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Autore: JustALittleLie    10/04/2012    5 recensioni
Quando Jude, cresciuta nel North Carolina, si era trasferita a New York per studiare alla Columbia, aveva pensato che quella sarebbe stata la svolta della sua vita. In una città così grande avrebbe sicuramente trovato un buon lavoro, delle persone intellettualmente stimolanti e, più importante di tutto, il suo principe azzurro.
Le cose non erano andate però secondo i suoi piani e tutto quello che aveva era un lavoro come ragazza delle consegne da Frankie's e due coinquiline alquanto strane.
Oh, ma il bello, la ciliegina sulla torta, doveva ancora arrivare ed aveva anche un nome: Andrew.
***
-ma questo è un ricatto!- si ritrovò quasi ad urlare, rossa in viso, mentre il ragazzo si allontanava
-e questa è New York, piccola- e le fece l’occhiolino mandandole un bacio, con tanto di schiocco.
  
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se c’era una cosa che Jude odiava con tutto il suo essere, erano gli esami di metà semestre.

Quando aveva deciso di studiare letteratura, sapeva che non sarebbe stato semplice e che doveva impegnarsi, ma mai aveva immaginato di poter sentire l’irrefrenabile impulso di prendere il libro di fronte a lei e bruciarlo. O, meglio ancora, lanciarlo sul naso del professor Manson.

Non aveva alcuna voglia di studiare in quel momento e di certo la fitta coltre di nubi che si estendevano fuori dalla finestra creando uno scenario alquanto cupo e triste non la aiutavano.

Jude amava il sole, il caldo e il verde, tutte cose che a New York erano solo un miraggio lontano, a meno che non andasse a central park il quattordici di agosto.

Quel freddo le metteva tristezza e faceva salire la sua pigrizia a livelli esorbitanti, senza contare gli effetti negativi del mal tempo sul suo umore già di per se lunatico che la rendevano alquanto irritabile. Tutto quello che voleva in quel momento era prendere una cioccolata calda, addormentarsi sotto un piumone e svegliarsi in primavera, quando avrebbe potuto mettere il viso fuori la finestra senza congelarsi il naso.

Ovviamente non poteva farlo, aveva la scuola, il lavoro ed un’inesistente vita sociale da portare avanti.

-nevica!- Lauren spalancò la porta della stanza di Jude non curante del fatto che la ragazza stesse disperatamente cercando la voglia studiare da qualche parte.

Jude si voltò verso di lei, con un cipiglio di disappunto e per tutta risposta Lauren saltellò verso la finestra, spalancando la tenda color lavanda.

-nevica!- ripeté allargando le braccia

Jude guardò per un istante fuori dalla finestra fissando i piccoli fiocchi di neve che vorticavano in aria prima di poggiarsi leggeri agli angoli della finestra.

Perfetto.

Poteva mancare la neve a coronare quella giornata stupenda? Odiava l’inverno.

-sto cercando di studiare- si lamentò costringendosi a tornare con la testa sul libro di letteratura aperto sulla piccola scrivania

-oh, ecco cos’è quella strana aura nera che volteggia attorno alla tua persona!- gesticolò freneticamente avvicinandosi a lei

-non hai Elle da importunare?- chiese speranzosa

Lauren fece schioccare la lingua scuotendo la testa –è andata prima in biblioteca-

-e tu non avevi un lavoro?- chiese con la speranza che la ragazza si togliesse dai piedi.

Lauren lavorava al bar sotto casa più o meno da quando la conosceva. Stava al bancone e distribuiva drink ai ragazzi che molte sere si presentavano lì, probabilmente solo per lei. Non era raro che Lauren scegliesse tra uno dei tanti che lasciava scie di bava sul bancone il suo compagno per una notte. Una sola notte era il tempo concesso al fortunato, poi Lauren lo invitava gentilmente a lasciare l’appartamento e la sua vita, preferibilmente in punta di piedi, senza svegliarla.

Lei diceva che quel lavoro la divertiva, che poteva mettere in pratica sulle persone quello che studiava all’università. Amava psicoanalizzare le persone che si sedevano ad uno sgabello e con aria triste le raccontavano i loro problemi, le piaceva scavare a fondo e, con grande terrore da parte di Jude, ci riusciva anche bene.

