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Autore: Stepp    29/04/2012    0 recensioni
'Quando quella mattina di pioggia le arrivò quella fottutissima chiamata il mondo cominciò a spezzarsi e a cadere su di lei, prima piccoli pezzi, piccolissimi frammenti, ma ,col passare del tempo, sempre più grandi, sempre più rocciosi, spigolosi e dolorosi.'
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Juliette, in questi ultimi mesi, assomigliava a un’ adolescente furiosa col mondo.
Furiosa col mondo l’ho era, ma non era di certo un’ adolescente, ansi: era una ventiseienne quasi laureata che doveva sposarsi a Luglio.
Lei ed Angel stavano programmando la laurea e il matrimonio da mesi, avevano deciso che i fiori sarebbero stati bianchi e rosa pallido, delle rose precisamente; avevano deciso il vestito degli stessi colori con un corpetto che metteva in risalto il bellissimo fisico di Juliette; avevano programmato il ristorante e tutto il resto, ma quando Angel si ammalò, Juliette mise da parte tutto e si dedicò a lei.
Passava il suo tempo ad aiutarla in qualsiasi cosa, la fava uscire, mangiare, la faceva ridere e non toccava mai l’argomento, come se non ci fosse, come se non esistesse.
Ma, quando negli ultimi giorni Angel era peggiorata a vista d’occhio, Juliette non poté più fare niente per ignorare il problema. Il trapianto non era andato bene e c’era da immaginarselo, Angel sarebbe morta nell’arco di pochi giorni, infatti fu così: tre giorni dopo il suo cuore smise di battere.
Ma oggi, 15 Ottobre, dopo un mese dalla morte di Angel, Juliette se ne stava d’avanti allo specchio a truccarsi per uscire con Will. Si era messa un leggero ombretto beige brillante, un filo di matita nera ed un po’ di lucida labbra. Indossava i pantaloni stretti dello stesso colore dell’ombretto e il giubbotto di pelle nero che le aveva regalato Angel. Prese la borsa marrone ed uscii di casa dove Will l’aspettava, lei lo raggiunse sorridendo e lo baciò dolcemente per poi porgergli la mano.
Rimasero in silenzio per un po’, poi però Juliette disse:- Grazie, Will.-
-Per cosa?- Disse lui stranito, ma allo stesso tempo affascinato.
-Per aver accettato i miei cambiamenti d’umore, lei mie urla, il mio essere stata egoista per un lunghissimo mese.- Disse lei.
-Va bene così, io capisco il tuo dolore e non voglio farti pressione, solo.. Il nostro matrimonio? Ci sarà ancora?-
Il matrimonio certo. Juliette ebbe un fremito: forse la stanchezza o la voglia di piangere:- Si certo, il matrimonio, ovvio. Io ti amo Will, non voglio che il matrimonio vada a monte, ma solo non adesso, non voglio parlarne adesso.-
Lui si avvicino a lei e la baciò con passione, poi le baciò il collo e lei rise; rise davvero.
Ritornò a casa quasi felice, ma non ancora del tutto. Attraversò il corridoio lentamente e si soffermò sulla foto di lei e Angel che era stata scattata più o meno quando avevano 16 anni, erano al mare e sembravo le ragazze più belle di tutta la spiaggia: con quei sorrisi che illuminavano il mondo e quei capelli che ti catturavano. A quel punto però l’umore di Juliette peggiorò, salì nella sua stanza e si accese l’ennesima sigaretta. Si osservò intorno, era sola.
Gettò gli occhi verdi al cielo:- Perché mi hai abbandonato? Perché? Io non c’è la faccio, non c’è la faccio senza te.- Grido tutta d’un fiato sperando davvero che Angel rispondesse, sperando che le dicesse che era solo un brutto sogno, che tutto era finito. Invece niente, solo silenzio. Diede un pugno all’anta dell’armadio: voleva soffrire, voleva andarsene e raggiungere Angel, voleva starle di nuovo accanto.
Si lasciò andare sul letto e dormì finché qualcuno non la venne a svegliare: sua madre.
-Tesoro,- sussurrò la madre con aria innocente – vorrei parlarti di una cosa.-
Juliette sbadigliò e strofinò gli occhi:- Dimmi ma’.-
-Ieri ero in giro a fare delle commissioni ed ho incontrato la madre di Angel..- Juliette si irrigidì, pronta a cacciarla via, ma la madre se ne accorse e continuò a parlare,-Sai è distrutta, come infondo lo sei tu, ma lei.. Lei per riprendersi va da una psicologa, si chiama Debora. Mi ha lasciato il suo numero di telefono, io vorrei che tu ci andassi.-
Juliette scosse la testa, avvilita:- No mamma, no.-
-Ma Juliette, ti farebbe bene.-
-Non sono pazza, capisci? Non devo andare da una persona che non sa neanche chi sono a raccontare i cazzi miei. D’accordo? Io non voglio. Ho 26 anni, gestisco i miei problemi da sola. Anche quando lei non capirebbe, non mi capisce nessuno.- Disse lei ormai sveglia.
-In realtà sei tu che non capisci gli altri, Juliette. Pensa a me, pensa a tuo padre, pensa a Will, tu non sei l’unica a soffrire. Credi sia stato facile per me vederti così per un lungo mese? Sopportare il tuo egoismo è stato terribile, ma credevo ti saresti ripresa. Invece non è stato così. Quindi, adesso vorrei solo farti uscire dalla bolla in cui ti sei rifugiata e farti riprendere a vivere una volta per tutte.
Vai, vai da questa ragazza e fammi contenta. Provaci almeno, solo questo.- Sua madre rispose calma, al contrario di Juliette che prima era stata scontrosa e aggressiva, ma quelle parole le entrarono dentro e la trafissero quasi uccidendola. Appoggiò le mani alle tempie e per un secondo capì il dolore che aveva portato a tutti, capì che era stata, come aveva detto la madre, un’egoista, per questo annuì:- Va bene mamma, me lo prendi tu l’appuntamento? Anche domani pomeriggio posso andare.-
-Grazie, cuore mio.- Sua madre le accarezzò i capelli dolcemente e si alzò per andar via.
-Mamma,-Lei si girò- Grazie a te, per non avermi fatto pressioni e tutto il resto.- 
  
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