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All’inizio
è tutto bello! È quasi come i fidanzamenti i primi mesi. Sei entusiasta per
ogni cosa, soprattutto per le novità che ti assalgono tutte insieme: forse non
realizzi appieno quello che ti sta accadendo ma ti interessa solo aver ottenuto
uno spazio totalmente tuo ed essere entrato a tutti gli effetti nella vita
adulta senza aver aspettato che nessuno ti dicesse avanti dopo che avevi
bussato. Hai deciso di entrare e lo hai fatto.
L’unico
grosso problema è stato tagliare il cordone ombelicale che ti avvolgeva tipo
cobra e non ti permetteva di uscire da casa dei tuoi per entrare in una
unicamente tua.
Ma ora
eccoci finalmente da soli in casa nostra!
Seguendo
l’iter normale e le raccomandazioni dei nostri genitori ci sarebbero un
miliardo di cose da fare prima di entrare ad abitare nell’appartamento, ma
anche no! Facciamo tutto il più velocemente possibile e schizziamoci dentro. E
poi, in ogni caso, quello che sceglieremo puntualmente non andrà bene ai
nostri.
Infatti,
mentre controllavamo le varie stanze sono arrivati i nostri genitori e non
hanno perso tempo con il loro ruolo. Quale? Provate a capirlo.
- E le
pareti di che colore intendevate farle?
-
Pensavamo a dei colori molto vivaci tipo giallo, arancione, verde limone e
magari, per il bagno, del verde corallo.
- E
certo! Buttate pure via i soldi, tanto che vi importa! Comunque non è un
problema nostro. Voi dovete abitarci, per cui se va bene a voi, va bene a
tutti.
- Non
vogliamo affatto sciupare i soldi, il fatto è che vorremmo fare una casa un po’
particolare.
- Ah,
fate un po’ come volete, tanto anche se dovessi darvi un consiglio non lo
ascoltereste. In fondo i genitori vanno bene solo quando si tratta di dare. Per
il resto si sa come vanno a finire queste cose.
Ma quali
cose! E, soprattutto, basta con le solite frasi e i soliti tentativi di farci
sentire in colpa. Siamo giunti alla conclusione che la responsabilità di tutto
questo non è loro ma di San Chicco, il santo protettore dei futuri genitori,
che è stato anche ospite al Maurizio Costanzo
Show… oramai ci vanno tutti!
Al
genitore, come in Matrix, viene
inserita (nessuno ha ancora capito dove!) una memory card con delle frasi
topiche che torneranno utili in determinati momenti della vita del nascituro,
ma il fatto è che non gli viene detto che a un certo punto alcune vanno
eliminate. Nei primi anni le usano facendo attenzione a relazionarle al
contesto, poi non si controllano più e come un giradischi rotto le buttano lì
tanto a casaccio quanto in continuazione.
Quindi un
annuncio per tutti quelli che devono nascere: se un giorno vostra madre, mentre
state uscendo per andare con la vostra compagna, dovesse dirvi: “Mi raccomando
la pipì falla nel vasino“, non preoccupatevi, non è arteriosclerosi, è la
memoria da riformattare.
La casa è
finita e finalmente potete entrarci!
Che
figata! Non devi avvisare se dormi fuori, non devi tornare per l’ora di cena,
non devi riordinare la tua stanza, non devi piegare le maglie, non devi lavare
i vetri... ma devi chiamare il 118 perché dopo un mese l’entusiasmo è svanito e
c’è fare i conti con la dura realtà!
La roba
sporca che ti lascia i messaggi minatori in segreteria del tipo “L’ammorbidente
o la vita!”, i piatti che vanno dalla De Filippi per fare la corte a Mastro
Lindo, il letto che è in crisi d’identità perché non si ricorda più che faccia
aveva, ma soprattutto la casella della posta che sta per esplodere e tu non
puoi più ignorarla. Devi aprirla.
- Ohi
Sas’ke, mi spieghi come possiamo aver speso 100 euro solo di luce?
- A me lo
chiedi?
- E a chi
sennò. Tu sei l’unico che arrivato all’età di 24 anni dorme ancora con la luce
accesa.
- Ho
paura di svegliarmi e non ricordarmi dove sono e chi sono.
- Te lo
dico io chi sei! Sei un teme!
- Ha
parlato il dobe coraggioso che non va a buttare la spazzatura perché deve fare
un pezzo di strada non illuminata.
- La
spazzatura si può buttare anche al mattino.
- Ma
soprattutto prima va divisa. Mai sentito parlare si raccolta differenziata?
- Certo.
Anch’io la faccio.
- No, tu
fai quella indifferenziata. Butti tutto senza preoccuparti di dividere la carta
dalla plastica, dal vetro e dai rifiuti organici.
- Non
posso sciupare metà pomeriggio o laurearmi in biologia solo per buttare la
spazzatura.
