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Autore: phoenix_esmeralda    12/04/2012    1 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Mi ero apprestata al ricevimento con entusiasmo piuttosto scarso, facevo fatica a credere, nelle condizioni in cui mi trovavo, di potermi divertire o anche solo distrarre. Il mio cuore pesava come un blocco di cemento, reclamando la necessità di solitudine, silenzio e doloroso rispetto.
Ma la serata fu molto più impegnativa e sofferta di quanto preventivato.
Avevo supposto di partecipare alla cena in vesti comuni, come un invitato anonimo di cui si coglie marginalmente la presenza. Tutto mi aspettavo fuor che Alexen mi presentasse come l’eroina che aveva sventato il complotto di Sasamanka e Ad’hera, salvando lui e Katathaylon.
Invece mi buttò alla ribalta, soddisfatto di vedermi al centro dell’ammirazione della sala, adulata e venerata da solleciti Thaylonesi colmi di gratitudine. Mi trovai avvinghiata in una spirale di chiacchiere, domande, presentazioni e ringraziamenti che suscitavano nel mio animo scombussolato brividi alternati di eccitazione e smarrimento.
Alexen mi fece sedere a capotavola con loro: lui, io, Vera e Edhuar, al vertice di una tavolata senza fondo dove risultavo essere l’invitata di maggior prestigio.
Durante la cena, molti mi intrattennero chiedendomi di raccontare le mie gesta o, con altrettanta curiosità, di parlare del mio mondo. E forse, assorbita da tanta popolarità, avrei anche potuto dimenticare per qualche ora il mio dolore. Ma l’oblio durò invece solo pochi istanti.
Alexen motivò in termini chiari il passaggio di sovrano che venne accolto con mormorii stupiti, ma privi di contrarietà. Subito dopo, presentò Vera come futura regina di Katathaylon. Quello fu il momento in cui la facciata di buon umore che ero riuscita faticosamente a erigere, si sgretolò come un castello di sabbia asciutta. La gelosia mi pugnalò con ferocia inaspettata, chiudendomi lo stomaco e la gola.
Edhuar prese Vera per mano e la condusse lungo la tavolata fermandosi tra gli ospiti, creando alla promessa sposa le basi per un buon rapporto con ciascuno dei partecipanti alla cena. Non mi degnò di un solo sguardo, come se non fossi presente. Il suo sorriso, la sua gentilezza, il suo senso dell’umorismo erano orientati al solo scopo di facilitare a Vera l’ingresso nel suo ruolo. Esattamente come Edhuar era stato in grado di farmi sentire al centro del suo universo, ora riusciva a escludermi dal suo cuore, dal suo orizzonte, e al mio posto elevava Vera come un fiore prezioso.
Non una sola persona avrebbe potuto credere che ci fosse un’altra donna nel suo cuore. Nessuno avrebbe dubitato che fosse felice e innamorato della sua sposa.
Provai a concentrarmi di nuovo sulla considerazione che mi offrivano gli invitati al ricevimento, ma più i minuti scorrevano e più il mio animo si appesantiva e la mia gola si ostruiva di lacrime trattenute. Un’indignazione acre mi pungolava il cuore facendolo grondare sangue. Divenni sempre più silenziosa e apatica e alla fine non desiderai altro che andarmene.
Fu proprio nel momento in cui il mio umore stava sfiorando l’abisso che Alexen mi si accostò e mi fece cenno di seguirlo. Scivolammo fra gli ospiti senza farci notare e quando raggiungemmo la porta-finestra, aprì la vetrata per permetterci di uscire sul balconcino color panna. Quando accostò la porta, chiuse fuori il ricevimento, Edhuar e tutti i suoi ospiti e provai un subitaneo sollievo. Era una notte nera, fitta e profumata d’estate.
- Qui puoi stare tranquilla – mi disse, appoggiandosi di schiena alla ringhiera di marmo ricurvo – Puoi piangere, nessuno ti disturberà.
- Non ho voglia di piangere – mentii – Ho solo bisogno di un momento di pace.
