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Autore: Juniper Fox    29/04/2012    3 recensioni
Draco osservò Pansy sparire nel nulla. Non cercò di afferrarla, sapeva che non ci sarebbe riuscito. In quel momento, più che mai, la ragazza gli era parsa evanescente e in un qualche modo inarrivabile. Avrebbe dovuto comportarsi diversamente?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Autrice: Juniper Fox
Titolo: Almost Lovers.
Personaggi principali: Draco Malfoy, Pansy Parkinson.
Genere: Sentimentale, Angst, Drammatico. Malinconico. Forse (forse) romantico.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Het, triangolo (?).
Introduzione: Draco osservò Pansy sparire nel nulla. Non cercò di afferrarla, sapeva che non ci sarebbe riuscito. In quel momento, più che mai, la ragazza gli era parsa evanescente e in un qualche modo inarrivabile. Avrebbe dovuto comportarsi diversamente?
Nda: Questo è The Cobb  

Closer to love



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Pull me out of the dark 
Just to show me the way 
Cryin' out now 
From so far away... 
You pull me closer to love 
Closer to love 
(Closer to love – Mat Kearney)


Erano passati nove mesi da quella calda giornata di Giugno. Marzo era appena iniziato e, nonostante il freddo nelle ultime settimane fosse diminuito, le temperature rimanevano ancora piuttosto basse. Non vi erano segni di primavera nell’aria, cosa che dispiaceva molto gli abitanti di Londra, impazienti come non mai. Quell’anno, infatti, l’inverno era stato insolitamente freddo e la neve aveva ricoperto le strade per molte settimane.

A Lyme Regis, dove aveva preso casa da poco, Pansy trascorreva le giornate ad osservare il mare. A differenza dei suoi conoscenti, infatti, lei amava l’inverno e la pioggia, che quando bagnava le strade lasciva un profumo particolare che la ragazza aveva percepito anche in una pozione di Amortentia. Da quando la neve aveva smesso di cadere, sostituita dalle tempeste tipiche di quel tratto di mare, Pansy passava gran parte del tempo su una lingua di terra rocciosa che si gettava direttamente in mare: i cittadini la chiamavano “The Cobb”, ed era un’attrazione turistica per i Babbani che arrivavano a Lyme Regis. Pansy ne era rimasta così affascinata che aveva deciso di comprare casa proprio lì vicino – un capriccio che le fece superare, in minima parte, l’avversione per i Babbani. Erano due mesi che abitava in quella piccola casetta a due piani che affacciava sul mare.

Come ogni sera al tramonto, Pansy era arrivata fino alla fine del Cobb, si era seduta con le gambe a penzoloni e aveva osservato attentamente il lento calare del sole e l’infrangersi delle onde contro la scogliera. Il mare era mosso, probabilmente sarebbe arrivata presto un’altra tempesta.

«Così rischi di prenderti un altro raffreddore» esclamò una voce alle spalle della ragazza. Voltandosi, Pansy vide un ragazzo bruno con lo sguardo puntato su di lei e sorrise. Non era un sorriso ampio e solare, ma già il fatto che fosse riuscita a curvare gli angoli della bocca era una grande conquista, per lei. Con il capo fece un cenno al ragazzo e questo si mise a sedere accanto a lei, coprendo entrambi con un coperta di lana.

«Mi chiedevo quando saresti arrivato» gli disse, e appoggiò la testa alla sua spalla. Da quando aveva fatto la prima visita alla cittadina, uno o due mesi prima di comprare casa, aveva conosciuto questo ragazzo bruno. Era più alto di lei – non che ci volesse tanto, ma le piaceva – e aveva gli occhi castani. Banale marrone, dunque, al primo impatto; eppure Pansy si era accorta che gli occhi del ragazzo sembravano risplendere. Nello sguardo, infatti, Jeff – così si chiamava – aveva sempre una luce che aveva incuriosito Pansy fin dal primo istante, anche se controvoglia. All’inizio, tuttavia, la ragazza si era intestardita e lo aveva respinto in ogni modo possibile e a lei conosciuto: la diffidenza maggiore proveniva dal fatto che lui non si era mai presentato come mago, nemmeno dopo aver visto Pansy confondere sterline e galeoni in un negozio. Inoltre, l’amore e i ragazzi erano le ultime cose che le servivano, in quel momento. Non era passato granché dall’addio a Draco, a quel tempo, e soprattutto era appena stata data la notizia delle imminenti nozze del biondo. Decisamente, il momento era assolutamente sbagliato. Eppure, Jeff non si era arreso e aveva scoperto dell’amore di Pansy per i fiori, portandole una viola ogni volta che la ragazza tornava al paese. Anche questo per Pansy era un affronto. Ovviamente Jeff non poteva sapere che le viole erano i fiori che soleva regalarle Draco.

