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Autore: Melanto    12/04/2012    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 14: All'ultimo respiro (parte V)

Hemur, Dogato di Tha Laziska – Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

Buio.
Fu la prima sensazione associata al funzionamento delle capacità cognitive, poi, il rosso.
L’oscurità si tinse di quel colore familiare, legato alle fiamme, al fuoco, perché la sua vista si stava basando sul tatto: faceva caldo.
I sensi iniziavano a risorgere dall’intorpidimento totale che sentiva in ogni parte del corpo, anche se la concezione di ‘corpo’ dotato di braccia e gambe era ancora lontana. Non riusciva a muoversi né ci provò più di tanto. Non riusciva nemmeno a riconoscere le proprie estremità o parti del viso come le labbra. Provava solo caldo, un calore piacevole che gli entrava dentro, ovunque. E fu sempre il caldo che iniziò a fargli prendere coscienza con sé stesso prima e col mondo poi. Iniziava a diramarsi permettendogli di creare una forma, nella mente, delle parti in cui lo sentiva entrare. La sua pelle lo stava assorbendo e l’eco di una atavica mobilità iniziò a risorgere nelle sue membra.
Il colore rosso si fece più intenso dietro le palpebre chiuse, più chiaro, per variare verso l’arancione e il giallo, fino a perdere una propria cromia ed essere solo luce.
Inspirò a fondo, si rese conto che poteva farlo, e prese di nuovo confidenza con i polmoni e i denti, leggermente serrati, che vennero rilasciati rilassandogli i muscoli facciali – prese coscienza anche di essi.
Il calore era tutto intorno a lui, ma avvertiva dei punti precisi in cui si concentrava e il suo corpo lo assorbiva come una spugna senza mai stancarsi. Niente shock termico come sul Nohro, non doveva essere a contatto diretto con delle fiamme.
E allora dov’era?
Era vivo?
Era morto?
- Yuzo… -
Riuscì a pensare solo al nome del volante nell’ovatta che rallentava ancora le sue facoltà cognitive, rendendole pastose e difficili, come camminare nel fango. Si chiese dove lui fosse, se erano ancora nella caverna, se lo stava ancora abbracciando. I ricordi iniziarono a scorrere all’indietro, per fargli ritrovare la memoria di quei momenti, ma erano tutti sconnessi, confusi. Attimi lunghissimi di vuoto e altri pieni di parole senza senso. Il volante aveva cercato con ogni mezzo di riscaldarlo, ma l’incantesimo di Congelamento era troppo difficile da contrastare.
- Yuzo… -
Ricordava il panico nella sua voce. E poi? Che era successo, dopo? Aveva detto all’uccellino di non preoccuparsi? Gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene? Non riusciva a ricordarlo.
Doveva svegliarsi, doveva sapere dov’era il volante, accertare con i propri occhi che stava bene e poi dopo avrebbe potuto dormire un altro po’.
Deglutì. Prese coscienza della propria gola e della saliva. Mosse la lingua all’interno della bocca senza aprirla. Arrivarono i primi rumori.
Un fruscio regolare: il proprio respiro. Un flusso continuo: il proprio sangue. Un lento sfrigolare lontano: forse un braciere?
Pesi sullo stomaco, sul petto, sulle gambe; coincidevano con i punti più intensi di calore.
Un dito si mosse di scatto, solitario, e poi si riabbassò. Recuperare la mobilità sarebbe stato un po’ più lento come processo, ma stava andando bene.
Arricciò il naso, sollevò le guance e storse le labbra. Strinse gli occhi.
Sì, niente male. Un po’ alla volta, adesso doveva solo schiudere le palpebre…
La luce non perse subito la sua acromia, quando riuscì ad aprire gli occhi, tanto che in un primo momento pensò che fossero ancora chiusi. Poi, l’indistinto iniziò ad assumere delle forme precise e delle tinte più nette.
Legno. C’era del legno sopra la sua testa, in bande una di fianco all’altra. Sembrava un soffitto. Il colore era opaco per il vapore che lo circondava; passava davanti agli occhi in nuvole e saturava l’ambiente in maniera piacevole. Ecco perché si stava così caldi.
Inspirò a fondo, sbatté le palpebre lentamente e spostò le iridi. Non vedeva altro che legno e vapore da lì, doveva provare a girare il viso di lato, ma l’impresa, sulle prime, si rivelò oltre la sua portata.
Per la terza volta tirò un lungo respiro e si sforzò. Adagio, un millimetro alla volta, la testa prese a muoversi e le immagini iniziarono ad assumere profondità. Il soffitto continuò fino a una parete, abbassò lo sguardo e la seguì. Era completamente a vetri, ma non erano appannati; il vapore era concentrato più al suo fianco e verso la volta, per poi disperdersi.
Si focalizzò sulle vetrate e su ciò che c’era al di fuori. Forse un muro, un corridoio. Nessuno.
- Yuzo… -
Delle panche. Vuote.
- Yuzo… -
Una figura, l’unica. Aveva cambiato posizione all’improvviso, scavallando le gambe e disincrociando le braccia. La schiena dritta, le labbra schiuse. Lo sguardo attento, familiare.
Mamoru sentì la bocca tendersi senza alcuno sforzo; gli parve incredibile.
- Yuzo. -
Era lì, anche se dall’altra parte del vetro. Forse non poteva entrare, forse faceva troppo caldo e per lui no, non andava bene. Non oltre i cinquanta gradi, giusto? Non se lo ricordava ma non gli importò affatto. Yuzo c’era, stava bene e ora gli stava sorridendo. Una mano sollevata in segno di saluto.
Sorrideva. Solo per lui.
Mamoru si sforzò, alzò la mano poco alla volta anche se la sentiva pesantissima, come morta, e non riusciva a muoverla bene. Però la sollevò quel tanto che bastava per ricambiare il saluto del volante. Quindi girò nuovamente il volto al soffitto e chiuse gli occhi. D’improvviso gli parve che lì dentro facesse più caldo di prima.

Vedere Mamoru riprendere conoscenza e girarsi a guardarlo gli aveva fatto distendere il primo sorriso da che Hajime era arrivato per salvarli dalle macerie della montagna.
Mentre si trovava chiuso in quello spazio angusto e buio, Yuzo era rimasto sordo a qualsiasi rumore esterno fino a che non aveva udito il rotolare delle pietre e più si era avvicinato, più ai massi si era associato un altro rumore, un chiacchiericcio concitato che, a mano a mano, si era trasformato in voci distinte e poi quel richiamo familiare che aveva subito ricongiunto ad Hajime.
Quando la luce era nuovamente arrivata ai suoi occhi, Yuzo era stato costretto a doverli chiudere, accecato.
Tutt’intorno: persone sconosciute, pastori. Hajime gli aveva parlato di cittadini di Hemur e cani che avevano percepito l’aria calda del suo shurhùq emergere tra le pietre. Lui l’aveva ascoltato senza capire, mentre gli occhi erano rimasti puntati su Mamoru che era stato caricato su una portantina. Alla luce del sole aveva potuto scorgere il pallore innaturale del suo viso e gli aveva gelato il sangue. Con passo malfermo aveva cercato di raggiungerlo e magari portarlo in volo dal Naturalista, ma come aveva tentato di sollevarsi era crollato al suolo. Le gambe non l’avevano retto. Stancato fino al limite dalla tensione, dall’utilizzo continuo dei poteri, dalla posizione immobile per troppo tempo, dalla poca aria all’interno del riparo di fortuna.
Arrivati dallo Stregone, Shibasaki aveva detto che doveva essere condotto in città, dove c’era una sauna, il luogo adatto per curarlo: perché Mamoru non era morto, come aveva temuto, e quando il medico gli aveva spiegato che era ancora vivo, ma in stasi vegetativa autoindotta, era stato sul punto di piangere di nuovo, sentendosi invadere da un senso di sollievo che non aveva mai provato. Come se fosse rinato.
E ora restava fuori dalla sauna, ad aspettare. Non si era mosso da che era arrivato. Voleva assicurarsi con i suoi occhi che Mamoru stesse bene.
