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Autore: Miharu_    01/05/2012    0 recensioni
"Erano i tipici ragazzi dai quali le mamme cercano di tenerti lontana, quelli."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Hi baby.»








In seguito a quel pomeriggio Hope era tornata a casa Haner anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. Nonostante il suo proposito sul “rivalutare il suo modo di pensare” non riuscì proprio ad essere attuato – Brian le incuteva ancora una certa soggezione, e preferiva quando non era in casa.- doveva ammettere che la compagnia di Mckenna non le dispiaceva affatto.

Passava ore ed ore, vedendo foto, video, ascoltando storie assurde e bizzarre che la ragazza le raccontava: come quella volta in cui « quel pirla di Johnny aveva fatto cadere almeno cinque bottiglie di vetro perché non riusciva a portarle tutte insieme » o quell’altra quando « Jimmy era così ubriaco che aveva preso a versarsi la birra in faccia ».

Ma la giovane Shepherd non poteva fare a meno di notare come la sua nuova amica insistesse su quanto « Frank è dolce » e su quanto « è simpatico ma incredibilmente timido ».

Tanto che, alla fine, aveva iniziato a pensare che le piacesse. Ed ogni volta che Mckenna attaccava con “Frank è così” e “Frank è colà” non poteva trattenersi dal sorridere.

Dal canto suo, l’altra non poteva nemmeno immaginare quanto Hope avesse travisato il tutto, e interpretava quei sorrisi come una forma di interessamento.

Così, una sera, poté dichiarare fieramente al fratello «Il mio lavoro è terminato. Fosse per me possiamo passare alla fase B! Tu invece?»
Brian ci pensò un po’ su, steso comodamente sul suo letto. «Non lo so. Zacky stenta ancora a fargli capire che deve smetterla di comportarsi come se avesse una cintura di ordigni esplosivi sotto la maglia quando è in pubblico, ma, sai com’è, Frank è proprio un coglione. E non si spiega perché Vengeance si ostini a “insegnarli come comportarsi”. » sbuffò.

La ragazza si sedette sul materasso, vicino alle ginocchia distese dell’altro. «Io propongo di farli incontrare. Almeno una volta.»
Lui fece spallucce. « Nh, come vuoi tu. Quand’è prevista la prossima visita della nostra bimba?»

Mckenna sorrise pregustando la scena dell’incontro «Domani ha la lezione di danza. Le chiederò se può dopodomani.»

Brian si soffermò sulla prima parte della frase: danza, eh? Ovvio che si muovesse così … bene? Se la figurò con indosso un gonnellino di tulle candido, dritta, rigida sulle punte delle scarpette, come quelle che si vedono in televisione. E pensò che ci stava proprio bene, nelle vesti di un cigno.
 


* * *

«Cosa? Zacky, toccava a te oggi riaccompagnarlo!» l’interpellato scosse con vigore la testa. «No Frank, oggi è il tuo turno!»
Il primo sbuffò e si girò verso un altro ragazzo, riverso sul tappeto di casa Way. «Syn, stai proprio male? Sono le sette, ed io sono appena arrivato.»
Brian annuì piano «Si Frankie, sto proprio male. Tranquillo, mia sorella è già a casa, non dobbiamo aspettare nessuno.»
L’altro si massaggiò la tempia destra, nervoso. «Che palle. Che palle sul serio. Prendo il cellulare.» e andò nella camera di Gerard, dove erano soliti lasciare tutte le loro cose.

Appena cambiata stanza, Zacky si precipitò dal “moribondo”, che adesso tratteneva a stento un sogghigno. «Buona fortuna. Se hai bisogno di aiuto manda un messaggio e sono lì.» sussurrò.

Il ragazzo ammiccò complice, subito prima di farsi trascinare fuori con poca delicatezza da Frank, che intanto era tornato.
Fece un po’ finta di zoppicare nel tragitto verso la macchina, poi si accasciò teatralmente sul sedile chiaro, emettendo un lamentoso suono gutturale.
«Se devi vomitare dimmelo adesso!» esclamò l’altro spaventato.
«Nah. Andiamo a casa.»

Stava giusto per mettere in moto, quando Brian notò che l’amico aveva…. le maniche corte.
«FERMO!» gli urlò. Frank lo guardò allarmato. «Cosa?!» gridò di rimando.
Synyster si guardò intorno. Come poter fargli cambiare maglia senza dare nell’occhio?
«Ehm…uhm…» Prendi tempo, prendi tempo. «Ti va una cosa fra uomini?» sbottò infine a corto di idee.
Frank spalancò gli occhi e si fece automaticamente più vicino allo sportello. «No. Direi di no.»

L’altro attaccò a ridere nervosamente. Poi individuò una lattina ancora chiusa abbandonata sul tappetino che faceva capolino da sotto il sedile. Tornò serio e subito si chinò a raccoglierla, prendendo a scuoterla vigorosamente.

