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Autore: nevaeh    25/04/2012    42 recensioni
[...]- Voglio restare – dice semplicemente. La ragazza sospira, scuotendo la testa.
- Stai facendo un enorme errore – lo avverte.
Non farmi innamorare di te, non farmi innamorare di te. [...]
{e un grazie speciale a Jas per il banner}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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14. Capitolo quattordici

 

 

 

Harry si guarda intorno spaesato un secondo dopo aver aperto gli occhi, prima di riprendere coscienza della realtà intorno a lui. Nella prima classe del volo internazionale Sydney – Londra c'è un silenzio rilassante, rotto solo dal mormorio delle hostess che passeggiano tra i corridoi. Il ragazzo spegne l'iPod che era rimasto acceso mentre dormiva e fa scattare lo sguardo verso il suo migliore amico, che riposa beatamente sul sedile di fianco al suo. In fondo se lo meritano anche loro un po' di relax, e non può biasimare tanto Louis se dal momento in cui sono saliti sull'aereo non fa che dormire; d'altronde è l'unico ancora sveglio: Zayn se ne sta con la testa affondata nella spalla di Niall, che russa con la bocca aperta e l'espressione di un bambino. Liam invece è sveglio e fruga nel bagaglio a mano, gli fa un cenno quando si accorge la sua presenza e poi trova il cuscinetto da viaggio che stava cercando, abbastanza soddisfatto dell'impresa. Sono stati molto in giro in questi ultimi mesi. La prima volta in America, poi di nuovo a Londra e daccapo in Canada e Stati Uniti; poi era stata la volta di Australia e Nuova Zelanda, e tutti non vedevano l'ora di poter tornare a casa e riabbracciare i propri cari. Harry sbadiglia e si passa una mano sul volto, come a voler cancellare con un così semplice gesto tutta la stanchezza. E tutti i ricordi. Ventiquattro Aprile duemiladodici, ora locale 15:48: sono due mesi, una settimana, e dieci ore. Harry ormai ha preso l'abitudine di ricordare la data ogni giorno, come se in questo modo la sua presenza, la sua esistenza, la loro storia possa essere catalogato come un qualcosa di effettivamente avvenuto, e non solo frutto di fantasia. In realtà a volte quasi vorrebbe che si tratti di un brutto sogno, svegliarsi e trovarsi ancora Louis con la gamba ingessata, la neve troppo alta per permettergli di andare a piedi e la consapevolezza di dover vivere solo un altro lungo, grigio e tranquillo giorno della sua vita. Non sempre, questo è certo: soprattutto di notte, però, quando l'insonnia lo tiene sveglio e comunque gli incubi continuano a tartassargli il cervello. Incubi con capelli biondi e pelle di porcellana, che sorridono e gli accarezzano il voltocon tenerezza. Harry scuote la testa e guarda fuori dal finestrino. Fa un altro calcolo mentale, automatico anche in questo caso: sono esattamente due mesi, una settimana e dieci ore che non dorme per più di un'ora di fila, e la tensione comincia a farsi sentire. Una mano scatta nuovamente verso il viso, chiude gli occhi per un secondo e si augura di non doverli aprire mai più. Gli piace, questa fissazione del team organizzativo del tour in tutto il mondo, lo aiuta. Semplicemente la regola è una: non creare spazi vuoti. L'importante è non trovarsi mai da solo o senza qualcosa da fare. Che sia un tour, un'intervista, un video, scattare le foto con i fans o cercare di seminarli. Fare sempre qualcosa di utile e potenzialmente distruttivo per la salute fisica, così da lasciar perdere quella mentale. Il problema rimane solo la notte, e Harry si gira nuovamente verso Louis, che ha grugnito e si gira per cercare una posizione più comoda nello spazio angusto del sedile: quante volte è venuto a svegliarlo di notte quando lo sentiva agitato? Quanti thè bollenti gli ha preparato ad orari improponibili? Quante passeggiate all'alba per distrarlo dal dolore? Eppure non c'è nulla che si possa fare. Sono solo due mesi, una settimana e dieci ore che lei se n'è andata, ed è sempre lì, accanto a lui. Non esiste fan con un viso diverso dal suo, non esiste canzone che non parli di lei, non esiste luogo che non ricordi un aneddoto, non esiste pensiero che escluda i suoi occhi e la sua pelle e il suo sorriso. Ed Harry sta male, sta così male che le lacrime non riescono ad esprimere come si sente. Lei gli era entrata nello stomaco, ed ora è questo che lo fa contorcere. Perchè manca una parte essenziale, come se l'ossigeno non sia più così puro, l'acqua così dissetante, la felicità così palpabile.

