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Autore: Shiida the BlackLightning    21/04/2012    6 recensioni
Sequel di " Choose Dream or Reality? "!! Clary torna a stupirci con le sue avventure! XD "Pensavo che avessi tutto quello che desideravo, pensavo che vivere una vita normale, o comunque una vita, fosse tutto quello di cui avevo bisogno: ed invece ogni volta che penso alla possibilità di farmene una, adesso, non so più se potrei svegliarmi la mattina sapendo di aver dovuto rinunciato a te per averla...."
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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+++ Angolo Autrice +++

Nuovo capitolo!!! Grazie per le magnifiche recenzioni, mi scuso se per questa volta non vi ringrazierò personalmente ma ho appena avuto un piccolo incidente in cucina ( intelligentissima come sono per pulire i fornelli mi sono ustionata tutti i polpastrelli della mano destra... T_T ) quindi per scrivere mi ci vuole un infinità di tempo... Fortuna che ieri avevo già preparato l'impostazione del capitolo in HTML... scusate ancora!

Grazie a :

akiralovemanga

  Aryadaughter

Ciel88

viola97

Summer Lillian

Lenhara

 Shana Flame Haze

renahigurashi1

leo miao

camomilla17

 

....Per i commenti!!

 

 

E ADESSO, BUONA LETTURA a tutti!!

 

 

 

 

 

 

Capitolo sesto: What I've Lost


 

 

Mi rigirai la collana da esorcista nelle mani: l'avevo sempre trovata bellissima. Soltanto guardandola, fino a pochi giorni fa, mi sarebbe scappato un sorriso malinconico. Adesso invece, era l'unica distrazione che avevo per non guardare negli occhi il bell'inglese che mi stava seduto di fronte.

Li sentivo pizzicare, i miei occhi, eppure mi facevo forza di restare impassibile.

Il viaggio era lungo, interminabile dal mio punto di vista, ed il fatto che ci fossimo solo noi due, in quella stretta cabina del treno senza niente da dire, senza un punto dove far riposare lo sguardo senza creare imbarazzo, era logorante.

Era logorante persino il pensiero che fossimo arrivati a quel punto.

Era colpa mia. Perché non riuscivo a dire nulla? Per quale maledetta ragione ero bloccata? Sarebbe bastato solo chiedergli perché... soltanto che le parole erano diventati troppo pesanti e faticose in quella stretta cabina del treno.

Mi cascò lo sguardo sulle sue mani, sempre nascoste da candidi guanti. Avrei voluto tanto sfiorarle, intrecciarle con le mie come una bambina capricciosa stringermele al petto facendogli sentire quanto mi facesse male quel silenzio. Ma quelle mani erano lontane, strette sullo stomaco di Allen quasi in una morsa.

Il suo stomaco brontolò sonoramente facendomi sfuggire un risolino.

<< tieni >>

I suoi occhi chiari vacillarono quando gli porsi il mio tramezzino avanzato.

<< quello è il tuo pranzo >>

<< non importa, sono a posto così >>

<< non posso >> sentenziò rabbuiandosi e voltando la testa verso il finestrino.

Mi mancò un battito ma non volevo cedere. Mi chinai verso di lui appoggiando le braccia sulle sue ginocchia. Eravamo soli.

Non potevo scappare adesso.

Non poteva evitarmi adesso.

<< ti prego >> lo chiamai porgendogli quel panino come una specie di supplica. Era bellissimo, persino con quell'espressione gelida sul viso.

Mi chiedevo se si rendesse conto di quanto lo trovassi meraviglioso dato che non glielo avevo mai detto... e allora capì.

Ero io quella egoista.

Ero io quella che desiderava tutto e subito, ero io quella che se ne era andata e che adesso lo rivoleva indietro pretendendo che tutto fosse come prima che lui si buttasse ai miei piedi adorante.

Proprio una bambina viziata... Mi rividi improvvisamente su quel ciglio del bosco mentre con le lacrime agli occhi ero pronta a fuggire dai problemi. Che stupida, proprio non volevo capirlo che quel mondo non era schiavo dei miei desideri e dei miei capricci!

Gli rivolsi un sorriso sghembo affondando in quella nuova consapevolezza di me.

<< mi dispiace >> tossì scacciando l'orgoglio e la vergogna << mi dispiace sul serio di essermene andata in quel modo ma sai le uscite di scena drammatiche mi sono sempre piaciute >>

Il ragazzo maledetto non trovò molto divertente il mio umorismo.

<< anche le entrate... >>

Risi di nuovo sentendomi il viso scottare.

