Capitolo
1.
«Fanno in tutto
quindici dollari, signore.» disse l’autista di un taxi giallo,
guardando il viso di Ranma tramite lo specchietto retrovisore posto nell’auto.
Il ragazzo annuì
e, cacciando un portamonete dalla tasca posteriore dei pantaloni neri, estrasse
una banconota da venti.
«Tenga pure il
resto.» mormorò Ranma, quando l’uomo gli aveva detto di non
avere contati con sé, in quanto lui era stata la sua prima corsa della
giornata. «Arrivederci!» aggiunse, scendendo dalla macchina e
prendendo le due valigie che aveva posato nel portabagagli del taxi.
Prendendo un respiro
profondo e portandosi una mano fra i capelli, a stento rivolse uno sguardo a
ciò che lo circondava: si trovava in uno dei quartieri residenziali di
New York City, contornato da tante villette monofamiliari o bifamiliari, e
subito si accorse di quanto quella città fosse diverse da Nerima. Nel
suo vecchio quartiere le case sembravano districarsi in labirinti senza fine,
potevi arrivare sano e salvo alla tua abitazione solo se conoscevi la strada
giusta, mentre lì… lì le case si estendevano in una
perfetta linea continua, seguendo uno schema talmente preciso che ebbe l’impressione
che qualunque via avesse imboccato lo avrebbe portato sempre all’abitazione
che avrebbe occupato per sei mesi.
A quel pensiero si
raggelò: la sua nuova casa lo stava aspettando ed era alle sue spalle.
Deglutendo e lanciando
un ultimo sguardo a quelle belle case di legno, si voltò sussultando quando
vide un uomo di circa quarant’anni guardarlo con un enorme sorriso
stampato in volto.
Spaventato Ranma si
portò una mano al cuore, mentre un piccolo rivolo di sudore gli colava
dalla fronte. Si era scioccamente distratto al punto da assopire i suoi sensi
di artista marziale, per questo non aveva avvertito la presenza di quel signore
dietro di sé.
Lo guardò per un
momento, cercando di capire se potesse rappresentare una minaccia o meno. Del
resto lui era pur sempre Ranma Saotome e se i guai erano arrivati fino a
Nerima, perché non dovevano averlo raggiunto anche a New York City?
Indurendo i tratti del
viso e corrucciando le sopracciglia squadrò l’uomo da capo a
piedi: era un signore dalla capigliatura brizzolata, sopracciglia castane,
occhi leggermente a mandorla e bocca carnosa. La pelle era olivastra e i
vestiti che indossava gli davano un aspetto giovanile e sportivo, anche se la maglietta
a mezze maniche verde acido faceva un po’ a cazzotti con il pantalone arancione.
«Tu devi essere
Ranma Saotome, vero?» domandò il signore, in inglese americano,
cacciando dal taschino della maglia, posto all’altezza del cuore, un
mazzo di chiavi. «Il mio nome è John Suzuki, conosco il preside
del tuo liceo da anni! Sono stato io a proporgli questo viaggio studio nel mio
Paese. Sai, insegno diritto pubblico e costituzionale americano al George
Washington High School.»
«Ah.» fu
tutto quello che ebbe da dire Ranma, inarcando entrambe le sopracciglia: mica
aveva chiesto a quell’individuo la storia della sua vita! Cosa gliene
fregava a lui dell’amicizia che lo legava a quel pazzo del preside Kuno? Però…
no, un attimo! Quando gli venne sottoposto un foglio dove vi era scritto che il
George Washington High School si divideva in quattro diverse accademie lui
aveva messo una crocetta su… Diritto e Servizi Pubblici!
Diavolo. imprecò
mentalmente, capendo che John Suzuki sarebbe stato un suo insegnante.
«Comunque, non
voglio trattenerti oltre, è domenica e avrai viaggiato di notte per
giungere fino a qui e immagino tu voglia riposarti. Ora ti mostro la casa e poi
giuro che tolgo il disturbo, ho una sessione di jogging che mi aspetta!»
esclamò John, indicandogli con il pollice della mano destra una piccola
villetta a due piani, contornata da un giardino verde il cui prato era tagliato
all’inglese. I muri della casa erano bianchi, mentre la porta d’ingresso
era stata colorata di rosso, anche gli infissi avevano delle bordature
rossastre.