Pansy scoprì che Jeff era un mago una mattina di Dicembre. Lei, in quel periodo, si smaterializzava direttamente sulla punta estrema del Cobb e vi rimaneva per poco, in modo da poter osservare le prime luci dell’alba e smaterializzarsi nuovamente senza essere vista. Quel giorno, però, la pioggia cadeva incessante e la materializzazione di Pansy fu seguita dal suo scivolare nell’acqua. Jeff, che rientrava a casa in quel momento, la vide e non esitò a tirar fuori la bacchetta per aiutarla. Si era aspettato dei ringraziamenti, per buona educazione, e invece si ritrovò una Pansy livida di rabbia perché le aveva tenuto nascosto la propria natura magica e perché pedinare la gente non era una cosa da gentiluomini. Il carattere gioviale del ragazzo lo aveva indotto a farsi una bella risata, mentre Pansy aveva iniziato a starnutire.

«Scusa il ritardo, ma dovevo finire un saggio» sorrise Jeff. Dopo aver finito gli studi, il ragazzo aveva deciso di fare richiesta ad un giornale specializzato nella trasfigurazione, sua materia preferita. Pansy annuì e tornò ad osservare il cielo, meditabonda.

«Ceniamo insieme stasera» disse la ragazza. Jeff continuò a sorridere, perché non era una domanda o un’affermazione. Era un ordine. Tipico di Pansy. Ora che iniziava a conoscerla, il suo caratterino era una continua fonte di divertimento. Adorava farla arrabbiare, le si gonfiavano le gote in modo buffo e tendeva ad arricciare il naso, assumendo un’espressione oltraggiata che secondo lui aveva un qualcosa di tenero. Non aveva mai fatto troppe domande sul suo passato, ma sapeva che Pansy aveva frequentato Hogwarts e che si era trovata nel bel mezzo della guerra contro Lord Voldemort. Jeff aveva condotto delle ricerche sull’argomento, perché avendo la madre americana aveva frequentato l’International Magic Academy nella sede di Key West, in Florida; il ragazzo aveva dunque scoperto, superficialmente, cosa volesse dire essere un Serpeverde. Nel Regno Unito, poi, aveva capito che vigevano ancora certe regole riguardo allo status delle famiglie – non che in America la cosa fosse poi tanto diversa, ma di certo la gente era più aperta a nuove esperienze – e quindi la tradizione esercitava ancora un certo fascino e un discreto potere.

«Cosa vorresti prepararmi?» domandò Jeff innocentemente.

«Cosa ordineremo agli elfi di preparare, intendi» esclamò Pansy girandosi verso Jeff. «Pesce. Pesce alla griglia appena pescato»

«Prima o poi dovrai imparare a cucinare, sai? Le persone normali non hanno paura di sporcarsi le mani» la prese in giro. Nel tempo, aveva imparato che la ragazza odiava sporcarsi le mani per cucinare.

«Cucinare è inutile. Se cucinassi mi sporcherei le mani, se mi sporcassi le mani non  potrei toccarmi i capelli o il viso. O i vestiti. Senza i vestiti andrei in giro nuda e, col tempo che c’è, morirei senz’altro. É questo che vuoi?»

Jeff strabuzzò gli occhi, chiedendosi come dal cucinare si fosse passati alla morte per congelamento. Dopo aver perso qualche minuto a cercar di trovare una risposta, decise di rinunciare. Capire Pansy, a volte, gli risultava estremamente difficile. Pensò che fosse per il suo essere inglese e non ci pensò più.

«Andiamo, ormai è buio, e se vuoi cenare dovrò cominciare a preparare, dato che ho detto a Dot di andare a trovare tua mamma fino a domani»

Ghignando, Jeff iniziò a correre a più non posso, rincorso da una Pansy infuriata per le libertà che si prendeva il ragazzo.

Vi era un sorriso vero dipinto sul suo volto.

 

*


 

Convivevano da cinque mesi, adesso. Era metà dicembre e la neve aveva iniziato  cadere. A Lyme Regis il cielo era perennemente bianco, mentre il mare mosso non permetteva a nessuno d’imbarcarsi e uscire in mare aperto. Pansy trascorreva le giornate tra il Cobb e il piccolo laboratorio di pozioni che aveva ricavato dalla cantina nel seminterrato di casa sua. In realtà, più che dedicarsi alle pozioni, Pansy si dedicava a coltivare le erbe rare che venivano usate dagli ospedali della regione dell’Inghilterra. Presto, se fosse riuscita a trovare qualcuno con cui mettersi in società, avrebbe voluto allargare la sua attività anche a Galles e Scozia.