Sorrise, di nuovo, appoggiandosi una mano sul petto dove il cuore aveva assunto un battito veloce, non appena la Fiamma aveva schiuso le palpebre e l’aveva guardato.
“Quindi era proprio questo…” si disse, ripensando a sé stesso e al legame che aveva con Mamoru. Un legame speciale ed esclusivo che gli aveva, davvero, riempito l’anima di così tante emozioni da essere traboccante. “…non era poi così difficile capirlo. Chissà perché ci ho messo tanto…” Accentuò la piega delle labbra, osservando il compagno di nuovo addormentato. Si corresse. “Ci abbiamo.” 
“E allora?”
Hajime arrivò con passo sostenuto e l’espressione che cercava di camuffare la tensione.  Yuzo lo vide farsi dappresso, distogliendolo dai propri pensieri. Gli rivolse quel sorriso che aleggiava ancora sulle labbra.
“Starà bene. Un momento fa ha ripreso conoscenza. Mi ha addirittura salutato.”
A quelle parole, il Tritone stemperò l’aria severa in favore di un lungo e profondo sospiro sollevato. Si lasciò cadere accanto al volante e si passò una mano sul viso in un gesto che voleva sciogliere più velocemente la tensione accumulata in quegli ultimi giorni.
“Sei preoccupato?” Yuzo poggiò la schiena alla parete e lui fece altrettanto.
“Sì. Molto.” Incrociò le braccia, scuotendo il capo. “Due volte ci siamo trovati ad affrontare degli Stregoni, che erano per giunta in numero inferiore rispetto a noi, e per due volte dei nostri compagni hanno rischiato la vita!” Spettinò la chioma ribelle e sbuffò, iniziando ad alterarsi e gesticolare. “Cosa faremo quando ce ne troveremo davanti a decine? Come li affronteremo?”
“Non lo so.”
“Non siamo pronti per questo” disse lapidario, sporgendosi in avanti ed appoggiando gli avambracci sulle ginocchia. Tutta la sicurezza e la spavalderia avuta dopo il primo scontro erano ormai scomparse, per lasciare posto alla realtà dei fatti. “Ci eravamo illusi come degli sciocchi e questo è stato il risultato.”
Yuzo osservò il nervosismo che traspariva dal modo in cui stringeva le mani, sotto al viso. Hajime doveva essersi spaventato molto per Teppei e per Mamoru. Gli strinse la spalla.
“Per tante cose eravamo convinti di non essere pronti, eppure le abbiamo affrontate lo stesso. In un modo o nell’altro affronteremo anche questa, se le Dee decideranno di metterla di nuovo sul nostro cammino.” Tornò a guardare la figura della Fiamma avvolta dal calore protettivo che saturava la sauna. Sorrise mentre la voce assumeva un tono più basso, quasi stesse prendendo coscienza di una realtà imprescindibile che aveva sempre fatto parte di loro, ma di cui si stava rendendo conto solo in quel momento. “Siamo Elementi, gli Stregoni sono i nostri nemici naturali. Non possiamo fuggire.”
Anche le labbra di Hajime si piegarono piano verso l’alto. Le sopracciglia si aggrottarono, conferendogli un’espressione quasi sofferente.
“Ci stiamo avvicinando” mormorò. “Lo sento.”
“E allora combatteremo.”
Tsk! Conoscendo quei due incoscienti, si getteranno contro i nemici senza pensare. Figurarsi. E noi lì, a prenderci cura delle loro ferite e a… morire di paura!” Sbuffò, girando altrove il viso.
Yuzo rise divertito.
“E Teppei come sta? Si è ripreso del tutto?” Nella confusione di quei momenti, nella paura che ne era seguita aveva scorto il tyrano solo di sfuggita, ma vederlo perfettamente cosciente era stata una risposta più che esaustiva a qualsiasi domanda.
Hajime sospirò, perdendo buona parte del piglio arrabbiato. Tornò ad appoggiarsi con la schiena alla parete.
“Sì, sì. Sta bene. L’antidoto di zaikotto è di per sé a effetto rapido, contando che Teppei è un Elemento è stato addirittura quasi istantaneo. Ciò non toglie che, quando l’ho visto agonizzante, io…” Non riuscì a finire la frase. Anche solo ricordare il modo in cui il viso era contrito, la sua sofferenza gli fece provare nuovamente la paura che aveva avuto di perderlo. Camminò sotto la pelle come un serpente, strisciava, trasformandosi in brivido.
“Capisco quello che hai provato.”
Il Tritone cancellò le immagini terribili di quei momenti per osservare prima il corpo di Mamoru e poi il profilo del volante, con la coda dell’occhio, che restava puntato sulla Fiamma senza perderlo di vista un momento. Sorrise, sollevando lo sguardo al soffitto dove i mattoni della costruzione si fondevano al legno.
“Lo so.”
Yuzo inspirò a fondo. “All’improvviso ti accorgi che tutti i poteri di cui sei dotato, che hai appreso dopo anni di sacrifici non servono a nulla perché la persona che vorresti salvare, non puoi salvarla.”
“Già…” Hajime ricordò come fosse stato disposto addirittura a vendere l’anima a Kumi pur di salvare Teppei. Non si era mai sentito così impotente in vita sua. Quanto ingiusta gli era parsa la realtà che la sua magia, forse, non fosse abbastanza?
“Hai mai fatto un incantesimo combinato?”
Quella improvvisa domanda di Yuzo lo fece voltare.
“Non volutamente. Perché?”
“Vorrei entrare nella sauna, ma la temperatura è troppo alta per me. Però, se usassimo una combo...”
Il volante gli apparve deciso e lui comprese quel desiderio di non voler restare con le mani in mano e di avvicinarsi anche solo un po’ al compagno ferito.
Per questo l’osservò a lungo e in silenzio prima di affermare: “Brina.”
“Brina?”
“Sì, fondiamo aria e acqua a bassa temperatura in modo da rivestire il tuo corpo di un sottile strato di gelo. Ma non durerà più di pochi minuti. Che ne pensi?”
“Saranno sufficienti.” Yuzo si alzò in piedi e il suo entusiasmo, anche per un gesto così piccolo, lo fece sorridere.
Si alzò a sua volta, fermandosi davanti a lui.
“Crea un flusso d’aria che avvolga completamente il tuo corpo” spiegò e il volante obbedì. Il vento si levò in lingue sottili ma stabili che si avvilupparono agli abiti partendo dalle mani e dai piedi. Scivolarono sulla pelle e si avvolsero a spirale, seguendolo interamente come fossero stati un’armatura.
Hajime annuì e sollevò una mano, in modo che Yuzo potesse sovrapporvi la propria e unire i loro poteri in un incantesimo congiunto. Con l’altra mano, il Tritone toccò la sua armatura di vento e si concentrò affinché delle gocce d’acqua potessero imperlare l’aria, come rugiada sulla tela d’un ragno. Insieme, i due Elementi variarono la temperatura fino a che l’aria non si immobilizzò trasformandosi in una fragilissima patina di ghiaccio. L’armatura di vento era ora divenuta una armatura di neve. Le sagome dei fiori che l’acqua aveva creato nell’aria, cristallizzandosi, la decoravano in ogni sua parte. Sul capo, sul viso. Ricoprivano gli abiti e le mani.
Hajime guardò il lavoro con una certa soddisfazione; per essere la prima volta erano stati proprio bravi.
“Va’. Hai poco tempo” disse poi, incitando il compagno che annuì e si avvicinò all’ingresso della sauna senza compiere movimenti bruschi. La Brina era fragilissima e sarebbe bastato un niente per mandarla in frantumi.
Il volante aprì la porta e il calore che provenne dall’interno lo investì in pieno. Lo sentì salire lungo le narici ma quella patina di acqua e aria che lo avvolgeva era un ottimo filtro e riusciva ad abbassare la temperatura dell’ossigeno che inalava, per fortuna: lì dentro facevano circa 220 °C.