Quando incrociai i suoi occhi chiari, vi incontrai tanto calore che mi vergognai della mia bugia.
- Non voglio iniziare a piangere – ammisi – Ho paura che non riuscirei più a smettere e farei una figura terribile con tutte le persone nell’altra stanza!
Alexen rimase in silenzio e per un paio di minuti restammo immobili a respirare l’odore della notte. Lui, appoggiato alla balaustra, teneva d’occhio i movimenti degli ospiti al di là della vetrata. Io davo loro la schiena, fingendo che fossero scomparsi.
- Sai Allegra – mormorò lui a un certo punto, come se fosse giunto alla fine di una riflessione – Se io amassi una donna quanto Edhuar ama te, non sarei mai capace di comportarmi in modo così controllato – Parlando, i suoi occhi si staccarono dalla figura del fratello – Edhuar è un vero figlio di Katathaylon… è il re migliore che questo regno possa avere.
- Sì, è vero.
- Non so se questo possa consolarti, ma sta soffrendo quanto te, a dispetto del suo atteggiamento noncurante.
Lo sapevo. Credevo di saperlo, per lo meno. Ma questo non m’impediva di essere gelosa di ogni sguardo che rivolgeva a Vera.
Smisi di combattere contro le lacrime e lasciai che irrompessero senza controllo. Cercai di scusarmi con Alexen per quella scena penosa, ma lui mi interruppe.
- Mi piace il modo in cui sai lasciarti andare, il modo in cui esprimi le tue emozioni.
Sentii che diceva la verità e proprio per quel motivo di fianco a lui piansi liberamente, senza vergogna.
- Ho sempre desiderato poter vivere le mie emozioni con sincerità – confessò lui – Ma nella famiglia reale non è possibile. Non ci sono spontaneità, né fantasia, né flessibilità. Edhuar riesce a convivere con questa mentalità… io no. Quello che desidero veramente Allegra… è venire nel tuo mondo.
La sorpresa riuscì ad asciugarmi le lacrime.
- Ti sembra pazzesco? – chiese lui – Eppure non ho mai desiderato altro da quando ero bambino. Ho bisogno di libertà, di spazio, della possibilità… di evolvermi. Credi che sia impossibile?
Cercai di figurarmi Alexen nella mia realtà quotidiana.
- Non impossibile forse, ma certamente molto difficile. So che conosci la mia lingua e hai studiato il mio mondo attraverso il libri… ma è solo teoria. In realtà dovresti imparare ogni cosa da capo, lavorare… guadagnare e mantenerti… e tu sei stato allevato come un principe, sei abituato…ad altro.
- Pensi che non resisterei?
Non sembrava offeso, solo interessato alla mia opinione.
- Dico solo che per te sarebbe molto dura.
- Lo sarà anche per te.
Distolsi lo sguardo.
- Io non ho alternativa.
Mi girai come lui, con la schiena al muretto, e attraverso il vetro individuai il profilo di Edhuar e Vera, seduti uno di fronte all’altra. Stavano parlando fra loro e a un certo punto Vera rispose con un sorriso divertito.
- Non provi nemmeno un po’ di gelosia? – domandai. Fino al giorno prima, Vera era stata la sua promessa sposa.
Sorrise con una punta di amarezza.
- Più che gelosia, penso sia invidia – ammise – Io non sono mai riuscito a far sorridere Vera. Edhuar ce l’ha fatta in dieci minuti, guarda!
Mi indicò la sua espressione divertita.
- Vera potrebbe sentirsi in dovere di compiacerlo – azzardai.
- Non una koralla. Non Vera – sorrise – Lei non finge.
- Allora forse sono fatti l’uno per l’altra.
Quell’affermazione mi uccise già solo uscendo dalle mie labbra. Alexen, con la sua spiccata sensibilità, se ne accorse e mi passò un braccio attorno alle spalle in un delicato gesto di conforto poco usuale a Katathaylon. Per me fu al contempo una consolazione e una tortura: Alexen fisicamente era penosamente identico al fratello. 