- Ma così
facendo non rispetti l’ambiente e inquini l’aria.
- Tu sei
l’ultimo che può parlare di aria e ambiente.
- Perché?
- Ma le
hai sentite le tue scarpe? Cosa sono, armi chimiche? E poi dicono che sono solo
in Iraq! Devo fare una telefonata a Obama così manda un paio di marine a
prelevarle.
- Come
fai a sentire l’odore se le metto fuori la finestra?
- Sì, ma
guarda che la notte rientrano per il freddo e vengono a scaldarsi vicino il mio
letto.
- Come
siamo diventati delicati.
- Non si
tratta di questo! Vorrei sentirmi sicuro almeno a casa mia e invece con le tue
scarpe in giro sento che la mia vita è in pericolo.
- Se c’è
uno che rischia la vita quello sono io che ti faccio da cavia nei tuoi
esperimenti culinari. Siamo gli unici esseri umani ad avere nel frigo la
ricotta verde smeraldo tipo temporale tropicale.
- Vedi
che sei una bestia? Sei tu quello abile in cucina. E poi l’ho visto alla Prova del cuoco. Si diceva di mantecare
la ricotta in un cucchiaio di pesto ottenendo un condimento perfetto per la
pasta corta, quindi se ti devi incazzare con qualcuno fallo con la Clerici.
- Lei
però, se non ricordo male, diceva anche di consumarlo in giornata senza
aspettare che si animi e invada l’ambiente. Ora non abbiamo né ricotta e né
pasta, mio caro Einstein dei fornelli!
- Vorrei
essere perfetto come te, ma non sempre mi riesce.
- Se è
per questo io vorrei riuscire a dormire e invece non posso.
- Perché?
- Perché
tu la notte russi… hai presente il rumore delle moto prima della partenza?
Così!
- Adesso…
esagerato.
- La
prima volta che ti ho sentito pensavo ci fossero due tigri che lottavano in
casa!
- Ma te
l’ho detto mille volte, quando russo basta che mi svegli, basta che mi tocchi.
- Naru,
l’ultima volta che ti ho toccato, mi hai girato e volevi darmi due colpi. Cosa
faccio, per andare a letto e stare tranquillo devo mettermi l’uniforme da
gladiatore o mi concedi di usare il pigiama come tutti gli esseri umani?
- Non
capisco di cosa hai paura visto che poi dormiamo in due letti separati.
- Ti
ricordo che soffri di sonnambulismo! Vogliamo parlare di quella volta che in
piena notte sei venuto nel mio letto e mi hai sussurrato all’orecchio:
“Pulcino, ti sono mancato?”
- Ti ho
spiegato che stavo sognando Hinata!
- Sì, ma
prova a metterti nei miei panni! Non sai cosa ho pensato in quel momento.
- Però so
cos’hai fatto! Mi hai spaccato in testa Il
purgatorio della Divina Commedia! Quando
dico che Dante è un mattone ho i miei perché! E poi ricordati che se mi lamento
c’è sempre un motivo valido.
- Non ti
lamenti però quando la sera trovi la cena pronta!
- Ci
siamo divisi i compiti e, siccome sei tu quello bravo a fare da mangiare, hai
scelto tu di occuparti del cibo.
- E tu di
fare la spesa.
-
Appunto.
- mi
spieghi cosa posso preparare se in frigo trovo sempre e solo uova, sottilette,
insalata e gin? Oltre a parecchi ramen precotti nello scaffale in basso, si può
sapere perché mangi quella roba?
- Mi
piace la cucina giapponese.
- Con
quella roba ti dovrai solo ricomprare un fegato nuovo.
- Beh
allora con la roba in frigo puoi fare un nuovo cocktail?
- Davvero
delle grasse risate!
- Senti,
intanto che tu ti lamenti io vado a farmi la doccia.
-
Ricordati di pulire il bagno dopo. Chi sporca pulisce.
- Come
faccio sempre del resto.
- E le
gocce sul pavimento?
- Ma
scusa, Pollicino lasciava le molliche di pane per non perdersi, io non posso
lasciare le gocce? Un briciolo di fantasia tu mai, eh?!
***
- Ti
sbrighi, che facciamo tardi!
- Un
attimo e arrivo.
- Un
giorno mi spiegherai perché ogni volta che dobbiamo uscire stai chiuso in bagno
almeno mezz’ora.
- Mi
prendo cura della mia persona.
- È una
missione persa in partenza.
- Cosa
vorresti dire?
- Dico
che, se ti osservi un attimo, ti rendi conto che il danno è fatto. E comunque
da chi vorresti farti vedere? Sai che Hinata è gelosa.
- Ma che
c’entra lei? Semplicemente sono un tipo che vuole mantenersi.
- Sì, un
tipo di animale in via di estinzione.
