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Autore: Joisishea    26/04/2012    2 recensioni
FANFICTION SOSPESA.
"I suoi occhi e i miei si incontrarono, per una frazione di secondo, pochi attimi che non dimenticherò facilmente, potei immergermi in quel blu intenso, potei trovare il fondo in due occhi che non ne avevano uno. I suoi occhi esprimevano tutta la purezza, la bellezza, la solarità che c’era in lui, erano azzurri, azzurri come il mare più puro, come un cielo in una giornata d’estate, erano l’incarnazione di quanto più bello fosse mai stato pensato, erano di un azzurro mistico, di un colore indefinito,ogni volta che li guardavi, ogni qualvolta posavi lo sguardo su quelle iridi tanto perfette, riuscivi a coglierne una sfumatura diversa, riuscivi a notare un particolare che ti era sfuggito la volta prima ma che non avresti più dimenticato. I suoi occhi erano tutto questo per me,e potei constatarlo in quel misero attimo."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Sunrise, sunrise, looks like mornin’ in you eyes.”

Harry;

Un sorriso. Quel sorriso. Mi era bastato un attimo di un suo sorriso per innamorarmi di lei, senza sapere che da quel momento in poi non avrei vissuto che di quello. Perché doveva colpire proprio me, con tutte le persone su quel dannato pianeta? Perché dovevo essere io a diventar succube della sua bellezza? Perché? Ancora seduto su quel divanetto, mi grattavo nervosamente il palmo della mano, chiedendomi quanto ancora avrei dovuto reggere quel supplizio. Non che non mi piacessero le feste, per l’amor di dio, io solitamente ne ero il re, ma non quella sera. Era come se qualcosa non fosse al suo posto, e quando la vidi arrivare capii cosa.

- Ehi, Harry! - Mi passò davanti, sorpassandomi per raggiungere le sue amiche. Era così bella. Alzai una mano, ed entusiasta la salutai, ma ormai era troppo tardi. Il suo sguardo non era più rivolto a me. La continuai a guardare, fino a che la sua immagine non fu completamente assorbita dalla folla. I miei occhi continuarono invano a cercarla per alcuni secondi, sperando di poter assaporare quanto più a lungo un altro po’ della sua perfezione.

Ecco.

Ecco cosa non era al suo posto.

Guardai al mio fianco, e mi resi conto di essere solo. Mi resi conto di non averla al mio fianco. Sospirai, e appoggiai una mano sulla stoffa rossa, cercando un non so quale tipo di conforto in quello strano gesto. Dovevo sembrare pazzo.

- Scusa.. E’ tutto okay? - la ragazza del pulmino mi stava guardando incuriosita, e anche un po’ divertita a giudicare dal suo sorriso beffardo - Non ho mai visto nessuno fissare con tanto interesse un… Divano. - Continuò. Sorrisi, e staccai impulsivamente la mano.

- Siamo in pochi al mondo a cogliere la bellezza di questo divano. Se vuoi sederti posso illustrartene le qualità. - Risposi io, rendendomi conto solo pochi secondi dopo di quello che poteva essere inteso. Lei scoppiò a ridere insieme a me, evidentemente cogliendol’involontario doppio senso.

- Cancelliamo questa tua ultima frase - disse ridendo e accomodandosi al mio fianco - suonava parecchio inquietante. - Io le feci spazio, e lei si voltò a guardarmi.

- Allora, va tutto bene? Scusa se ti disturbo, ma Louis l’ho perso insieme a Danielle quando si sono avventurati alla ricerca di Niall, dispersosi nella stanza buffet, e Ciara mi sembra piuttosto - alzò lo sguardo verso l’amica, che mano nella mano con Zayn si dirigeva verso l’esterno del palazzo - beh, impegnata. E visto che non conosco nessuna delle celebrità presenti a questa festa, ti uso come ripiego. - Io sorrisi e mi affrettai a risponderle.

- Non preoccuparti, non mi disturbi, anzi. Beh, diciamo che questa non è una gran serata in generale per me, e proprio non è serata da festa, per questo ho passato gli ultimi due minuti a cercare qualcosa di entusiasmante in questo divano. - Risi all’idea dell’impressione da ebete che dovevo aver dato nell’accarezzare parte della mobilia.

- Che succede? Se non sono inopportuna.. - Chiese lei, incuriosita dalle mie parole. Io sospirai, e mi dissi che, visto che nessuno dei ragazzi tanto mi avrebbe mai ascoltato, tanto valeva parlare con lei.

- Mah, niente, sai, l’amore. - Lei, nel sentire questa frase, puntò le sue iridi verdi nelle mie, quasi mettendomi alle strette. Poi, esordì con una frase clamorosa.

- Pff, l’amore non esiste. - Io la guardai sorpreso e alla ricerca di una spiegazione, che lei mi diede tramite una citazione. - “L’amore è un demone. L’amore desidera qualcosa di cui ha bisogno ma che non ha, ed è quindi mancanza. L’amore è un demone.” - Disse lei, intonando la sua voce come se il contenuto di quella frase dovessi già averlo in testa. Io scoppiai in una fragorosa risata, e lei arrossì.

- Andiamo, non penserai davvero che un filosofo greco potesse sapere cosa stesse dicendo!? Platone, a parere mio, è solo un ciarlatano che tramite frasi insulse ha cercato la fama. E sai, sfortunatamente l’ha trovata! - Le risposi continuando a ridere. Lei mi fissò, quasi offesa dalle mie parole.

