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Autore: bohemrhapsody    30/04/2012    4 recensioni
“Bene ragazzi, benvenuti alla Space Oddity’s Accademy: la scuola per i Superumani!” Dette queste parole tutti si guardarono tra di loro sgranando gli occhi stupiti. “Io sono il vostro Wuj, ossia il preside, e vi seguirò nell’addestramento per potenziare e sviluppare i vostri poteri. E’ per questo che siete qui, in questo momento, siete gli ibridi fa un Supereroe e un umano ed è vostro compito d’ora in poi occuparvi dei vostri elementi.” Dopo una breve pausa aggiunse: “Mi chiamo Ziggy Stardust e sono felice di accogliervi nella mia scuola. Ricordate, potete contare solo su di voi.”
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non sapevano che fare, erano totalmente spaesati, in preda al panico.
“Beh, che dire, devo capire quale sia questo mio dannato potere per andarmene" disse acida Iris, mettendosi le mani nei capelli ancora umidi. Tutti parlavano in cerca di una soluzione, ma che cosa potevano pretendere da dei ragazzi che non sapevano quali erano le loro capacità e che tra l’altro non si conoscevano tra di loro?
Erano tutti disorientati, in cerca di una soluzione o di un indizio. Perché quel tizio strano, uej, wag, waj o come si chiamava, li aveva lasciati lì così, senza nulla tra le mani? Tutti si facevano così tante domande, da creare un così forte mormorio che, all’improvviso, a Nermin diede fastidio. Tutta quella confusione non le permetteva di concentrarsi, per trovare una soluzione, e non aveva mai desiderato così tanto il silenzio. Si alzò in piedi scocciata rivolgendosi al muro. Il borbottio aumentava. “Ma insomma si può avere un po’ di silenzio?!” Disse decisa, quasi urlando, poi batté la mano ossuta sul muro. Tutto divenne silenzioso. “Oh, finalmente!” sussurrò girandosi verso la folla, non volava più una mosca.
Si girò e rimase esterrefatta. Tutti intorno a lei erano sospesi in aria dimenandosi, tutti tranne lei; si guardò i piedi cercando di capire cosa c’era che non andava, lei era a terra e loro... volavano! Fece un cenno con la mano destra, per portarsela sul mento e capire: i ragazzi si muovevano sincronizzati a lei. Provò ad agitare le articolazioni su e giù, un po’ divertendosi a vederli fluttuare. Alla fine decise di tornare composta e di cercare una soluzione. Abbassò le mani all’improvviso e la gravità ‘tornò’. Tutti caddero a terra provocando un tonfo sordo che rimbombava nella stanza. Si sentivano i gemiti delle persone, tutti accordati, e lei scoppiò in una fragorosa risata, sussurrando delle scuse, anche se voleva sotterrarsi. Per il nervoso Nermin aveva sempre avuto il vezzo di torturarsi le dita, muovendo le mani in modo circolare, giocherellandoci così cominciò anche per la vergogna. In quel modo attirò lo sguardo del biondino di fronte a lei che la guardava sorridendo; appena notò la sua occhiata indagatrice, il ragazzo abbassò il capo colorando le guance di un rosso acceso. Gli rivolse un sorriso e tornò a esaminare l’ambiente. Cominciò a squadrare i muri in cerca di una soluzione e dopo un po’ riuscì a notare qualcosa che lampeggiava debolmente. Si avvicinò silenziosamente al muro, tastandolo. Intravide una frase in inglese blu notte e riflettente, si specchiò all’interno di essa mentre cercava i bordi di una probabile porta, ma nulla. Si guardò intorno, tutti erano in cerca di una propria via d’uscita e ci stavano riuscendo al suo contrario. Tornò a osservare il muro con fare enigmatico e mentre si tormentava le dita notò il proprio riflesso nelle lettere.
Inaspettatamente i piedi di Nermin si staccarono da terra e lei cominciò a fluttuare per la stanza stralunando gli occhi. Tutti la fissavano, mentre senza un motivo preciso, si alzava dal terreno e ‘volava’ per quella stanza infinita. Cercò di erigersi senza risultati, così iniziò ad agitare le mani per darsi una spinta e raddrizzarsi: ci riuscì. Si spingeva più che poteva finché non raggiunse il soffitto che cominciò a toccare e analizzare; trovò una porta e sferrò con violenza un calcio per crearsi un passaggio; vi entrò e cadde sul pavimento di un’altra stanza bianca. Intanto …
Iris cadde a terra in un tonfo sordo. Pensò che quella stupida ragazza dai capelli biondi le avesse procurato un bel livido sul fondoschiena con quel suo strano potere. Imprecò sottovoce, guardandola furente mentre si massaggiava la parte dolente, scatenando il ghigno divertito del ragazzo moro a qualche metro di distanza da lei, evidentemente non era stata tanto calma. Lo guardò male e sbuffando si mise seduta a gambe incrociate; si guardò intorno in cerca di una via d’uscita, ma tutto ciò che riusciva a vedere era il bianco, altri ragazzi disperati nella sua stessa situazione e una scritta che appariva a intermittenza su una parete. Era sul blu metallizzato e recitava: “Planet Earth Is Blue And There’s Nothing I Can Do”
La lesse più volte con il tentativo di trovarne un senso, ma quanto più si sforzava, più non capiva. Supponeva che se avesse davvero uno strano potere non dovesse trovarsi sulla Terra in quel momento; quindi in preda all’angoscia e alla voglia di andarsene cercò di ricreare quella specie di voragine che l’aveva trascinata nel buio. Niente di niente, non ci riusciva, almeno fino a quando la sua rabbia divenne tale da mandarla totalmente in bestia. Improvvisamente il pavimento candido della stanza iniziò a tremare e sotto di lei sentiva mancare il terreno; una voragine si stava creando al di sotto e lei ci stava sprofondando dentro per essere inghiottita nel buio per la seconda volta.
