Signori delle Terre dell’Ovest
6. Suggerimenti dal
passato
La stesura di questo capitolo non è stato fatto né da Adhara, né da Eriok.
Volevamo informarvi di ciò per il fatto che l’autore e quindi il punto
di vista di questo personaggio è un amico delle autrici, che ha chiesto se
poteva, in forma breve, dare un pizzico di sé in questa storia e in questo
genere che ama tanto. Ecco a voi, allora, in questo capitolo di nuova forma, ViktorLebowsky all’opera.
Buona lettura a tutti.
L'aria della taverna era
pesante e soffocante, ma non tanto quanto quella delle bettole dei regni degli
uomini. Per Viktor andava bene così, se non fosse per il fatto che la birra
elfica era leggera e troppo dolce. Scansò l'ennesimo boccale e se ne fece
mandare un altro mentre ascoltava le dolci note di un violino.
Il suonatore era
rincantucciato in un angolo oscuro dove le pareti gonfie di odori stantii
s’incontravano; vestito di stracci, riempiva la fitta tessitura di voci roche e
silenzi che occupava l’ambiente. I tavoli di foggia rustica erano fiocamente
illuminati da bracieri sporchi; uomini e elfi, confusi nei loro anonimi panni
di reietti, occupavano quelle panche scheggiate.
Sfregiato in volto e
abbigliato come il più squallido tagliagole, Viktor se ne stava solo ma non in
disparte. Ammirò per qualche istante l'elsa lavorata del suo stocco, gli occhi
che vedevano doppio, e non sentì nemmeno arrivare lo sconosciuto alle sue
spalle.
«Viktor! Vecchia canaglia!
Cosa ci fai in un posto come questo?».
L'uomo si voltò, divertito, e
quando vide la sua vecchia amica scoppiò in una risata.
«Sam! Non posso crederci, dev’essere
un miraggio! Sarà qualche stregone elfo che ha fatto un incantesimo ai miei
occhi! Cosa diavolo ci fai tu in un posto come questo!? E guarda come sei conciata!
Sembri un pulcino bagnato! Oste, porta del buon vino alla mia amica, e alla
svelta!».
I due non fecero caso
all'occhiata minacciosa che l'oste lanciò all'uomo. Sam si sedette, sollevata
nel rivedere un vecchio amico, mentre Viktor rideva divertito picchiando le
mani sul tavolo. Attirava l'attenzione.
«Dai, dimmi, amica mia. Cosa
ti porta qui, in questo sperduto regno di elfi? Alla Regina degli storpi?».
«Lavoro, Viktor. Lavoro...».
«Mmm...
Mi pare che ci sia qualcosa che non va qua!».
«Sei ubriaco per caso?».
«Quando mai sono stato
sobrio?» sorrise Viktor finendo la birra. Si pulì la bocca con la manica e Sam
rise. «Sam, piccola mia, ti conosco da quando sei nata. Ricordi quando da
piccola ti tenevo a cavalcioni sulle mie ginocchia? Quanto ridevi! Vedo che hai
ancora una bella chioma di capelli blu notte! Non come me... Ma parliamo d’altro!
Vedo dai tuoi occhi che hai un qualche dilemma... È successo qualcosa di
brutto? Puoi contare su di me, lo sai.».
«No, niente di speciale. Se si
trattasse di problemi concreti me la potrei cavare da sola.» rispose Sam
accarezzando le impugnature dei suoi splendidi pugnali da lancio. Viktor
sorrise.
«Non sei cambiata affatto.».
«E tu non sei invecchiato di
un giorno! Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti? Sei
anni?».
«Nove, piccola mia...»,
sospirò Viktor, stanco. Si passò una mano sulla metà destra del proprio cranio,
rasata a zero «Il tempo passa, inesorabile... Ma non stare a sentire le
farneticazioni di un povero vecchio! Tu sei giovane, hai tutta la vita davanti!
