Se c’era una cosa che
Jude odiava
con tutto il suo essere, erano gli esami di metà semestre.
Quando aveva deciso di studiare
letteratura, sapeva che non sarebbe stato semplice e che doveva
impegnarsi, ma
mai aveva immaginato di poter sentire l’irrefrenabile impulso
di prendere il
libro di fronte a lei e bruciarlo. O, meglio ancora, lanciarlo sul naso
del
professor Manson.
Non aveva alcuna voglia di studiare
in quel momento e di certo la fitta coltre di nubi che si estendevano
fuori
dalla finestra creando uno scenario alquanto cupo e triste non la
aiutavano.
Jude amava il sole, il caldo e il
verde, tutte cose che a New York erano solo un miraggio lontano, a meno
che non
andasse a central park il quattordici di agosto.
Quel freddo le metteva tristezza e
faceva salire la sua pigrizia a livelli esorbitanti, senza contare gli
effetti
negativi del mal tempo sul suo umore già di per se lunatico
che la rendevano
alquanto irritabile. Tutto quello che voleva in quel momento era
prendere una
cioccolata calda, addormentarsi sotto un piumone e svegliarsi in
primavera,
quando avrebbe potuto mettere il viso fuori la finestra senza
congelarsi il
naso.
Ovviamente non poteva farlo, aveva
la scuola, il lavoro ed un’inesistente vita sociale da
portare avanti.
-nevica!- Lauren
spalancò la porta
della stanza di Jude non curante del fatto che la ragazza stesse
disperatamente
cercando la voglia studiare da qualche parte.
Jude si voltò verso di
lei, con un
cipiglio di disappunto e per tutta risposta Lauren saltellò
verso la finestra,
spalancando la tenda color lavanda.
-nevica!- ripeté
allargando le
braccia
Jude guardò per un
istante fuori
dalla finestra fissando i piccoli fiocchi di neve che vorticavano in
aria prima
di poggiarsi leggeri agli angoli della finestra.
Perfetto.
Poteva mancare la neve a coronare
quella giornata stupenda? Odiava l’inverno.
-sto cercando di studiare- si
lamentò costringendosi a tornare con la testa sul libro di
letteratura aperto
sulla piccola scrivania
-oh, ecco
cos’è quella strana aura
nera che volteggia attorno alla tua persona!- gesticolò
freneticamente
avvicinandosi a lei
-non hai Elle da importunare?-
chiese speranzosa
Lauren fece schioccare la lingua
scuotendo la testa –è andata prima in biblioteca-
-e tu non avevi un lavoro?- chiese
con la speranza che la ragazza si togliesse dai piedi.
Lauren lavorava al bar sotto casa
più o meno da quando la conosceva. Stava al bancone e
distribuiva drink ai
ragazzi che molte sere si presentavano lì, probabilmente
solo per lei. Non era
raro che Lauren scegliesse tra uno dei tanti che lasciava scie di bava
sul
bancone il suo compagno per una notte. Una sola notte era il tempo
concesso al
fortunato, poi Lauren lo invitava gentilmente a lasciare
l’appartamento e la
sua vita, preferibilmente in punta di piedi, senza svegliarla.
Lei diceva che quel lavoro la
divertiva, che poteva mettere in pratica sulle persone quello che
studiava
all’università. Amava psicoanalizzare le persone
che si sedevano ad uno
sgabello e con aria triste le raccontavano i loro problemi, le piaceva
scavare
a fondo e, con grande terrore da parte di Jude, ci riusciva anche bene.
-comincio tra un’ora-
rispose la
mora sfiorandosi i capelli con la mano destra
Rassegnata, Jude fece per tornare
ai
suoi studi, ma si bloccò quasi subito, portando
l’orologio legato al polso
sotto i suoi occhi.
-maledizione!- urlò
scattando in
piedi
-che succede?- quasi
urlò Lauren di
rimando, sobbalzando
-sono in ritardo, tra quindici
minuti devo essere a lavoro!- sbottò correndo verso la sala
da pranzo alla
ricerca del suo cappotto.