- Non preoccuparti – mormorò lui, quasi leggendomi nel pensiero – Quando saremo nel Mondo di Fuori, non ti perseguiterò. Se vedere il mio viso ti farà soffrire, mi terrò alla larga da te.
Proprio in quel momento Edhuar, che stava salutando gli ultimi ospiti rimasti nel salone, si girò verso la finestra e vide il braccio di Alexen posato sulle mie spalle. Per un istante il suo sorriso vacillò, poi tornò a darci le spalle per rispondere alle parole di un invitato.
- Hai visto? – ridacchiò Alexen, ritirando il braccio – Anche lui è geloso!
Sì, avevo visto, e stupidamente la sua reazione mi rincuorò. Come se avesse potuto cambiare qualcosa!
- D’ora in poi avrà Vera al suo fianco – dissi, per stroncare le mie assurde speranze – Si dimenticherà ben presto di me, Vera è… il massimo a cui si possa aspirare.
- Tu e Vera siete praticamente cresciute insieme.
Quella di Alexen non era una domanda, probabilmente durante la prigionia comune avevano parlato anche di me.
- Non deve essere stato semplice per te, il continuo confronto con una koralla.
La sua osservazione mi sorprese, era confortante che qualcuno comprendesse il mio punto di vista.
- Le koralle appaiono perfette in ogni loro minimo aspetto, sempre – proseguì lui – E Vera ha in aggiunta una bellezza surreale.
Assentii.
- Eppure, molto di ciò che vediamo all’esterno è costruito a opera d’arte, pezzo dopo pezzo – aggiunse – È il frutto di un lavoro infinito e di un sacrificio di sé inestimabile. L’opera di una koralla è come il passo di una ballerina, apparentemente leggero e privo di consistenza. E meno ne intuiamo lo sforzo e maggiore è la fatica che lo sorregge.
Le sue parole mi provocarono un moto di sorpresa.
- Vera sembra inattaccabile – disse Alexen pacatamente – Ma è pari a una luna che ruotando attorno al suo mondo mostra sempre la stessa faccia. L’altra resta nascosta, come se non esistesse o non fosse nulla di diverso da ciò che già abbiamo visto. Vera per essere ciò che è, ha sofferto e sacrificato molto, nascondendo sempre con attenzione il suo dolore.
Assimilai con calma il significato di quelle frasi. Non avevo mai pensato che per Vera fosse faticoso essere ciò che era. Avevo creduto che lo fosse e basta. Così com’era bella fisicamente, semplicemente mi era apparsa perfetta in tutto, senza sforzo, spontaneamente. Non mi era mai passato per la mente che stesse mostrando anche a me solo la metà luminosa del suo essere.
- Anche Vera ti invidia, lo sai?
- Nessuno potrebbe invidiare qualcosa a me!
Ma Alexen non stava scherzando.
- Non ti sei mai accorta di quanto apprezzi la tua vitalità, la tua capacità di stare bene assieme alle persone?
Scossi la testa. Avevo sempre creduto che a lei non importasse nulla delle persone. Era stata brava a nascondere ciò che le passava per la testa, ma ora il pensiero di possedere anch’io qualcosa di invidiabile bastava a consolarmi di molte mie imperfezioni.
Nel salone erano rimaste ormai pochissime persone, Edhuar mi teneva d’occhio attraverso il vetro in modo sempre più insistente.
- Vado a liberarlo – disse Alexen, staccandosi dal muretto – È giusto che vi salutiate a dovere.
Le sue parole mi paralizzarono. Non era possibile che fossimo già agli addii, c’erano ancora l’incoronazione e il matrimonio…
Il vetro si aprì con uno scricchiolio ed Edhuar uscì nella frescura notturna. Emanava un che di solenne, nel sontuoso abito nero e oro che aveva indossato per la serata. Non era più il vagabondo delle foreste, l’uccello libero che saettava da un albero all’altro. Era un re, in ogni singola cellula del suo corpo.
- Ti donano questi vestiti.
Lui sembrò confuso, quasi si sorprendesse che avessi notato il cambiamento.