Jeff viveva insieme a lei, anche se quando aveva incarichi di particolare difficoltà per il giornale tendeva a tornare a casa propria per concentrarsi e non disturbarla. Il ragazzo era stato una ventata d’aria fresca: con lui era tornata a sorridere, forse anche più di prima; era rilassata, perché sapeva di avere qualcuno su cui poter contare e, sebbene il suo caratterino fosse rimasto lo stesso, adesso era diventata leggermente più autoironica. Insomma, una nuova versione non riveduta e lievemente corretta della vecchia Pansy.

Quando quella sera suonò il campanello, Pansy mandò Dot ad aprire e ripose con cura gli strumenti da lavoro per poi salire al pian terreno. Sulla porta, Jeff stava porgendo la giacca all’elfa chiedendo della fidanzata.

«Sono qui» rispose avanzando, «ben tornato!»

Jeff le si avvicinò e le posò le mani sui fianchi, appoggiando poi le labbra su quelle di lei. Era diventato un rito, ormai, quel gesto. Tutte le sere, se durante il giorno era stato fuori, tornava, l’abbracciava e la baciava. Puntualmente, Pansy si ritraeva leggermente perché solleticata dalla barba di Jeff. Tutto ciò la faceva sentire amata e sembrava quasi una loro tradizione – certo, una tradizione dovrebbe avere radici più profonde, si era detta Pansy, ma non aveva avuto esitazioni nel mettere a tacere la vocina: era lei a comandare, non un qualche pensiero formulato per il troppo vino. Quale vino?, chiedeva nuovamente la vocina.

«Quando dovrebbe venire quei tuoi amici?» domandò Jeff finita la cena. «Era tutto squisito, Dot, grazie» aggiunse. In tutto quel tempo, Pansy non aveva ancora imparato a cucinare. Scosse la testa al pensiero e tornò a guardare la ragazza, che aveva in mano un bicchiere di succo di zucca bollente.

«Dovrebbero arrivare domani sera per cena. Si fermeranno qui per qualche giorno, il tempo di discutere di affari. Non sono sicura che andrete d’accordo, ma se sopporti me penso tu riuscirai a sopportare anche loro» esclamò Pansy meditabonda. Bevve un sorso di succo e ordinò a Dot di togliere le stoviglie dalla tavola.

Jeff stava per replicare quando si sentì un rumore provenire dal vetro. Girandosi, Jeff vide un barbagianni bianco con al collo un sottile nastro nero. Aprì la finestra per lasciarlo entrare: aveva già visto quell’animale, ma non sapeva dire con precisione a quale degli amici di Pansy appartenesse. Vedendolo atterrare delicatamente sul tavolo ora pulito, Pansy sorrise e lo accarezzò.

«Ciao Astro» disse sottovoce la ragazza. Prese il biscotto che Dot le stava allungando e lo sbriciolò, permettendo al barbagianni di mangiare qualcosa. Alzando lo sguardo, dovette spiegare a Jeff chi fosse. «Questo è Astro, il barbagianni di Theodore. Lo vedi il fiocchetto nero? E’ un regalo di Blaise. Gliel’ha fatto perché Greg, il coinquilino di Theo, ha un barbagianni identico, ma femmina, di nome Cleopatra»

Jeff annuì. «Ha un foglietto legato alla zampa»disse poi. Pansy non lo aveva notato. Sempre con delicatezza, Pansy si fece consegnare la piccola pergamena.

«Vorrà comunicarmi con precisione l’orario d’arrivo. Theo è mo-»

Jeff non seppe mai cosa fosse Theo. Pansy lasciò cadere la pergamena e senza dire niente si smaterializzò. Preso dal panico, il ragazzo corse a raccogliere il messaggio dal pavimento, senza capire – ancora una volta – come quelle poche parole avessero potuto sconvolgere così tanto Pansy. Del passato parlava poco, e lui non aveva fatto molte domande. Pensava che la sua ragazza volesse lasciarsi tutto alle spalle, ma in qualche modo, adesso, ciò da cui stava scappando sembrava essere tornato prepotentemente. Cosa sarebbe successo, Jeff proprio non lo sapeva. La trovò in lacrime sul Cobb, bagnata dalla testa ai piedi e in stato di semi-shock. O apatia. Lo sguardo era perso all’orizzonte, e Jeff pensò che la mente della ragazza fosse immersa nei ricordi. Con pazienza, la prese e la riportò a casa, asciugandola e mettendola a letto. La osservò addormentarsi, le guance ancora bagnate dalle lacrime. Nel chiudere gli occhi, Jeff ripensò a quelle due brevi frasi..

Narcissa è morta. Vieni da Draco.

   
 
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