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Autore: TheOnlyWay    20/04/2012    10 recensioni
Se c’è qualcuno che Lottie detesta con tutta sé stessa, quella è sua cugina Tiffany. Stessa età, ma quoziente intellettivo di uno yogurt scaduto.
Ed è proprio in virtù di quel misero Q.I. che Tiffany costringe Lottie a condividere con lei una sorta di diario.
Lottie non ha idea che lasciare quel quadernetto sul tavolo sarà la sua rovina: dopotutto, chi potrebbe mai interessarsi ad un oggetto così insignificante? E, soprattutto, chi mai avrebbe tempo, durante il lavoro, di mettersi a leggere quel delirio? Be’, i One Direction sono in attesa che il meeting con le fan abbia inizio. E Zayn non trova niente di meglio da fare, se non leggere un po’…
Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio, Fede.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diario di una psicopatica
 
Capitolo 3
“Let’s go for a Coffee, Marianne.”
 
 
«Hai intenzione di chiamarla o no?» domandò Harry, che osservava Zayn attentamente con le braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta.
Zayn alzò le spalle, continuando a giocherellare con il telefono.
«Non lo so.»
«È carina.» commentò Harry, con disinvoltura. Ancora una volta, Zayn annuì. Era giusto chiamarla? Magari Lottie l’aveva scritto tanto per, visto che sembrava proprio la tipa che fa le cose al momento, giusto per movimentarsi la giornata.
«Si.»
«Be’, se non ti interessa, la chiamo io.» sostenne Harry, guardandolo di sottecchi. Zayn si irrigidì parecchio.
«Ora la chiamo. Sparisci.» sventolò la mano, cacciando Harry dalla stanza. Harry ridacchiò e sorrise tra sé e sé. Aveva deciso che Lottie era perfetta per Zayn: erano gli opposti per eccellenza e per questo, insieme, avrebbero funzionato alla grande.
Zayn cercò il numero di Lottie nella rubrica, prese un respiro profondo, poi premette il tasto di chiamata.
Lottie rispose dopo cinque squilli, con quella sua voce dolce e morbida che a Zayn venne immediatamente da sorridere.
«Non voglio tappeti, enciclopedie, aspirapolvere. E la mia linea telefonica funziona alla perfezione. Quindi evitate di richiamare, grazie.» sproloquiò Lottie, prima di dargli tempo di rispondere. Zayn ridacchiò.
«E dire che volevo invitarti a fare colazione.»
 Il silenzio dall’altro capo del telefono, gli fece capire che Lottie aveva finalmente capito che non cercava di venderle qualcosa.
«Come và, Zayn?» chiese, lasciandosi andare ad una risata spensierata.
«Bene, tu? Spero di non averti svegliata.» mormorò Zayn, gettando un’occhiata all’orologio sul comodino, che segnava appena le otto e trenta.
«No, figurati. Qui la sveglia è alle sette.» borbottò Lottie, rigirandosi ancora nelle coperte. A dire la verità, l’aveva svegliata, ma le dispiaceva farlo sentire in colpa. E poi non credeva nemmeno che l’avrebbe chiamata sul serio.
«Ti và, allora?»
«Cosa?»
«La colazione.»
«Oh, certo. Va benissimo!» a Zayn sembrò che stesse per aggiungere qualcosa, poi sentì un rumore e una voce un po’ stridula si aggiunse a quella di Lottie.
«Con chi parli?» Lottie sbuffò spazientita.
«Con Zayn Malik.» 
«Davvero?»
«Certo che no, Tiffany. È Marianne.» Zayn scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi di fronte alla bugia spudorata di Lottie, che teneva un tono mortalmente serio.
«E perché Marianne ride come un ragazzo?» insinuò Tiffany.
«Ha il raffreddore. Ed ora, se non ti dispiace, eclissati.» Zayn sentì qualche borbottio, poi il rumore della porta che si chiudeva e Lottie che sospirava di sollievo.
«Scusa, Marianne. Dicevamo?»
«È ancora lì?»
«Certo, come al solito. Ti ricordi l’ultima volta? È esattamente nello stesso posto.» spiegò Lottie, tranquilla.
Zayn rise di nuovo. 
«Allora, a che ora passo a prenderti?» chiese Zayn.
«Quando vuoi, dammi il tempo di prepararmi.»
«Le undici?» propose, ben sapendo quanto tempo occorresse alle ragazze per prepararsi.
«Che, sei scema? Mi bastano dieci minuti, Marianne!» rise Lottie, prima di dettargli l’indirizzo di casa e sussurrare un «ci vediamo tra poco.»
 
