La ragazza correva
per i corridoi del San Mungo col fiato in gola, non poteva, non voleva
crederci!
Si abbatté come una furia
sulla porta a vetri chiusa che delimitava il reparto.
Un guaritore alzò la testa di
scatto spaventato da quel furioso bussare, ma quando riconobbe la donna che con
occhi disperati lo pregava di entrare si alzò di corsa. Quella era sua sorella,
e l’aveva fatta chiamare lui.
-
Misia… - disse
lui afferrandola alle spalle e cercando gli occhi della donna che vagavano
disperatamente oltre la sua imponente figura.
-
Emmanuel…togliti,
o giuro che ti schianto!
-
Misia, aspetta.
-
Dov’è? – gridò la
donna mentre le lacrime si affacciavano dai suoi occhi verdi
-
Misia, è bene che
tu sia preparata – l’uomo le parlava dolcemente, era
un guaritore esperto, e lavorando in quel reparto aveva imparato a controllare
e sedare gli eccessi di collera.
La ragazza si calmo di botto, guardando il fratello negli occhi
-
sta così male? Devo parlarci…Emmanuel,
ti prego
-
Non so neanche se
ti riconoscerebbe, Misia.
-
devo tentare…
L’uomo le fece
strada verso un corridoio vuoto e silenzioso, fino ad una porticina bianca, poi
le fece cenno di guardare oltre il vetro.
Quello che la donna vide
sarebbe rimasto impresso per sempre dentro di lei, affacciandosi continuamente
nei suoi incubi negli anni a venire.
Una donna alta, i capelli
scomposti, lo sguardo stravolto, gridava il suo dolore e la sua rabbia al
centro della stanza lanciando potenti incantesimi a mani nude che si
abbattevano sulle pareti facendole
tremare debolmente mentre venivano assorbiti da quella
camera di massima sicurezza
-
Cassandra…
Mormorò la donna
riconoscendola, mentre cominciava a piangere
-
da quanto tempo è qui?
-
Due giorni,
appena l’ho riconosciuta ti ho chiamata. Da quanto non la vedevi?
-
Io…quattro
giorni…Ma che cosa l’ha colpita? Perché è in quello stato?...che
cosa ha fatto?
Emmanuel non rispose subito,
prese un lungo sospiro prima di confessare
-
Ha cercato di
uccidere Harry Potter
Gli occhi gonfi di sua
sorella si abbatterono su di lui
-
che cosa? – non riusciva a crederci.
-
Non riusciamo a
spiegarcelo. Cosa è successo l’ultima volta che vi
siete viste?
Misia ripensò a quella sera.
Erano sole a casa, sedute l’una di fronte all’altra, lei cercava di parlare, di
tenere su il morale dell’amica, ma era impossibile. Cassandra non era stata più
la stessa da quando aveva saputo che Piton aveva ucciso Silente.
Era in quello stato di
prostrazione da mesi ormai, tutti credevano che fosse per la morte del vecchio
mago, ma Artemisia intuiva che non era solo per questo…la notizia l’aveva
sconvolta, ma non solo per la morte di Albus, quanto
per l’identità del suo assassino.
Cassandra amava Severus
Piton, dai tempi della scuola, e l’amica aveva capito, pur senza averne mai
avuto conferma, che tra loro era nato qualcosa da
qualche tempo.
Perciò taceva, e semplicemente cercava di starle vicina.
Quella sera, d’improvviso, Cassandra
aveva lanciato un urlo soffocato, tenendosi il fianco
sinistro, l’amica l’aveva vista restare un lungo momento immobile, gli
occhi spalancati sul nulla.
Misia si era alzata, ma prima
che potesse raggiungerla l’altra era scattata in piedi e dirigendosi di corsa
verso lo specchio aveva preso a strapparsi letteralmente i vestiti di dosso.
Lei l’aveva seguita, silenziosa e spaventata, poi l’aveva
vista fermarsi osservando qualcosa, lì, sul suo fianco.
-
eih…che
c’è? – le aveva chiesto allora cautamente, avvicinandosi
Cassandra aveva
alzato gli occhi su di lei, non avrebbe mai potuto dimenticare quello
sguardo: un misto di sollievo, timore, rabbia.
-
Il bacio…
Aveva detto semplicemente
Cassandra in un soffio, mostrando all’amica la sua carne su cui spiccava
pulsante e tremendo un segno che Misia, pur non avendolo mai visto prima, riconobbe immediatamente per averlo studiato sui suoi testi.