- Immagino che se ti sentisse il mio insegnante di filosofia potresti fargli prendere una sincope - disse lei con un sorriso - ad ogni modo, da un certo lato, sono d’accordo con te. Insomma, di certo non posso affidarmi totalmente alle parole di un uomo vissuto non so più quanti anni fa, ma devi ammettere che è anche opera sua se molte lettere d’amore e canzoni hanno quel che di vissuto nei loro testi - continuò lei, enfatizzando la parola “canzoni”. Io risi.

- Ho come l’impressione che tu non apprezzi la mia musica. - le risposi sorridendo. Lei si sistemò meglio sul divanetto, con un piccolo sorriso per la mia intuizione.

- Mh, diciamo che non è il mio genere. Andiamo, non penserai davvero che una boy band anglo-irlandese possa sapere cosa dice! - disse facendomi il verso, e portando alla bocca il bicchiere pieno di un non so quale drink.

 

****

 

 

Ciara;

Ecco cosa odiavo delle feste; il risveglio del mattino successivo. Quando questo avvenne, il sole era già alto nel cielo, ma noi ancora esitavamo nel lasciare le confortanti braccia di Orfeo. Un raggio di sole, filtrando attraverso la finestra, puntava i miei occhi imperterrito, costringendomi così, alla fine di una lunga lotta con la mia mente, ancora in un completo black-out, ad alzarmi. Raggiunsi la cucina a piedi nudi e con la testa in fiamme, probabilmente a cause di quel poco che avevo bevuto la sera prima. Non ero mai stata una che reggeva l’alcool, anche se in quantità minima. Da lì potei scorgere, in salotto, Shantelle avvinghiata al telefono, imprecando verso l’apparecchio perché non le consentiva di sentire un messaggio vocale.

- Buongiorno! - salutai allegramente, saltellando da un fornello all’altro intenta a prepararmi la colazione. Avevo una fame assurda, la sera prima, nella foga di vedereilconcertoceionedirectionincontrarezaynparlareconluiandareallafesta, mi ero letteralmente dimenticate di mangiare, e questo valeva anche per le altre due, perciò stavo inutilmente impegnando tutte le mie capacità di cuoca nella preparazione di tre porzioni di uova. Shantelle, nel sentire la mia voce, balzò in piedi spaventata, strillando qualcosa riguardo il fatto che era ancora presto, e che non era carino far prendere infarti alla gente. Io sorrisi, e lei raggiunse la cucina, sempre accompagnata dal cordless.

- Non è normale che io sia tanto ritardata con simili tecnologie! Insomma, i telefoni esistono dall’era dei ghiacci, perché io ancora non so usarli!? Sono venti minuti che ‘sto affare lampeggia annunciando la presenza di un messaggio nella segreteria telefonica, e credimi quando ti dico che ancora non sono riuscita a sentirlo! - disse urlandosi praticamente addosso. Io scoppiai a ridere e mi feci passare l’apparecchio. Passarono circa tre secondi, quando una voce registrata partì dal telefono.

- Ehi.. Cia? - sentii i miei muscoli bloccarsi al suono di quella voce. Guardai Shantelle. La sua espressione era sorpresa quanto la mia. - Ehm, vedi, non so se il numero che mi hanno dato al centralino sia giusto, quindi è probabile che io stia facendo una figura abbastanza.. Di merda. Nel caso, mi scuso, ma nel caso sia tu, beh, sai chi sono. - si sentì la sua voce fare una pausa e lui sospirare, per poi continuare nel suo discorso dopo alcuni secondi - Senti… io non voglio che torni il buio che c’è stato per anni fra di noi Ciara, mi sei mancata. Mi sei mancata così tanto. Io non voglio perderti ancora, non ora che ho la possibilità di averti al mio fianco. Quindi - un altro sospiro - io sono qui, e questo è il mio numero. Spero mi richiamerai se no - si lasciò sfuggire una risata nervosa - beh, sarò costretto a farlo io. E sappi che non mi fermerò fino a che non avrò una tua risposta. - Una voce pre-registrata mi annunciò la fine del messaggio. La feci parlare. Non avevo le forze di parlare. Avevo gli occhi colmi di lacrime. Era lui. Insomma, era lui per davvero. Elle mi fissava, sconvolta e felice quanto me. Mi abbracciò, ed io la cinsi insicura.

- Allora, che aspetti? Chiamalo. - mi sussurrò in un orecchio, per poi staccarsi da me ed uscire dalla stanza, lanciandomi un occhiolino.

Già, che aspetto?

Presi il telefono in mano, per poi riappoggiarlo subito sul tavolo. Avevo paura. E se non avesse avuto abbastanza tempo per me?

Chiamalo.

E se non fossi stata più la migliore amica adatta a lui?

Andiamo, non essere stupida. Chiamalo.

E se.. E se..

Insomma Ciara, al diavolo le insicurezze. Tu manchi a lui e lui manca a te. Cosa c’è di sbagliato nel chiamarlo?

Niente.

Presi il telefono e composi il numero. Il suono di linea libera non fu mai tanto lungo come lo fu quella volta. Tre trilli, poi la sua voce.




N.d.A.
Grazie a chiunque legga, ancora. Non vi sarò mai grata abbastanza.

Your,
        Joisishea.










 

  
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