- È stata una bella cena – riprovai – Alexen aveva ragione, ormai sei un eroe per il tuo popolo.
- Lo stesso vale per te.
- Vero – sorrisi – Il mio ego si è alzato di almeno mezzo metro.
- Ne hai ragione, Katathaylon ti deve molto.
- E io devo molto a te. Mi hai salvato la vita e non ti ho neppure ringraziato.
I suoi occhi mandarono lampi, come se avessi bestemmiato.
- Non ringraziarmi per qualcosa che sta facendo male a entrambi.
Sussultai.
- Non eri obbligato a farlo! – sbottai – Se fa così male, potevi lasciare tutto com’era!
Cosa intendeva dire ora? Che era meglio che fossi morta?
- Allegra…
Nei suoi occhi ritrovai lo sguardo che conoscevo bene, quello che mi rivolgeva ogni volta che l’insicurezza mi faceva fraintendere le sue intenzioni.
-  Non intendevo questo, lo sai – rispose infatti – Avrei solo voluto… non dover scegliere. Restare semplicemente Khail e venire via con te.
- Questa è storia vecchia – mormorai, distogliendo lo sguardo.
- Lo so.
Era nervoso anche lui, come me. Stavamo recitando entrambi una parte che non ci apparteneva, nessuno dei due aveva studiato le battute per il commiato.
- Alexen verrà via con te?
Mi sorprese che l’avesse capito.
- È quello che ha detto.
- Lo supponevo. Desidera vivere nel tuo mondo da quando è nato.
Non aggiunse altro, ma intuii il resto dei suoi pensieri. Alexen sarebbe venuto via al suo posto, avrebbe continuato a vedermi, anno dopo anno. E aveva il suo stesso viso.
- Cosa stai immaginando, Khail?
Scosse la testa e sorrise, colto in fallo.
- Sono geloso, temo.
Oh. Ora lui era geloso. Lui che l’indomani avrebbe sposato la donna dalla “bellezza surreale”.
Gli diedi la schiena per non mostrargli la rabbia, la frustrazione, l’angoscia che mi divoravano.
Una mano gentile allora, mi solleticò il cuore. Conoscevo quella sensazione, era la stessa che mi suscitava Vera quando cercava di captare il mio umore.
- Stai leggendo i miei sentimenti? – dissi, voltandomi di scatto. Adesso, con i poteri che gli aveva ceduto il fratello, era in grado di farlo.
- Posso farti un regalo – mi disse, come risposta – Un regalo d’addio.
- Che genere di regalo?
- Posso darti l’oblio… fare in modo che ti dimentichi di me, come se non ci fossimo mai incontrati.
- Mi stai prendendo in giro? – iniziai a respirare più rapidamente.
- Non sarò che un nome nella tua testa, senza volto e consistenza. Non ricorderai di avermi incontrato di persona.
- Non puoi essere in grado di farlo! – esclamai – Non hai un potere simile!
- Posso farlo solo se è ciò che tu vuoi. Non potrei andare contro la tua volontà.
Questo mi rilassò e capii che avevo temuto che l’avrebbe fatto davvero, a tradimento.
- Puoi fare la stessa cosa anche su di te?
- Potrei.
- E..?
Scosse la testa.
- Non ho intenzione di dimenticarmi di te.
- E allora perché credi che lo voglia io?
Lui chiuse gli occhi.
- Perché stai soffrendo atrocemente e forse preferiresti un po’ di pace. Se ti scordassi di me, torneresti nel tuo mondo come un’eroina, potresti gloriarti della tua impresa senza fare i conti con un cuore a pezzi… e Katathaylon resterebbe per te lo splendido mondo delle favole, come è sempre stato.
Mi aspettavo che la proposta mi avrebbe allettato almeno un po’, quel tanto almeno da farmi fermare un istante a immaginare come mi sarei sentita se fosse accaduto davvero.
E invece no.
- Preferisco tenermi tutto quanto, grazie. Mi ricorderò ancora di te, quando tu mi avrai già scordato da un pezzo!