-hey, ieri sono tornata tardi e non
mi hai più detto com’è andato il tuo
primo giorno!- Lauren la raggiunse
porgendole il cappotto e la sciarpa
-bene- commentò
sbrigativa
afferrando entrambi
-qualche consegna interessante?-
chiese ancora mentre si lasciava cadere sul sofà
Jude si bloccò giusto un
istante col
braccio allungato nell’intento di afferrare la tracolla
dall’appendi abiti,
mentre l’espressione accigliata e nervosa di quel ragazzo si
faceva spazio tra
i suoi pensieri.
Se Lauren avesse scoperto che uno
dei posti dove aveva fatto una consegna era un set fotografico gremito
di
modelli mezzi nudi, molto probabilmente le si sarebbe attaccata alla
gamba
costringendola a trascinarla con lei.
-no, nessuna, ora devo andare-
spalancò la porta, ma ancora una volta la voce di Lauren la
bloccò
-passa al bar stasera, ti ci vuole
del puro e sano alcol!-
Jude alzò gli occhi al
cielo prima
di richiudere la porta dietro di lei.
Parafrasando le parole di Lauren
però poteva trovarci un po’ di verità:
aveva bisogno di distrarsi. Non era il
tipo da strani festeggiamenti a base di alcol e sesso, ma poteva
trovare
qualcosa di divertente da fare. Un hobby, le serviva un hobby.
Imprecò sotto voce
quando un turbine
di vento la travolse facendole male il viso. Alzò la sciarpa
fino agli occhi e,
infilando le mani in tasca, si diresse a passo svelto verso il negozio,
sperando di arrivarci prima di morire assiderata.
Il calore che padroneggiava
all’interno di Frankie’s le sembrò il
paradiso in quel momento. Sospirò
scostandosi la sciarpa dalla bocca e gettando una rapida occhiata
all’orologio
a muro: per fortuna non era in ritardo.
-eccoti qui!- l’accolse
Frankie dal
bancone e lei sorrise di rimando
-fa un freddo bestiale fuori-
commentò mentre si fregava le mani, cercando di riscaldarle
Frankie annuì alzando
poi la testa
per controllare un foglio di carta rettangolare che penzolava dalla
cappa in
ferro di fronte a lui.
-oggi ci sono poche consegne-
commentò –se termini prima dell’orario
puoi anche andare a casa-
-grazie- sospirò
–con questo
tempaccio andare in giro non è l’ideale-
-ti avrei lasciato usare il
furgoncino delle consegne, ma abbiamo avuto un problema ed è
dal meccanico-
Jude alzò le spalle
afferrando la
busta che Frankie le porgeva. Doveva essere la sua giornata fortunata
quella.
Nevicava, era stanca, nervosa ed
ipersensibile, poteva andare peggio?
Quando uscì al gelo la
sua unica
speranza, l’ultima che le era rimasta quella giornata, era di
non dover
rivedere quel ragazzo antipatico che l’aveva guardata
dall’alto in basso il
giorno prima, lo sperava con tutto il cuore.
Quel ragazzo era così
bello che
quasi non riusciva a capacitarsi che a tanta bellezza potesse
corrispondere
altrettanta maleducazione. Lei non aveva fatto niente, si era
appiattita contro
il muro cercando di passare inosservata, eppure quel ragazzo aveva
avuto da
ridire perché lei lo stava osservando. Come se fosse
possibile non osservare
uno come lui.
Dopo la decima consegna quasi
sentiva le stalattiti penderle
dalla
punta del naso ghiacciata.
-questa è
l’ultima consegna- le
sorrise incoraggiante l’uomo –questo cliente non
paga in contanti, quindi puoi
andare a casa dopo aver consegnato-
Jude
ringraziò afferrando la busta ed uscendo
rapidamente, aveva fretta di tornare a casa.
Peccato però che non
avesse alcuna
voglia di studiare. Magari per una volta avrebbe ascoltato il consiglio
di
Lauren e sarebbe passata da lei per bere una birra. Dopo tutto era
mercoledì,
il locale non doveva essere affollato come nel fine settimana.
Alzò le spalle annuendo
a se stessa,
perché no.
Dopo due minuti di girovagare si
rese conto che non aveva nemmeno controllato l’indirizzo
sulla busta di carta
e, quando lo fece, quello spiraglio di buon umore che stava facendo
capolino
dall’oscurità del suo stato d’animo,
scomparve definitivamente.
Oh, quella era proprio la sua
giornata fortunata.
