Capitolo Uno: Presentimento e inseguimento
Mi
sento strano.
Mi succede già da
qualche tempo, ogni volta che guardo Gai-sensei e lui
mi sorride di rimando, allegro come sempre.
E’ come se fosse un
brutto presentimento.
Che cosa stupida.
Come se il mio sensei potesse correre il rischio di essere ucciso.
Lui è più forte di chiunque
altro… è molto meglio di Kakashi, e io ne sono
convinto fermamente da anni.
Forse, addirittura da
prima di diventare suo allievo.
In questi giorni mi
capita di pensare al nostro primo incontro.
Succede sempre più
spesso.
Penso a quanto la mia
vita sia cambiata, a quanto io sia
cambiato, da allora… da quando ero ancora un bambino che si ostinava a provare
quelle stesse tecniche che non riesco a padroneggiare tutt’ora… da quando mi
ostinavo a essere uguale agli altri per evitare di essere deriso.
Solo dopo aver
incontrato Gai-sensei ho capito di essere un ottimo ninja anche se non so usare le arti magiche e illusorie.
Solo lui mi ha fatto
capire che vado bene così come sono, che sono speciale e che sono importante
per lui.
Mi ha fatto capire che mi vuole bene in più di una occasione, e per questo non posso che ringraziarlo ogni
giorno, cercando di essere sempre “il migliore”.
Sono orgoglioso di
essere il suo allievo preferito… e sono orgoglioso anche che sia il mio sensei.
Ho cominciato a
diventare più forte solo da quando l’ho incontrato.
Mi ha sempre sostenuto
in ogni difficoltà, con un sorriso e un abbraccio pieno di calore.
Mi ha fatto capire
chiaramente che se la sua vita ha uno scopo… quello sono io… e non posso che esserne felice.
Riesce sempre a
contagiarmi con il suo ottimismo, mi spinge a dare sempre il meglio di me ogni
volta, in ogni missione, in ogni allenamento.
Farei di tutto, per
vederlo sorridere e sentirgli dire ancora una volta che è fiero di me.
Più che essere il mio sensei, lui è soprattutto un amico…
Forse, il migliore che abbia
mai avuto.
Sono diventato un genio
delle arti marziali.
E lo devo soltanto a lui.
“Andiamo Lee, non c’è un
momento da perdere!” mi dice Gai-sensei mettendomi
una mano sulla spalla, e io torno bruscamente alla realtà, scattando in piedi.
“Sissignore!” esclamo
ostentando sicurezza.
Stavo ancora pensando a
quell’insulso presentimento.
Devo liberarmene. Non
devo più pensarci.
Va tutto bene.
Siamo in missione. Ci
sono anche Neji e Tenten.
Lui sembra distante come
al solito, il volto che non lascia trasparire alcuna emozione.
Lei invece mi lancia
occhiate strane di tanto in tanto, e non capisco cosa voglia dirmi.
Mi guarda come se fosse
preoccupata.
Mi chiedo se anche lei
abbia il mio stesso presentimento… no, non devo pensarci.
E’ solo una sensazione,
ed è comprensibile, dato che siamo in una guerra e che ci sono vittime ogni
giorno da mesi… ma è infondata.
Gai-sensei è sopravvissuto fino ad ora, siamo
sopravvissuti fino ad ora, e niente ci abbatterà, niente e nessuno.
Stiamo per raggiungere
un membro dell’Akatsuki.
La lotta sarà dura, ma ce la faremo.
La pausa è durata poco,
il tempo di permettere a Neji di scoprire in quale
parte della foresta si stanno muovendo i nostri nemici.
Un pensiero mi sfiora la
mente, mentre ci spostiamo di corsa da albero in albero, e io sono al suo
fianco.
“Se lui dovesse cadere… cosa ne sarebbe di me?”
“Neji! Controlla se stiamo
andando nella direzione giusta!” dice Gai-sensei, gli
occhi che brillano di determinazione.
Capisco perfettamente il
suo stato d’animo.
Questa sarà la resa dei
conti. La sua resa dei conti.
“Sì,
sono davanti a noi. Ormai li abbiamo raggiunti” risponde Neji ancora una volta,
forte del byakugan.
Ci fermiamo poco dopo
nei pressi di una radura, li vediamo chiaramente.
Ci sono almeno altri
nove ninja, oltre a Kisame.
Fanno parte
dell’esercito che gli Akatsuki hanno messo insieme per
ottenere il dominio del mondo, e che tocca a noi tre affrontare.
Poi c’è lui. Kisame Hoshigaki.
E’ da anni che aspetta
di concludere la lotta, mai conclusa, che dura da troppo tempo tra lui e il mio
sensei.
Sembra che stia
aspettando solo che faccia la prima mossa. Lo guardo con odio.
E’ a causa sua che molti
valorosi ninja sono morti. Vorrei fargliela pagare, ma so bene che quel compito
spetta solo a Gai-sensei.
“Alla fine vi ho
permesso di raggiungervi… non ha più senso giocare a nascondino, non è vero,
Gai Maito?” dice con i lineamenti affilati contratti
dalla rabbia.
Pronuncia il nome del
mio sensei con disprezzo.
Mi metto in posizione di
difesa, i ninja al servizio di Kisame aspettano solo
una sua mossa per attaccarci.
Vedo che Neji fa lo stesso, e che anche Tenten
si sta preparando ad affrontare quello che ci aspetta.
Sarà una dura battaglia.
Gai-sensei non è affatto intimorito, sta fissando Kisame dritto negli occhi con durezza.
Poi, mi sembra di
vederlo sorridere appena.
“Tu conosci il mio nome…
eppure, per quanti sforzi io faccia, non riesco ancora a ricordare il tuo” dice, e spalanco gli occhi.
Non posso fare a meno di
guardarlo e chiedermi se stia scherzando o sia serio.
Le sue parole hanno
l’effetto previsto.
“Allora vedi di
ricordartelo” dice Kisame
sguainando la sua fedele Samehada – la spada con cui
ha già mandato all’altro mondo innumerevoli ninja, e non solo della Foglia -
facendo un passo in avanti.
“Quando all’inferno ti
chiederanno chi ti avrà ucciso, tu risponderai che a spezzarti le ossa una per
una è stato Kisame Hoshigaki!”
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Grazie a chi ha letto
fin qui, e arrivederci al prossimo capitolo!