Non riuscì a nascondere il sollievo che gli diedero le mie parole. Non voleva che mi scordassi di lui!
- Allora ti farò un altro regalo e non ti permetterò di rifiutarlo.
Mi prese una mano appoggiandosela sul petto, all’altezza del cuore. E… incredibile! I suoi sentimenti, le sue emozioni cominciarono a risuonare nella mia testa come una sinfonia.
Sentii chiaramente tutto il suo amore per me, intenso, devastante, incandescente come fuoco. La sua gelosia mi pizzicò le narici, il suo dolore mi strinse la gola. E il desiderio… Come faceva a nascondere tutto questo desiderio dietro a un atteggiamento così controllato?
- Questo… - mi sussurrò – …è perché tu non creda che non ti ami, anche quando non lo dimostro.
Doveva aver capito quanto era stata male nel corso della serata.
E, comunque, era la prima volta che diceva di amarmi, in questi termini perlomeno.
- E non solo – aggiunse piano – È anche perché tu tenga un po’ più in considerazione te stessa. Perché ricordi che puoi essere amata per ciò che sei e così come sei, nel bene e nel male. Se l’ho fatto io, lo farà qualcun altro. Smettila con tutti quei pensieri catastrofici che ti girano per la testa!
- In questo momento non riesco a essere positiva Khail! Nel mio mondo non c’è nessuno come te!
Mi prese per le spalle, ma quello che doveva essere un gesto di rimprovero divenne un abbraccio e alla fine si trasformò in un bacio lento, strappacuore.
Quando si staccò, i suoi occhi erano pozzi profondi.
- Non voglio che tu venga al matrimonio. Devi andartene domattina.
Mi irrigidii.
- Non essere assurdo, come posso mancare? Ho promesso a Vera che ci sarei stata!
- Vera non sapeva che avrebbe sposato me! – pronunciò le ultime parole lentamente, come una sentenza.
- Perché non mi vuoi?
- Perché ho immaginato di essere al tuo posto. Ho immaginato di venire al tuo matrimonio con Alexen e ne sono a malapena sopravvissuto.
- Adesso sei tu che stai diventando catastrofico!
Ma sapevo che aveva ragione.
- Sei l’ultima persona che voglio al mio matrimonio! – mi disse, e per poco la sua voce non si strozzò.
- Khail… ti prego…
- Pensaci, stanotte. Capirai che è così che deve essere. Vera è intelligente, ti vuole bene, non te ne farà una colpa.
Anche questo era vero. Ma per anni avevo sognato di partecipare al matrimonio della mia migliore amica con il principe di Katathaylon. Avrei lasciato che il mio sentimento per Khail vincesse sulla promessa che avevo fatto a Vera?
- Non ti forzerò – promise – Ma, in ogni caso, domattina qualcuno ti attenderà alle stalle per riaccompagnarti al passaggio per il tuo mondo. Se avrai deciso di andare, potrai farlo.
Mi accarezzò le tempie con un dito, delicatamente.
- E in ogni caso, questo è il nostro addio Allegra. Fra poco sarà mezzanotte, sarà il giorno del mio matrimonio con Vera… e io non credo sia giusto…
Lo interruppi con un bacio. Caro vecchio Khail, intrappolato dal suo stesso animo retto… Non poteva continuare a stringermi a poche ore dal suo matrimonio.
Così smettemmo di parlare per godere invece insieme di quel poco che restava della nostra breve strada in comune.
La notte gironzolò intorno a noi mentre si consumavano, come carta in un incendio, gli ultimi istanti della mia favola.
 
 
Anche se mi sdraiai, sapevo già che non avrei dormito. Il mio cervello si trovava in quel particolare stato in cui le immagini e le parole di un istante si replicano all’infinito. Ricordi, frammenti di conversazioni, emozioni, adrenalina.
Dolore. Desiderio. Disperazione.
Eccitazione.
Dubbi.
Feci quello che Edhuar aveva sperimentato su di sé. Mi immaginai al matrimonio, seriamente. Non scappai all’insorgere delle prime emozioni, continuai a figurarmi quelle scene, realistiche quanto mi riuscivano. Non fu difficile, era bastato ciò che avevo provato quella sera a darmi l’imbeccata sulle sensazioni adatte.