Si diresse verso quel grattacielo,
questa volta con passo strisciante, costringendosi a mettere un piede
avanti
all’altro. Arrivata all’ingresso si fece forza,
dopo tutto poteva anche non
incontrare quel ragazzo e poi non era più una ragazzina, non
poteva lasciarsi
intimidire da uno sconosciuto che le faceva la voce dura.
Entrò
nell’ascensore con la
convinzione che l’amica avrebbe dovuto offrire una camomilla
dopo, altro che
birra.
Quando arrivò al suo
piano, le porte
si aprirono svelandole la stessa scrivania, con la stessa segretaria,
con la
stessa simpatia e disponibilità.
-prego?- le chiese la biondina
Jude alzò la busta
all’altezza del
viso –devo fare una consegna-
La ragazza la fissò per
qualche
istante e Jude sperò con tutta se stessa che la invitasse a
lasciarla a lei, ma
quella ovviamente, era la sua giornata fortunata. L’aveva
già detto?
-infondo
a sinistra- bofonchiò prima di tornare ad
ignorarla
-grazie- quasi ringhiò
Jude
Percorse il corridoio con passo
svelto, nervosa, e quando arrivò alla porta si
fermò un istante chiudendo gli
occhi e prendendo un respiro profondo. Avrebbe aperto quella porta,
consegnato
quella busta alla prima persona che si sarebbe trovata di fronte e
sarebbe
scappata via.
Il suo piano era perfetto, peccato
che quando aprì la porta si ritrovò di fronte un
ragazzo abbronzato con indosso
solo uno slip bianco che le causò un’istantanea
paralisi.
Il ragazzo si voltò
verso di lei e lo
riconobbe al volo, era lo stesso che il giorno prima aveva visto
parlare con
l’altro, l’antipatico.
Il moro la fissò per
qualche
istante, probabilmente chiedendosi se la ragazza stesse per soffocare o
quel
grazioso color rosso fuoco era naturale, poi passò lo
sguardo sulla busta che portava
tra le mani, sorridendo.
-Andy, sono arrivati i nostri
caffè!- trillò il ragazzo a qualcuno
avvicinandosi a lei
-ciao!- le sorrise prendendole la
busta dalle mani –sei nuova?-
Jude annuì in silenzio,
cercando di
non fissare lo sguardo sulle braccia muscolose del ragazzo, o peggio
sui suoi
slip bianchi.
-finalmente- sbottò una
voce
familiare
Vide un ragazzo, quel
ragazzo, fare capolino alle spalle
del moro, per poi guardarla con aria accigliata.
Jude trattenne il respiro, per un
attimo temette che le facesse un’altra inspiegabile sfuriata,
ma quello la
ignorò prendendo la busta dalle mani dell’amico e
poggiandola su una sedia lì
accanto.
Anche lui indossava solo un paio di
slip e quella visione le fece sentire improvvisamente caldo.
Cercò di non
fissarsi sul movimento della schiena muscolosa che si inarcava,
spostando lo
sguardo sull’altro ragazzo.
-io sono Marlon- il moro
allungò una
mano verso di lei, ignorando l’amico che era quasi immerso
con la testa nella
busta di cartone alla ricerca del suo caffè.
-Jude- fece un sorriso tirato
stringendogli la mano
Il fatto che fosse in solo intimo
non pareva disturbare minimante Marlon che sorrideva a Jude, rilassato.
La cosa
era diversa invece per lei, che stava per andare praticamente a fuoco.
-dovrei consegnare lo scontrino ad
un responsabile- sorrise imbarazzata –sapresti dove posso
trovarlo?-
-dai a me, glielo consegno io- si
offrì il ragazzo
-grazie- sorrise lei, contenta che
ci fosse ancora qualcuno di gentile in quella città
Marlon fece per rispondere, ma
venne
interrotto da uno sbuffo sonoro da parte dell’amico.
-e questo sarebbe un cappuccino al
caramello?- borbottò alzando un sopracciglio nella direzione
di Jude
La ragazza rimase spiazzata,
guardando il bicchiere di cartone che il ragazzo teneva tra le mani.
-prego?- chiese confusa
-questo- ringhiò
allungando con un
gesto troppo veloce il bicchiere alla ragazza, che saltellò
indietro –ti sembra
un cappuccino al caramello?- ripeté irritato
Jude abbassò lo sguardo
per un
attimo, per poi tornare a fissare il ragazzo, incerta.