<< puoi perdonarmi? >>

Allen alzò gli occhi concedendomi finalmente molto più di uno sguardo. Per la prima volta da quando ero tornata lo vidi sereno come lo ricordavo.

<< per essertene andata..? >>

<< no >> bisbigliai a fatica<< per averti detto addio invece che.... an-anche io >>

L'esorcista strizzò gli occhi non capendo subito a cosa mi riferivo, eppure quando mi sporsi dalla comoda seduta della cabina fino al suo viso e gli carezzai una guancia si sciolse.

<< questo è giocare sporco.. >>

<< senti chi parla >> lo sgridai << mi ricordavo che qui fossi tu l'esperto baro! >>

Mi alzai mettendomi a sedere accanto a lui. << non ti chiedo di far finta che non sia successo nulla, lo capisco, ti ho ferito... ma perché non mi dai un'altra possibilità? Possiamo ricominciare da zero? >>

Il ragazzo fu investito da un brivido e prima che potesse rispondere il suo occhio sinistro si attivò. Nella cabina sembrava essere cambiata la gravità, tutto ciò che era a terra venne schiacciato verso il soffitto. Le due piccole valige, il tramezzino farcito, persino il mio corpo fu attratto verso l'alto. L'intera carrozza si staccò dal treno e rotolò fuori dai binari. Vidi Allen cercare di afferrarmi un paio di volte senza riuscirci prima che fossi spinta verso il finestrino finendo fuori dall'abitacolo. Avevo schegge di vetro conficcate nella schiena eppure la cosa che mi dava più fastidio era il sapore amaro del terriccio con cui mi ero scontrata. Feci forza per alzarmi sui gomiti e notai che ero in acqua: in una pozza per essere precisi. La carrozza si fermò pochi metri più in la facendo schizzare il fango in aria. Doveva essere il letto di un fiume quasi prosciugato vista la scarsa quantità di acqua e l'alta di melma e sabbia.

<< Allen..! >> lo chiamai alzandomi per raggiungerlo. Il Crown Belt fu una risposta più veloce visto che mi sfrecciò accanto bloccando l'akuma alle mie spalle. Il terzo livello si dimenò per qualche secondo cercando di afferrarmi ma la salda presa dal candido mantello non glielo permise. Mentre il ragazzo finalmente usciva dall'ammasso di metallo che restava della carrozza venne attaccato da altri proiettili. Scossi la testa per aiutare il mio corpo a metabolizzare la situazione. Era tanto che non combattevo ed avevo paura di aver perso i miei riflessi. Strinsi in mano la mia collana chiamando la mia Innocence, ma quella non rispose. Un boccone amaro mi scese lungo la gola senza impedirmi di riprovare.

<< attivazione... attivazione... Innocence, attivazione.... attivazione maledizione!! >>

Niente.

Provai ancora. Ed ancora ma non successe nulla.

<< Innocence...? >>

Allen mi afferrò per la vita spostandomi dal campo di battaglia. Mi portò dietro sull'argine del fiume dicendomi di aspettarlo li credo.

Non so bene cosa disse, ero troppo sconvolta per ascoltarlo. Riuscivo solo a pensare che la mia Innocence non c'era più. Io non la sentivo più. Che fosse morta con il corpo di Clary?

Allora chi ero io? Avevo quell'aspetto ma non ero Clary... ma se Clary ero io perché allora non riuscivo ad attivare l'Innocence?

<< attenta! >> gridò lui vedendo che un altro terzo livello si stava dirigendo verso di me.

Che cosa dovevo fare? Non potevo difendermi, non avevo niente con cui fronteggiare quel mostro... io sarei morta, questa volta sul serio!

L'arca si aprì proprio mentre l'artiglio di quel mostro stava per affettarmi il viso e lo inghiottì.

Allen era in difficoltà ma era riuscito anche solo per un istante ad aprire l'arca e salvarmi. Di nuovo.

La porta brillò per un altro istante prima di scomparire.

Un'altra ne apparve proprio nello stesso punto ed aveva come destinazione il centro della caffetteria.

<< sbrigati >> mi ordinò lui respingendo altri akuma che continuavano ad attaccarlo.

Riprendendo un minimo di lucidità gli risposi a tono.

<< non senza di te >>

Quello sbuffò liberandosi degli avversari più vicini per volare accanto a me.

<< la solita testona >> borbottò scocciato baciandomi sulla fronte prima di spingermi oltre la porta dell'arca. Appena passata non ebbi nemmeno il tempo di toccare il pavimento che quel demente aveva già chiuso il passaggio.

<< Idiota di un Moyashi!!! >> gli gridai ma la mia voce riecheggiò straziata solo nella grande sala della Home.

 

 

 

 

  
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