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Autore: Ilmaredentroognicielo    03/05/2012    12 recensioni
Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscutibilmente portato avanti da un anno a quella parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. "
***
Hel e Thomas.
Un compito da portare a termine.
Lui, sfacciato, bello da stare male, stronzo e un po' superficiale.
Lei, fragile, innamorata dell'amore; convinta che il mare si trovi dentro agli occhi di tutti.
Costretto a passare del tempo insieme ad Hel, Thomas prova a portarsela a letto. Lei prova, invece, a non cedere, nonostante la strana attrazione che prova nei suoi confronti.
I due giocheranno, si conosceranno, per certi versi si odieranno.
Legati da un compito di filosofia, alla fine, cominceranno ad accettarsi.
Lei farà sesso senza amore o sarà lui a fare sesso, dopo essersi innamorato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si finisce per cominciare. 
 
Se va via lei, per me tutta questa messa in scena del mondo che gira, si può anche smontare, si può portare via, puoi schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo e caricarlo su un camion col rimorchio, possiamo spengere questa luce bellissima del sole che mi piace. Lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, ma se va via lei, puoi portar via tutto questo tappeto, queste colonne, questo palazzo,la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le sette del pomeriggio, Maggio, Giugno, Luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine. Puoi portar via tutto. 
 
-La tigre e la neve.

" Rilassati, ti prego. Rilassati Helen. Sei innamorata, non stai per morire. " Mi ripetevo quasi in un sussurro, mentre faticavo a respirare. 
Avevo lo stomaco in subbuglio. 
Mi rigirai più e più volte, mentre ero completamente immersa tra i miei pensieri. 
Ero esausta, forse per tutte quelle parole che avevo ingoiato senza fiatare o forse perchè sapere chi Thomas mi amava, aveva risvegliato in me una parte nascosta. 
Avevo già messo in piedi la mia vita con lui, avevo cominciato a pensare ai suoi capelli sul mio letto, al suo torace contro il mio, ai suoi gemiti e agli abbracci caldi; 
avevo pensato a come sarebbe stato tutto perfetto se solo la sua confessione fosse stata anticipata di qualche giorno, se solo il suo corpo non fosse stato a contatto con un altro, che non era il mio:
di sicuro adesso mi sarei trovata con lui, da qualche parte. 
Eppure anche solo il pensiero, mi faceva girare la testa. 
Tra tutte le persone che avevo conosciuto, c' era stato lui.  
Sicuro e pieno di risorse. 
Non credeva all'amore e non credeva all'amicizia; mi ero sempre chiesta se una cosa del genere fosse mai stata possibile, insomma, se si poteva vivere bene, senza un amico e senza una ragazza. Thomas infondo sorrideva 
spesso, sembrava solo molto stronzo e mai, mai troppo stanco e solo. 
Mi aveva detto che io non ero un'amica, che non ero neanche la tua ragazza. Infondo andare a letto con qualcuno non era il miglior modo per essere suo amico. 
Solo in quel momento mi resi conto di quello che avrei voluto infondere a lui, del progetto che volevo portare a termine:
volevo stravolgerlo. Amica, ragazza, portafortuna. Sicuramente avrei voluto entrargli dentro e distruggere i muri che si era costruito. 
Thomas era soltanto un ragazzo che aveva sofferto e io, ero soltanto una ragazza innamorata. 
Affondai il viso sul cuscino e ripresi a piangere.  
Sapere che Thomas era stato così male, mi aveva gettato in un immenso baratro di sofferenze. Immaginarlo senza un pilastro su cui poggiarsi e gridare forte, mi faceva sentire impotente. 
Io avevo bisogno di diventare il suo sole, di imparare a curare le sue ferite, volevo amarlo.
Mi resi conto che era troppo tardi per perdermi in certi pensieri, ma era di notte che prendevano forma.
Forse era proprio in quel momento che tutti i ricordi ritornavano al loro posto e non m'importava se tutto, fino a quel momento era rimasto fermo.
Quelle emozioni che nascevano violente, forse erano soltanto parole che cercavano una casa e anche il suo cuore, adesso, poteva tornare a battere e potevo ascoltarlo, tra le pareti stanche del 
mio corpo, accanto ad organi incapaci di reagire. Eppure Thomas non era li, con me. 
Stavo in silenzio troppo spesso, anche se in fin dei conti credevo di non smettere mai di parlare. 
Come quella sera, difronte agli occhioni di Thomas, il mio cuore aveva continuato ad urlare, il mio stomaco era entrato in subbuglio, avrei voluto lasciargli un ceffone, prenderlo a calci, baciarlo, baciarlo e fare l'amore con lui. 