-cos’ha che non va?-
-non vedo la schiuma-
commentò
La bionda alzò un
sopracciglio,
sconcertata. Che razza di persona era quella ed in quale ambiente era
cresciuto
per lamentarsi dell’assenza di schiuma su un cappuccino?
-Andy, andiamo, non è
così grave-
cercò di farlo ragionare il moro
-non è questo.
E’ che non sopporto
le persone che non sanno fare il loro lavoro- socchiuse gli occhi,
praticamente
incenerendola con lo sguardo.
Perché diavolo ce
l’aveva con lei?
Beh, qualunque fosse il motivo, quel ragazzo aveva scelto la giornata
sbagliata
per stuzzicarla.
-io mi occupo solo delle consegne-
rispose ricambiando l’occhiataccia
-e non dovresti anche controllare
che il prodotto sia quello giusto?- la sfidò lui
Jude sbuffò, puntandosi
le mani ai
fianchi –non è forse un cappuccino al caramello
quello che volevi?-
-lo volevo con la schiuma-
Marlon alzò gli occhi al
cielo
mentre Jude lo imitava, esasperata.
-la prossima volta lo
specificherò a
chi di dovuto- cercò di restare calma
-sarà meglio-
commentò acido
–incompetente- sibilò prima di voltarsi, per
andarsene.
Jude sapeva che doveva lasciarlo
andare, doveva fingere di non aver sentito quell’ultima,
gratuita, offesa.
Doveva ignorarlo, andare via da lì e sperare che
quell’ufficio non avrebbe
ordinato più niente da Frankie’s.
Doveva mantenere la calma,
doveva…
-prego?!- sbottò facendo
voltare
nuovamente il ragazzo, che la guardò con aria di sufficienza
-volevo solo dire che non mi sembri
molto competente in…quello che fai- indicò
l’uniforme gialla più che lei
Jude strinse le mani in due pugni
–ma come ti permetti?- sbottò
-stai calma- sbuffò
–stavo solo
facendo le mie considerazioni-
-Andrew- lo interruppe
l’amico
–forse e meglio che…-
-beh, ti dico una cosa-
sbottò Jude
interrompendolo –a me non interessano le tue considerazioni,
quindi tienitele
per te-
Edmund, o come diavolo si chiamava,
scrollò le spalle.
-se non sei capace di fare il tuo
lavoro qualcuno dovrebbe fartelo notare-
- ti prego-
si lamentò Marlon passandosi una mano sul volto
Jude fece un passo verso di lui
fissandolo negli occhi.
Non era arrivata a New York per
farsi mettere i piedi in testa da un ragazzino viziato, non era andata
lì per
farsi insultare e non era lì per passare per
l’idiota di turno.
-e se non sei capace di pensare
prima di parlare, sarebbe meglio non farlo- ringhiò
Quello che accadde dopo fu
inconscio, involontario. Allungò il braccio verso il
ragazzo, afferrando il
bicchiere dalle sue mani. Con un gesto veloce versò il
contenuto caldo sul suo
petto e rimase qualche istante a fissare il liquido appiccicoso
scivolare fino
alla pancia prima di rendersi conto di quello che aveva fatto.
Vide Marlon portare una mano alla
bocca spalancata, ma non ebbe il coraggio di alzare la testa per
scoprire
l’espressione del ragazzo.
Lasciò cadere il
bicchiere a terra e
si voltò pronta a scappare. Era sicura che quel ragazzo
avrebbe preso ad
urlarle dietro qualsiasi tipo di improperio, ma tutto quello che
sentì prima di
chiudere la porta fu la voce di Marlon, al metà tra il
divertito e lo
sconsolato.
-questa te la sei proprio cercata,
amico-
-mi licenzieranno- Jude abbandono
la
fronte sulla superficie liscia e fresca del bancone, cercando un
po’ di
sollievo, ma aveva fissa in mente l’immagine del ragazzo che
la guardava
spalancando gli occhi.
Come diavolo le era venuto in mente
di fare una cosa del genere? Come aveva anche solo lontanamente pensato
di farlo?
Lui era un cliente, simpatico o
meno
non erano affari suoi, ed il cliente ha sempre ragione. Non era forse
questa la
prima regola da imparare?