-comincio tra un’ora- rispose la mora sfiorandosi i capelli con la mano destra

Rassegnata, Jude fece per tornare ai suoi studi, ma si bloccò quasi subito, portando l’orologio legato al polso sotto i suoi occhi.

-maledizione!- urlò scattando in piedi

-che succede?- quasi urlò Lauren di rimando, sobbalzando

-sono in ritardo, tra quindici minuti devo essere a lavoro!- sbottò correndo verso la sala da pranzo alla ricerca del suo cappotto.

-hey, ieri sono tornata tardi e non mi hai più detto com’è andato il tuo primo giorno!- Lauren la raggiunse porgendole il cappotto e la sciarpa

-bene- commentò sbrigativa afferrando entrambi

-qualche consegna interessante?- chiese ancora mentre si lasciava cadere sul sofà

Jude si bloccò giusto un istante col braccio allungato nell’intento di afferrare la tracolla dall’appendi abiti, mentre l’espressione accigliata e nervosa di quel ragazzo si faceva spazio tra i suoi pensieri.

Se Lauren avesse scoperto che uno dei posti dove aveva fatto una consegna era un set fotografico gremito di modelli mezzi nudi, molto probabilmente le si sarebbe attaccata alla gamba costringendola a trascinarla con lei.

-no, nessuna, ora devo andare- spalancò la porta, ma ancora una volta la voce di Lauren la bloccò

-passa al bar stasera, ti ci vuole del puro e sano alcol!-

Jude alzò gli occhi al cielo prima di richiudere la porta dietro di lei.

Parafrasando le parole di Lauren però poteva trovarci un po’ di verità: aveva bisogno di distrarsi. Non era il tipo da strani festeggiamenti a base di alcol e sesso, ma poteva trovare qualcosa di divertente da fare. Un hobby, le serviva un hobby.

Imprecò sotto voce quando un turbine di vento la travolse facendole male il viso. Alzò la sciarpa fino agli occhi e, infilando le mani in tasca, si diresse a passo svelto verso il negozio, sperando di arrivarci prima di morire assiderata.

 

 

Il calore che padroneggiava all’interno di Frankie’s le sembrò il paradiso in quel momento. Sospirò scostandosi la sciarpa dalla bocca e gettando una rapida occhiata all’orologio a muro: per fortuna non era in ritardo.

-eccoti qui!- l’accolse Frankie dal bancone e lei sorrise di rimando

-fa un freddo bestiale fuori- commentò mentre si fregava le mani, cercando di riscaldarle

Frankie annuì alzando poi la testa per controllare un foglio di carta rettangolare che penzolava dalla cappa in ferro di fronte a lui.

-oggi ci sono poche consegne- commentò –se termini prima dell’orario puoi anche andare a casa-

-grazie- sospirò –con questo tempaccio andare in giro non è l’ideale-

-ti avrei lasciato usare il furgoncino delle consegne, ma abbiamo avuto un problema ed è dal meccanico-

Jude alzò le spalle afferrando la busta che Frankie le porgeva. Doveva essere la sua giornata fortunata quella.

Nevicava, era stanca, nervosa ed ipersensibile, poteva andare peggio?

Quando uscì al gelo la sua unica speranza, l’ultima che le era rimasta quella giornata, era di non dover rivedere quel ragazzo antipatico che l’aveva guardata dall’alto in basso il giorno prima, lo sperava con tutto il cuore.

Quel ragazzo era così bello che quasi non riusciva a capacitarsi che a tanta bellezza potesse corrispondere altrettanta maleducazione. Lei non aveva fatto niente, si era appiattita contro il muro cercando di passare inosservata, eppure quel ragazzo aveva avuto da ridire perché lei lo stava osservando. Come se fosse possibile non osservare uno come lui.

Dopo la decima consegna quasi sentiva le stalattiti  penderle dalla punta del naso ghiacciata.

-questa è l’ultima consegna- le sorrise incoraggiante l’uomo –questo cliente non paga in contanti, quindi puoi andare a casa dopo aver consegnato-

 Jude ringraziò afferrando la busta ed uscendo rapidamente, aveva fretta di tornare a casa.