- Avanti,
dimmi cosa non va in me.
- Hai un’oretta
di tempo?
- Sei
simpatico come la sabbia nel letto.
- Intanto
esci dal bagno che devo entrare.
- Aspetta
che finisca poi entri. Ce la fai a resistere?
- Mi fai
entrare o no?
- Entra!
- Ma dove
sei?
- Come
dove sono. Sono qua, non mi vedi?
- No che
non ti vedo! Cos’è tutto ‘sto fumo? Sembra la Londra del XIX secolo.
- Segui
le gocce per terra.
- Allora
non vuoi capire! Non vedo una mazza.
- Segui
l’odore del mio bagnoschiuma.
- Che
gusto è, posacenere e tabacco?
- Mi
vedi?
- Ecco!
Mi sa che ti ho trovato.
- Mi sa anche a me! Sei sul mio alluce.
- Eccoti.
Ma non ci posso credere!
- Cosa?
- A che
altezza tieni la doccia?
- In che
senso?
- Tu sei
basso!
- Ha
parlato il gigante. E poi io non sono basso, ho il cavallo basso.
- Più che
il cavallo basso, tu hai un pony nelle sabbie mobili, se vuoi te lo mimo.
- Non
agitarti più di tanto, non vorrei che con il naso mi ferissi.
- Cos’ha
il mio naso? È un naso importante su un profilo importante.
- Sas’ke,
qui di importante c’è solo la rivelazione che ti devo fare! Quello che hai lì
non è un naso, è un davanzale.
Peserà
almeno un paio di chili. Ti conviene mettere il busto alla schiena, altrimenti
con quel peso in avanti potrebbe venirti la scoliosi.
- Al
posto di perdere tempo a evidenziare i miei difetti, concentrati su di te, che
di lavoro di restauro ce n’è da fare.
- Non
credo proprio, anche perché io mi accetto così come sono e non sto lì a curarmi
più di tanto.
- Ma se
ti depili i peli del petto.
- E tu
come lo sai?
- Ti sei
dimenticato le strisce della ceretta nel lavandino.
- E tu le
hai buttate?
- Ma sei
fuori! Le ho raccolte. Adesso siamo gli unici ad avere il campo da calcetto in
pelo umano in cortile. Se lo affittiamo facciamo i soldi a palate!
-
Capisco! Un abile tocco di originalità per combattere il carattere sobrio della
nostra città!
- Non so
se ho capito, comunque quello che hai detto aveva un bel suono. La panchina
però l’ho dovuta fare davanti la porta quello che abita al piano terra.
Praticamente non può più uscire. Dici che è un problema?
- Ma va!
Al massimo facciamo entrare qualcuno dalla finestra, poi li muriamo dentro e
aspettiamo chi muore per ultimo. Che ne dici?
- Ci
penso. Intanto muoviti, così usciamo.
- Tu che
dici, incontreremo delle ragazze?
- Penso
proprio di sì
- Allora
vado a lavarmi i denti.
- Ah,
perché se ti dicevo di no i denti non te li lavavi?
- Certo
che no, tanto mica dovevo baciare qualcuno. Ma perché ti devo spiegare sempre
tutto!
- Non
baceresti comunque nessuna, ti ricordo che sei fidanzato.
-
Dettagli.
- Si
certo, dovresti rispettarla quella ragazza.
- Ma dai
scherzavo, è ovvio che la rispetto. A proposito di rispetto, perché non ti
decidi a tagliarti le unghie?
- Cosa
c’entra?
- C’entra
eccome. Se aspetti ancora un po’ ti sceglieranno per la seconda parte di Edward mani di forbice.
- Le
lascio crescere perché mi servono per suonare la chitarra.
- E
compratela questa cavolo di chitarra, sotto le unghie hai le rovine di Pompei!
- Quante
storie per delle unghie un po’ lunghe.
- Uno di
questi giorni mi verrai a pugnalare nella doccia stile Psyco, oppure mi rincorrerai urlando: “Naru, sono a casa!” E poi io
faccio storie? Sto solo cercando di non morire giovane.
- La
verità è che sei invidioso delle mie mani che sono lunghe e affusolate mentre
le tue sono due fagottini del Mulino Bianco.
- Che se
ti arrivano in faccia fanno malissimo.
- Senti,
io inizio a scendere, tu fai un po’ come ti pare.
- Dai,
aspettami, così scendiamo insieme. Piuttosto hai chiuso il gas?
- Sì.
- Hai
staccato la corrente?
- Sì.
- Hai
chiuso le finestre?
- Certo!
- Hai
inserito l’allarme?
- Naru,
guarda che stiamo uscendo, non stiamo cambiando città.
- Sono un
tipo previdente.
- Ecco,
appunto, per quanto prevedi ancora di rompere le palle? Così io nel frattempo
mi organizzo per fare altro!
-
Andiamo!