Sin da quand'ero piccola, avevo imparato a pensare che i gesti impulsivi riuscivano soltanto a portare casini. 
Avevo sempre creduto di essere poco bella, poco brillante, poco interessante. Credevo che per ogni sospiro sarebbe potuta esserci una frase, ma ormai non riuscivo a formularne neanche una, non difronte ad una lettera 
come quella, non dfronte ad un Thomas reale, debole, indifeso. 
Ero sempre stata una bambina, infondo. 
Mia madre era sempre stata il mio più grande porto sicuro, ma anche il mio ostacolo; avevo sempre pensato che stavo meglio da sola, che in un campus, sarei riuscita a raggiungere l'indipendenza che sicuramente Thomas mi 
avrebbe ceduto in cambio di un solo sorriso da parte dei suoi genitori. 
Io ero ancora convinta che il mondo, da qualche parte, l'avesse fatto lei e mi rendevo conto soltanto ora di quanta superficialità ci fosse stata, dietro ai miei pensieri, fino a quel momento. 
Sospirai e sentii un rumore.
Robert e Celeste avevano deciso di dormire insieme, mi avevano accompagnata a casa ed erano rimasti con me, fino a quando non li avevo pregati di andare a dormire, di lasciarmi sola. 
Magari erano proprio loro; mi sentii tremendamente d'intralcio ma decisi di non pensarci, non era il momento di aggiungere pesi enormi sulla mia schiena, non quella notte, non mentre avrei dovuto decidere se stare o meno 
con Thomas. 
Sicuramente, vista da fuori, io, in tutta la situazione, sarei passata per una matta;
lo amavo, mi amava, cosa c'era da pensare?
Una persona normale si sarebbe semplicemente lasciata andare, avrebbe deciso che bastava così, che i suoi baci mancavano troppo, che le sue parole e quella lettera avevano già scavato troppo dentro il cuore, ma forse io ero
una perfetta masochista, ero una cogliona innamorata, ero una che non si sarebbe mai lasciata andare senza avere una sicurezza. 
Poggiai la testa sul cuscino e asciugai le lacrime con la mano sinistra; il rumore si fece più forte e stavolta mi resi conto che proveniva dalla finestra. 
Mi alzai dal letto e mi avvicinai a quest'ultima, leggermente spaventata. 
Non che avessi paura di qualcosa o che fossi una di quelle bambine che si agitano per un rumore stupido, semplicemente in quel momento ero debole e fragile, avrei potuto urlare da un momento all'altro, interrompendo 
l'intimità dei miei amici. 
" C'è qualcuno? " Chiesi. 
La luce era fioca e mi ritrovai nel bel mezzo della stanza, in cerca di un movimento.
Dovevo essere veramente troppo distrutta, per rendermi conto dei film che mi stavo facendo, non poteva esserci nessuno, anche perché per salire dalla finestra, bisognava rischiare un bel po', i rami dell'albero del giardino sotto, 
erano particolarmente difficili da spostare e per di più, non si vedeva molto. Scendere era di gran lunga più semplice, si metteva un piede su di un ramo e si saltava. 
Sorrisi e tornai indietro, per sdraiarmi nel letto, consapevole delle paranoie che già avevo messo in piedi.
Chi potevano essere, i ladri ? Qualcuno che magari voleva prendere le enormi - si fa per dire - ricchezze della mia amica. E poi sicuramente i ladri, non sarebbero saliti da una finestra, al massimo avrebbero scassinato o 
avrebbero raggiunto la cucina dalla piccola finestra che si trovava sul soffitto. 
Chiusi gli occhi ma venni interrotta nuovamente da un rumore; cominciavo a stancarmi, che fosse un gatto o un animale, ferito?
Spostai lo sguardo sulla finestra e alzandomi, presa da un qualche coraggio improvviso, mi affacciai;  solo in quel momento mi sentii veramente male:
Vidi un ragazzo o un uomo, che tentava di arrampicarsi; 
non riuscii minimamente a scorgere i contorni del suo viso, ma sicuramente era un ladro o una specie di assassino in borghese. 
Mi allontanai quasi subito, fissando la finestra, incapace di muovermi e solo quando il ragazzo riuscì a spingersi per entrare nella stanza, decisi di parlare.
" Chi... sei? " 
Mi aspettavo addirittura una risposta, matta per come ero. Ma un ladro non si sarebbe mica messo a rispondere alle mie domande, anche perché avrebbe svelato la sua identità. 
In quel momento, così particolarmente ansioso, cominciai a pensare a Thomas. 