A proposito, mi pare di capire che finalmente sei arrivata dove volevi
arrivare. Sei diventata un sicario, dico bene? Lo vedo dai tuoi occhi. Hanno
una luce strana, la luce di chi conosce la morte come compagna.».
«Come i tuoi?», lo stuzzicò
Sam.
«Conosco molte compagne, Sam,
e la morte non è la mia favorita.» rise lui. «Come te la passi?».
«Alti e bassi, vecchio mio.
Come al solito. Dimostrare ogni giorno che sei più brava ed esperta nell'arte
della furtività e dell'assassinio è già di per sé stancante senza contare il
fiato sul collo degli elfi. Devo sempre mantenermi uno scalino più in alto di
loro altrimenti mi schiacceranno. Tu dovresti saperlo bene.».
«Io so solo che non sembri
avere problemi in questo. Ti conosco bene, Sam! Il tuo problema non può essere
questo! Questi quattro elfi non valgono mezza cicca, li puoi prendere tutti
comodamente a calci nei loro sederi rosei! Avanti, sputa il rospo.».
«Non è un segreto che posso
confidare a cuor leggero, Viktor, anche se parlarne mi toglierebbe un tale
peso... Vieni, andiamo fuori. Ho bisogno di prendere un po' d'aria.».
Viktor seguì la graziosa
ragazza che avanzava verso l'uscita. I suoi passi non producevano alcun rumore
e ogni suo movimento era aggraziato e delicato. Sembrava un predatore in caccia
in una grotta di pecore belanti. Aveva imparato bene. Dannatamente bene.
Fuori continuava a piovere,
l'intera città avvolta in una cappa di tetra malinconia.
Gli occhi neri di Sam,
stranamente cerchiati, osservarono per un attimo il cielo: una tavolozza sporca
di tinte fosche, caduta in una pozzanghera infangata per colpa di un qualche
artista sbadato. Le gocce d’acqua, fredda nella loro ripida discesa verso il
suolo, erano piccoli pugnali per la consistenza ovattata delle sue pupille, ma
non per questo abbassò le palpebre. Accanto a lei sentiva la presenza dell’amico,
una figura che irradiava un calore stinto da accampamento autunnale attorno al
fuoco di bivacco.
«Malinconia al caffè.»
proruppe Viktor assaporando l'aria fresca di pioggia.
«Come?».
«Malinconia al caffè! Potrei
usarlo per qualche mia poesia, quando avrò tempo. Sembra buono...».
Sam scosse la testa,
sorridendo. Ecco quel sapore antico di vicinanza che si scioglieva sulla
lingua. Un legame che nessuno di quelli come lei potevano permettersi di
mettere in primo piano. Eccoli, due figure nella notte: gli esempi concreti di
questa semplice e disumana regola di vita.
«Come procede con il lavoro,
Viktor? Non sei stanco di fare ciò che fai? Non hai dubbi?».
«Dubbi?» borbottò l'altro, mettendosi
il cappellaccio a tesa il larga in testa. Sembrava un vecchio spaventapasseri «Mia
cara, il mio mestiere è fondato sui dubbi! La caccia alle streghe... Quanti
ricordi mi tornano in mente, Sam, rischiano di sommergermi. Faccio questo
dannato lavoro da una vita e mi sento come se non dovesse finire. Sono troppo
vecchio ormai... Ci sono più probabilità di trovare il fantomatico ago nel
pagliaio che una strega in questa terre. Gli elfi, dannati loro, sono tutti
maghi», sputò a terra. «E da quello che ho capito adesso fanno amicizia con i
licantropi! Ai miei tempi quando si vedeva un licantropo gli si sparava in
mezzo agli occhi un quadrello d'argento, non gli si dava da mangiare!».
«Visto il tuo odio per gli
elfi ti farà piacere conoscere il mio nuovo bersaglio.», la ragazza abbassò la
voce, circospetta «Devo assassinare l'attuale reggente degli elfi, per tre
sacche di monete d'oro.».
