Ciao
a tutti! Scusatemi per la lunga
assenza, ma tra scuola, trasloco e tutto il resto sono stata super
impegnata.
Prometto che posterò al più presto anche il nono
capitolo di 'You
are my wonderwall'!!
Ringrazio ERMY
CULLEN e
Simplymyself22
per
aver
aggiunto la mia storia tra le preferite! Grazie mille! (:
Fatemi
sapere cosa ne pensate e per chi
volesse, potete aggiungermi su facebook(http://www.facebook.com/profile.php?id=100003712748229&sk=wall)!
Un bacione,
Ele ♥
Alessia NightOwl:
Ehi!
In
realtà mi chiamo Eleonora! Ahah J
Sono davvero contenta che ti piaccia il capitolo. Scrivo da poco e devo
ancora
imparare ad riportare il casino che ho in testa sulla carta, nel modo
più
comprensibile possibile. Ci sto lavorando, insomma! Ti ringrazio per
aver
inserito la mia storia tra le seguite, lo apprezzo davvero tanto!
Visiterò il
tuo profilo e leggerò le tue storie con molto piacere, non
appena avrò un po’ di
tempo libero. *Promise* (:
Fammi sapere cosa ne pensi di questo secondo capitolo
e…scusa per la lunga
attesa!
Un bacione,
Ele
Cri cri:
Ciao!
Ti ringrazio per la
recensione e mi fa piacere che ti sia piaciuto il primissimo capitolo!
Spero
che questo nuovo capitolo non ti deluda e che continui ad incuriosirti!
Fammi sapere cosa ne pensi!
Un bacio e scusa per la lunga attesa!
Ele
P.s: se potete, ascoltatela mentre leggete! http://www.youtube.com/watch?v=pOv4XL3yMZs&ob=av2e
A pair of
eyes as
blue as the ocean.
Erano passate due
settimane dal mio arrivo a Vancouver e, ormai, ne riconoscevo strade,
piazze e
negozi.
Mi piaceva, no, la amavo letteralmente.
Era la città perfetta per me, con
un’atmosfera lontana da quella della Londra caotica e
inquinata da cui ero
fuggita.
Qui nessuno era di fretta.
Qui tutti erano gentili e disponibili.
Qui avevo ritrovato la
serenità, che tanto agognavo.
Certo, ero serena, ma la
malinconia persisteva e sapevo che non avrei potuto farci niente.
Quel senso di vuoto e desolazione che mi aveva assalito dopo la
scomparsa dei
miei genitori e, prima ancora, della mia migliore amica, mi avrebbe
accompagnata
per il resto della mia vita.
Dovevo solo imparare a conviverci, senza
permettergli di distruggermi.
Cara Sophie,
finalmente trovo un po’di tempo per scriverti.
Tra l’iscrizione, le pratiche per
l’università e il ‘trasloco’
non ho avuto
nemmeno un attimo di pace.
Finalmente ho trovato un appartamento! È perfetto e sono
sicura che piacerebbe
anche a te, se solo fossi qui: è luminoso, spazioso e ha
un’enorme cabina
armadio per cui tu perderesti la testa!!
Ti ricordi quando ci nascondemmo nel tuo guardaroba per paura che tua
madre ci
scoprisse, mentre ci provavamo i vestiti supercorti per la festa di Tom
Russ!?!
Ogni volta che sentivamo i passi di tua madre che attraversavano il
corridoio,
il terrore si impossessava di noi…al solo pensarci mi viene
ancora da ridere!
Non vivo da sola, non temere, ho una coinquilina.
Si chiama Lindsey e viene da New York. È bellissima, sul
serio, è bionda, gli
occhi blu e due gambe che farebbero invidia a chiunque! Fortunatamente
non è
una snob, anzi, è simpaticissima e ama la moda quanto te e,
proprio come facevi
tu, sbuffa quando mi vede uscire di casa in jeans e comodissime scarpe
da
ginnastica: andreste sicuramente d’amore e
d’accordo!!
La tua mancanza si sente, Sophie.
E si intensifica ogni giorno di più.
Avresti dovuto essere qui. Con me. A sostenermi
come hai sempre fatto.
Ora devo salutarti, Lindsey si sta spazientendo…è
la quinta volta che mi avvisa
che è ora di andare.
Ti voglio bene.
‘KRISTEEEN!’
strillò
Lindsey per l’ennesima volta.
Chiusi il diario e lo infilai velocemente in borsa,
dopodiché afferrai i libri
che mi sarebbero serviti quella mattina e raggiunsi la mia coinquilina
che,
impaziente, era già sul pianerottolo di casa.
‘Ce ne hai messo di tempo,
londinese!’ disse scendendo le scale a due a due.
‘Si può sapere che diavolo
stavi combinando?! Vuoi forse fare tardi il tuo primo giorno alla
University of
British Columbia?!’ chiese aumentando il passo.
Oddio, ma dove correva?!
L’università era a pochi minuti dal nostro
appartamento e all’inizio delle
lezioni mancava ancora…guardai l’orologio..un
minuto.
Oh cazzo,
Imprecai mentalmente.
‘Io..ehm, ecco…io
stavo..Mi stavo preparando!!’ improvvisai.
In realtà avevo finito di prepararmi quasi un’ora
prima, perché avevo paura di
arrivare in ritardo. Ma non le avrei detto che stavo scrivendo il mio
diario.
Mi avrebbe preso per una di quelle ragazzine da diario segreto pieno di
cuoricini, in attesa del principe azzurro.