E per quanto il cliente potesse
essere rozzo, maleducato, sgarbato, arrogante e presuntuoso, lei non
aveva avuto
alcun diritto di buttargli un cappuccino bollente addosso e scappare
come
un’invasata.
-vedrai che non lo faranno-
Era andata da Lauren, alla ricerca
di un po’ di conforto, ma sentiva chiaramente che la ragazza
stava trattenendo
a stento una risata, il che la fece innervosire parecchio.
Alzò di scatto la testa
guardandola,
mentre si mordeva il labbro inferiore, alzando un sopracciglio.
Alla vista di quella che doveva
essere un’espressione minacciosa da parte della biondina,
Lauren non riuscì più
a trattenersi, scoppiando a ridere.
-scusami!- singhiozzò
tra una risata
e l’altra –è solo che sto cercando di
immaginare te, la regina delle sante,
buttare un cappuccino in faccia a qualcuno-
-smettila!- sbottò
–mi
licenzieranno, non avrò più un lavoro e non
potrò più pagare l’affitto!-
Lauren si ricompose per poi alzare
gli occhi al cielo.
-a volte mi sembri Elle-
sospirò
prima di voltarsi un attimo per prendere una bottiglia –non
essere così
pessimista, magari puoi usare la scusa che ti è scivolato il
bicchiere dalle
mani che poi è accidentalmente caduto sul povero ragazzo-
-certo e poi invece di scusarmi
sono
scappata via correndo perché un troll incazzato nero mi
inseguiva, giusto?-
Lauren schioccò le dita,
come se una
lampadina si fosse accesa nella sua testa –giusto!-
squittì divertita
Perché mai aveva avuto
l’assurda
idea di andare da Lauren?
Jude si alzò dallo
sgabello,
raccogliendo la borsa che aveva poggiato sul bancone -vado a deprimermi
con
Titanic, ci vediamo dopo-
Lauren storse il naso mentre
versava
del rum in un bicchiere, per poi far scivolare quest’ultimo
sul bancone fino ad
arrivare ad un uomo grassoccio ad almeno due metri da loro. Se ci
avesse
provato Jude, probabilmente il bicchiere si sarebbe schiacciato al
suolo prima
di fare dieci centimetri.
-non puoi torturarti
così- sentenziò
infine la mora
Jude sospirò chiudendosi
la giacca
–credimi, quello di cui ho bisogno ora è Leo sullo
schermo per tre ore di fila-
-contenta tu- commentò
improvvisamente distratta da qualcosa alle spalle di Jude
La biondina si voltò in
tempo per
vedere un ragazzo dai capelli castani fare il suo ingresso, era
muscoloso e
pareva non sentire il freddo nel suo giacchetto leggero di pelle.
Tornò a guardare Lauren
che ormai
era entrata nella modalità “rimorchiatrice
selvaggia” –ci vediamo a casa-
alzò gli occhi al cielo prima di uscire di
tutta fretta.
Uscita in strada, si rese conto che
aveva smesso di nevicare. Quanto era stata lì dentro in
compagnia di Lauren?
Non lo sapeva, ma aveva avuto bisogno di fuggire dalla
realtà, di fermarsi per
un istante.
Se l’avessero licenziata,
avrebbe
dovuto rinunciare all’università. I suoi non
navigavano nell’oro, Jude sapeva
quanto gli sarebbe costato mantenerla e, sebbene l’avrebbero
fatto di spontanea
volontà, era cosciente degli enormi problemi economici che
avrebbe portato
quella spesa a casa sua. Non voleva essere un peso, anzi, voleva
laurearsi
anche per riuscire a dare una mano ai suoi genitori.
Alzò la testa verso il
cielo e notò
una stella solitaria proprio sopra la sua testa. La luce era fioca,
quasi
impercettibile, ma Jude la vide e una volta arrivata sotto casa, prima
di
entrare, la fissò intensamente e sperò con tutto
il suo cuore che non fosse
costretta a lasciare la sua vita lì.
*
*
*
Io continuo ad essere terrorizzata.
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e, boh, sono terrorizzata. L’ho già
detto? LOL
Fatemi sapere cosa ne pensate
anche(soprattutto) se non vi piace!
Grazie a tutte.