Fissò l’amico, che lo squadrava sconcertato. D’un tratto gli avvicinò la lattina, il cui liquido all’interno ribolliva pericolosamente, strizzò gli occhi e l’aprì, scatenando una sorta di big-bang che, tra l’altro, si riversò su Frank.
«MA SEI PAZZO?» sbraitò quest’ultimo. 
«Amico, ho avuto un’allucinazione! Pensavo stessi andando a fuoco!» cercò di giustificarsi Brian. «Ma tranquillo, ora mando un messaggio a Vengeance e gli dico di portarci giù una maglia di ricambio!»
«Sì, e la macchina? Tu sei pazzo, sei pazzo Syn!» piagnucolò.

Qualche minuti dopo scese sgambettando Zacky, al braccio un maglioncino di cotone grigio che lanciò attraverso il finestrino.
«Dai Frank, non te la prendere. Prendi la mia macchina, questa te la puliamo noi.» gli disse fraterno.
Una mera consolazione, pensò il malcapitato. Prese le chiavi che gli porgeva l’amico, infuocò Brian con uno sguardo, si cambiò velocemente e camminò verso il macchinone nero parcheggiato dietro la sua malconcia 500.
«Tu ti metti dietro.» annunciò macabro indicando il moro, che alzò le mani in segno di resa.
Fece giusto in tempo ad entrare nel veicolo che l’altro partì a tutta velocità, deciso nell’obbiettivo di arrivare il prima possibile all’appartamento dell’amico e scaricarlo, possibilmente anche non rivedendolo per molto, molto tempo.

Parcheggiò sghembo davanti al portone.  «Arrivati. Scendi.»
«Che fai, non mi accompagni nemmeno su?»
«Ci mancherebbe. Muoviti.»
«E se mi sento male per le scale? Se dovessi svenire? Sulla coscienza per sempre, Iero.»
Il ragazzo sbuffò rumorosamente, dopodiché uscì dalla macchina e, dopo aver aiutato anche l’amico, chiuse la macchina.
Salirono a fatica le scale, l’uno aggrappato all’altro, e, arrivati davanti alla porta, Syn bussò.

Pochi secondi dopo comparve Mckenna, sorridentissima, che li fece entrare.
«Fraaankie! Ciao!» e lo tirò per un braccio.
«Ehi Mac, ciao! Scusami ma sono di frettissima: ho lasciato la mia… la macchina di Zacky davanti al portone.» e fece per andarsene, dopo averle accarezzato una spalla, ma, d’improvviso, Brian sembrò tornare perfettamente in forma: si allontanò velocemente dall’amico e corse a chiudere la porta. «Ma no, fermati che ti offro una birra. Te ne ho fatte passare troppe oggi.»
L’altro lo guardò storto. «No grazie, preferisco allontanarmi da te subito. »
Ma Syn gli si parò davanti, sorridendo. «Insisto.»
«Oh dai, se non per lui, fermati qualche minuto per me.» intervenne la sorellina.
Frank alzò gli occhi al cielo. «Oggi siete inquietanti, sul serio. Niente birra grazie, se hai della coca mi va più che bene.»                                           

Si fece guidare vicino al frigo da Mckenna che gli porse la bottiglietta di plastica dicendo «Resta qui, torno subito: accompagno Brian in camera.»

Quando i due Haner furono sicuri che Frank non potesse più vederli, si sorrisero. Il più grande entrò nella sua camera, la più piccola andò invece verso la sua, nella quale trovò Hope seduta a terra intenta a raccogliere i lunghi capelli in una treccia. «Tutto bene?»
«Oh, sì sì. È tornato mio fratello, ha un po’ di mal di testa. Non è che andresti in cucina a prendergli un’aspirina? Io… sto…. cercando il termometro! Sai, in caso dovesse avere la febbre.» improvvisò.
L’altra annuì. «Uhm, certo. Dove le trovo?»
«La credenza a sinistra del frigo!»
Hope, finito d’intrecciare le ultime ciocche, si alzò dal pavimento e uscì dalla camera.

Quando però arrivò in cucina si rese conto che Mckenna si era dimenticata di dirle che Brian non era tornato esattamente da solo: seduto sul bancone di marmo c’era un ragazzo, che riconobbe come Frank, che, tra l’altro, appena la vide iniziò a tossire e sputacchiare coca cola ovunque.
«Ehilà..» le disse alzando timidamente una mano, dopo che si fu calmato.
«Ciao…» rispose lei, cercando di guardare ovunque, ovunque tranne che nella sua direzione.

Individuò la credenza a sinistra – ed a destra di lui, che culo.- e vi si avvicinò.
Nel momento in cui gli andò incontro Frank avvertì una stretta allo stomaco.
La vide aprire un’anta di legno proprio vicino alla sua faccia e prendere una confezione di aspirine.
«Stai male?» le chiese di getto, tenendo gli occhi sulle sue mani. «Belle mani.» gli scappò.
Si vergognò immediatamente del fatto di non riuscire a mettere un freno tra il cervello e la lingua.