Svelto richiuse l’uscio alle spalle perché il calore non si disperdesse all’esterno e si avvicinò a Mamoru.
Il suo corpo restava disteso, al centro di quella stanza, su tavole in legno attraverso le quali filtravano i vapori bollenti della sorgente termale. Sull’addome nudo e sul petto erano poggiate tre pietre laviche il cui cuore ardeva ancora di materiale fuso. L’unico indumento che aveva addosso era un telo che copriva il bacino.
A guardarlo ora, si accorse di come il colorito della sua pelle fosse tornato quello di prima, e non più preda del pallore tombale. Il suo corpo stava a poco a poco recuperando la giusta temperatura. Il Naturalista l’aveva detto che ci sarebbero volute alcune ore, addirittura tutta la notte.
A lui non importava quanto tempo, ciò che contava era che Mamoru fosse fuori pericolo e che si sarebbe rimesso.
Piano gli appoggiò solo la punta delle dita sul dorso della mano e una smorfia di disappunto attraversò i tratti della Fiamma.
Mh… sei… gelido” borbottò con qualche difficoltà, prima di aprire gli occhi per poterlo guardare. Anche se non l’aveva visto entrare, Mamoru l’aveva riconosciuto subito, quasi per istinto.
Yuzo sorrise. “Per necessità.”
“L’uomo… delle nevi…” Lo prese in giro la Fiamma appena lo vide avvolto da quella patina di sottile ghiaccio bianco che schiariva tutti i suoi colori e quelli degli abiti.
“Se hai energie per fare battute, significa che sei già sulla via della guarigione.”
Anche lui gorgogliò una mezza risata. Poi lo guardò. “Stai… bene?”
“Sì. E a breve starai meglio anche tu.”
Mh…” I suoi occhi si sforzarono di scrutare attentamente tutta la figura del volante. “Sei… ferito?”
Yuzo scosse il capo, continuando a sorridere.
“E Teppei?... Lui…”
“Sta benissimo.” Lo rassicurò il volante e quella notizia sembrò quasi togliergli un peso dallo stomaco. Si rilassò, prima di rabbuiarsi nuovamente per un attimo.
“Gli… Stregoni?”
“Fuggiti.”
“Li ritroveremo… vedrai…” E gliel’avrebbe fatta pagare con gli interessi. Quei maledetti bastardi. Avevano avuto la meglio solo perché lo avevano affrontato su un terreno che a lui era estremamente sfavorevole, altrimenti non ne sarebbero usciti vivi. E gli avrebbe portato il conto anche per quello che avevano fatto a Teppei. Maghetti da due scudi.
La voce di Yuzo placò la sua collera con estrema facilità per la seconda volta. Forse perché era troppo debole in quel momento o forse perché nascondeva davvero proprietà taumaturgiche, almeno per lui.
“Non pensarci. Riposati. Ne riparleremo quando starai meglio.”
Un pezzo di brina che rivestiva il volante si staccò per intero, si sciolse ed evaporò prima che potesse toccare il suolo.
Lui si accigliò. “E… e tu… esci… prima di… ustionarti…”
Stranamente e come solo nei suoi sogni più reconditi aveva desiderato, Yuzo obbedì senza protestare.
“Va bene. Ci vediamo dopo” disse, poi si volse per raggiungere la porta.
Mamoru si disse che le Dee erano divenute dispensatrici di miracoli a tutto andare se non solo si era salvato, ma il volante lo stava addirittura a sentire senza che dovesse minacciarlo o sgolarsi.
Poi un altro pensiero, più forte, soppiantò tutto il resto.
Uccellino…” Lo fermò prima che uscisse, cercò il suo sguardo, anche se con sforzo, riuscendo a volgere il capo verso di lui. “…resterai nei paraggi… vero?”
Nonostante la confusione che regnava ancora nella sua mente e la nebbia che ricopriva buona parte dei ricordi di ciò che era successo prima di risvegliarsi in quel posto, la sensazione di distacco, di vedere Yuzo andare via lo aveva destabilizzato all’improvviso.
Ma quando scorse il suo sorriso accentuarsi e assumere quella piega calda si sentì sereno.
“Non mi muoverò da qui.”
Una smorfia quieta comparve a distendere anche le sue, di labbra, prima che la buttasse sull’ironico. “Non farti… strane idee… L’ho detto solo… solo perché… ti cacci sempre… nei guai e io… non posso… perderti di vista.”

Mentre restava fuori dalla sauna, Hajime venne raggiunto da Teppei. Ormai la pietrificazione si era ritirata del tutto e lui era potuto tornare a camminare senza problemi.
Gli si fece dappresso con passo svelto e zaikotto arrotolato al collo.
“E allora? Come sta la mummia?”
Hajime sbuffò un sorriso, scuotendo il capo. “Se ti sentisse, verrebbe a dirtene quattro anche strisciando.”
L’altro ridacchiò, sedendosi accanto al Tritone. Guardò l’interno della sauna e vide che c’era Yuzo con Mamoru.
“Come ha fatto a entrare? La temperatura è alta.”
“Abbiamo usato un incantesimo combinato.”
“Oh! Davvero?!” Teppei se ne interessò subito. “Qualche volta mi piacerebbe provarne uno con te! Sarebbe fantastico!”
L’altro nascose il piacere di quelle parole dietro il solito atteggiamento da agadìro un po’ scostante e distaccato. Incrociò le braccia e lasciò che il ciuffo gli coprisse l’occhio senza spostarlo. “Lo abbiamo già fatto e, credimi, non ne è uscito niente di buono.”
“Ah sì?! E quando?!”
“Deserto del Poli-Poli, ti dice niente?”
Teppei ci pensò un po’ e poi tirò le labbra in un’espressione che sembrava dire ‘ops’. “Ah! Quelle.”
“Già. Quelle.”
Dove ‘quelle’ altre non erano state che le sabbie mobili in cui si erano intrappolati da soli. Ma il tyrano non si perse d’animo e fece schioccare le dita, prima di mostrare un sorriso convinto. “La prossima volta faremo di meglio!”
Hajime non poté non sorridere del suo solito entusiasmo, che era sempre così solido e caldo e sapeva compensare la freddezza del suo spirito liquido.
“Sì. Faremo di meglio” ripeté e un po’ ci credeva anche lui, dopotutto.
“Senti…” Teppei gli rivolse uno sguardo crucciato. “Potrei avere un’altra squama? La mia è andata perduta…”
“Come sarebbe ‘è andata perduta’?”
“Sì, il Naturalista l’ha dovuta usare per bloccare la mia pietrificazione. Dice che ha proprietà miracolose! Non lo sapevi?”
Dall’espressione sorpresa che fece, fu chiaro che Hajime lo ignorasse. “No…”
“Beh! Io l’avevo detto che era la mia squama portafortuna, no? Non mi sarebbe mai potuto accadere nulla di male! Avevo ragione!”
Hajime arrossì visibilmente, tanto che si costrinse a girare altrove la faccia, ma dentro l’idea che una parte di lui l’avesse aiutato così tanto lo fece sorridere di gioia.
“Allora? Posso averne un’altra?”
“Sì, certo” accordò. “Al prossimo compleanno.”
“Cosa?! Noooo! Eddai! Non posso aspettare il prossimo compleanno, Hajime!”
Lui sghignazzò divertito ai borbottii del tyrano che gli pungolava il braccio per riuscire a strappargli la promessa di avere una nuova squamina, anche piccola.
In quel momento, Yuzo uscì dalla sauna. Buona parte della sua armatura di brina era spezzata e pronta a cadere in pezzi, tanto che al volante bastò scrollarsi affinché rovinasse del tutto. Teppei ne afferrò un frammento osservando il modo rapidissimo con cui si dissolse nel palmo.
“Fantastico!” esalò, realmente colpito. Poi sollevò lo sguardo sul giovane d’Aria. “Come sta Mamoru?”
“Bene, ha solo bisogno di riprendersi. Ci vorrà qualche ora.”
“Per fortuna.”