 Ha pensato fosse Londra il problema, con le strade che ha lasciato bianche e che troverà bollenti e bagnate di pioggia; e allora via in capo al mondo per non guardare, per non ascoltare, per non ricordare. Invece lei è sempre lì nel suo stomaco che si contorce e gli sorride, e nei suoi pensieri gli ruba timidamente un bacio e gli porge il suo panino quasi intatto perchè lo finisca.

Louis apre gli occhi un attimo e se li stropiccia come un bambino, sorridendogli – ehi, Haz – mormora, lasciando cadere le braccia lungo il corpo.

 -Ehi, Boo -

 - Non riesci a dormire? - sanno entrambi che è così e sanno anche entrambi il perchè, ma come sempre il più grande cambia discorso, con una delicatezza che nessuno (lui compreso) avrebbe mai immaginato di possedere – chissà com'è Londra -

Harry nemmeno si sforza di fingere un sorriso, con Louis non ce n'è bisogno – come l'abbiamo lasciata, immagino -

 - Probabilmente hai ragione... Cosa facciamo quando arriviamo? - la domanda è posta con leggerezza, come a volergli far capire che “si, so che stai malissimo ma no, non ho la minima intenzione di lasciarti da solo nemmeno per sbaglio”. Harry si stringe nelle spalle.

 - Non saprei, magari dormire – tenta, poi però ci ripensa – magari andiamo a mangiare qualcosa -

Louis sorride e lo fa per entrambi, chiudendo stancamente gli occhi – magari – gli fa il verso, citando involontariamente il siparietto che faceva spesso Harry con lei.

Lei. Lei. Lei. Nello stomaco. Solo lei.

 - Credo che andrò un attimo in bagno – aggiunge poco dopo Harry. Mossa poco saggia che maledice qualche istante dopo, chiuso nel cubicolo maleodorante della prima classe mentre si getta un po' d'acqua gelata sul volto. Mai rimanere solo, mai concedersi di pensarci, di permettere allo stomaco di ruggire. Il giovane non si guarda nemmeno un istante allo specchio, preferendo asciugarsi il viso con un quadrato di carta poggiato contro la porta del bagno. Non lo fa per timore di guardarsi davvero, di fermarsi ad analizzare gli occhi stanchi e la pelle tirata e le labbra perennemente screpolate e rendersi conto cosa è la vita senza di lei e come lui sia incapace a viverla o anche solo a fingerla. Quando torna a posto trova Louis che legge una rivista con gli occhi semi chiusi; senza dire una parola gli si siede accanto e guarda fuori dall'oblò, maledicendosi ancora una volta per aver pensato per un secondo ai viaggi che lei avrebbe voluto fare, ai posti che avrebbe voluto visitare. Si da dell'idiota e ha anche il desiderio di dirselo ad alta voce. Louis, che non sanno nemmeno loro per quale motivo ancestrale è riuscito a capire la sua frustrazione, gli passa una mano sul braccio senza staccare gli occhi dall'articolo che sta leggendo. “Sono qui”, gli dice quel tocco, “sono qui come tu hai promesso di stare vicino a lei e come lei ora non è più qui per te”.

Louis e Harry non si guardano, ma sulle labbra di entrambi si dipinge un mezzo sorriso.

 

 

 

Londra non è mai stata così soleggiata. Harry quasi si sente preso in giro quando, dopo aver firmato autografi per più di un'ora, è riuscito a varcare le porte dell'aereoporto. Il giovane sbuffa e si getta su una spalla la borsa da viaggio griffata, seguito da Louis a meno di un passo. Non riesce a credere di essere nella stessa Londra candida e malinconica che ha lasciato solo qualche mese prima. No, due mesi esatti. E il dolore è lo stesso. No, il dolore è una volta, due, tre, cento, mille volte amplificato. Cos'era la vita, prima? Com'è adesso? Harry non lo sa, e sale a bordo di un fuoristrada dai finestrini oscurati senza sollevare gli occhi da terra, alzando distrattamente un braccio per salutare i fans che lo hanno seguito. Il suo migliore amico ovviamente è lì e incrocia i suoi occhi per un attimo, e lui ci vede quelli di lei. Come sempre.