E se fossi morta? Come avrebbe reagito Thomas alla mia morte? Aveva già perso tutto e io non volevo smettere di pensare che tra noi, nonostante tutto ci potesse essere un futuro, anche se sapevo che ormai era anche troppo
lontano. Avrei dovuto accendere la luce ma era troppo lontana da dove mi ero immobilizzata, io. 
" Ahio. " Gemette, cadendo sul pavimento e sentii il tonfo, pensando che se Celeste si fosse svegliata, l'avrei messa in pericolo. 
Mi sentivo in un film d'azione, con la differenza che io non sapevo cosa significasse difendersi e che non sapevo cosa fare, come comportarmi, se essere spaventata o meno. 
Mi allontanai decisamente e avvicinandomi al comodino afferrai il cellulare, provando a fare mente locale. 
" Shhh. " Lo minacciai. " Non urlare! " Adesso gli davo anche ordini! Dovevo essere impazzita. 
" Senta, mi ascolti bene... se lei è un ladro, prenda quello che vuole e vada via! " Gli davo anche del voi? Avevo seriamente giocato a carambola con i miei neuroni. 
Sentii ridere lo sconosciuto e mi girò la testa. 
" Cosa ci sarebbe da ridere? " Domandai.
" Vuoi accendere la luce o preferisci farlo al buio? " 
Nell'esatto momento in cui la voce dello sconosciuto entrò nella mia testa, mi resi conto che non era affatto uno sconosciuto. 
In una sola notte mi stava crollando il mondo addosso e poco dopo, cominciava a ricostruirsi, da solo; ficcai il cellulare nella tasca dei pantaloncini che utilizzavo per dormire e respirai, cauta. 
" Thomas?! " Chiesi. 
" Aspettavi qualcun altro? " 
Mi spostai verso destra e accesi la luce, chiudendo lievemente la porta e puntando i miei occhi dritti verso i suoi. 
Doveva essere impazzito; venire a casa di Celeste, così, senza un motivo logico, era sconclusionato. 
" Cosa?... Ma sei pazzo? Cosa cazzo hai in testa? " 
" Te."
" Senti Thomas, vattene via o ti spingo con tutte le forze che ho, fuori da questa finestra. " 
" Non riusciresti a stare senza di me, questa notte."
" Vogliamo scommettere? " Gli dissi. 
Lo vidi sorridere e quel lampo di occhi verdi mi fece tremare. 
I capelli completamente spettinati e l'aria da ragazzino innamorato, un paio di jeans neri e stretti con una maglietta a maniche corte rossa e una ferita ben visibile sul braccio destro. 
Una ferita?! 
Mi sentì trasalire e notò che i miei occhi erano fissi su quel graffio che perdeva sangue.
Portò la mano sinistra a coprirla e mi sorrise. 
" Che diavolo ti sei fatto? "
" E' solo un graffio. Mentre provavo a salire qui sopra, sono caduto e... " Si morse un labbro e io volevo morire, volevo saltargli addosso, togliere i suoi vestiti e gettarli in un angolo remoto della stanza. 
Si avvicinò troppo velocemente e sentii il suo respiro su di me. 
"Speravo che mi avresti gettato i tuoi lunghi capelli ma eri troppo impegnata a sognarmi. " 
Mi lasciò un bacio sul collo e sospirò. 
Mi allontanai, facendo attenzione a non fare rumori e mi avviai in cucina, in cerca di una benda e del disinfettatore, per curare la sua ferita; Thomas mi seguì e mi prese la mano. 
" Ero impegnata a dormire, non ti ho sognato. Sai cosa significa dormire? " In realtà non avevo dormito neanche un attimo a causa sua. 
" Negli ultimi tempi, una certa Helen Castelli mi ha tenuto sveglio, hai presente? "
Gli feci segno di diminuire il volume della sua voce e lui si zittì, aspettando una mia qualsiasi risposta. 
Aprii il cassetto e presi l'occorrente.
"E questo prima di scoparti l'altra, oppure dopo? " Lasciai la sua mano e cominciai a camminare in punta di piedi per raggiungere la camera dove dormivo. 
" Anche quando non c'eri, mi tenevi sveglio. " Disse, improvvisamente serio. "ti ho pensato."
"E quindi anche i coglioni riescono a pensare?  " Gli chiesi, fredda e pungente.
" La smetti di camminare come la Pantera Rosa? " Mi fermai, girandomi di scatto. 
" Che? " Entrai in camera mia e chiusi la porta alle mie spalle, accendendo nuovamente la luce e costringendo il mio compagno di corsi a sedersi sul letto. 