“E tu stai bene?” Yuzo glielo chiese poggiandogli la mano sulla spalla, e il muso dello zaikotto andò subito ad annusarlo, con curiosità. Il volante gli carezzò la testa e l’animale ridacchiò, deliziato.
“Benissimo!” affermò Teppei, battendosi il petto con un colpo deciso. “Una roccia.”
“Non esagerare, adesso.” Lo pungolò Hajime con il gomito e lui si grattò la massa di ricci, un po’ in imbarazzo.
“E con lo zaikotto? Cosa avete deciso?” Yuzo seguitò a solleticare il serpente che ora si era capovolto per farsi coccolare meglio, sotto al muso.
Teppei arricciò le labbra. “Io vorrei tanto portarlo con noi… ma non credo che i campi di battaglia in mezzo agli Stregoni siano i posti più adatti a lui” sospirò. “Vorrei chiedere al Naturalista di prendersene cura.”
“Ti fidi?” domandò Hajime in tono un po’ caustico. Era pur sempre uno Stregone e, nonostante tutto, doveva ammettere di essere ancora un po’ diffidente.
“Non fino in fondo, però… mi ha salvato la vita. Qualcosa dovrà pur voler dire, no?” Si strinse nelle spalle. “Gli darò una possibilità. Ovviamente mi farò promettere solennemente di non fargli del male, anche se non so quanto piacerà a questo zaikotto restare assieme a uno Stregone.”
“Magari potresti venire a riprenderlo, quando tutto questo sarà finito” propose Yuzo e il compagno di Terra annuì, con convinzione. “Per il nome, invece? Avete deciso?”
Teppei si illuminò. “A me piace Johnny! È simpatico!”
“Naaa, ma che nome è!” sbottò Hajime. “Perché non Ted, piuttosto? Breve e rapido.”
“Ma no! Ted è un nome da orsetto di pezza!” criticò l’altro con decisione e poi rivolse lo sguardo al volante. “Yuzo, tu sei abituato a stare a contatto con le phaluat e a dare loro dei nomi, hai qualche suggerimento?”
L’interpellato inclinò leggermente il capo. Il dito passava sotto al muso, adagio. “Visti gli occhi che ha… vi piace Silver?”
“Argento? E’ perfetto!” approvò subito Teppei e poi si volse a cercare conferme anche in Hajime “Che ne dici?”
Il Tritone annuì. “Secondo me fa proprio al caso suo.”
Anche Silver parve essere d’accordo e scivolò tra i suoi nuovi padroni facendo schioccare la lingua in una contagiosa risata.

Quella notte, per quanto Hajime avesse proposto di fare a turno, Yuzo rimase seduto fuori dalla sauna. Avrebbe dormito lì, su una delle panche, non sarebbe stato un problema.
Il Tritone non aveva insistito, comprendendo i motivi del volante.
Non si era mosso nemmeno per andare a cena, consumando in quella saletta d’attesa un pasto veloce con i suoi compagni.
Hajime e Teppei erano già andati a riposare, ambedue a pezzi dopo quella giornata estenuante che li aveva visti lottare contro il tempo e la morte per riuscire a sopravvivere. Piegando il collo, da un lato e dall’altro, dovette ammettere a sé stesso di essere anche lui molto più stanco di quello che dava a vedere. Le gambe erano leggermente indolenzite e la schiena dolorante per lo scontro con i fratelli Konsawatt.
Faran.
Il nome dello Stregone apparve e scomparve dalla sua mente come un lampo. Lasciandogli un sapore acre nella bocca. Inspirò a fondo e appoggiò la testa contro il muro, guardando il soffitto.
“Dovresti riposare anche tu.”
La voce di Shibasaki comparve dal nulla, assieme alla sua figura.
“Appena non sarò più in grado di tenere gli occhi aperti, mi stenderò qui” rispose, accennando un sorriso.
“Tenaci fino all’ultimo e fedeli.” Hiroyuki inarcò un sopracciglio con divertita ironia, prendendo posto accanto al giovane d’Aria.
“La fedeltà e la lealtà sono le prime cose che ci insegnano” precisò Yuzo, tornando a guardare il corpo di Mamoru dall’altra parte del vetro.
“Ti sorprenderà sapere che anche noi abbiamo una nostra concezione di lealtà.”
“Sì, l’ho visto.”
Shibasaki osservò il profilo del suo giovane interlocutore.
“Non credevo che tra Stregoni potessero esserci legami di affetto, anche se tra fratelli.”
“I Konsawatt?”
“Sì” annuì Yuzo. “E’ stato interessante.”
Lui si strinse nelle spalle. “Non è sempre così; molte volte cerchiamo di farci le scarpe a vicenda, ma siamo consapevoli di avere un fine comune, una Dea comune e un destino comune.”
“E il fine sarebbe?” Stavolta, il volante si girò a guardarlo: le iridi attente, il tono forse un po’ più duro di quello che avrebbe voluto. “La distruzione del mondo?”
“Se distruggessimo il mondo non avremmo più niente nemmeno noi, ti pare?” Shibasaki lo guardò da sopra gli occhiali, con piglio divertito. Poi si girò, puntando altrove le iridi scure. “Vogliamo creare un ordine nel caos attuale. Un’unica scuola magica, un’unica Dea. Cancellare la frammentazione che esiste con Aria, Acqua, Terra e Fuoco e imporre l’unico non-elemento che li racchiude tutti: l’Oscurità.” La coda dell’occhio tornò a inquadrare il volante. “Nel buio non ci sono distinzioni.”
“Ma non ci sono neanche forme né colori. Non ci sono odori, non ci sono sapori. Se tutto è uguale non ci sono obiettivi né sogni. Non ci sarebbero distinzioni nemmeno tra dolore e gioia.”
“Ma nemmeno tra vita e morte” ribatté prontamente.
Yuzo sostenne il suo sguardo. “L’eternità non ci appartiene, non siamo divinità.”
“Ma possiamo evolverci, ci hai mai pensato? Passare a un livello superiore.”
“E lo dovremmo cercare nel buio? Dove amici e nemici sono fusi insieme senza possibilità di riconoscerli? Non c’è cosa peggiore che non riuscire a vedere il proprio nemico e l’oscurità cela orrori che la vista non può nemmeno immaginare.”
Shibasaki si girò, per guardarlo dritto negli occhi. “Quanto conosci ciò di cui parli?”
“E voi? Quanto ne conoscete?”
In quel nocciola, per quanto gli apparve trasparente, vi era anche una sorta di imperscrutabilità che non gli permetteva di andare fino in fondo e capire quale aspetto aveva affrontato, del buio, il ragazzo che aveva di fronte. O forse sì. Forse poteva immaginarlo, dopotutto, quello era pur sempre ‘il mostro di Sendai’.
Scrollò nuovamente le spalle, tirando su gli occhiali. “Beh, ormai ho lasciato la Magia Nera, quindi non è più il mio obiettivo. A dire il vero, ho sempre apprezzato il fine di unità in cui non esistesse più il forte e il debole, il buono e il cattivo, il ricco e il povero.” Sospirò, appoggiandosi con la schiena al muro. “Tutti uguali. Ma ammetto che forse l’Oscurità è troppo… densa per me e forse, sì, forse questo mi ha sempre spaventato.” Tornò a guardarlo. “E se quest’unico mondo buio non fosse come l’abbiamo immaginato? Me lo sono chiesto, poi ho incontrato la persona di cui ti ho parlato e mi sono lasciato alle spalle la filosofia della Magia Nera per vivere il presente. Con il senno di poi, ammetto di essere fuggito dai dubbi per non darmi una risposta.”
“Io ho visto cosa lascia l’Oscurità dietro di sé e dentro le persone: dolore e angoscia.” Yuzo aveva imitato il suo gesto di appoggiarsi al muro, ma aveva spostato lo sguardo alle proprie mani, abbandonate in grembo. “Voi parlate di un’unità multipla: tanti singoli che formano un unico corpo avvolto dal buio e chiamato Oscurità. Ma l’Oscurità che conosco io è un’unità singola e assoluta che vuole distruggere tutte le altre.” Guardò Shibasaki. “Chi dei due ha ragione?”