Cos'era un sorriso, prima?

Harry scuote la testa e si tiene stretti gli occhiali da sole che non coprono le occhiaie, ma che non fanno vedere lo sguardo stanco.

Cos'era un bacio, prima?

Le strade di Londra si snodano caotiche come sempre, stranamente colorate e troppo rumorose. La scelta migliore è intavolare una conversazione con Louis, la regola è sempre la stessa: non concederti di pensare. Eppure sulle strade ci sono le sue impronte, i rumori delle auto sono la sua risata e il sole nelle pozzanghere la sua pelle. Quanto si può sentire la mancanza di una persona?

Cos'era la vita, prima di Rose?

L'appartamento è sempre disordinato all'inverosimile, ma l'odore fa rilassare istantaneamente Harry: è Louis che gioca alla playstation bevendo il caffè senza zucchero, è il forno che rischia di scoppiare due volte a settimana e i vicini che minacciano la denuncia tutte le mattine; ma è anche le canzoni canticchiate mentre si prepara la cena, gli scherzi telefonici e l'essere chiuso fuori di casa a orari improponibili perchè il tuo migliore amico ha bisogno di intimità con la fidanzata. E' casa, e a Harry è mancata da morire.

 - E' arrivato questo per te – Louis lo segue a qualche passo di distanza, tra le braccia un pacchetto chiuso da carta marrone da imballaggio e alcune lettere posate precariamente sopra. Il più grande gli lancia il pacco, poi va a sedersi sul divano e sospira un contento – casa dolce casa! -

Harry rimane in silenzio davanti al bancone della cucina. Il pacco proviene dallo Yorkshire e lui non ha assolutamente voglia di aprirlo; mentre pensa questo invece gratta via il nastro adesivo e sfila la carta. Il giovane rimane ammutolito per un istante, poi deglutisce e guarda meglio: il quadernetto a fiori di Rose, con il lucchetto dorato e la matita mangiucchiata incastrata tra le pagine, è lì nelle sue mani, e non riesce proprio a crederci. In silenzio si ritira nella sua camera da letto e controlla la data di spedizione; non è molto distante, ma comunque sembra che Hellen ci abbia pensato un po' prima di spedirglielo.

“Ho letto questo diario così tante volte che ormai lo conosco a memoria.

Tu non ci credi, lei non se ne è accorta e io non ho dato importanza alla cosa, ma tu l'hai salvata, Harry.

Voglio che questo diario ce l'abbia tu, che continui ad essere il ragazzo meraviglioso di cui mia figlia si è innamorato e che non ti dimentichi mai di lei.

Grazie per tutto”

Il diario è gonfio come se abbia assorbito tutto il dolore di Rose e di sua madre, Harry lo apre con circospezione sfiorandolo appena con le dita, timoroso forse di romperlo. Si accorge troppo tardi, però, di un foglio piegato in quattro che scivola sul pavimento; il ragazzo lo raccoglie e lo apre. La scrittura è minuta e un po' disordinata, in alcuni punti il foglio è macchiato d'inchiostro come se sia stato bagnato da acqua o lacrime. Harry rimane sul letto con il foglio tra le mani, gli occhi lucidi.

E poi la sente. Non è l'aria proveniente dall'esterno, non è una corrente dalla stanza di Louis di fronte alla sua, non è una folata di vento.

E' lei, sempre lei. E i suoi occhi e la sua pelle e le sue labbra. E sono lì con lui, che lo guardano, lo toccano, gli sorridono.

Perchè lei glielo aveva promesso: sarebbe stata con lui, per lui. In quella vita e in ogni altra.

 


 If I was a sculptor, but then again, no
Or a man who makes potions in a travelling show
I know it's not much but it's the best I can do
My gift is my song and this one's for you.

 

***    ***    ***


Siamo giunti alla fine di questa storia. Devo dire un sacco di cose e ho paura di dimenticarne qualcuna, quindi penso che ora punto qualcosa. Pronti? Via!

  • Gli One Direction non sono di mia proprietà e la storia che avete appena letto è stata scritta per puro diletto e voglia di deprimermi, oh yes.  Rose, Hellen, Victoria e il Dottor Charlie invece sono di mia proprietà: vi piacciono così tanto che volete citarli/nominarli/usarli come guest star? Chiedetemi il permesso, please.