Peccato però che non avesse alcuna voglia di studiare. Magari per una volta avrebbe ascoltato il consiglio di Lauren e sarebbe passata da lei per bere una birra. Dopo tutto era mercoledì, il locale non doveva essere affollato come nel fine settimana.

Alzò le spalle annuendo a se stessa, perché no.

Dopo due minuti di girovagare si rese conto che non aveva nemmeno controllato l’indirizzo sulla busta di carta e, quando lo fece, quello spiraglio di buon umore che stava facendo capolino dall’oscurità del suo stato d’animo, scomparve definitivamente.

Oh, quella era proprio la sua giornata fortunata.

Si diresse verso quel grattacielo, questa volta con passo strisciante, costringendosi a mettere un piede avanti all’altro. Arrivata all’ingresso si fece forza, dopo tutto poteva anche non incontrare quel ragazzo e poi non era più una ragazzina, non poteva lasciarsi intimidire da uno sconosciuto che le faceva la voce dura.

Entrò nell’ascensore con la convinzione che l’amica avrebbe dovuto offrire una camomilla dopo, altro che birra.

Quando arrivò al suo piano, le porte si aprirono svelandole la stessa scrivania, con la stessa segretaria, con la stessa simpatia e disponibilità.

-prego?- le chiese la biondina

Jude alzò la busta all’altezza del viso –devo fare una consegna-

La ragazza la fissò per qualche istante e Jude sperò con tutta se stessa che la invitasse a lasciarla a lei, ma quella ovviamente, era la sua giornata fortunata. L’aveva già detto?

-infondo  a sinistra- bofonchiò prima di tornare ad ignorarla

-grazie- quasi ringhiò Jude

Percorse il corridoio con passo svelto, nervosa, e quando arrivò alla porta si fermò un istante chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo. Avrebbe aperto quella porta, consegnato quella busta alla prima persona che si sarebbe trovata di fronte e sarebbe scappata via.

Il suo piano era perfetto, peccato che quando aprì la porta si ritrovò di fronte un ragazzo abbronzato con indosso solo uno slip bianco che le causò un’istantanea paralisi.

Il ragazzo si voltò verso di lei e lo riconobbe al volo, era lo stesso che il giorno prima aveva visto parlare con l’altro, l’antipatico.

Il moro la fissò per qualche istante, probabilmente chiedendosi se la ragazza stesse per soffocare o quel grazioso color rosso fuoco era naturale, poi passò lo sguardo sulla busta che portava tra le mani, sorridendo.

-Andy, sono arrivati i nostri caffè!- trillò il ragazzo a qualcuno avvicinandosi a lei

-ciao!- le sorrise prendendole la busta dalle mani –sei nuova?-

Jude annuì in silenzio, cercando di non fissare lo sguardo sulle braccia muscolose del ragazzo, o peggio sui suoi slip bianchi.

-finalmente- sbottò una voce familiare

Vide un ragazzo, quel ragazzo, fare capolino alle spalle del moro, per poi guardarla con aria accigliata.

Jude trattenne il respiro, per un attimo temette che le facesse un’altra inspiegabile sfuriata, ma quello la ignorò prendendo la busta dalle mani dell’amico e poggiandola su una sedia lì accanto.

Anche lui indossava solo un paio di slip e quella visione le fece sentire improvvisamente caldo. Cercò di non fissarsi sul movimento della schiena muscolosa che si inarcava, spostando lo sguardo sull’altro ragazzo.

-io sono Marlon- il moro allungò una mano verso di lei, ignorando l’amico che era quasi immerso con la testa nella busta di cartone alla ricerca del suo caffè.

-Jude- fece un sorriso tirato stringendogli la mano

Il fatto che fosse in solo intimo non pareva disturbare minimante Marlon che sorrideva a Jude, rilassato. La cosa era diversa invece per lei, che stava per andare praticamente a fuoco.

-dovrei consegnare lo scontrino ad un responsabile- sorrise imbarazzata –sapresti dove posso trovarlo?-

-dai a me, glielo consegno io- si offrì il ragazzo

-grazie- sorrise lei, contenta che ci fosse ancora qualcuno di gentile in quella città

Marlon fece per rispondere, ma venne interrotto da uno sbuffo sonoro da parte dell’amico.