Il Naturalista annuì lentamente. Le labbra che si tendevano in un mezzo sorriso. “Bella domanda. Forse non abbiamo ancora i mezzi per poter rispondere. E dopotutto io sono solo un Naturalista, adesso.” Ormai aveva preso la sua decisione, sarebbe tornato a fare il medico, questa volta senza fuggire dalle difficoltà.
Sorrise anche Yuzo. Quello Stregone era totalmente differente da Hans perché nei suoi ragionamenti regnava una logica nient’affatto scontata. “Lo credo anch’io” appoggiò. “Ci aiuterete a trovare il Principe? Voi sapete dove si trova l’ingresso alla base.”
“Sì, lo so” ammise Hiroyuki. “E, sì, vi aiuterò. Se vi fidate del sottoscritto.”
“Vi ringrazio.”
“Avrei però una domanda.”
Yuzo osservò lo sguardo del Naturalista e sembrava alquanto titubante. “Quale?”
“Riguarda il Nero” disse Shibasaki e non gli sfuggì il modo in cui l’altro spostò lo sguardo per un momento, prima di tornare a fermarlo nel suo e gli parve diverso, più attento, come se dovesse valutare sia la domanda che avrebbe ricevuto che la risposta che avrebbe dato. In quel momento, e come aveva sospettato fin dall’inizio, ebbe la certezza che quel ragazzo era a conoscenza di tutto ciò che avrebbe voluto sapere.

La prima cosa di cui Mamoru si rese conto, quando si svegliò e aprì gli occhi, fu di essere perfettamente in grado di muoversi e percepire l’ambiente circostante senza difficoltà.
Quello che il giorno prima gli era sembrata una stanza piena di vapore, adesso sapeva essere una sauna. Una sauna particolare perché le temperature non dovevano essere affatto basse. Forse sui duecento gradi.
Cautamente si mise a sedere, togliendo le pietre laviche dal proprio corpo per appoggiarle su un supporto roccioso poco distante da lui.
Studiò l’interno della stanza, guardandosi attorno e seguì il vapore che saliva verso il soffitto. Poi puntò gli occhi sulla vetrata.
Sorrise nel riconoscere la figura di Yuzo distesa sulla panca; quello sciocco era rimasto a dormire lì. Tipico di un volante.
Con movimenti non troppo bruschi si alzò, appurando che la testa non girava, quindi poteva avanzare anche con maggiore decisione. Si sistemò meglio il telo sui fianchi e raggiunse l’uscita. Come aprì la porta, lo sbalzo di temperatura tra l’interno e l’esterno lo fece rabbrividire con forza. Sarebbe dovuto passare attraverso fasi intermedie, ma non c’era tempo e si sarebbe dovuto accontentare. Camminando scalzo, si avvicinò al giovane d’Aria. Era girato su un fianco e doveva stare scomodissimo. Si accoccolò davanti a lui, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Per davvero non si era mosso, proprio come gli aveva detto, e lui scosse il capo, sbuffando un mezzo sorriso.
“Sei il solito.” Gli disse, pungolandogli la fronte con l’indice.
Yuzo arricciò il naso a quel tocco e aprì gli occhi trovandosi davanti quelli nero pece della Fiamma.
“Ehi… sei uscito dalla sauna?” impastò, stropicciandosi il viso ancora assonnato. “Come stai?”
Mphf, ho avuto momenti migliori.”
L’altro sorrise prima di sbadigliare sonoramente e stiracchiarsi per bene. “Ahi” lamentò alle proteste della schiena. “Ti dirò, sono un po’ scomode.”
“Perché non sei andato a dormire in un letto come si deve, piuttosto?”
“Perché se no non avresti potuto ‘tenermi d’occhio’” ridacchiò il volante e lui lo imitò, scuotendo il capo. “E poi se ti fossi svegliato e avessi avuto bisogno di aiuto? Non avresti saputo nemmeno dove andare.”
“Non sono mica così stupido!” sottolineò Mamoru e Yuzo ne approfittò per prenderlo in giro.
“Ah, no?”
“Ehi, senti un po’! Stai tirando un po’ troppo la corda, lo sai?”
Yuzo non rispose, ma continuò a ridacchiare, divertendosi a punzecchiarsi come al solito, a sentire la sua voce e quel tono un po’ sbruffone cui si era abituato e che era divenuto una parte fondamentale della sua quotidianità. Fosse stato per lui, si sarebbe sempre voluto svegliare in quel modo: con la voce di Mamoru, i suoi gesti, il suo modo di inarcare un sopracciglio, le sue battute e i suoi occhi, neri e complici, l’unica oscurità che non aveva mai trovato ostile.
“Avrei bisogno di fare un bagno” riprese la Fiamma, alzandosi e sgranchendosi le gambe. “Dove siamo?”
Yuzo si mise a sedere. “A Hemur. Il proprietario di questa sauna ci sta ospitando, dormiamo al primo piano. Questo è interrato.”
“Come ne siamo usciti?”
“Hajime. Te l’avevo detto, no, che sarebbe arrivato.”
“E Teppei?”
“Sta benissimo. Hajime è riuscito a trovare lo zaikotto, lo ha portato al Naturalista e questi ne ha ricavato il siero. Appena in tempo.”
“Grazie alle Dee” esalò Mamoru assieme a un lungo sospiro. Piano si sedette accanto a Yuzo, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. “Questa volta ce la siamo proprio vista brutta.”
“Abbastanza.”
“Beh, ci sia di lezione e vediamo di assimilarla in fretta per affrontare la prossima tappa. Per caso Hajime ha già parlato con il capo villaggio?”
Yuzo sospirò. “No, non ce n’è bisogno.” Si girò per cercare il suo sguardo. “Ci siamo.”
“Che vorresti dire?”
“Il Principe è scomparso qui.”
Mamoru sgranò gli occhi, cambiando posizione. “Cosa?! Come lo hai saputo? Chi-”
“Me lo ha detto il Naturalista.”
Tsk, lo Stregone vorrai dire.”
“Naturalista.” Si impuntò il volante e Mamoru storse le labbra.
“Yuzo, per favore, non vorrai dirmi che ti fidi di quell’uomo, vero?! Andiamo!”
“Non ho detto di fidarmi ciecamente di lui, ma sono convinto che non stia mentendo.”
“Possibile che tutto quello che abbiamo passato, che hai passato, non ti abbia insegnato nulla?!” Non poteva accettare che Yuzo fosse così cieco da non capire che uno Stregone non avrebbe mai potuto cambiare la propria natura, ma il volante gli rispose a tono, indurendo lo sguardo.
“Proprio per questo ti dico che credo alle sue parole, Mamoru. Se io sono stato capace di distruggere intere città, perché diamine uno Stregone non potrebbe essere in grado di cambiare vita, se davvero lo vuole?”
“Senti, te l’avrò ripetuto fino alla sfinimento, il tuo era un discorso diverso e-…” alzò le mani in segno di resa, scuotendo il capo. “Non voglio parlare ancora di quello che è successo a Sendai.”
“Nemmeno io voglio farlo, quindi fidati di ciò che sento, almeno per una volta.”
Risvegliarsi, dopo aver respirato il fiato della morte, e litigare con Yuzo non era proprio quello che si era aspettato, così, Mamoru girò il viso passandosi una mano tra i capelli con un certo nervosismo. C’erano già tante cose, tanti altri pensieri a pungere il suo spirito, non voleva ci si aggiungesse anche lui. “Avanti, sentiamo. Cosa ti ha detto?”
Anche Yuzo smorzò il tono in favore di uno più morbido. “Shibasaki ha incontrato il Principe, dall’altra parte del Nohro. Sapeva che sarebbe dovuto passare per Hemur, ma quando è rientrato, quelli del villaggio hanno detto che Sua Altezza non è mai giunto a destinazione.”
“E non può aver semplicemente cambiato percorso?”