  • L'intera storia è ambientata a Londra, città che io (ancora) non conosco, di conseguenza scusatemi se qualche informazione è sbagliata o poco dettagliata, ho fatto del mio meglio. Lo stesso vale per l'ospedale in cui Rose e Harry si incontrano: non so se esiste davvero un centro chiamato così. Consideratela una licenza, e poi non era essenziale il nome ai fini della trama.

  • Mi è stato detto (a ragione, ovviamente) che è strano che Harry da subito vorrebbe baciarla e/o uscirci insieme. Be', io non ho inventato nulla: da una non so precisamente quale intervista Harry avrebbe detto che se una ragazza gli piace la bacia, la segue su Twitter e le da il numero già al primo incontro. E' vero? Non ne ho la minima idea e nemmeno questo è essenziale ai fini della trama: mi serviva un Harry così e l'ho utilizzato, amen.

  • L'agendina che usa sempre Rose è un chiaro riferimento a quella di Beatrice nel libro “Bianca come il latte, rossa come il sangue”. Ne approfitto per dire che (al contrario di quello che avete ritenuto tutte) non mi sono ispirata né a questo libro né a quello di Nicholas Sparks “I passi dell'amore”, che a dir la verità non ho mai nemmeno letto: odio i film/libro drammatici. Si, lo so che ho scritto una storia drammatica. Si, so anche di non essere prettamente ciò che può essere definito un essere umano normale :')

  • L'intera storia si basa sulla canzone di Elthon Jhon Your Song, di cui è posto un frammento alla fine di ogni capitolo; non è l'unica canzone citata, però: al capitolo tre Harry invia una frase della canzone “Blowing in the wind”, di Bob Marley, anche se decontestualizzata.

  • Il film citato da Rose nel capitolo quattro è “Neverland, un sogno per la vita” e la canzone è “Isn't she lovely”, in evidente omaggio alla (semi) cover di Harry per xFactor.

  • Le informazioni sulla leucemia sono state prese da diversi siti internet (non c'è bisogno che ve li linki, no?) e ha una comodissima enciclopedia medica che avevo persino dimenticato di avere; mi scuso se alcune informazioni sono imprecise o incomplete ma anche in questo caso ho fatto del mio meglio.

  • La canzone usata da Harry al sesto capitolo è “Hero”, di Enrique Englesias. Ascoltatela, è stupenda; la canzone usata (sempre da Harry, si) nel capitolo otto è “Wish you were here” dei Pink Floyd; la canzone citata nel capitolo nove (ma quante canzoni conosce questo? :'D) è “More than words” degli Extreme.

  • Il rapporto tra Harry e gli altri componenti degli One Direction è stato trattato in questa storia con “le pinze”, nel senso che non sono totalmente convinta che questi cinque estranei si trovino tutti d'amore e d'accordo venticinque ore al giorno, Harry e Niall ad esempio. Comunque shippo i Larry (non si era notato mh?) e ce ne sono in abbondanza, ma non credo semplicemente che tutti siano amiconi con tutti. Pensiero mio, amen.

  • Grazie a tutte coloro che hanno letto/recensito/preferito questa storia. Non ero molto sicura all'inizio e le vostre magnifiche parole non hanno fatto che darmi la forza di andare avanti. Comunque sento di dover ringraziare in modo particolare Donatella e Elena (cui è dedicata Hellen), senza cui la storia non sarebbe mai nata e che mi hanno spinta a scriverla e ad andare avanti; Chiara, che è ancora in sciopero e in realtà non so nemmeno perchè la sto citando, ma è la mia migliore amica, la cito dappertutto e magari se non lo faccio qui si offende. Grazie anche a Jas (di nuovo!) per gli splendidi banner, scusa se ti ho fatta impazzire alla ricerca della ragazza bionda di spalle!Un grazie particolare va anche a Mags, che mi ha aiutata tantissimo, che mi ha fatto capire di non essere l'unica pazza del giro e che si ostina a voler rimanere in piedi fino alle tre del mattino per guardare Glee :'D

  • La storia, non appena avrò un po' di tempo, verrà corretta e spariranno anche alcuni punti di questo unico spazio autrice (tipo questo, per esempio). 

     

Sono contenta che la storia vi sia piaciuta e che vi siate affezionate tanto a Rose, a Hellen e agli altri personaggi. Sia io che loro vi ringraziamo per averci accompagnato in questo viaggio tanto breve quanto particolare, e speriamo che vi abbia emozionato almeno un po'.

Grazie.

   
 
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