-e questo sarebbe un cappuccino al caramello?- borbottò alzando un sopracciglio nella direzione di Jude

La ragazza rimase spiazzata, guardando il bicchiere di cartone che il ragazzo teneva tra le mani.

-prego?- chiese confusa

-questo- ringhiò allungando con un gesto troppo veloce il bicchiere alla ragazza, che saltellò indietro –ti sembra un cappuccino al caramello?- ripeté irritato

Jude abbassò lo sguardo per un attimo, per poi tornare a fissare il ragazzo, incerta.

-cos’ha che non va?-

-non vedo la schiuma- commentò

La bionda alzò un sopracciglio, sconcertata. Che razza di persona era quella ed in quale ambiente era cresciuto per lamentarsi dell’assenza di schiuma su un cappuccino?

-Andy, andiamo, non è così grave- cercò di farlo ragionare il moro

-non è questo. E’ che non sopporto le persone che non sanno fare il loro lavoro- socchiuse gli occhi, praticamente incenerendola con lo sguardo.

Perché diavolo ce l’aveva con lei? Beh, qualunque fosse il motivo, quel ragazzo aveva scelto la giornata sbagliata per stuzzicarla.

-io mi occupo solo delle consegne- rispose ricambiando l’occhiataccia

-e non dovresti anche controllare che il prodotto sia quello giusto?- la sfidò lui

Jude sbuffò, puntandosi le mani ai fianchi –non è forse un cappuccino al caramello quello che volevi?-

-lo volevo con la schiuma-

Marlon alzò gli occhi al cielo mentre Jude lo imitava, esasperata.

-la prossima volta lo specificherò a chi di dovuto- cercò di restare calma

-sarà meglio- commentò acido –incompetente- sibilò prima di voltarsi, per andarsene.

Jude sapeva che doveva lasciarlo andare, doveva fingere di non aver sentito quell’ultima, gratuita, offesa. Doveva ignorarlo, andare via da lì e sperare che quell’ufficio non avrebbe ordinato più niente da Frankie’s.

Doveva mantenere la calma, doveva…

-prego?!- sbottò facendo voltare nuovamente il ragazzo, che la guardò con aria di sufficienza

-volevo solo dire che non mi sembri molto competente in…quello che fai- indicò l’uniforme gialla più che lei

Jude strinse le mani in due pugni –ma come ti permetti?- sbottò

-stai calma- sbuffò –stavo solo facendo le mie considerazioni-

-Andrew- lo interruppe l’amico –forse e meglio che…-

-beh, ti dico una cosa- sbottò Jude interrompendolo –a me non interessano le tue considerazioni, quindi tienitele per te-

Edmund, o come diavolo si chiamava, scrollò le spalle.

-se non sei capace di fare il tuo lavoro qualcuno dovrebbe fartelo notare-

- ti prego- si lamentò Marlon passandosi una mano sul volto

Jude fece un passo verso di lui fissandolo negli occhi.

Non era arrivata a New York per farsi mettere i piedi in testa da un ragazzino viziato, non era andata lì per farsi insultare e non era lì per passare per l’idiota di turno.

-e se non sei capace di pensare prima di parlare, sarebbe meglio non farlo- ringhiò

Quello che accadde dopo fu inconscio, involontario. Allungò il braccio verso il ragazzo, afferrando il bicchiere dalle sue mani. Con un gesto veloce versò il contenuto caldo sul suo petto e rimase qualche istante a fissare il liquido appiccicoso scivolare fino alla pancia prima di rendersi conto di quello che aveva fatto.

Vide Marlon portare una mano alla bocca spalancata, ma non ebbe il coraggio di alzare la testa per scoprire l’espressione del ragazzo.

Lasciò cadere il bicchiere a terra e si voltò pronta a scappare. Era sicura che quel ragazzo avrebbe preso ad urlarle dietro qualsiasi tipo di improperio, ma tutto quello che sentì prima di chiudere la porta fu la voce di Marlon, al metà tra il divertito e lo sconsolato.

-questa te la sei proprio cercata, amico-

 

 

 

-mi licenzieranno- Jude abbandono la fronte sulla superficie liscia e fresca del bancone, cercando un po’ di sollievo, ma aveva fissa in mente l’immagine del ragazzo che la guardava spalancando gli occhi.

Come diavolo le era venuto in mente di fare una cosa del genere? Come aveva anche solo lontanamente pensato di farlo?