Yuzo sospirò, ignorando il tono piccato della Fiamma. “In tutto questo tempo ha mai modificato una delle tappe?”
Mamoru dovette convenire che il Principe era sempre stato puntuale e preciso, ogni fermata del viaggio era stata rispettata senza problemi.
“Inoltre, Shibasaki mi ha confermato che nei pressi del Nohro c’è la base degli Stregoni.”
“L’avamposto a Sud?” La Fiamma si girò nuovamente a guardarlo, con espressione severa e il sopracciglio inarcato. Il volante annuì.
“Ha detto che ci avrebbe indicato come raggiungerlo.”
“Uhm, e già che c’eri non gli hai chiesto cosa ci ricava a tradire gli Stregoni come lui, per caso?” sbottò con quella sua arroganza che faceva saltare i nervi a tutti i Doge che avevano incontrato. Questa volta fu in grado di far innervosire anche Yuzo.
“No, non gliel’ho chiesto, va bene?” Gli rispose quest’ultimo con stizza e il piglio arrabbiato. Lui lo sostenne.
“Mi spieghi perché gli credi?”
“Perché abbiamo parlato e in lui non ho avvertito né minaccia né ostilità.”
“E di cosa avete parlato, sentiamo?” Per un attimo l’avvertì, in maniera netta, pungergli la schiena. Gelosia. Non sapeva di cosa, di preciso, ma era geloso.
Yuzo sospirò e girò lo sguardo. “Di cose.”
“Quali?”
“Filosofia Elementale” tagliò corto il volante. Non voleva mettere in mezzo un discorso che forse Mamoru non avrebbe potuto comprendere perché più votato al pragmatismo e al cinismo che alla riflessione astratta.
“Ah, beh. Un ottimo modo per capire se fidarsi o meno del tuo nemico. Come no.”
Appunto, non avrebbe capito.
Scuotendo il capo, Yuzo si alzò. “Vado a vedere se è possibile farti preparare un bagno” disse, allontanandosi per il corridoio.
Quando lo vide andare via, Mamoru comprese di avere esagerato. “Yuzo, aspetta…” Era un tentativo di fermarlo, forse, ma che sapeva non avrebbe funzionato, infatti il giovane si limitò a rispondergli quell’asettico: “Cosa dovrei aspettare? Stai bene ora, no? Non hai più bisogno di me”, prima di volgergli nuovamente le spalle e lasciare la sauna.
Rimasto solo, Mamoru sprofondò il viso in una mano, massaggiandosi la fronte.

Al piano superiore la gente era già in piedi e nel vivo della giornata.
Gli Elementi avevano dormito più di quanto immaginato, ma era stata una necessità per tutti.
Yuzo e Mamoru si videro il tempo necessario per comunicare le novità ad Hajime e Teppei e poi furono entrambi presi dai preparativi che li separavamo da quella che si prospettava come la fase più difficile di tutta la missione: avrebbero dovuto avvicinarsi alla base degli Stregoni e scoprire se il Principe fosse davvero lì e se fosse ancora vivo, come tutti speravano.
Solo quando fu il momento di definire gli ultimi particolari con Shibasaki, Yuzo andò a chiamare la Fiamma. Un po’, il volante dovette ammettere di averlo evitato di proposito, ma non era in quel modo che avrebbe voluto affrontare un momento così cruciale come quello che si profilava davanti a loro. Dovevano essere tutti concentrati e al meglio della condizione, così, decise di mettere da parte il fastidio per le parole della Fiamma e andare da lui, magari per riuscire a trovare anche un punto di incontro.
Quando entrò nella stanza, vide che Mamoru era appoggiato con il braccio alla finestra e l’altro al fianco. A una prima occhiata sembrava stesse guardando l’esterno, ma il fatto stesso che non si fosse accorto della sua presenza significava invece che era perso in altri pensieri.
“Sei pronto?” esordì, chiudendo la porta alle proprie spalle.
La Fiamma si girò di scatto, sentendosi colto di sorpresa. Accennò una smorfia sorridente quando vide che era lui. Si allontanò dal vetro e portò le mani ai fianchi, indicando col capo la propria sacca da viaggio, ferma in terra.
“Sì, sono a posto. Andiamo quando volete.”
Yuzo si fermò a un passo, inarcando un sopracciglio. “Sicuro di star bene?”
Lui si nascose dietro la solita ironia. “Perfettamente, a parte qualche brivido di tanto in tanto. Lo Stregone ha detto che è solo questione di tempo e poi non ne risentirò.”
Il volante annuì, ma mantenne la stessa espressione ferma di quando era entrato e lui si rese conto che era inutile tentare di camuffare la verità, così sospirò e chinò il capo, passandosi una mano tra i capelli.
“Scusami per prima, ero nervoso.” Si giustificò. “Tutta questa faccenda, l’attraversamento del Nohro e la febbre bassa… hanno messo a dura prova la mia pazienza. Non volevo prendermela con te.”
“Non devi essere arrabbiato.” Gli disse e lui sollevò di nuovo lo sguardo che non celava l’irritazione.
“Non dovrei? Per poco non mi faccio ammazzare e non dovrei essere arrabbiato?! Ho messo in pericolo anche te, tutto questo è… inaccettabile!”
Il volante inarcò un sopracciglio. “Sai benissimo che sono l’ultima persona con cui puoi fare simili discorsi. Non dimenticarti che ho cercato di uccidervi tutti, quindi, ripeto: non devi essere arrabbiato, non ne hai motivo.”
Lui sollevò le braccia al cielo in un gesto stizzito. Prese a camminare per la stanza, sbuffando come un toro. “Andiamo, era una situazione diversa!”
“Forse, ma la sostanza non cambia: siamo in missione, per di più in periodo di guerra; il pericolo è la nostra quotidianità, adesso.”
“Sì, ma non posso accettare che sia dovuto a un mio limite.” Scosse il capo, fermandosi. Si passò una mano sul viso cercando di rendere meno amara la propria frustrazione. “Gli altri possono fallire, ma non io… non io.”
“Per quanto Elementi, siamo ancora esseri umani; ciascuna delle nostre classi presenta dei punti deboli. Ed è giusto così, lo sai anche tu.”
“Perché deve fare tanto freddo? Lo odio.”
Le labbra di Yuzo si piegarono in un sorriso divertito, osservando la sua schiena. “Perché se facesse sempre caldo, Hajime si scioglierebbe.”
Mamoru ci pensò un po’ e quel ragionamento non faceva una grinza. Sì, lo sapeva anche lui che era giusto così. Nicchiò, stringendosi nelle spalle, poi si volse inarcando un sopracciglio, ma con le labbra piegate in una smorfia ironica e sorridente. “E tu perché hai sempre la risposta pronta? Stai diventando peggio d’un volante!”
Mh, voleva essere un complimento?” Yuzo snudò i denti in uno di quei sorrisi che sapevano illuminare le sue giornate, ma non poteva non pensare a come fosse cambiato. Nel suo modo di parlare e di agire c’era una sicurezza che non aveva avuto fino a prima di arrivare a Ghoia. Anche pochi istanti prima, gli aveva tenuto testa parlandogli con razionalità e lucidità. Il passato sembrava non ferirlo più visto che glielo aveva sbattuto in faccia senza battere ciglio. Incredibilmente si rese conto che per quanto il suo spirito impulsivo avesse cercato di prevalere, il volante sarebbe sempre riuscito a dominarlo e a tenerlo con i piedi ben piantati al suolo. Il consigliere perfetto. L’amico fidato.
L’amante…
Impossibile.
Il sorriso assunse una piega mesta. Con un sospiro pesante tornò a dargli le spalle. “Il fatto è che sono pur sempre il responsabile della missione e le vostre vite sono affidate a me. Per quanto nessuno di noi sia infallibile, non voglio rischiare di mettervi in pericolo.”
“Questo lo capisco.” Yuzo lo raggiunse adagio, fermandosi a un passo da lui. Osservò i suoi capelli neri che s’appoggiavano sulle spalle e scendevano sulla schiena, ludici e perfetti. Quasi vivi. “Quante volte sono stato io quello che si è cacciato nei guai costringendovi a intervenire? Nessuno di noi vorrebbe essere un peso per gli altri. E tu non lo sei.”
