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Autore: Lusio    12/04/2012    15 recensioni
Un ricordo che ossessiona, come il ticchettio di un orologio, il pigro battere insistente di un dito sul tasto di una macchina da scrivere inutilizzata, il gocciolio di una bottiglia d'assenzio rovesciata. Come una voce che proviene dal profondo di un'anima disperata.
E' questo che spinge un "giovane scrittore squattrinato" a riportare su carta la storia del suo amore finito, a dipingere con lettere nere d'inchiostro "il ragazzo che amava" perché lui glielo ha chiesto.
"... così sarò sempre con te".
In una vecchia camera ammobiliata del quartiere bohèmien, in una pista da ballo di uno dei locali più famosi e più scandalosi dell'epoca, in un boudoir dallo stile orientale, sulle assi di un palcoscenico...
La loro storia, la loro vita, la loro canzone.
Ispirato a "Moulin Rouge!" di Baz Luhrmann.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo

 

Quella macchina da scrivere lo aveva ossessionato per giorni, per settimane, per mesi. Ritta su quel tavolino, come una di quelle statue moderne che stavano andando così di moda in quegli anni, in attesa di essere utilizzata, di piantare su un foglio di carta la sua storia… la loro storia.

Scrivi di noi…

Ancora quelle parole così dolorose che tornavano a straziargli le orecchie.

- Ti prego, smettila! Non ce la faccio!

… così sarò sempre con te.

- Smettila di tormentarmi! Come fai ad essere con me? Tu non ci sei più, te ne sei andato per sempre, mi hai abbandonato. Non voglio sentirti nel mio cuore. Ho bisogno di sentirti accanto a me quando mi sveglio e quando vado a coricarmi, quando respiro l’aria della città fuori dalla finestra, quando scrivo…

Scrivi di noi…

- Perché non posso smettere di pensare? Perché non posso smettere di ricordarmi di te? Perché non posso smettere di amarti?

Tutte le parole che non ti ho detto… tutto quello che avresti voluto dirmi… Il nostro sogno… la nostra vita…Comunque vada… Ricordi?…

Sì, ricordava. Per questo si era mosso verso la macchina da scrivere.

L’aveva osservata da lontano, senza mai avvicinarsi ad essa, quel marchingegno che gli ricordava quanto inchiostro aveva versato per quello spettacolo che avrebbe dovuto salvare un intero mondo fatto di artisti, ballerine, poltrone foderate di velluto rosso, di lampadari di finti diamanti, di statuine orientali e che invece era naufragato, lasciandosi dietro un portone sigillato con un cartello che diceva “Fallito”; i tasti che aveva premuto per dare vita all’inno al suo amore, al loro amore rifiutato da tutti, vissuto di nascosto, consumato in quella stanza.

Come se fosse la prima e ultima volta.

Si avvicinò alla macchina da scrivere ne accarezzò i tasti, uno ad uno, soffermandosi sulle lettere che componevano il “suo” nome, passò le dita sul nastro fino a farle diventare nere per l’inchiostro, cancellando ogni residuo delle parole scritte in passato.

- E’ questo quello che vuoi? Va bene, anch’io lo voglio.

Prese una sedia, una risma di fogli e si sedette di nuovo di fronte alla machina.

Come iniziare? Mettendo un foglio nella macchina, naturalmente, ma con quale parola iniziare? Con quale lettera?

Dal principio, quindi dalla prima lettera dell’alfabeto: la A, un calice rovesciato che spargeva una storia sulla prima pagina, poi una M, per portarti in alto e poi gettarti di nuovo sulla terra, la O che ti risucchia come un abisso, una R tortuosa che ti assale come un cavallo imbizzarrito, per poi mettere una E che chiude il tutto come un cancello.

- Rimbaud, tu hai colorato le vocali*; ma io ho dato la vita a delle lettere.

Cosa aveva scritto? AMORE

Non avrebbe potuto dare un inizio più adatto. Adesso avrebbe continuato e non si sarebbe fermato più.

 

E’ iniziato tutto nel Moulin Rouge. Tutti lo conoscevano quando era ancora all’apice della sua gloria e alcuni lo ricordano con una nota di rimpianto adesso che è abbandonato al tempo inclemente.