Zayn scosse la testa divertito.
«Lo so che siete dietro alla porta.» si diresse verso l’armadio, mentre Louis, Liam, Harry e Niall entravano nella stanza, con l’espressione di chi è stato colto sul fatto ma non ne è affatto pentito.
«Metti i pantaloni gialli. E la camicia azzurra.» consigliò Louis, accomodandosi sul letto e incrociando le braccia dietro la testa.
«Certo. E magari il maglione verde, le scarpe rosse e il cappellino rosa. Che cazzo ti sembro, il pesciolino arcobaleno?» rise, afferrando un semplicissimo paio di jeans e una maglietta grigia.
«Fa freddo, fuori.» avvertì Liam.
«Grazie, mamma.» sbottò Zayn, afferrando anche una felpa bordeaux. Si cambiò velocemente, ignorando le battutine idiote di quei quattro deficienti che aveva il coraggio di chiamare migliori amici.
«Cosa ti farei…» mormorò Harry, fissando gli addominali di Zayn con una faccia da maniaco. Zayn non sapeva se arrossire o se picchiarlo, così decise di mollarli lì come dei fessi. Cerco le chiavi della macchina e uscì di casa.
Dieci minuti dopo, parcheggiava in una stradina laterale, vicino a casa di Lottie, che aveva voluto evitare che Tiffany incrociasse Zayn per sbaglio, onde evitare sequestro di persona e tutto ciò che ne sarebbe conseguito.
E lei era lì, con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo perfettamente tirata, un vestito bianco e un cardigan color crema. Ai piedi, portava delle ballerine panna, con un piccolo fiocco sulla punta. Non sembrava tanto a suo agio, notò Zayn.
«Ciao, Lottie.»
«Ehilà, Zayn! Veloce, filiamo via da qui!» intimò, salendo in macchina al volo.
Sotto lo sguardo stupefatto di Zayn, Lottie estrasse dalla borsa gigante che portava con sé un paio di anfibi, dei pantacollant neri e una cintura.
«Non guardare, please.» disse, prima di sfilarsi le ballerine con un colpo secco e iniziare a infilare i leggins.
«Ma che…?» mormorò Zayn, stupefatto.
«Guarda la strada, Malik! Ti spiego dopo.» poi, imperterrita, Lottie calzò gli anfibi e bloccò il vestito, che le ricadeva un po’ largo sulla vita, con la cintura. Infine sciolse la coda, agitò un po’ la testa per smuovere i capelli e si lasciò ricadere sul sedile, pienamente soddisfatta.
«Molto meglio.» affermò, con un sorriso divertito.
«Allora, Marianne, dove mi porti di bello?» chiese poi.
Zayn sorrise e la guardò di sottecchi.
«Posso girarmi?» domandò, trattenendosi a stento dal ridere. Era incredibile, Lottie. Anzi, era totalmente fuori di testa, completamente imprevedibile. Ed era una cosa che gli piaceva parecchio, doveva ammetterlo.
«Certo, scusa.»
«Qui va bene?» propose allora Zayn, immettendosi in una strada principale. Parcheggiò pochi secondi dopo, esattamente davanti a Starbucks. Lo sguardo di Lottie si illuminò.
«Direi che è perfetto.» approvò, lieta che Zayn non avesse pensato a qualcosa di romantico. Non era proprio in vena. E poi glielo aveva anche scritto, che non si trattava di un appuntamento.
 