E Khail naturalmente aveva avuto ragione: era insopportabile.
E io non ero mai stata masochista, né eccessivamente altruista. Era chiaro che Vera avrebbe capito.
L’alba sfiorò il mio letto vuoto, mentre affacciata al balcone seguivo il volo dei passeri al mattino.
Questo era il giorno in cui Khail, meno di ogni altro, mi avrebbe degnato della sua attenzione. Mi aveva già salutata, mi aveva dato il suo ultimo regalo. Anche con il cuore in pezzi, oggi avrebbe amato solo Vera.
E lei avrebbe avuto lui. Sapeva cosa stava guadagnando?
Vera… Khail ti basterà.
Con lentezza mi vestii, radunai quelle poche cose che non erano realmente mie.
Era tempo di tornare ormai, ero a Katathaylon da quasi tre settimane, papà presto avrebbe iniziato a porsi delle domande!
Scivolai fuori dalla stanza, imboccai il corridoio affidandomi alla fortuna e in qualche modo riuscii ad arrivare all’aperto. Imbaldanzita dal successo, presi di nuovo una direzione qualsiasi, sperando di arrivare alle stalle.
E invece trovai Vera.
Era ritta in mezzo al viottolo, pallida, i capelli sciolti sulle spalle.
- Stai tornando a casa vero? – sussurrò, senza nascondere la tristezza che provava.
Scoppiai in lacrime all’improvviso, mi coprii il viso.
- Perdonami Vera!
Lei venne verso di me e mi abbracciò stretta.
- No, è giusto così! Se non l’avessi deciso tu, te l’avrei chiesto io!
Cosa ci stava facendo Katathaylon? Non eravamo più noi stesse! Io non facevo che piangere e Vera continuava ad abbracciarmi: due alieni erano entrati nelle nostra ossa.
- Volevo essere al tuo matrimonio! – singhiozzai – Volevo esserci davvero! Ma non resisto al pensiero di vedere Edhuar che sposa un’altra!
- Lo so.
- Credimi, non avrei voluto mancare a un giorno così importante!
- Lo so – ripeté piano.
- È diventato tutto così difficile!
- Non pensarci più Allegra – si scostò leggermente – Faremo così. Sarò io a venire al tuo matrimonio, quando ti sposerai.
- Ma tu non puoi.
Un bel sorriso si allargò sul suo volto.
- Potrò invece. Edhuar ha deciso di togliere il veto.
La gola mi tremò dall’emozione. Quello era un altro regalo di Khail.
- Lui diventerà un grande re – mormorai – Di quelli che cambiano la storia.
- Sono d’accordo con te – rispose dolcemente.
Vera mi guidò verso le stalle, dove Khail aveva promesso che qualcuno mi avrebbe aspettato.
C’era un giovane, infatti, che stava sellando un cavallo, rimasi sorpresa nello scoprire che si trattava di Alexen.
- La scorterai tu? – domandò Vera, osservando la sua tenuta da viaggio.
- Sì. Edhuar voleva essere sicuro di potersi fidare.
- Ma tornerai in tempo per la cerimonia? – obiettai.
- Non preoccuparti, non impiegheremo più di un paio d’ore, sarò indietro entro mezzogiorno.
Abbracciai Vera ancora una volta, incredula davanti all’evidenza di dovermi separare anche da lei. La mia migliore amica era stata fagocitata dal regno magico in cui era nata, quel regno che avevamo condiviso per anni nei nostri sogni e che ora mi stava spuntando fuori come un sassolino fra i denti.
- Allora… ti aspetterò.
Lei annuì, stretta nel mio abbraccio.
- Lascerò passare un po’ di tempo… perché tu dimentichi un po’. Non voglio aggiungere altro dolore.
- Sarà strano senza di te.
Alexen mi aiutò a salire in sella e montò alle mie spalle. Diedi a Vera l’ultimo saluto e poi girammo la schiena ad Arco d’Occidente.
