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Autore: Ashfenfi_    23/04/2012    0 recensioni
Tante storie diverse e tanti personaggi diversi che vivono questo misterioso sentimento. Chi di noi non lo ha provato almeno una volta nella vita?
Capitolo 1: Infantile.
Fino ad’ allora non l’ aveva minimante sfiorata l’ idea di essere gelosa di un neonato. Invece quella notte, scavando nel profondo dei suoi sentimenti, aveva capito che era proprio gelosia quella che sentiva dentro di sé.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eretico.
 
 
 
 
 
 
Sfiorò il simbolo sacro che aveva appeso al collo, che gli ricadeva direttamente sul petto. Lui viveva per questo. Aveva trovato la sua vocazione a quindici anni, da allora dedicò la sua intera esistenza a Dio e alla Chiesa. Il suo cuore era sempre stato puro e il suo corpo casto come la Vergine Maria, come il Signore gli aveva destinato di essere. Era sempre stato un parroco buono, che si dedicava ai più bisognosi, che amava i bambini, che andava di casa in casa a benedire e portare la parola di Dio. Tutti  lo conoscevano e lo stimavano, anche perché era l’ unico sacerdote dell’ unica chiesa in quel minuscolo paesino di campagna. Perciò, oltre a rispettare il Celeste, aveva anche una reputazione da difendere. Dentro di sé ha sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, ma doveva essere forte e non poteva permettere che il desiderio peccante della razza umana colpisse anche un uomo di Chiesa. Era proibito. Si inginocchiò di fronte al minuscolo altare e giunse le mani in postura di preghiera. Tra poco la gente del paese avrebbe incominciato ad accorrere numerosa per l’ ora delle confessioni. Non fece a tempo a completare l’ Ave Maria che in religioso silenzio stava recitando mentalmente, che udì bussare al portone principale. Si fece pensieroso, era ancora presto, di solito venivano tutti insieme alle cinque in punto. Andò ad aprire la grande porta e il suo battito cardiaco accelerò d’ improvviso.
“Scusi se la disturbo mentre medita, Padre Ludwing. Non potevo aspettare l’ orario di apertura delle confessioni perché dopo devo scendere giù in città a riprendere il piccolo Niklas dalla lezione di violino. Spero abbia due minuti da concedermi.”
 Era uno scherzo di Satana. Il Demonio lo stava ancora una volta guidando verso la via della perdizione, facendogli pensare agli splendidi occhi verde smeraldo di lei, ai suoi capelli biondo grano che le ricadevano in boccoli morbidi sulle spalle, alla sua pelle diafana e perfetta, alle sue mani, al suo collo, alle sue gambe, al suo seno... Chiuse gli occhi. Quelli non gli servivano per leggere nell’ anima delle persone, non erano necessari ad un prete per celebrare la santa Messa. Lo obbligavano però ad una vita ripugnante, una vita costruita sulla vergogna per se stessi. Avrebbe voluto cavarsi quegli odiosi occhi con due crocefissi, per infliggergli la punizione che meritava. La morte sarebbe stata troppo semplice. Finire all’ inferno gli avrebbe si inflitto dolore, ma vivere con quel fardello era il prezzo che doveva pagare per purificare il suo spirito.
“Padre? Si sente bene?”
Guardò per l’ ultima volta il viso dell’ angelo che aveva davanti. L’ unica colpa di lei era quella di essere troppo, davvero troppo bella. Bella nel cuore, bella alla vista.
“Mi dispiace tanto, Marie, ma non posso confessarti proprio adesso. Se vorrai torna domani, il Signore è grande, ti perdonerà se per una volta assumi il corpo di cristo senza la santa confessione.”
Spregevole. Indegno. Abominio.
“Amore! Allora? Padre Ludwing può confessarti? Ti devo aspettare o no?”
“Vai da tuo marito, Marie. Perdonami per non averti accontentata.”
Falso. Disdicevole. ERETICO.
“Grazie infinite per l’ attenzione, Padre. Capisco di averla interrotta in un sacro momento di preghiera. Stanotte pregherò un rosario in segno di pentimento. Arrivederci.”
Si voltò con eleganza e raggiunse il ragazzo che attendeva con pazienza un  suo ipotetico ritorno. Quando lo raggiunse, il ragazzo le porse un affettuoso bacio sulla guancia.
Ludwing non udì le parole che le sussurrò, però vide che la fece sorridere. Insieme si girarono e lo salutarono. Lui non ricambiò, chiudendosi il portone alle spalle.
Corse all’ altare e si inginocchiò. Pianse. E pianse. E pianse. Perché aveva realizzato che oltre al peccato mortale della lussuria, ora si era macchiato anche di invidia. O meglio, gelosia. Era inutile, era soltanto un uomo. Non aveva la forza per combattere se stesso. Non aveva la forza per combattere Satana. E non poteva nemmeno andare all’ inferno.
A soli ventotto anni aveva già affrontato i dolori di una vita intera: la morte dell’ amato fratello maggiore e del padre dodici anni orsono (al fronte, costretti a difendere una patria che non consideravano più loro da quando quello schifoso ideale del nazismo aveva infettato la Germania). Ma quello che provava quando l’ angelo incontrava lo sguardo suo, non era paragonabile. Non aveva via di scampo.
“Madre… Perdonami…”
 
  
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