«Ti sarò sembrata una psicopatica, vero?»
Zayn scosse la testa, poi bevve un lungo sorso del caffè che aveva ordinato e ridacchiò.
«Non mi era mai capitato che una ragazza si spogliasse in macchina.» ridacchiò, beandosi delle guance un po’ rosse di Lottie.
«Non mi sono spogliata! Mi sono cambiata, che è diverso!» precisò, arricciando il naso in una smorfia adorabilmente infastidita.
«E va bene, se la mettiamo così hai ragione.» le concesse.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, entrambi assorti nei propri pensieri. Fino a che Lottie, che evidentemente mal sopportava il silenzio, iniziò a canticchiare la canzone di una pubblicità che a Zayn era capitato di sentire solo qualche volta e che, forse, pubblicizzava una marca di carta igienica.
Si ritrovò a fissarla, suo malgrado incantato. Non l’aveva notato, prima, ma quando sorrideva Lottie aveva le fossette.
«Mi stai fissando.» borbottò lei, interrompendo la canzone nel bel mezzo del ritornello.
«Già.»
«Perché mi stai fissando?» incalzò allora Lottie, curiosa.
Zayn sorrise.
«Così.»
«Wow, Zayn, non pensavo che si potesse essere tanto loquaci. Ti prego, stai un po’ zitto, o rischi di stordirmi con tutte queste chiacchiere.»
«In compenso tu parli abbastanza per tutti e due, no?» rise Zayn, divertito.
«Certo. Per questo ti ho lasciato il numero: hai bisogno di qualcuno che ti faccia incazzare, ogni tanto. Non puoi sempre essere così silenzioso.» protestò Lottie.
«Fa parte del mio fascino.»
«Che scommetto è una delle tue migliori qualità. Insieme alla modestia, ovviamente.» celiò la ragazza, inarcando un sopracciglio con aria eloquente. Zayn rise di nuovo.
«Allora, raccontami un po’… com’è la vita da superstar?» continuò Lottie, osservandolo con curiosità. Zayn prese un respiro profondo, anche se non pensava affatto che Lottie fosse interessata a quell’aspetto delle cose per un proprio tornaconto personale. Non sembrava il tipo.
«È complicato.» mormorò, quindi. Poi, di fronte all’occhiata seccata di Lottie, si affrettò ad allungare un po’ il discorso.
«Quando pensavo di fare carriera come cantante, immaginavo che non avrei fatto altro se non cantare. Invece ora mi ritrovo a rispondere a interviste che riguardano la mia vita, più che le nostre canzoni. E non mi piace parlare dei fatti miei, soprattutto perché poi li raccontano in una maniera diversa. E poi non siamo più liberi di camminare per strada, perché ci riconoscono e ci fermano e vogliono sapere tutto, anche quante volte andiamo in bagno.» spiegò, tranquillo, gesticolando un po’ con le mani. Lottie annuì, comprensiva.
«Sai, un po’ ti capisco. Non perché mi riconoscono per strada, eh! Non mi caga nessuno. Però capisco cosa significhi sentirsi costantemente sotto esame, ogni mossa controllata, studiata, giudicata. A casa mia è così. Hai visto Celine, no?»
Zayn annuì, completamente preso dal discorso di Lottie.
«Per aiutarmi, finge di essere dalla parte di mamma. In realtà è l’unico sostegno che ho, nella mia famiglia. Se lei non fingesse così bene, probabilmente saremmo entrambe con l’acqua alla gola. L’unico motivo per cui io continuo a fare quello che voglio, non sempre, certo, è che c’è lei. Odio fingere di essere qualcun altro. Hai visto come sono uscita di casa, no? Quella non sono io. A me piace dire parolacce, mi piace ridere, camminare sotto la pioggia, insultare chi mi sta antipatico. Voglio essere libera, anche se la maggior parte delle volte sembro una pazza sclerotica con qualche disturbo comportamentale.» 
«Che poi – proseguì Lottie – non capisco perché la gente non sia in grado di farsi i cazzi suoi, quando dovrebbe limitarsi a bere il suo fottuto cappuccino o quel cazzo che è!» berciò, a voce fin troppo alta. Due ragazze sedute nel tavolo accanto a loro sussultarono, colte nel fatto e si affrettarono a distogliere lo sguardo, con le guance arrossate e un’espressione imbarazzata.
Zayn ridacchiò. «Se fossero delle fan?»
«Non è mica un mio problema. Dovrebbero iniziare a farsi una vita, anziché monitorare quella degli altri.» borbottò, sempre più infastidita. Santo cielo, stavano solo prendendo un caffè, mica scopando come ricci in pieno suolo pubblico!
«E se fosse mia sorella?» continuò Zayn.
Lottie sbiancò lievemente, ma replicò quasi subito. «Se ti conoscessi potrei dirti che non hai una sorella, ma non ti conosco, quindi in effetti potresti anche averne, che ne so.»
«Eh?» domandò Zayn, confuso.
«Lascia stare. Facciamo così: ehi, bionda, sei sua sorella per caso?» chiese alla ragazza, che si voltò e sbarrò gli occhi azzurri, stupita di essere tirata in causa.
«No, in realtà volevo solo un autografo…» farfugliò, lanciando a Zayn un’occhiata supplichevole.
Lui sorrise.
«Se vi firma questo benedetto autografo, poi la piantate di rompere i coglioni con queste merda di risatine?» le due annuirono.
«Perfetto. Allora, signor Presidente, potrebbe muoversi? Tra dieci minuti ha l’incontro con la Regina.» borbottò Lottie, frugando nella borsa alla ricerca di una penna, che porse a Zayn con un sorriso divertito.
Zayn rise divertito, prima di alzarsi, sedersi al tavolo delle due ragazze e firmare loro gli autografi. Concesse anche una foto ad entrambe, pregando Lottie di scattarla. Pochi minuti dopo, erano fuori da Starbucks.
«Sei consapevole di parlare come uno scaricatore di porto?» chiese, mentre camminavano di nuovo verso la macchina.
«Vi prego di perdonarmi, Sire. Non volevo arrecarvi nessuna offesa.»
«E poi sei anche stronza! Avevano tutte e due quindici anni!» rise Zayn, dandole una leggera spinta sulla spalla.
«E poi da a me dello scaricatore di porto. Ma tu pensa…»
 
 
***
 

Okay, ecco il capitolo 3! Che ve ne pare? Non so, a me non convince un granché, non sono molto soddisfatta, ma va beh!
Spero che a voi sia piaciuto… Indi per cui, fatemi sapere, please!
Anyway, ho pubblicato una One-Shot su Harry, vi lascio il link (basta cliccare sul titolo) se vi và, passate e fatemi sapere che ve ne pare – se avete voglia, ovviamente u.u-
Si intitola Fix you.
L’altra long, invece, è Like an Hurricane (vi lascio il link anche di quella!)
 
Baci,
Fede.
   
 
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