 
 
Durante il viaggio, Alexen rispettò il mio silenzio. Utilizzai quelle due ore per l’elaborazione del lutto, per passare dalla negazione di quanto stava accadendo a un dolore sordo e frastornante.
Le ultime tre settimane mi sfilarono alle mente più e più volte, come la pellicola inceppata di un film. Forse, se l’avessi guardato mille volte, alla fine ne sarei diventata insensibile.
Quando arrivammo alla casetta di Tinkar e Vadgar, vidi che ne stavano uscendo Tala e il padre di Vera, ancora piuttosto debole. Si stavano avviando a Palazzo per la cerimonia e furono sorpresi di vederci. Ma Tala, come mi sarei aspettata da lei e da qualunque koralla, non fece domande. Mi salutò con tutto l’affetto dei ventitre anni trascorsi insieme, mi inviò un messaggio caloroso per mia madre e mi lasciò andare.
In casa cambiai abito, riprendendo i vestiti che avevo abbandonato tre settimane prima. Ora eravamo a giugno ed erano diventati troppo pesanti.
Così come il mio cuore.
- Alexen... – eravamo davanti al passaggio, stavo per abbandonare definitivamente Katathaylon
- C’è una cosa che vorrei far avere a Vera ed Edhuar… non potrei darla a te?
I suoi occhi si illuminarono alla prospettiva di seguirmi e quando m’incamminai nel mio mondo, varcò il confine con me.
 
 
Erano circa le nove di lunedì mattina. Osservai dalla finestra il traffico pigro di una giornata già estiva. La villa in cui aveva vissuto Vera fino a un mese prima, aveva conservato la frescura primaverile, odorava di umidità e di chiuso. Quanto poco ci voleva, a trasformare un luogo familiare in una casa abbandonata!
Scivolammo all’aperto con circospezione, gli abiti di Alexen erano quanto mai desueti e non ero dell’umore adatto ad attirare su di noi la curiosità generale.
- Non è lontano – lo avvisai – Cerchiamo di fare in fretta!
Nonostante  la mia preoccupazione, Alexen era rallentato dalla curiosità. Si fermava a osservare qualunque particolare catturasse la sua attenzione: un autobus, un cestino dell’immondizia, una signora in bicicletta, un uomo al cellulare, un semaforo. Dovetti trascinarlo lungo il viale quasi di peso, smisi di trattenere il respiro solo quando entrammo nel giardino di casa.
Naturalmente la casa era vuota, mamma era in negozio, papà al lavoro e Gioia a scuola, avrei potuto godere ancora di qualche ora di solitudine.
Mi recai immediatamente al recinto dei cani e Nuvola mi accolse con quello scalpitio festoso che solo i veri cani affezionati sanno produrre. I cuccioli erano cresciuti, pronti a volare verso un futuro indipendente. Ne scelsi due,  un maschio e una femmina, e li presi con me. Erano caldi, scivolosi, guizzanti come serpentelli.
Alexen era rimasto in mezzo al giardino, estatico di fronte al cancello che rivelava l’andirivieni mattutino di una banalissima giornata di giugno.
Era assolutamente irreale vederlo lì.
Katathaylon a casa mia.
Misi i cuccioli in un portantino e glieli porsi.
- Questo è il regalo? – fece, stupito – Che meraviglia! Non esistono cani di questa razza a Katathaylon!
- Da oggi sì.
Un maschio e una femmina in un mondo dove i cani non vengono castrati né sterilizzati.
Sorrisi.
Tanti auguri Vera ed Edhuar, popolerete il regno!
Tornammo sui nostri passi fino alla villa, mentre lo stupore di Alexen ancora non accennava a diminuire. I cuccioli si agitavano nel portantino, sprizzando vitalità.
Vera sarebbe stata felice, aveva sempre avuto un rapporto speciale con Nuvola. E Edhuar… che faccia avrebbe fatto? Mi girai verso Alexen.
La stessa del fratello quando glieli avevo mostrati?