«Un lavoro che ti sistemerebbe
per la vita. Potresti comprarti questa baracca con tutti quei soldi! E il
problema dove sarebbe? Temi forse di non riuscire a superare le guardie di
palazzo?».
«Niente affatto. É ardua da
spiegare, Viktor. Non trovo le parole... Sento che non devo farlo...».
«Inizia la storia daccapo,
Sam.», disse Viktor, serio per la prima volta.
«La mia gilda mi aveva, tempo
addietro, commissionato un attentato al reggente degli elfi. Un lavoro arduo,
ma non impossibile. Ce l'avevo quasi fatta, Viktor. Stavo per somministrargli un
certo miscuglio e poi sarei sparita nell'ombra. Ma ho fallito. E quel vile ha
mandato i suoi segugi alla mia ricerca. Non pensavo mi avessero trovata...
Eppure proprio ieri un’elfa mi mette in scacco. Un’elfa, capisci? Niente meno
che la sorella stessa del re.».
«Loole?»,
chiese Viktor, grattandosi il pizzetto rossiccio.
«Come fai a saperlo? Ah, che
m'importa... Fatto sta che l’elfa mi ha in pugno, e che fa? Mi lascia andare. E
mi ingaggia per mettere fine alla vita di suo fratello. Capisci? Gli elfi non
fanno queste cose, Viktor. Questo comportamento è troppo... Umano.».
«Vero. Ma è altresì vero che
il suddetto re degli elfi è un incapace. M’intendo discretamente di intrighi di
corte, intrighi umani sia chiaro, e la mossa dell'elfa potrebbe essere un suo
piano per prendere il comando. Di questi tempi non sembrerebbe una cattiva idea,
visto come vanno le cose tra i vari regni...».
«Non riesco a capire, Viktor.
Qui dev’esserci qualcosa che non va. Non stiamo parlando delle terre degli
uomini, questi sono Elfi! Quale elfo pagherebbe per assassinare il proprio
fratello?».
«Sam, Sam, vuoi farmi credere
che sei assalita da i tipici dubbi sulla morale? Vuoi dirmi che non riesci a
tenere a bada la tua coscienza? Tu sei un'arma, non sei una persona. Sei pagata
per portare la morte. Pensieri simili non devono albergare nella tua testa, ti distruggerebbero.».
«Il punto non è questo,
Viktor. Il punto è che non posso farlo.», sbottò Sam «Questo porterebbe ad una
guerra! Scatenerei una guerra terrificante tra il regno degli elfi e quello
degli uomini, capisci? Perché verrebbero di certo a sapere che è stata un’umana
a piantare un coltello nel cuore del re e allora si scatenerebbe l’inferno sulla
terra. Milioni di morti...».
La donna ruotò il corpo per
fissarlo. Gli occhi del cacciatore, seppur nascosti nell’ombra della tesa del
cappello, ai suoi occhi allenati apparivano come tizzoni ardenti che la
osservavano fin dentro l’anima.
«Dici il vero, amica mia, dici
il vero», rispose Viktor meditabondo «Ma a te importa davvero qualcosa? La tua
mano è frenata forse dal pianto dei bimbi che non vedranno tornare il loro
padre alla sera? È fermata dai contadini che moriranno di fame poiché i nemici
devasteranno le loro terre? Davvero? Non farmi ridere, Sam! Il problema non sta
nella tua mente, sta nel tuo cuore.».
«Non essere sciocco, cacciatore
di streghe.».
«Sei tu l'unica sciocca qui,
Sam», le sorrise con affetto Viktor «Sei un sicario, Sam, uno dannatamente
bravo. Ricordo quando da piccola giocavi con le spade di legno in riva ai
fossati. Ti guardavo e già ti immaginavo come una donna che danzava nella battaglia.
