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Autore: giuliacullen95    08/04/2012    2 recensioni
Giulia è una ragazza realista, spesso cinica con il mondo e con l'amore, ma che succederà quando incontrora Alec, il più affascinante, stronzo e misterioso vampiro di Volterra??
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE: ultimo capitolo messo in tempo di record. Spero che la mia storia vi sia piaciuta. Vorrei davvero sapere cosa ne pensate ora che è completa.
BACI

I suoi baci mi facevano sentire speciale. Lui, era l’unico a potermi chiamare bella. Lui, e solo lui, mi faceva sentire donna, amata, forte, determinata. Tutto quello che avevo, con lui, aveva un senso, niente mi serviva, perché lui era lì. Forti le sue braccia, dolce il suo sorriso, lasciva la sua bocca supplicante solo di un mio bacio.
Le sua mani scendevano lungo la mia scollatura bramoso ed impaziente di toccare, di saggiare, di sfiorare.

Brividi percorrevano la mia schiena facendomi tendere tutti i muscoli. La sua bocca scendeva poco dopo le mani appoggiando le labbra tra i miei seni.
Le mie mani erano strette alle sue spalle conficcando le mie unghie sulla sua dura schiena.
- Dimmi che mi vuoi.- sussurrava roco al mio orecchio:- Dillo! Dillo…
Tutto ciò che usciva dalla mia bocca erano gemiti che cercavo invano di trattenere.
Le sue mani scesero sulle cosce, che già, da un po’, erano legate alla sua vita facendo scontrare i nostri bacini e facendomi sentire che ormai i suoi pantaloni erano troppo stretti. Spinsi indietro la sua testa portandomi leggermente al di sopra di lui:- Dimmelo tu, dimmi che mi vuoi, dimmi che vuoi farmi tua, ora!
- Ti voglio, ti voglio, ti voglio!
Alec mi attirò a sé stringendomi con tutta la sua forza.
Finalmente avevo saggiato i veri piaceri di fare l’amore, come mai avevo fatto. La forza, la violenza della passione erano piaceri che mandavano in visibilio la mia libido.

Fare l’amore con Giulia era la più potente sensazione che avessi mai provato. Niente era come il ritmo unico dei nostri corpi, i nostri sospiri e gemiti all’unisono, le nostre forze allacciate ed uguali.

Passai cinque giorni in quella casa vedendo Giulia torcersi dal dolore. Fu straziante per me la certezza della mia impotenza e l’incapacità di consolarla. Ma finita la trasformazione il mio dolce amore si risvegliò come da un lungo sonno. Niente nella sua mente e nel suo animo era cambiato. Parlava e ragionava seriamente e perfettamente, la brama di sangue che colpiva i novellini non la tangeva. Avrebbe tranquillamente passato tutto il tempo a reclamare il suo dominio su di me, se ogni tanto non le ricordavo dell’impellente bisogno di nutrirsi.
Trascorse due settimane la portai di fronte  ai miei signori sperando che il mio gesto fosse perdonato davanti all’atto compiuto. Ero certo che l’avrebbero accettata sicuramente visto che il mio amore aveva subito mostrato poteri eccezionali.


Dovevo presentarmi davanti ai signori di Alec che, sperando, sarebbero diventati anche i miei. Indossai un bellissimo abito di chiffon color borgogna che Alec mi aveva comprato. Era senza spalline e stretto sotto il seno così che le mie curve, che con la trasformazione si era modellate raggiungendo la perfezione, venivano risaltate.
- Non credi che sia troppo?- chiesi davanti allo specchio guardando il mio vampiro di riflesso.
- No. Direi che questo abito elogia la tua bellezza sconvolgente.
- Dici così solo perché vuoi portarmi  a letto.- lo stuzzicai.
Un sorrisetto divertito rese ancora più sensuali le sue labbra. Porto la sua mano sulla mia e risalì tutto il braccio, la spalla arrivando all’incavo del collo e, lì, puntò il suo sguardo su di me incendiando la mia passione:- E’ vero… e dopo questa sera non ci sarà scampo per te, sarai segregata nelle mie stanze e…- e si fermò lasciando la mia mente vagare per i meandri della lussuria aumentando il mio desiderio di saltargli al collo.
Alec non so come capì ciò che stavo pensando:- Non ora…
Misi il broncio, non riuscivo a trattenermi dal volergli saltare addosso, ora era mio, per sempre, era un mio diritto.
- Pensala così, prima andiamo, prima faremo ciò che vuoi.
Il pensiero di andare, allarmò il mio cervello: e se non piacessi? Se mi trovassero insignificante ed inutile?
I miei occhi ancora troppo umani trapelavano la mia paura.
- Tranquilla, amore mio, andrà tutto bene, te lo prometto.


Arrivati a palazzo, la nuova segretaria di turno, una biondina insipida, mi salutò maliziosa. Giulia se ne accorse e la fulminò, vedevo la sua voglia di staccarle la testa. La strinsi ancora di più a me posandole un leggero bacio sulla giugulare: adoravo il fatto che fosse così gelosa.
- Se quella deve essere eliminata è mia.
- Una volta dentro lo chiederai direttamente ad Aro.
- Non era una richiesta…- sentenziò lapidaria.