Lui era un cliente, simpatico o meno non erano affari suoi, ed il cliente ha sempre ragione. Non era forse questa la prima regola da imparare?

E per quanto il cliente potesse essere rozzo, maleducato, sgarbato, arrogante e presuntuoso, lei non aveva avuto alcun diritto di buttargli un cappuccino bollente addosso e scappare come un’invasata.

-vedrai che non lo faranno-

Era andata da Lauren, alla ricerca di un po’ di conforto, ma sentiva chiaramente che la ragazza stava trattenendo a stento una risata, il che la fece innervosire parecchio.

Alzò di scatto la testa guardandola, mentre si mordeva il labbro inferiore, alzando un sopracciglio.

Alla vista di quella che doveva essere un’espressione minacciosa da parte della biondina, Lauren non riuscì più a trattenersi, scoppiando a ridere.

-scusami!- singhiozzò tra una risata e l’altra –è solo che sto cercando di immaginare te, la regina delle sante, buttare un cappuccino in faccia a qualcuno-

-smettila!- sbottò –mi licenzieranno, non avrò più un lavoro e non potrò più pagare l’affitto!-

Lauren si ricompose per poi alzare gli occhi al cielo.

-a volte mi sembri Elle- sospirò prima di voltarsi un attimo per prendere una bottiglia –non essere così pessimista, magari puoi usare la scusa che ti è scivolato il bicchiere dalle mani che poi è accidentalmente caduto sul povero ragazzo-

-certo e poi invece di scusarmi sono scappata via correndo perché un troll incazzato nero mi inseguiva, giusto?-

Lauren schioccò le dita, come se una lampadina si fosse accesa nella sua testa –giusto!- squittì divertita

Perché mai aveva avuto l’assurda idea di andare da Lauren?

Jude si alzò dallo sgabello, raccogliendo la borsa che aveva poggiato sul bancone -vado a deprimermi con Titanic, ci vediamo dopo-

Lauren storse il naso mentre versava del rum in un bicchiere, per poi far scivolare quest’ultimo sul bancone fino ad arrivare ad un uomo grassoccio ad almeno due metri da loro. Se ci avesse provato Jude, probabilmente il bicchiere si sarebbe schiacciato al suolo prima di fare dieci centimetri.

-non puoi torturarti così- sentenziò infine la mora

Jude sospirò chiudendosi la giacca –credimi, quello di cui ho bisogno ora è Leo sullo schermo per tre ore di fila-

-contenta tu- commentò improvvisamente distratta da qualcosa alle spalle di Jude

La biondina si voltò in tempo per vedere un ragazzo dai capelli castani fare il suo ingresso, era muscoloso e pareva non sentire il freddo nel suo giacchetto leggero di pelle.

Tornò a guardare Lauren che ormai era entrata nella modalità “rimorchiatrice selvaggia” –ci vediamo a casa- alzò gli occhi al cielo prima di uscire di tutta fretta.

Uscita in strada, si rese conto che aveva smesso di nevicare. Quanto era stata lì dentro in compagnia di Lauren? Non lo sapeva, ma aveva avuto bisogno di fuggire dalla realtà, di fermarsi per un istante.

Se l’avessero licenziata, avrebbe dovuto rinunciare all’università. I suoi non navigavano nell’oro, Jude sapeva quanto gli sarebbe costato mantenerla e, sebbene l’avrebbero fatto di spontanea volontà, era cosciente degli enormi problemi economici che avrebbe portato quella spesa a casa sua. Non voleva essere un peso, anzi, voleva laurearsi anche per riuscire a dare una mano ai suoi genitori.

Alzò la testa verso il cielo e notò una stella solitaria proprio sopra la sua testa. La luce era fioca, quasi impercettibile, ma Jude la vide e una volta arrivata sotto casa, prima di entrare, la fissò intensamente e sperò con tutto il suo cuore che non fosse costretta a lasciare la sua vita lì.

 

 

 

 

 

*                           *                          *

 

 

 

 

 

Io continuo ad essere terrorizzata.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, boh, sono terrorizzata. L’ho già detto? LOL

Fatemi sapere cosa ne pensate anche(soprattutto) se non vi piace!

Grazie a tutte.

 

   
 
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