Alexen si fermò di fronte al passaggio spalancato e appoggiò il portantino a terra. Sapevo di cosa voleva parlarmi, ma sembrava bloccato da un improvviso imbarazzo.
Decisi di facilitargli le cose.
- Quando tornerai?
Il sollievo rese il suo sorriso luminoso.
- Domattina, se per te va bene.
- Potrai stare qui nei primi tempi, finché non potrai permetterti altro. Questa casa rimarrà vuota fino all’arrivo della prossima koralla.
Alexen incrociò le braccia al petto.
- Non ti darò fastidio, Allegra, non voglio pesare su di te. Se la mia presenza ti sarà sgradita mi trasferirò altrove. O mi renderò invisibile!
Quel discorso era troppo complicato in quel momento per me. Come potevo sapere se mi avrebbe dato fastidio?
- Ci penseremo, Alexen. Intanto resterai qui e sicuramente mamma ti vorrà conoscere – mi sforzai di sorridere – Ti verrò a prendere domattina con qualche abito un po’… meno vistoso. All’inizio avrai comunque bisogno di noi.
I cuccioli guairono e mi chinai a rassicurarli.
- Starete bene, i vostri padroni vi si affezioneranno subito.
Provai a immaginare Vera e Edhuar prendersi cura di loro. Non avrebbero avuto molto tempo da dedicare ai cani, ma li avrebbero trattati bene, ne ero certa. Nel tempo libero li avrebbero portati a passeggio, li avrebbero accarezzati e fatti giocare.
Mi alzai, barcollando leggermente. Mi si appannò la vista dietro un velo di lacrime trattenute.
Vera e Edhuar avrebbero iniziato a costruire oggi la loro vita  insieme, come sovrani.
All’inizio il distacco da me si sarebbe fatto sentire acuto come un pungolo, poi, pian piano, il dolore si sarebbe attutito, fino a restare sullo sfondo di quella loro esistenza in comune.
Infine, si sarebbero dimenticati di me.
La loro vita sarebbe andata avanti… l’intera Katathaylon si sarebbe racchiusa intorno a loro riempiendo gli spazi ancora vuoti. Io ne sarei rimasta fuori, sola.
Sola e dimenticata.
- Allegra.
Alexen mi sollevò il viso, preoccupato.
- Nessuno si dimenticherà di te – disse, con quell’insolita capacità che aveva di leggermi dentro, nonostante avesse ceduto i suoi poteri.
- Il tempo cancella anche le tracce più resistenti – obiettai debolmente.
- Nessuno si dimenticherà di te – ripeté – Non Edhuar, non Vera… né l’intera Katathaylon. Hai salvato il regno, sei entrata nella storia.
Entrata nella storia.
Era buffo.
- Vedremo – risposi, con una scrollata di spalle.
Solo il tempo che doveva venire avrebbe confermato o smentito i miei timori e le parole di Alexen.
- Vedremo – ripetei, chiudendo gli occhi per dare un freno ai miei pensieri.
Il campanile della chiesa batté le dieci.
 
 
 
 
 
 
Non so dove trovarti,
non so come cercarti,
ma sento una voce che nel vento parla di te,
quest’anima senza cuore
aspetta te
adagio.
Le notti senza pelle,
i sogni senza stelle,
immagini del tuo viso che passano all’improvviso
mi fanno sperare ancora
che ti troverò
adagio.
Chiudo gli occhi e vedo te,
trovo il cammino che
mi porta via dall’agonia,
sento battere in me questa musica che ho inventato per te.
Se sai dove trovarmi,
se sai come cercarmi,
abbracciami con la mente,
il sole mi sembra spento…
Accendi il tuo nome in cielo,
dimmi che ci sei…
…quello che vorrei…
è  vivere in te.
 
 
(Adagio – Lara Fabian)
 
 
*************************** - Nota dell'Autrice- *********************************

So che questo finale, lasciato così, è abbastanza straziante.
Per cui volevo avvisare... che ci sono ancora due capitoli di EPILOGO!! Non mollate la storia prima di averli lettiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Grazie! ^^'

  
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