Entrammo in una stanza attraverso due enormi portoni.
( la seguente descrizione e ripresa da New moon, non potevo certo rovinare la precisa descrizione che la Meyer aveva fatto)
L'anticamera non era ampia. Si aprì quasi subito in una stanza cavernosa, illuminata, perfettamente circolare, come la torre di un castello... e forse proprio di una torre si trattava. A due piani da terra, le finestre alte e strette gettavano sottili rettangoli di luce sulla pavimentazione. Non c'era alcun tipo di illuminazione artificiale. L'unico arredo erano tante enormi sedie di legno, simili a troni, disposte irregolarmente lungo la curva della parete. Al centro del cerchio, leggermente incassato, c'era un altro tombino. Forse lo usavano per uscire, come quello che dava sulla strada.
La stanza non era vuota. Un capannello di persone era impegnato in conversazioni rilassate. Il mormorio delle loro voci basse e dolci attraversava l'aria gentile. Mentre li osservavo, una coppia di donne pallide con vestiti leggeri attraversò una chiazza di luce e la loro pelle, come un prisma, irradiò gocce di arcobaleno contro le pareti color terra di Siena.
Tutti quei volti deliziosi si voltarono verso di noi. La maggior parte di loro indossava pantaloni e camicie anonimi, indumenti che in strada sarebbero passati inosservati.
Due dei tre signori di Alec, che riconobbi poiché erano seduti sui troni, mi guardavano in passibili, mentre quello che sicuramente doveva essere Aro mi osservava curioso.
- Caro Alec, devi spiegarci molte cose…- disse quasi dolce.
Il mio vampiro si inginocchiò di fronte ai tre e a testa bassa disse:- So di aver sbagliato Aro, non dirvi niente di lei è inammissibile, ma era per proteggerla… ora, però, ve la porto perché spero che l’accettiate  nella nostra grande famiglia.- il suo tono era encomiastico, ma sapevo che stava solo usando il comportamento più consono.
“ ACCETTAMI, ACCETTAMI…” inviai il mio pensiero verso Aro.
Il vampiro sgranò gli occhi:- Straordinario!
Non capii bene cosa era successo.
- Alec non mi avevi detto del suo potere.
Potere? Quale potere?
- Quale dei due?- chiese sorridendo il mio amore.
Stava succedendo qualcosa di cui non mi stavo rendendo conto.
- Due poteri? Sensazionale… Alec potresti mostrami?- non era certo una domanda.
Il mio amore diede la mano ad Aro che con un’espressione estasiata e, allo stesso modo, perversa accarezzava la sua mano.
- Incredibile… Notevole… Davvero notevole.
Stavo iniziando ad innervosirmi.
“ QUALCUNO MI SPIEGHI COSA SUCCEDE!” urlai nella mia mente.
Tutti si girarono verso di me guardandomi come se fossero sottomessi.
- Aro sta leggendo la mente di Alec che gli sta mostrando i tuoi poteri e tutti i suoi ricordi.- disse un vampiro dai lunghi capelli neri. Mi aveva risposto come un automa, nessuna emozione, come se fosse un pupazzo.
Distolsi lo sguardo da quel gruppo.
- Davvero sorprendente…
- Hai visto Aro- disse soddisfatto Alec- ha controllato tutta la sala.
- Vi prego di spiegarmi.- chiesi con garbo.
- Perché Alec non le ha detto niente?- chiese Aro.
- Non ero certo di aver ben compreso le sue potenzialità così ho preferito tacere.
- Posso spiegare io?- chiese smanioso il suo signore.
Alec abbassò il capo in segno di sottomissione.
- Mia cara, sei davvero una vampira fuori dal comune. Alcuni vampiri, non tutti, sia ben chiaro, hanno dei poteri, ma tu ne hai addirittura due. La cosa migliore è che questi poteri sono veramente speciali e assai vantaggiosi. Con il tuo pensiero riesci a controllare la mente e il corpo della persona a cui lo indirizzi. Io ho sentito il tuo potere su di me, mi hai convinto ad accettarti, cosa che, dopo aver appreso il tuo potenziale e l’amore che il nostro Alec prova per te, era inutile, l’avevo già fatto.
Un sorriso di felicità e sollievo solcò le mie labbra
- E poi se mi sorridi in quel modo rischi seriamente di stregarmi.- sorrise gentile il vampiro.
Tutti ora avevano un’aria serena e compiacente.
- Benvenuta nella nostra famiglia. Ora potete andare.
Ero riuscita a farmi accettare, ora niente mi avrebbe più ostacolato nel passare la mia eternità con il mio amore.

I mesi passarono rapidi e spensierati. Giulia era riuscita a conquistare gli animi di tutti, compresa Jane, che ormai stravedeva per lei. Spesso dovevo strapparla dalle grinfie della mia sorellina per passare del tempo con lei.
- Alec non fare il bambino…- disse lei accarezzandomi i capelli. Eravamo sdraiati sul letto avvolti dalle pesanti coperte.
- Deve smetterla di rapirti. Tu sei MIA!- sbottai possessivo girandosi e affondando la testa sul suo ventre.
- Sì sei proprio un bimbo.
- Ah sì?!?!- chiesi ringhiando scherzosamente risalendo con le mani fino ai suoi seni.
- Sì un bimbo davvero birichino…- rise prendendo il mio volto e baciando mi con desiderio.
Uscimmo da quella stanza solo quando la fame distolse i nostri altri istinti famelici.


Un giorno, d’inverno, i nostri signori chiamarono tutto il corpo di guardia in assemblea. Parlarono un certo clan di vampiri vegetariani, non so come facevano, del Nord America. Erano troppo numerosi ed influenti, in più avevano creato una piccala mezza vampira. Non capii bene i motivi, ma sta di fatto, che dovevamo prepararci a partire, tutti.
Qualche mese dopo era il giorno della partenza Alec mi strinse forte a sé. Molto probabilmente avremmo combattuto o forse no, ma sta di fatto che avevo una voglia matta di provare il mio potere.
   
 
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