Si bloccò di colpo, mentre
l’orrore la pervadeva
-
chi ti ha fatto questo? – riuscì a chiedere con voce
tremante, gli occhi dell’amica si posarono sui suoi e lei fu certa della
risposta. Una rabbia incredibile si impossessò di lei
-
Quello è uno
“stigma corruptelae”[1] – quasi gridò – come hai potuto accettare un tale
segno, un tale maleficio sulla tua pelle! L’hai studiato anche tu! È il marchio
con cui i maghi oscuri segnavano le babbane nel medioevo, per ridurle loro
schiave, fingendosi demoni e illudendole di averle
rese streghe! Hai ceduto l’arbitrio della tua vita e della tua morte a qualcun
altro! Sei completamente impazzita? Hai lasciato che Piton ti marchiasse?
-
Devo andare –
disse Cassandra che non aveva ascoltato una sola parola del suo sfogo,
afferrando il mantello e preparandosi ad uscire
-
Lui ti chiama e
tu corri da lui? Ha ucciso Silente! Come puoi fidarti?
Ti consegnerà a Voldemort! – le gridò frapponendosi tra lei e la porta
-
Sta zitta! – urlò Cassandra fuori controllo – io devo andare! Devo vederlo, devo sapere! – poi la sua voce tornò calma e
sicura mentre aggiungeva - E se veramente mi ha mentito...si pentirà di avermi
condotto a sé questa notte… perché giuro che io lo
ucciderò.
A questo punto non le era
restato altro da fare se non scostarsi e lasciarla andare.
-
Misia? – la voce di Emmanuel la fece sussultare, osservò quegli occhi
identici ai suoi per un lungo momento “perdonami, ma non posso dirti la verità,
fratellone” pensò tristemente
-
Fammi parlare con
lei.
-
È pericoloso…
-
Me ne frego, non
mi farà niente, e comunque ti sollevo da ogni
responsabilità
L’uomo guardò la minuta
figura che gli stava davanti, sospirando, non avrebbe
cambiato idea, la conosceva troppo bene.
-
d’accordo. Tira fuori la bacchetta, e stai pronta a schiantarla
Misia si voltò di scatto
-
funziona?
-
Per
un attimo si, giusto il tempo di tirarti fuori e chiudere la porta.
-
Ok apri. – gli
disse, sudando.
Emmanuel obbedì.
Cassandra si voltò di scatto,
gli occhi iniettati di sangue, a vedere chi avesse osato
interromperla, ma quando i suoi occhi si posarono sulla donna appena entrata
tutto il suo corpo parve rilassarsi, e cadde in ginocchio, singhiozzando.
Misia si precipitò su di lei,
abbracciandola.
-
Cassi, che è
successo? – le chiese accarezzandole i capelli
L’amica alzò gli occhi
guardandola, uno sguardo così pieno di dolore da risultare
stravolto, ma dietro il quale era ancora possibile riconoscerla, trovare la sua
lucidità. Cassandra non era impazzita…non del tutto…non ancora…
-
dov’è Severus? – tentò ancora
Cassandra alzò gli occhi al
cielo, mentre le lacrime ancora le rigavano il volto, e rise. Una risata folle,
agghiacciante.
Poi tornò a guardare l’altra
-
è innocente, sai?
Misia, restò perplessa, e con
infinita delicatezza provò a farle notare
-
Cassandra, lui
l’ha ucciso, ricordi? Questo lo sappiamo con certezza
-
Lo so… - rispose
mentre le sue mani tremavano – ma era nei piani…nei piani di Silente
Non seppe spiegarsi il
perché, ma Artemisia non dubitò neanche un momento di quelle parole
-
Ne sei sicura?
-
Oh, si. Ne ho le
prove. Per questo mi ha chiamata. Per consegnarmi le prove che Silente aveva
preparato perché potessi scagionarlo, una volta finita la guerra…e stare
insieme, sai?
“fantastico” pensò per un
attimo Misia, prima di rendersi conto che c’erano delle note stonate, il fatto
che si trovassero in quella situazione, tanto per fare un esempio…il fatto che
lei avesse cercato di…i suoi pensieri si bloccarono, ed il suo sguardo,
terrorizzato, si inchiodò in quello scuro dell’altra
-
Cassandra…-
chiese tremando – perché hai cercato di uccidere Harry Potter?
-
Quello stupido
ragazzino…-mormorò piano, sorridendo e ravviandosi i capelli dal viso – l’ha
trovato, sai? Alla fine …ho cercato di spiegargli…ma lui è troppo stupido per
capire…e troppo accecato dall’odio…non ha voluto sentir ragioni…Severus non poteva toccare l’eletto, o nessuno avrebbe potuto fermare
Voldemort, e tutti i nostri sforzi… i nostri sacrifici, sarebbero stati vani…Severus
ha sempre cercato di proteggerlo…e Harry Potter invece…l’ha ucciso.
[1] letteralmente “il marchio
infamante della perdizione”