“Chissà” esalò Mamoru assieme al respiro, ma l’idea che il freddo potesse batterlo tanto facilmente l’aveva ridimensionato. Si era sempre sentito invincibile, padrone delle fiamme, eppure bastava che la temperatura scendesse troppo e non serviva più a niente. Non era facile scoprire di avere dei limiti tanto grandi e accettarli come se non fosse successo nulla.
D’un tratto sentì le mani di Yuzo scivolare attorno a lui, lungo i fianchi, sull’addome; le braccia stringerlo e le dita aggrapparsi alla stoffa. Avvertì il peso del suo capo poggiarsi contro la nuca. E la cosa più incredibile fu rendersi conto di non arrossire minimamente né di sentirsi a disagio: quel contatto, quella vicinanza, la presenza del suo corpo, delle sue mani erano la cosa più naturale che potesse esserci. Tanto che si ritrovò a sorridere e a coprirgli le dita con le proprie.
“Ehi, ma non ero io quello che doveva abbracciare te?”
Yuzo non gli rispose, ma si limitò a rilasciare un pesante sospiro. Mamoru lo imitò, reclinando la testa per trovare appoggio in quella del compagno. “Che hai?”
“Non sei l’unico a odiare i propri limiti” disse il volante, senza nascondere un tono amaro. “Non puoi immaginare quanto io mi sia preoccupato, in quella caverna. Tu stavi male, ma per quanto mi sforzassi i miei poteri non servivano a niente. Io ero lì, con te, e non potevo fare nulla. Per la prima volta in vita mia ho pensato che il mio Elemento fosse inutile se non potevo salvare te. Capisci?”
Sì, capiva. Capiva benissimo e sentì la propria fiamma bruciare all’improvviso e scacciare anche quegli ultimi brividi rimasti sottopelle.
“Mi dispiace, davvero mi dispiace non volevo spaventarti così tanto. Mi ero completamente dimenticato dell’incantesimo di Criostasi perché è un sortilegio che il nostro corpo apprende in maniera autonoma e a scuola non lo usiamo praticamente mai, nemmeno per provarlo.” Si giustificò con foga, prendendosela anche con sé stesso per non averci pensato subito ed esser stato convinto di stare per morire. Per tutte le Dee! Sperò di non essersi mantenuto sul patetico andante!
“Hai altri incantesimi strani che dovrei conoscere? Vorrei evitare di prendermi un colpo la prossima volta” sospirò il volante, lasciandolo andare.
“No, nient’altro.”
“Meno male.”
Mamoru si volse e l’osservò per qualche istante, prima di sollevare una mano e farla scivolare sulla sua guancia. “Scusa. Sul serio, scusami. Per lo spavento di ieri, per la discussione di oggi.”
Yuzo sorrise. “Ma se ti scusi così tante volte potrei anche pensar male di te.”
“Male come?”
Mh, che so… che ti sei ammorbidito, che sei diventato più buono.”
“Ah!” Mamoru sollevò le mani con orrore, facendolo ridere. “Sia mai detta una simile blasfemia!”
“Piuttosto, non ricordi nulla di quello che è successo?” Yuzo aveva aspettato un po’ a porgli quella domanda, ma ormai poteva già dire di conoscerne la risposta, infatti vide la Fiamma stringersi nelle spalle e assumere delle espressioni buffissime mentre si passava una mano tra i capelli per tirarli indietro.
“Mah, ricordo che avevo freddo e che parlavo a vanvera. Poi più nulla.” Arricciò le labbra, portandosi le mani ai fianchi e guardandolo di sottecchi. “Non ho detto cose di cui dovrei pentirmi, vero? Che so, ti ho riempito di insulti! Oh, nel caso, sappi che non li penso, eh!” Ci tenne a sottolineare e Yuzo ridacchiò del suo imbarazzo.
Scosse il capo. “No, stai tranquillo, niente insulti. Ma ti sei fatto scappare un segreto.”
Mamoru drizzò la schiena. “Segreto?! Quale segreto?”
Gli occhi nocciola di Yuzo rimasero fissi nei suoi quasi avesse potuto attraversarli e lui si ritrovò ad arrossire un po’ per l’intensità del suo sguardo. Poi, il volante sorrise e si portò una mano dietro l’orecchio.
“Il glifo.”
“Il glifo?”
“Mi hai detto che il suo potere non è stato rilasciato durante il sonno, ma quando mi hanno messo l’onice.”
La Fiamma si portò le mani al viso e cominciò a sbraitare. “Ma no! No, dannazione! Come diavolo ho potuto dirtelo?! Avevo promesso a tua zia che avrei mantenuto il segreto!”
“Vuoi stare calmo? Guarda che non è successo nulla di trascendentale.”
“Certo che sì, invece! Come ho potuto permettere che mi sfuggisse?”
Yuzo lo prese per le spalle. “Mamoru, la pianti? Sul serio, non è successo niente. Non mi cambia la vita sapere se è stato a causa del glifo che ho perso conoscenza durante l’incantesimo di iniziazione degli Evocatori. Davvero, credimi.”
La Fiamma sembrò calmarsi, ma il suo viso restituì un’espressione colpevole. Lui era sempre stato il tipo di persona che si sarebbe portato i segreti fin dentro la tomba, e sapere di essere venuto meno alla parola data lo infastidiva oltremisura. Quel maledetto incantesimo aveva fatto solo danni.
Sbuffò, passandosi di nuovo la mano nei capelli. Con un sopracciglio inarcato osservò il volante che continuava a sorridergli con tranquillità. “Sicuro che non sei arrabbiato?” gli chiese.
“E perché dovrei? Lo so che papà non me l’ha detto solo per non farmi preoccupare, ma ormai non ho più bisogno d’esser protetto da tutto e tutti. Dovresti saperlo anche tu.”
Sì, forse aveva ragione. Alla fine, non c’era nulla di male se ne era a conoscenza. Quello non era capace di ferirlo, ormai poteva sopportare ben di peggio.
Mamoru sembrò convincersi. “Poi? Quale altro segreto-segretissimo e inconfessabile ti ho spifferato, sentiamo.”
Di nuovo, Yuzo lo guardò con la stessa intensità di prima, ma non rispose subito. Gli lasciò le spalle facendo scivolare le mani lungo le braccia.
“Non odio il Fuoco.”
Mamoru apparve perplesso.
“Non odio il Fuoco per la morte di mia madre.”
La Fiamma si irrigidì. Sul volto un’espressione di chiara colpevolezza. “Ti ho detto anche questo?”
“Sì e avresti dovuto farlo prima, ti avrei subito risposto che non ho alcun problema con il tuo Elemento. Non è il Fuoco a uccidere, ma chi lo usa. E non eri tu.” Gli sorrise. “Non devi sentirti responsabile. Non sono stupido, e se davvero provassi rancore verso di te solo perché sei un Elemento di Fyar allora sì che avresti tutte le ragioni per detestarmi e considerarmi solo un piccione d’Alastra che non vale niente. Ma non è così.” Scosse il capo, stringendosi nelle spalle. “Dovresti avere un po’ più di fiducia in me.”
“Io mi fido di te!” Mamoru lo disse con foga, afferrandogli il braccio. Negli occhi la pece sembrava essere impazzita, il nero ardeva a un fuoco che bruciava solo dentro di lui, mentre le dita si stringevano in quella presa che era forte e impetuosa. Non glielo aveva mai detto, se non quella volta che era sotto il controllo del Naturalista, ma allora il volante non aveva avuto memoria di ciò che era avvenuto quando era stato vittima dell’influsso della Magia Nera. Ora, invece… Ora era diverso. E Yuzo lo poteva ascoltare e capire, guardarlo dritto in quegli occhi di brace e leggere in maniera chiara la sua sincerità.