«Dai, vieni! Porta
pure dentro le valigie!» lo esortò l’uomo, aprendo il
cancelletto in ferro battuto che divideva i due da un piccolo viale selciato
che portava all’ingresso dell’abitazione.
C’è anche
il garage… notò Ranma, seguendo John trascinando con sé i due grandi
trolley neri. Peccato che non abbia la patente e una macchina.
«Emozionato,
Ranma? Non capita tutti i giorni un soggiorno simile in un Paese come questo.»
Ma quanto diavolo parla
quest’uomo? Le batterie non gli si scaricano mai?
«Ehm sì,
leggermente.» mentì il ragazzo, aspettando che John aprisse la
porta d’ingresso rossa. Non era affatto emozionato, ma nervoso sì.
In più il suo insegnante non lo stava aiutando di certo ponendogli tutte
quelle domande. Uhm, no, forse non gli aveva fatto tante domande, probabilmente
era la prima, dopo avergli chiesto se era Ranma Saotome, ma restava comunque il
fatto che quella parlantina gli dava tremendamente fastidio, soprattutto dopo
un viaggio di dodici ore!
«Ecco qua,
benvenuto nella tua nuova cara, ragazzo.» disse John, scostandosi per far
entrare prima Ranma e lasciare che assaporasse la bellezza di quella casina che
lui stesso aveva scelto per il fortunato vincitore del concorso.
Posando le valigie a
terra, all’interno dell’abitazione, Ranma si guardò di nuovo
attorno, con fare più spaesato di prima. L’ingresso della casa era
collegato ad un corridoio molto largo su cui si affacciava una scala di legno,
pitturata di bianco e decorata con un tappeto che copriva in parte gli scalini.
Avanzando Ranma si accorse di due porte, poste l’una di fronte all’altra.
Quella più piccola, posizionata al muro destro del corridoio, conduceva
in quella che vide essere una grande cucina, mentre la più grande,
arcata e con una porta doppia, si affacciava su di un salotto molto ampio,
arredato di tutto punto.
Se spostassi qualche
mobile potrei benissimo allenarmi qui, di tanto in tanto! pensò, mentre un
piccolo sorriso andava ad increspargli le labbra.
Proseguendo e ignorando
per il momento la scala, Ranma si ritrovò in un piccolo disimpegno, dove
si trovavano un’altra stanza e un bagnetto.
«Qui potrai
studiare tranquillamente.» gli disse John, trascinandolo in quello che si
rivelò essere uno studio. «Ho visto le tue pagelle, Ranma, e ho
capito che sei parecchio svogliato. Per questo ho fatto sì che questa
camera venisse arredata con una scrivania bella grande, qualche libreria e una
poltrona comoda. In un ambiente simile potresti trovare la voglia di
impegnarti, anche perché qui non si scherza e se ce l’hai messa
tutta per vincere il concorso che ho creato allora significa che sei un tipo intelligente
e che quando vuoi sai dare il massimo di te anche a scuola. Sappilo, Saotome,
ti starò col fiato sul collo!» esclamò il professore,
abbandonando l’aria gioviale che lo aveva accompagnato fino ad allora,
per assumerne una seria e decisa.
Annuendo, Ranma
uscì dalla stanza, riprendendo il giro turistico della casa. Salì
al piano di sopra e notò che vi erano due camere da letto, ognuna con un
proprio bagno personale, mentre uno di servizio era posto alla fine del
corridoio su cui si affacciavano le porte delle camere da letto.
«Scegli pure la
camera che vuoi, l’altra servirà a chi ti verrà a trovare
dal Giappone.»
«Certo…»
disse il ragazzo, più confuso che mai: John era tornato come prima,
calmo e sereno. Quell’uomo aveva la capacità di cambiare umore in
un battibaleno, avrebbe dovuto prestare molta attenzione con lui a scuola. Ma
del resto avrebbe finalmente dimostrato chi era, in più lo aveva anche
promesso ad Akane la sera prima che partisse.