Tutti la guardavano sbigottiti, ma lei non riusciva a giustificare quella strana forza che le percorreva il corpo facendole inarcare la schiena. Era come se avesse perforato ,con un martello pneumatico, il pavimento e ora si stesse immergendo in quella spaccatura. Ma come era possibile una cosa del genere? Per lei era già tanto riuscire a sollevare la sua tavola da surf, figuriamoci questo. Ormai immersa in quella specie di precipizio, urlò ironizzando: “Attenzione ai fossi!”
Si ritrovò nel buio più totale in cerca di un appiglio; tastò a lungo le pareti e alla fine trovò una sorta di maniglia che, dopo aver girato con forza, sbloccò. Cadde su una superficie piatta e fredda e con la mano riprese a massaggiarsi il fondoschiena dolorante.
Iris e Nermin e molti altri ragazzi si ritrovarono in una stanza bianca, molto simile alla prima, ma in questa c’era una pedana di ferro al centro, con vicino degli apparecchi strani e un professore altrettanto stravagante. Mentre aspettavano si guardarono intorno e iniziarono a scrutare i vari ragazzi; ce n’erano di tutti i ‘tipi’ alti, bassi, grassi, magri biondi, castani, rossi, blu o verdi. Si poteva benissimo notare quanto fossero a disagio. Ciò divertiva Nermin che ghignava silenziosamente posata su una parete, mentre giocherellava con le punte di suoi lunghi capelli biondi. Intanto Iris girovagando con lo sguardo si soffermò sul ragazzo con i capelli neri e gli occhiali che l’aveva derisa prima, lo vide perso e scoppiò a ridere attirando la sua attenzione e prima che potesse notare che fosse lei quella a ridacchiare, si girò di scatto verso la ragazza che giocherellava con i capelli. Finalmente arrivarono tutti, dopo un lungo sforzo, e il professore fece calare il silenzio. Era davvero strano quel uomo, aveva quel nonsoché di diverso; saranno stati i capelli bianchi sparati in aria oppure gli occhialoni con la montatura verde fluorescente a renderlo un tipo bizzarro, ma lo era. Aveva una statura bassa e il suo fisico era tutt’altro che palestrato, anzi era minuto, rugoso e allampanato e guardava tutti glorioso e con uno sguardo vispo.
“Ehm, ehm.” Diede dei colpetti di tosse per attirare l’attenzione. “Benvenuti alla Space Oddity’s Accademy! Io sono Clever Hergock, ho il potere dell’intelligenza sovrumana e la chimica è il mio pane quotidiano.” Scoppiò a ridere per poi tossire e fare l’occhiolino. I ragazzi si guardarono strabuzzando gli occhi. “Allora, allora, allora siete pronti per i test?! Sì? Sì!” Poi cominciò ad analizzare un pezzo di carta blu che si sorreggeva da solo. Si grattò il mento, con un po’ di barba bianca, e si concentrò sulla folla di giovani. Li fissò a lungo e alla fine pronunciò uno svariato elenco di nomi ai quali corrispondevano quelli dei “Superumani” che, alzando una mano, si facevano riconoscere…
“Nermin Prescott, controllo della gravità” la ragazza bionda, che prima si era sollevata da terra, alzò la mano. Il professor Hergock le fece cenno di avvicinarsi e lei, portando un ciuffo di capelli dietro uno orecchio con fare nervoso, gli andò incontro stringendogli la mano e salì sulla pedana di ferro. Nermin prese posto e l’uomo azionò i vari apparecchi che la esaminarono accuratamente. Tutti quegli affari pieni di fili e luci le facevano il solletico e non potevano impedirle di non contorcersi dalle risate. Intanto il professore prese il foglio blu di prima e lo usò come scanner su di lei. Nermin era in uno stato confusionario, non capiva cosa le stesse succedendo.