Si fidava di lui. Si fidava già da tantissimo tempo, ma dirlo era come scoprire il fianco ancora un po’ di più e il suo era ormai praticamente nudo, offerto in sacrificio e con la scritta ‘colpisci’.
Però il volante non colpiva con armi né incantesimi. Sostenne il suo sguardo e gliene restituì uno che aveva la piacevolezza della calma primaverile, una brezza quieta ma fresca, che pizzicava le guance.
E quella brezza sapeva contenere e ravvivare il suo fuoco.
“Allora prova a credermi, anche quando ciò che ti dico ti risulta difficile da accettare.”
Erano lì, Mamoru avvertì tutti i pensieri premere per uscire, tentare di sfondare le porte del suo silenzio a riversarsi fuori per travolgerlo e confessargli la verità taciuta per mesi. E la verità era una sola.
Amami.
Era nodo, era catena, era legame.
Amami, maledizione!
Era comprensione reciproca.
Perché hai bisogno di me.
Era l’unico domani che vedeva nella sua testa.
Perché ho bisogno di te.
E non ne voleva un altro.
Perché non ho mai amato nessuno, tranne te.
Ma Mamoru aveva una fiamma molto più forte di qualsiasi cedimento emotivo. Incendiò i pensieri, li ricacciò indietro e lasciò lentamente il braccio di Yuzo, annuendo piano, ma senza rispondere. Doveva prima essere sicuro di avere il completo controllo sulle proprie parole per aprire bocca. Quando ne fu certo disse solo: “Andiamo”, allontanandosi di qualche passo e voltandogli le spalle.
Non si sarebbe mai aspettato che il volante potesse fermarlo di nuovo con quel candido: “Veramente… ci sarebbe ancora una cosa”, che gli fece scendere un brivido di terrore lungo la schiena.
Ma quanto diavolo aveva parlato in punto di pseudo-morte?!  Che fottuto chiacchierone!
“Eh?!” Mamoru si volse di scatto, gli occhi spiritati e la bocca deformata in una smorfia incredula. Sentiva i capelli drizzarsi per la disperazione. “Quanti cazzo di segreti ti ho spifferato, per tutti i diavoli dell’Infero?!”
Yuzo aveva un sorriso innocente e terribilmente bastardo, a detta della Fiamma, mentre lo teneva sulle spine. Rimase in silenzio per qualche secondo ancora e poi snudò i denti in un’espressione solare. “Scherzavo!”
“Cosa?!” sbottò Mamoru, sgonfiandosi come un palloncino. Era stato a un passo dall’infarto e quell’altro se la rideva della grossa, prendendolo addirittura in giro. Era proprio uno stupido volante. Scosse il capo, sospirando. “Ma ti pare il momento?”
“Oh, beh, volevo alleggerire un po’ la tensione. Avevi quell’aria così seria.”
Piccione” sibilò con fastidio, portandosi le mani ai fianchi. “Allora è tutto qui? Non ho detto altro?”
Yuzo lo trafisse di nuovo con un’occhiata intensa, che lo fece vacillare, sorrise… e gli mentì.
“Nient’altro.”
E lui, per la prima volta da che lo aveva conosciuto, non se ne accorse.
“Vorrei ben vedere. Ho parlato anche troppo” borbottò, scuotendo il capo e raggiungendo la sacca. L’afferrò con stizza e se la caricò sulla spalla. “E’ ora di muoversi; segui questa rana dalla bocca larga.” Si prese in giro da solo, inforcando la porta e scomparendo oltre la soglia.
Yuzo non si mosse subito, ma rimase a osservare la sua schiena consapevole di non avergli detto la verità. Era sicuro che fosse meglio così, perché se Mamoru non si era mai fatto avanti prima doveva avere dei buoni motivi. Motivi che erano stati cancellati dall’estrema gravità della situazione in cui si erano trovati, col rischio di doversi dire addio.
Se lui gli avesse raccontato anche di quello, della sua confessione, di sicuro la Fiamma si sarebbe trovata in difficoltà e il loro rapporto avrebbe potuto essere a rischio di rottura. Questa volta per davvero. Mamoru faceva molta fatica nel relazionarsi con i propri sentimenti, a esternarli. Aveva sempre teso a reprimerli e a mascherarli dietro al cinismo e alla praticità. Se lo avesse forzato, avrebbe finito col reagire come un animale stretto all’angolo: con rabbia e ferendo chiunque gli fosse capitato a tiro. Avrebbe tentato di spezzare ogni legame e lui non avrebbe mai permesso che una cosa del genere potesse accadere.
Così, si disse che avrebbe aspettato.
Avrebbe aspettato che tutta quella storia si fosse conclusa, che avrebbero smesso di correre per le Terre del Sud, che avrebbero affrontato la guerra. O solo: avrebbe aspettato che Mamoru fosse stato pronto per dirglielo. Non sapeva davvero come e quando sarebbe avvenuto, ma di una cosa era certo: non era quello il momento e non doveva avere fretta.
Il loro tempo sarebbe arrivato, doveva solo avere pazienza e avere fiducia, nel presente, in ciò che quel viaggio era riuscito a dargli: consapevolezza di sé, nel bene e nel male, e sicurezza nelle scelte da prendere.
E lui aveva scelto.
“Ti amo” mormorò alla stanza vuota, alla porta aperta, alla schiena della Fiamma che era già uscita e continuava a sbraitare per questo e quello.
Sorrise quando si sentì chiamare a gran voce.
Volanteeee! Datti una mossa!”
“Arrivo!” Con passo svelto lo raggiunse.
La porta venne chiusa dietro di lui e nell’aria non rimasero che granelli di polvere in un mare di luce.

 

Fiducia e Speranza son la Chiave e la Porta
per affrontare il dolore che il cuore sopporta,
e tracciano e regolano il lungo cammino
che condurrà ogni uomo al proprio destino.

 


…Il Giardino Elementale…

 

Ops! X3
Houston, abbiamo un problema. X3333
Io ve l'avevo detto che un po' mi avreste odiato, ma sì, non poteva che essere così. Ovviamente le confessioni in extremis lasciano un po' il tempo che trovano e non sempre vanno a buon fine; cioè, nel senso, vanno pure a buon fine, ma dopo?
Sono una paracula XD E Mamoru ha deciso di avere un vuoto di memoria nel momento sbagliato *rotola via* o il momento giusto, dipende molto dai punti di vista.
E Yuzo?
Dite un po', ve lo sareste aspettato che non gli dicesse nulla? Che preferisse tenere quello che era accaduto da parte, per il momento? Io penso di sì, se avete iniziato a capire come ragiona. XD
La situazione che stanno per affrontare richiede la lucidità di tutti, e conoscendo Mamoru quella lucidità sarebbe venuta a mancare se fosse stato distratto da altri pensieri. Yuzo ha taciuto anche per questo motivo, ma soprattutto perché, beh, lo sappiamo tutti com'è fatto Mamoru, ecco XD. Per quanto gli si possa esser avvicinato e abbia iniziato a essere meno refrattario a certi comportamenti d'affetto, Yuzo ha - dal canto suo - imparato a non forzargli la mano, a non imporre come un mulo che ogni cosa debba essere chiara e definita. A volte, semplicemente, non è il momento adatto.
XD ah sì, va beh era ovvio che Mamoru sopravvivesse!!! *ROTFL*
Io vi faccio spaventare, ma fino a un certo punto! *MWAHAHAHAHHAAHHAHAAHH-AH*
E così termina anche il Capitolo 14. Come già vi ho detto, la prossima settimana non ci sarò e approfitterò delle ore di treno per scrivere, scrivere e ancora scrivere questo famoso Capitolo 15 che sarà... pieno. Pieno di moltissime cose perché, ehi!, ci stiamo avvicinando al gran finale e tutti, ma proprio TUTTI, i grandi nodi di questa storia stanno per venire al pettine.
Spero di riuscire a non farvi aspettare troppo per il prossimo capitolo e continuo a ringraziarvi di cuore per continuare a seguire questa storia. :3
Grazie mille. :**** *abbraccia tutti*


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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