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Autore: ChiaraErika_    12/04/2012    0 recensioni
Vite parallele di due migliori amiche.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ero sdraiata assieme a Janet sull'erba soffice del giardino della nostra scuola, era un anno più piccola di me e ci vedevamo solo durante la ricreazione o qualche volta in bagno. 
-Pensi che sarai felice lì?- chiesi mentre guardavo una nuvola cambiare posizione
-Bè...la famiglia che mi ospiterà è a posto e avró una sorella che sembra simpatica, spero solo di conoscere gente simpatica!- mi sorrise, sapevo cosa voleva dire, dove vivevamo noi l'unica cosa decente era il mare, le persone erano paesane aggrappate a vecchie abitudini, molto vecchie. Mi stupiva il fatto che non ci fossero i matrimoni combinati. Suonó la campana e raccolsi le mie cose, il pacchetto di sigarette e il cellulare, aspettai che anche Janet si alzasse e, salutandola, tornai in classe. Nel mio banco vidi le mie amiche che parlavano tra loro. Sophie, Giulie e Ronnie mi guardavano dal mio posto. Lanciai le sigarette a Ronnie e le feci cenno di alzarsi, appena mi sedetti lei si mise sopra di me e io l'abbracciai, adoravo Ronnie, era più bassa di me e questo la faceva sembrare una bambolina da spupazzare. 

-E tutto questo affetto?
Le diedi un colpetto sul braccio e mi fece la lingua. Entró il professore di artistica, rinominato Mario Bros, e chiuse la porta con violenza, Ronnie saltó giù dalle mie ginocchia e si mise a sedere accanto a Giulie nel banco difronte al mio. Sophie allungó una mano sul mio quaderno e scrisse "missà che Mario è di cattivo umore ! " feci un piccolo sorriso e alzai gli occhi per guardarlo.
-Decisamente di cattivo umore!- ridacchiai guardando la mia compagna di banco ma il professore si mise a urlare. Aspettavo con ansia la fine della quinta ora e quando finalmente la campa suonó fui la prima ad uscire. Presi la metropolitana per andare a prendere Evangeline da scuola. Camminavamo assieme verso casa, la sua manina nella mia e i capelli biondi che le ondeggiavano sulla schiena in morbidi boccoli, i suoi occhi azzurri che mi scrutavano. 

-Cosa c'è?- Evangeline fece uno di quei sorrisi solo per me e non disse nulla. Eravamo già arrivate a casa, girai le chiavi nella toppa e spinsi il  portone un pó diffettoso. C'era no vetro e piatti rotti ovunque.
-Ma cosa....?- sentì un piatto rompersi e delle urla, Evangeline scoppiò a piangere.

Entrata a casa trovai un casino, la piccola piangeva e la casa era sottosopra, piatti rotti ovunque e vetro, forse dei bicchieri? Dalla cucina sentivo delle urla, mi sentì ribollire il sangue dentro dalla rabbia; presi Evangeline in braccio velocemente per evitare che si ferisse e la portai in camera sua, su per le scale. La misi sul letto e aprì la porta
-Dove vai?- disse in lacrime, mi avvicinai a lei e le accarezzai i capelli color del grano
-Torno subito, promesso.
Scesi le scale ed entrai in cucina; mia madre era vicino al lavello con un piatto in mano e mio padre sbraitava; mi avvicinai a loro
-Che state facendo, siete impazziti?!- gli urlai contro, nemmeno mi si accorsero di me. Stavano urlando qualcosa sul fatto che non si sopportavano più. Cercai di strappare il piatto dalle mani di mia madre ma non voleva lasciarlo, mio padre si avvicinò per aiutarmi ma, nel tentativo di averla vinta, con uno strattone mia madre fece cadere il piatto in terra.
-Guarda cos'hai fatto!- mi diede uno schiaffo e inciampai in terra tra le schegge, graffiandomi un braccio; mi alzai lentamente con le lacrime agli occhi per il dolore.
-Cos'ho fatto io?! Stai scherzando vero? Non sono io che si mette a lanciare piatti e a urlare!
Guardai mio padre con un occhiataccia, potevo vedere la tristezza nei suoi occhi. Sentì un rumore e ci girammo tutti e tre, potevo vedere Evangeline che cercava di rendersi invisibile dietro la poltrona, aveva sentito tutto...
-Evangeline torna su, ti raggiungo subito- cercai di nascondere il dolore almeno ai suoi occhi innocenti di bambina. La vidi trascinarsi su per le scale, come se fosse molto stanca: la immaginai mentre abbracciava il suo pupazzetto preferito, quello senza un orecchio. Mi si fermò il respiro
-Dov'é Milli?- non mi risposero. Cominciai a piangere -dov'é il mio cane?!- strillai
-Abbiamo lasciato la porta aperta e...- non finì la frase. Corsi fuori casa e cominciai a chiamarla, ma senza risultato. Sentì mia madre dire "Evangeline non avrebbe reagire così" la guardai furente
-Sei consapevole del fatto che ha 5 anni, vero?- continuammo a litigare fino al pomeriggio, quando finalmente tornai in camera da mia sorella; vedendomi saltò giù dal letto e mi abbracciò. 
-Non lasciarmi mai - disse in un sussurro
-Te lo prometto- la strinsi forte a me.
  
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