Ma lei rise. Cioè, ridacchiò. Non era proprio una risata, era.. una risatina.
«Grazie..» mormorò «Queste sono per il tuo amico.» aggiunse, guardandolo finalmente negli occhi.
«Begli occhi.» le disse e inveì ancora contro il suo cervello.
Lei aggrottò piano le sopracciglia «Si, ehm, grazie. Li ho presi da mio padre.»
«Sono sicuro che sia un uomo bellissimo. Cioè, non pensare che sia gay. Non credere nemmeno che sia omofobo, cioè mi piacciono i gay. No cioè, non ho nulla contro i gay.»  

La ragazza cercò di ricordarsi il momento in cui avevo trovato quel ragazzo … spaventoso.

«Vado.. a portare le aspirine a Mckenna.» gli disse allontanandosi piano.
«Sì.. ciao! Cioè ah-ah, ciao, sei nella stanza accanto!» e la salutò di nuovo con la mano, che, per più di un minuto, rimase a mezz’aria. Buttò la bottiglietta vuota nel cestino e si sedette sul divano, poco distante, cercando di riprendere le regolari funzioni  vitali e assicurandosi di tenere la bocca chiusa per tutti i minuti seguenti.

Poi Hope tornò. «Brian sta un po’ peggio. Mckenna gli tiene compagnia finché non si addormenta.» bisbigliò. «Mi ha chiesto di venire qui a tenerti compagnia.» aggiunse.
Frank si spostò più verso destra, nonostante il divano avesse abbastanza posti da ospitare un’intera squadra di rugby. Lei gli si sedette accanto, non troppo vicina, ma nemmeno troppo lontana. Insomma, in mezzo a loro ci si poteva sedere Jimmy, ma non Matt. Ci si poteva sedere Mikey, ma non Zacky.
Così Frank si ritrovò, per tutti i cinque minuti che seguirono, a pensare a chi tra i suoi amici poteva sedersi tra lui e la ragazza.

«Come mai hai uno scorpione sul collo? » chiese lei per spezzare il silenzio.
Lui si allarmò appena, prima di capire che stesse parlando del tatuaggio.
«Ah il…si, io sono scorpione. È il mio segno.»
«E la scritta che hai sulle dita?»
«Oh beh, io sono nato il 31 di ottobre, il giorno… » «….di Halloween. » completò lei. «Odio quella festa, senza offesa. È…inquietante!» aggiunse.
«Per quanto mi riguarda è la festa che preferisco.» ribatté lui.
Continuarono a parlare di questo: feste, tatuaggi. Frank si ritrovò anche ad alzarsi la manica destra del maglioncino che gli aveva dato Zacky, per avere qualche altro spunto di conversazione.

Quando Mckenna fece irruzione nel salotto, entrambi sorpresi si resero conto che era passata più di un’ora.
«Bene, allora io vado.» annunciò Hope.
Frank dovette metterci tutto il suo impegno per convincere la sua bocca a desistere nell’urlare un “NO!”.
Ciò che invece fece fu salutare Mckenna, augurare tante care cose a Brian e accompagnare fuori l’altra.
Quando si chiusero la porta alle spalle proprio non riuscì a trattenersi «Ti va se ci vediamo? Qualche volta. Quando vuoi. Quando puoi, se vuoi, se puoi.» le chiese guardando il soffitto.

Lei ricordò della sospetta cotta che Mckenna aveva per quello strano ragazzo, così si ritrovò a dirgli «Io…non credo sia una buona idea.»
Si chiese poi se la sua risposta sarebbe stata diversa anche senza “la cotta” dell’amica.
Lui trasse un lungo respiro. «Hai ragione. Scusa se te l’ho chiesto.»

Ovvio. Era troppo ….sbagliato per lei. Era diverso. Un mondo distante. E poi, mettiamo le cose in chiaro: aveva l’HIV.

Senza salutarla si voltò e camminò frettoloso verso il portone.
Una volta uscito ricordò che aveva parcheggiato la macchina proprio lì davanti. Notò un foglietto bianco sul parabrezza. Vi si avvicinò e lesse.
Una multa. Una. Multa.
Syn gliene combinava di tutti i colori anche quando non c’era, eh?

 
 




***********************
 
Dio solo sa quanti anni ci ho messo per questo capitolo. L’ho cambiato tipo 763844024932 volte. Ecco.
Dunque iniziamo:
VersoLUniverso: Hai colto in pieno come volevo far apparire Syn, ragazza! Poi: Hope ce l’ha fatta sì, ma sento che la strada sarà ancora molto ardua è_é ‘sta viziatella di ragazza u.u tornando ai buchi/pistola/nonsochemettereperterzo , siamo state fortunate!

Ringrazio:
 alexxx_fire_inside
 BlackArrow
 Devon
 Faith_Black
 Jackii
 NikyVEchelon
che l’hanno messa tra le seguite,

_res_
che l’ha messa tra le ricordate,

e mimi96 e second heartbeat che l’hanno messa tra le preferite.

E insomma, grazie mille, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo! Al prossimo :*
  
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