Non te n'è mai importato nulla degli altri, per questo sei quello che sei. Nei
nostri mestieri è fondamentale prendere a calci la coscienza e farle capire
qual è il suo posto!».
«Non capisco cosa vuoi dirmi,
Viktor. Parla chiaro.».
«Voglio dirti, amica mia, che
nella vita si fanno le cose per tre semplici motivi: per profitto, per
appagamento, e per amore. Ergo, se il profitto per te è irrilevante e se la tua
coscienza ti a rinunciare forse è il momento di seguire il tuo cuore» spiegò
Viktor fissandola negli occhi «Credimi Sam, sono quasi due secoli che mi
trascino su questa terra, forse posso aver capito qualcosa. Qualcosa da poter
raccontare, insegnare, in modo che anche gli altri non facciano i miei stessi
errori. La via del cuore non sbaglia mai. Mai.».
«Le tue parole sono confuse,
Viktor. Non capisco perché mi dici questo... Devo pensarci sopra. Ho altri tre
giorni per riflettere, sono sicura che alla fine arriverò da qualche parte.».
«Ne sono sicuro anche io,
amica mia. Ne sono certo.».
«Forse è meglio che ora ci
separiamo, Viktor.» disse tristemente la ragazza «Non è il caso che io mi
faccia vedere a lungo in giro, non con il compito che mi appresto a svolgere.
Prometto... Prometto che farò ciò che mi dice il cuore e quando ci rivedremo
capiremo se sarà stata la scelta giusta.».
«Lo saprai nel momento stesso
in cui lo deciderai, Sam, nonostante tu sappia già qual è la scelta giusta da
fare. Quando accadrà tu lo saprai, e lo saprò anche io! Infondo un re che viene
assassinato è una notizia che farà presto il giro del mondo!» rise il
cacciatore di streghe.
«Grazie dell'aiuto, vecchia
canaglia.» borbottò la donna, sorridendo suo malgrado. Gli batté una mano sul
braccio, ed inclinò il busto indietro.
«Aspetta, Sam», sussurrò
Viktor avvicinandosi alla ragazza. Le parlò all'orecchio, come se tutto quello
che avessero detto fino ad allora fossero bazzecole a confronto di quel segreto
«Il tuo segno, la tua... Maledizione. Mi sono informato, se vuoi posso fare
qualcosa per aiutarti. Non sarà doloroso, è solo...».
«No, Viktor.», lo zittì lei,
seria. «So già cosa devo fare. E so quale sangue devo versare per questo.».
«Ne sei sicura? Hai vissuto
abbastanza con un fardello come quello.», fece lui, deluso.
«Non preoccuparti per me,
vecchio mio, so badare a me stessa. Lo sai. Ora, con permesso, la notte mi
chiama.».
«Buona fortuna, piccola mia.
Ti auguro ogni bene.» concluse il duro cacciatore di streghe, cupo.
«Buona fortuna a te,
canaglia...», sorrise lei. Un sorriso venato di tristezza «Alla prossima.».
Si allontanò di corsa,
scomparve nel buio. Lasciò che una lacrima le bagnasse una guancia. Il suo
cuore le disse che non lo avrebbe più rivisto. Un pensiero cupo, triste,
malinconico. Malinconia al caffè, come avrebbe detto Viktor, il cacciatore di
streghe.
L'uomo in nero con la lunga
cicatrice sulla faccia e la testa rasata per metà osservò la sua amica
andarsene. Sparire nel buio. Era una vera professionista.
Soffocò un’imprecazione quando
pestò dello sterco di cavallo e rientrò in taverna. Il suo cuore, quel poco che
ancora possedeva, gli diceva che non l'avrebbe più rivista.
«Il cuore a volte sbaglia»,
sospirò, fissando il boccale vuoto «Scusa se non te l'ho detto, Sam. Ma il
cuore non ha tutte le risposte... la birra
ha tutte le risposte. Oste, dell'altra birra! C'è gente che muore di sete
qui!».