" Okay, capitano. " Sorrise lui e io cominciai a picchiettare sulla ferita con il cotone pieno di disinfettatore e una benda a portata di mano. 
" Tu non sei normale. " Dissi. 
" Ho fatto tutto questo per te e tu mi dici che non sono normale? " 
Mi guardò e io provai a non sorridere. 
" Già. " Sussurrai. " domani ci saremmo visti al ponte, no? " 
" Saresti venuta? " Mi chiese, scettico. 
" Non lo so, in ogni caso, venire a casa di Celeste e rischiare di farti male sul serio, non mi sembra la scelta migliore. " 
" Quindi sei preoccupata per me? " 
" No. " Sorrisi. 
" Sei bellissima." I suoi occhi si aprirono e mi sembrò quasi che fossero capaci di sorridere al posto delle labbra. 
" Esattamente perché sei venuto qui? " 
" Perché se non l'avessi fatto, me ne sarei pentito per tutta la vita. Ahia! "  Mi guardò in cagnesco e io scoppiai a ridere. 
" Scusa. " Dissi, poco convincente, continuando a ridere. 
" Il professore mi aveva detto che per farti innamorare dovevo farti ridere... però ogni volta che ridi mi innamoro io.  "
" Ma io sono già innamorata..." Abbassai lo sguardo arrossendo. 
" Helen, vorrei toccarti, baciarti, vorrei parlare con te. "
" Non lo stai già facendo? " 
Thomas era vicino a me, una mano sulla gamba sinistra e il suo viso completamente affondato sul mio collo, a riempirmi di baci caldi e sospiri; la benda era caduta sul letto e la mia mano si era fermata a mezz'aria. 
" Ti amo. " 
Mi staccai al suono di quella frase e arrossii nuovamente, come solo io sapevo fare. 
Quelle parole significavano troppo, per me. 
Era come cadere in un morbido e lussuosissimo letto, con rose rosse e profumo di pesca. Thomas poi,era così bello da mozzare il fiato ed era li per me, si era fatto male al braccio per me, aveva scritto una lettera mettendo 
completamente a nudo le sue emozioni e i suoi dolori, per me. 
" Anche io. "
Presi la benda e continuai la medicazione, fasciandogli il braccio, incapace di staccargli gli occhi da dosso. 
" Ho finito. "Sussurrai e lo vidi allontanarsi leggermente e afferrarmi la mano. 
" Vieni con me. " Mi sorrise. 
Mi alzai e lo seguii in silenzio. 
L'amore faceva la differenza, l'amore riusciva in un modo o nell'altro a cambiare le cose, a renderle sempre troppo perfette. 
Pensai per un attimo a ciò che avevo pensato, all'inizio, di Thomas; era stato troppo ammiccante, come lo era adesso, si era rivelato arrogante e mi aveva fatto impazzire troppe volte, era per questo che volevo stare lontano 
da lui e che - per chissà quale motivo - non potevo allontanarmi, eppure Thomas era lo stesso, era arrogante, ammiccante e sexy, particolarmente sexy, eppure adesso lo amavo e stare lontano da lui significava troppo, 
significava rinuciare alla mia vita, al mio grande amore. 
Thomas non mi aveva tradito, io questo lo sapevo; non aveva mai detto a me, che ero la sua ragazza, non aveva mai chiarito il processo in cui sarebbero andate le cose. 
Lui mi aveva provocata, mi aveva detto che voleva portarmi a letto, ero stata la sua sfida, come lui era stato la mia;
non era il pensiero del tradimento a rendermi le cose più difficili, piuttosto pensavo a lui con un'altra e mi sentivo completamente e indiscutibilmente ferita. 
Il suo odore, il suo respiro, i gemiti e i baci caldi erano e dovevano essere destinati a me;
eppure quando era andato a letto con quella ragazza, io non ero nei suoi pensieri, ero solo un'amica con cui era andato a letto, non era innamorato, ci teneva e non riusciva a capire cosa fossi per lui. 
Era stato mosso principalmente, dalla necessità di spostare via l'interesse che aveva per me, cancellare il sentimento che si stata venendo a creare, perché innamorarsi avrebbe significato stare male, di nuovo.
Non potevo capire perfettamente cosa passasse nella sua testa, ma riuscivo a capirlo. 
Quando si perde una persona importante, non si riesce a guardare avanti, ma quando si perdono tutte le persone importante di una vita, beh, allora in qualche modo si cerca di spostare i pensieri e vivere alla giornata. 
" Tieniti al ramo e scendi."