Il Moulin Rouge era tante cose. Un locale notturno. Una sala da ballo. Un bordello. Un’isola di piaceri proibiti. Il regno di Will Schuester. Il luogo di ritrovo dei vecchi uomini d’affari, dei giovani che si affacciavano alla vita, dei ricchi signori annoiati dalla vita familiare. Il posto in cui chiunque poteva andare a divertirsi con giovani e belle creature di malaffare. Dove si poteva pagare una notte di fuoco al prezzo di un orecchino, di un anello, di un bracciale.

Un campo disseminato di ballerine di can can e di atletici giocolieri che avevano il compito di svegliare virilità sopite e di attizzare un fuoco che crepitava in petti inesperti. Fanciulle ingioiellate e truccate pesantemente con gambe e seni scoperti, ballerini che mostravano arti fasciati da strette calzamaglie; questi erano i “fiori” del Moulin Rouge. E il più bello di questi fiori era il ragazzo che amavo…

 

- Dammi la forza di scrivere il tuo nome, di riportarlo nel mio cuore, sulle mie mani e sulle mie labbra.

 

Kurt, un prostituto che vendeva il suo amore agli altri. Lo chiamavano “L’Angelo di Diamante”… e lo era. Era lui l’angelo custode del Moulin Rouge, colui che lo manteneva in piedi con la sua bellezza, la sua capacità di fingere, il suo talento, la sua crudeltà, il suo corpo. Senza di lui non sarebbe esistito nulla di quel mondo. Si faceva donare ogni cosa: denaro, gioielli, finanziamenti, per una sola notte di finzione, di false carezze e di vuoti baci e di un corpo freddo che simulava un calore ed una passione che non aveva. Per tutti era una tigre che si nascondeva dietro le sembianze di un gatto, un uccello rapace in grado di spolpare chiunque fino al midollo; ma lui era ben altro. Pochissime persone conoscevano la sua vera natura, quella che lui nascondeva dietro gli abiti sgargianti e ambigui e un lieve strato di cerone e un sorriso smagliante; io ero una di queste persone. Io ho potuto vedere ed ho potuto toccare con mano il suo vero essere. Io lo amavo.

Il ragazzo che amavo è…

 

Una parola può fermarti ed impedirti di andare avanti con la sua ineluttabile crudeltà. Perché sai che è vera e la verità è la cosa più dolorosa che esista. Ma c’è sempre qualcosa che ti spinge a continuare.

- Te l’ho promesso.

Non era tanto diversa dalla prima parola che aveva scritto. Doveva superare quella M irta come una montagna per gettarsi nello scuro abisso racchiuso nella O e lì trovare il cuore della parola, il suo nucleo che aveva la forma della R, risalire quel lungo pilastro che era la T che lo avrebbe portato verso la luna nuova, piena e scura che chiudeva la parola. O.

MORTO

Ecco, l’aveva scritto. L’aveva detto. Non poteva accettarlo.

Sì, il ragazzo che amava era morto.

C’era una macchia di sangue sul colletto della sua camicia; l’unica cosa che gli era rimasta. Il suo ultimo bacio.

Quello che senti nella mia bocca non è sangue; è la passione, è il nostro amore…

- Il nostro amore… Per te scrivo questo. Andrò avanti e se non riuscirò a proseguire, torna da me a punzecchiarmi, mio piccolo fringuello… Solo per te.

E riprese a scrivere.

 

 

 

 

Nota dell’autore

* Riferimento alla poesia “Voyelles” (“Vocali”) del poeta francese Arthur Rimbaud (1854-1891), mio autore preferito che vi consiglio caldamente.

 

Sì, sono ritornato, anche se in ritardo ma, come molti sanno, sono molto lento.

Da dove nasce questa nuova long? L’idea ha preso forma da una delle mille volte che ho rivisto “Moulin Rouge!” di Baz Luhrmann e l’impennata per scrivere mi è stata data dalle ragazze di “You’re killing me now” alle quali dedico questo mio primo capitolo.

Anticipo che questa non sarà una song-fic. E che non sarà un unico “copia-incolla” del film. E anche che, questa volta, causa impegni, mi risulterà difficile essere costante e preciso con gli aggiornamenti; se volete poi avere aggiornamenti riguardo alle mie storie, questa è la mia pagina d’autore su facebook:  http://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483

So che a molti potrebbe non piacere ma, come chiedo sempre, non giudicatemi per quello che scrivo ma per come lo scrivo. Fatemi sapere cosa ne pensate : D

 

Lusio

  
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