lui aveva alzato il sopracciglio: “Il fatto che tu riesca a percepire un qualsiasi sentimento in questo frangente mi costringe a credere che i vulcaniani saranno ancora più propensi a trovarne, quando dovrò parlare con loro”
Leila gli aveva sorriso e lui le si era seduto vicino : “Spock...” aveva cominciato portando una mano sulla sua “con me non c’è ragione di controllare le sfumature.... e sono sicura che in loro presenza scomparariranno...” aveva aggiunto tentando di tranquillizzarlo “è logico che con me tu sia naturale... che necessità avresti di passare per qualcosa di diverso da quello che sei?”
Il vulcaniano ora la guardava. Il suo ragionamento era logico. Non era detto che con i vulcaniani il suo controllo svanisse, per quanto cercasse in ogni istante di essere perfettamente privo di emozioni esteriori, in quel momento non c’era una reale necessità che potesse condurlo a pretendere più da se stesso per quanto, ugualmente, il fatto che fosse stato interpretato così facilmente, non fosse degno di nota per un seguace della filosofia del suo pianeta.
“Cosa c’è che non va caro?” aveva ridomandato lei attendendo pazientemente una risposta
“Perchè credi non ti abbia mai presa in considerazione quale compagna?” le aveva chiesto fissandola, poi stringendo le labbra aveva continuato “è logico per un vulcaniano  costituire una famiglia, per una questione prettamente biologica e naturale.”
Leila stava annuendo, non lo avrebbe interrotto, avrebbe atteso che il concetto continuasse
“Leila...” aveva cominciato lui “io sono già impegnato” 
  
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