L’uomo sorrideva beffardo nel leggere i risultati estrapolati dal foglio, e con un luccichio negli occhi disse: “Le sue potenzialità sono ottime, vanno solo migliorate e rafforzate. Complimenti!” Aiutò la ragazza a scendere dalla pedana e mentre lei tornava al suo posto, cominciò a riconsultare di nuovo il pezzo di ‘carta’. Tornò a grattarsi il mento con indecisione e poi tornò a scrutare la folla. “Allora, allora… chi è Zayn Malik con il controllo del tempo?” Il ragazzo riservato, seduto all’angolo, alzò la testa non appena sentì pronunciato il suo nome; sollevò la mano e si diresse verso la pedana. “Cosa devo fare?” domandò, incrociando le braccia, una volta che si era posto su di essa. “Niente, Zayn… giusto? Niente, devi solo rimanere fermo e il resto lo faccio io!” esclamò rivolgendogli un sorriso, scoprendo i suoi denti storti. Zayn annuì e si fece analizzare. Si poteva sentire il professore fare i suoi cenni di approvazione. Il foglio blu tornò uno scanner che si diresse verso Zayn per analizzarlo. Il professore balbettò qualcosa e poi esclamò: “Prestazioni ottime, prestazioni ottime, puoi tornartene a posto!” Fece un segno con la mano e il ragazzo, per il sollievo, fece una smorfia, la quale doveva essere un sorriso. In seguito il professore chiamò altri ragazzi e anche questi ebbero “Ottime Prestazioni”. Il ragazzo biondo, che prima osservava Nermin, si chiamava Niall Horan e a quanto pare controllava gli impulsi elettromagnetici; quello castano che tastava il muro si chiamava Liam Payne ed era capace di metamorfosi, Harry, invece, controllava l’elettricità e inoltre si era venuto a scoprire perché non portava le scarpe; il ragazzo bizzarro che vestiva le righe si chiamava Louis Tomlinson, era uno dei più anziani e dotati, infatti, controllava le radici degli alberi. Poi c’erano anche Charlie Pennington, la bionda dagli occhi empirei, che scioglieva gli oggetti; Lana Bright, la ragazza che parlava senza fermarsi dai capelli corvini, che sapeva leggere nel pensiero; Joshua Rotterfield, Helene Blueskill, Dough Geltiers, Trisha Wellagrey e tantissimi altri ragazzi, tutti, che avevano ricevuto “Ottime Prestazioni”.
Poi finalmente toccò a Iris che, anche se aveva pregato che non succedesse, si era messa sulla pedana ancora fradicia. “Iris, Iris, Iris Hanguster, com’era l’acqua stamani?” Il professore scoppiò nella sua solita risata, che si tramutava in una tosse, e la guardò con uno sguardo spuntato, al di sopra delle lenti degli occhiali. Lei lo fulminò con gli occhi e rispose secca: “Assassina.” Il professore la prese con sarcasmo e riscoppiò a ridere. “Bene, ok, allora, tu controlli la crosta terrestre, giusto? Sì, ahà, sì, analizziamoti!”
“Vuole vedere cosa sono in grado di fare?” disse con aria di sfida la ragazza. “No, non si preoccupi ci ha già pensato quel macchinario” rispose beffardo il professore indicando quel bizzarro affare.
Iris non sopportava quell’uomo per qualche strano motivo e, come suo solito, avrebbe fatto di tutto per infastidirlo. Infatti fece per far tremare il pavimento, ma si fermò perché non voleva creare problemi. Doveva imparare a contenersi. “Bene, bene, signorina può andare, è un ottimo elemento anche lei” disse sorridendo. La ragazza lo guardò male ed infine tornò a posto.
Tornata al posto anche l’ultima ragazza, il professore posò il foglio blu e si mise gli occhiali, dalla montatura verde, in testa. Li guardò orgoglioso. “Perfetto, avete tutti delle ottime prestazioni!” Disse, sorridendo a braccia aperte. “Vi starete domandando, di sicuro, cosa dovrete fare oggi! Di sicuro. Per questo qui ci sono io!” Scoppiò a ridere e poi proseguì. “Ora, verrete indirizzati nelle vostre stanze. Ricordate, sono stanze a due e non si possono effettuare cambi quindi vedete di andare d’accordo, ripeto le parole del Wuj: Potete contare solo su di voi, anche nei momenti di necessità.” Diede un ultimo sguardo alla folla prima di cercare qualcosa tra le sue cianfrusaglie. Tirò fuori un’infinità di piume colorate ed enormi e le lanciò in alto. “La piuma che vi raggiungerà sarà la vostra e vi condurrà alla vostra stanza. Attenzione! Vi possono ferire una volta arrivati, quindi mantenete la distanza necessaria.” Fece una smorfia, che doveva essere severa, agitando il dito in aria e scoppiò nuovamente a ridere; poi fece un cenno con la mano verso un tunnel che si era aperto sul muro. “Via!” urlò estasiato.
L’infinità di piume cominciarono a volare per la stanza.




Writers’ corner.

Questa è una storia a quattro mani diversa dalle altre.
Volevamo scrivere qualcosa di particolare.

Occhei, ecco il terzo capitolo (lo sappiamo che stavate morendo aspettando per l’aggiornamento lol), è un papiro, lo sappiamo, ma ci abbiamo messo anima e corpo uu (?)
Comunqueeeee grazie per le tutte le visualizzazioni e recensioni(se volete potete recensire anche in questa eh *^*) Verso l’infinito e oltre, Emme & Al *trollfaces*
Ps: I personaggi pazzi sono puramente casuali (?)
  
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