“Ti impegnerai,
vero Ranma? Non butterai al vento un’occasione simile, giusto?” gli aveva
chiesto, con lo sguardo basso e le gote arrossate, mentre entrambi si trovavano
sul tetto del dojo Tendo. “Me lo devi promettere, però.
Promettimi che ce la metterai tutta, che non prenderai brutti voti! Prendilo
come un incontro di arti marziale, anche perché non potrei sopportare il
vederti tornare a casa con un pugno di mosche dopo essere stato lontano da
tutti… lontano da me… quindi promettimelo, baka che non sei altro!”.
Di fronte a quella
richiesta disperata e quasi urlata, Ranma si sentì sciogliersi e non
poté fare altro che acconsentire alla richiesta della sua fidanzata. Doveva
soffrire molto, Akane, per la sua partenza, ma l’avrebbe resa fiero di
lui, costasse quel che costasse e quando sarebbe tornato in patria…
Scosse la testa. Le
voleva molto bene, forse fin troppo, ma non era quello il momento di pensare a
certe cose!
«Bene, questa
è la casa in cui vivrai per sei mesi. L’affitto e tutto ciò
di cui avrai bisogno sarà pagato dal Furinkan.» John lo riscosse
dai suoi pensieri, posandogli una mano sulla spalla. «Domani passerò
a prenderti io stesso, abito in questo quartiere, quindi andremo insieme a
scuola. Il liceo è un po’ distante da qui, per questo dovrai
svegliarti all’incirca alle sei e mezza se vogliamo arrivare in orario.»
Ranma strabuzzò
gli occhi: lui che si doveva alzare praticamente all’alba?
Kami, questa nuova avventura
sarà più dura del previsto…
Princess Judith’s space.
Salve a tutti! Ecco un
nuovo capitolo di Please be mine! ^-^ Dunque, prima dei ringraziamenti volevo
precisare alcune cose:
-Nella fancfiction chiamerò New York sempre e solo New York
City. Essendo America-dipendente mi sono praticamente abituata ad utilizzare le
loro terminologie, visto che chiamano per la maggior parte così la
grande mela, giusto per non confonderla con l’omonimo stato di New York e
mi sembra anche più che giusto! ^-^
- Il George Washington High School esiste davvero e
si trova a Manhattan, al 549 di Audubon Avenue
XD Ho tipo impiegato un’ora a scegliere il liceo giusto per Ranma e ho
scelto quello proprio perché c’è un dipartimento di Legge e
Servizi Pubblici (Law and Public Service). Per
rendere il quadro più chiaro, vi elenco i corsi completi di questo
liceo:
- The first
floor is the High School for Media and Communications
- The second
floor houses the High School for International Business and Finance
- The third
floor houses the High School for Health Careers and Sciences
- The fourth
floor houses the High School for Law and Public Service
Ora voi giustamente vi
chiederete: “Ranma che sceglie Legge e Servizi Pubblici? HAHAHAHAHAHA!”
e io ho la riposta pronta “È o non è una sorta di paladino
della giustizia? Quindi fa rispettare le leggi e fa un favore alla
comunità sconfiggendo i cattivi, quindi è più che
azzeccato” ù.u e poi parliamoci chiaro, Ranma che sclererà perché
non riesce a memorizzare qualche emendamento o come funziona il Senato
americano sarà un vero spasso XD In più mi torna anche utile
questa cosa, visto che è inerente ai miei studi universitari, quindi
saprei come svicolarmi ù.u
Anyway my lettori, passo immediately ai ringraziamenti (oddio, sembro il preside
Kuno o.O)! Grazie a:
- Frangilois
- Rochita
- Dony_chan
- Julius CX
Grazie di
cuore, siete stati tutti gentilissimi e spero che ogni vostro dubbio
sarà chiarito nel corso della storia! ^-^ Ora vi lascio e buona lettura!
Just enjoy
guys ^-^!
Saluti!
Princess
Judith