Mi squadrò da capo a
piedi, analizzando il mio abbigliamento: indossavo un paio di jeans,
una camicetta
bianca e un paio di stivali color cuoio e ovviamente il pesante
cappotto color
panna.
Tutto sommato, parve
soddisfatta e non fece alcun commento.
Raggiungemmo l’università
in tempo record e ci demmo appuntamento per la fine delle lezioni,
all’entrata
dell’enorme struttura in vetro. Lindsey, infatti, non avrebbe
frequentato il
mio stesso corso: lei aveva scelto psicologia, io, invece, volevo
diventare
interprete.
Mi affrettai verso
l’aula
magna dell’edificio, dove si sarebbe svolta il corso di
francese, e presi
posto.
La lezione fu interessante e la mattinata passò velocemente.
Quando il professore ci
congedò era ormai ora di pranzo, mi alzai e feci per
raggiungere la mia nuova
amica, ma qualcuno mi urtò e l’intero contenuto
della mia borsa si riversò sulle
scale che conducevano all’atrio.
‘Ehi! Potresti anche stare più attento!’
urlai al maleducato che mi aveva
urtato.
Ma non si degnò
nemmeno di
chiedermi scusa e continuò a salire i gradini, come niente
fosse. ‘Cafone.’ lo
apostrofai scocciata.
Magnifico! pensai sconsolata,
osservando tutti i miei appunti sparpagliati sui gradini color pietra.
Iniziai a raccogliere tutte le mie cose e ad infilarle disordinatamente
in
borsa.
‘Ehi, bisogno di
aiuto?’
mi chiese una voce a pochi passi da me.
Pensando che mi stesse
sfottendo, alzai lo sguardo per rispondergli a tono, ma incontrai gli
occhi più
azzurri che avessi mai visto e ammutolii.
Boccheggiai.
Cercai di ricordarmi come fare a respirare, osservando meglio il viso
dai
lineamenti angelici di quel ragazzo.
‘Tutto
bene?’ mi chiese
divertito, osservando la mia espressione.
Kristen, riprenditi! Stai
facendo la figura della
perfetta idiota!
‘Io..ecco..io..si..no
è
che un maleducato mi ha urtato…e si, ecco, io..’
tentai di spiegare, arrossendo
violentemente.
Fantastico! Oltre che idiota,
sembri pure
ritardata!
Per tutta risposta, mi
sorrise e mi passò gli ultimi fogli e le chiavi di casa che
erano scivolate
qualche gradino più in basso.
‘Frequenti anche tu
il
corso di Monsieur Montaigne?’ chiese, notando gli appunti in
francese.
‘Si..Monsieur
Montaigne..si’ risposi mordendomi il labbro inferiore, in
preda al nervosismo.
‘Robert,
piacere’ si
presentò sorridente, tendendomi la mano.
Kristen! mi
ammonii mentalmente. Presentati e cerca
di sembrare una persona normale!
‘Io sono
Kristen.’ mi
presentai a mia volta, stringendogli la mano.
Dio! Quella mano! Era
così
forte e delicata nel contempo…e quel sorriso era a dir poco
mozzafiato.
‘Non sei di qui,
vero?’ mi
chiese senza interrompere quel contatto e continuando a sorridermi.
Mi riscossi e ritirai la
mano.
‘Io..no. Sono di
Londra,
in realtà. Mi sono trasferita qui da poco.’ Gli
risposi, cercando di riprendere
il controllo di me stessa.
‘Io sono di
Brighton!’
esclamò entusiasta.
‘Mi sembrava che il
tuo
accento non fosse americano, in effetti..’ gli confessai
sorridendo e
sentendomi, per un attimo, a casa.
‘Ehi, che ne dici di
pranzare insieme? Potrei parlare con qualcuno che non mi prende in giro
per la
mia pronuncia, finalmente!’ disse scherzosamente.
Coooosa?!? Mister
Divinità
mi stava invitando a pranzo?
Wow.
Calmati. Mi
imposi, cercando di darmi un contegno.
‘Ecco..io non posso.
Ho
appuntamento con una mia amica per pranzo e…anzi sono
già in ritardo!’ dissi
tutto d’un fiato e feci per scendere gli ultimi tre scalini,
ma inciampai nei
miei stessi piedi e ci mancò davvero poco che mi
sfracellassi al suolo.
‘Attenta!’
gridò,
afferrandomi prima che cadessi rovinosamente a terra.
Mi ritrovai tra le sue
braccia, ed un attacco di iperventilazione imminente dovuto
all’eccessiva
vicinanza a Robert Mister Perfezione.
Mi posò a terra e
mi
chiese se mi fossi fatta male.
Lo rassicurai e scappai
via, rossa in viso, estremamente imbarazzata.
Dannato equilibrio! Imprecai Perché
ero così incline a fare figuracce?!?
Mi stavo guardando intorno,
sperando di trovare Lindsey da qualche parte, quando il mio cellulare
trillò.
Lo estrassi dalla borsa e lessi il messaggio.
Bloccata con la stronza di
psicologia.
Ci vediamo a casa, scusami. L.
Anche
Lindsey mi aveva
abbandonata.
Mi guardai intorno, sperando di vedere Robert da qualche parte e
accettare
l’invito per il pranzo, ma il giardino era diventato deserto
a causa delle
nuvole che, minacciose, ricoprivano il cielo, fino a poco prima azzurro.
Forse è meglio così, mi dissi e,
sorridendo amaramente, mi diressi verso casa accompagnata dalle prime
gocce di
pioggia.