Riuscii chissà come a scendere in silenzio senza farmi del male, mentre mi preoccupavo sempre di più per il graffio che il mio compagno di corsi si era fatto. 
Le strade erano quasi desolate, ogni tanto passava una macchina e l'automobilista ci guardava con due occhi sbarrati e un sorriso furbo. 
" Dove andiamo? " 
" Andiamo al mare. " 
Mi indicò la macchina e io salii, con un sorriso che andava da una guancia all'altra. 
Non l'avevo ancora perdonato e non ero neanche sicura che l'avrei mai fatto, ma stare con lui, adesso, era tutto quello che volevo fare. 
" Ti sei trasformato in uno di quelli che scrivono lettere commoventi, sbucano nelle case delle ragazze e le prendono in ostaggio, per andare al mare. Sei sicuramente tu? " Dissi, sarcastica. 
" Effettivamente se non mi perdoni dopo tutto questo, credo ti manderò a quel paese. "
" Ma se non riesci neanche a stare lontano da me per una misera notte. " Sussurrai e i miei occhi si incontrarono con i suoi, verdi e particolarmente luminosi. 
" Mentre lo dici stai pensando che vorresti fare l'amore con me,  in questa macchina. " Ammiccò. 
" Presuntuoso. " 
" Non smentisci, eh? " 
" Certo che smentisco! Non voglio fare l'amore con te. " 
Abbassai lo sguardo, rossa e completamente in imbarazzo e lo sentii ridere. 
" Che intenzione hai di fare con il compito? Lo completi e lo mandi via posta? " 
" No, lo lascio a te e lo porti tu. " Sorrisi smagliante, sapevo che gli avrebbe dato fastidio, ma le mie risposte pungenti, non potevano essere eliminate, faceva parte del mio carattere. 
" Tesoro, io non me ne vado senza di te. " 
" Allora puoi cominciare a comprare casa. " 
" C'è sempre la finestra. " 
" Devo chiedere a Celeste di chiudere la finestra, la notte. " 
" Celeste? Non puoi chiuderla tu? " 
" Non credo di essere in grado di chiuderla. "
Lo sentii ridere. Aveva una risata calda, perfetta, sexy. 
" Cosa, cazzo ridi? " Chiesi, stizzita. 
" Scusa. " Un'altra risata. " Scusami, ma non credevo fossi così impedita. " 
" Mi scusi signor Leocata, non possono essere mica tutti come te, così perfetti e stronzi e... " gli feci la linguaccia mentre lui sorrideva sornione. " C'è una specie di scatto chee non riesco a spingere come devo, per chiuderla. 
Non sono finestre normali, piuttosto sono quelle di cinquecento anni fa, secondo me sarà anche arruginita. "
" Come fai a credere di non essere bella? " Mi chiese serio, mentre accostava la macchina. 
Il mio viso già abbastanza colorito, prese a diventare prima rosa, poi rosso, dopo rosso molto, molto scuro. 
Questo modo di fare, queste domande campate in aria, mi rendevano instabile, mi facevano imbarazzare, eppure le adoravo. 
Non sapere di cosa avremmo parlato, quali domande ci saremmo posti, se saremmo finiti a letto o avremmo frenato la voglia di fare l'amore, mi faceva girare la testa, era forse la cosa che più amavo di quella relazione così 
strana. 
" Helen. " Sussurrò, avvicinandosi. 
" Thom." 
" Se adesso mi avvicino e non ti metto le mani addosson e non ti tocco, tu mi baci? " 
Rimasi spiazzata e sorrisi. 
Quello era uno di quei momenti in cui sarei dovuta sprofondare, eppure con Thomas quella parte di me, nonostante tutto, era migliorata; mi avvicinai e lo baciai. 
Era come tornare indietro, mentre le sue mani mi toccavano, mentre i suoi baci mi infiammavano, era come tornare a parlare dell'amore per Leopardi o del professore, come giocare sul mio modo poco sensuale di fare, 
come dormire insieme e pensare di poter vivere così, ancora per molto. 
Si staccò da me e per un attimo restammo con i nostri nasi a sfiorarsi e i nostri occhi a cercarsi - poi - stupida che non ero altro, decisi di staccare il mio sguardo dal suo e di scendere dalla macchina, per andare sulla 
sabbia. 
Il mare di notte era tutto ciò che amavo, della notte. 
" Vieni qui. " Thomas mi prese per mano e mi attirò a se', abbracciandomi così forte da farmi sentire il battito del suo cuore.  " Helen, io ti amo, cazzo. " 
" Thomas.." Provai a parlare ma lui mi zittì, sorridendo. 
" Lo so che sono un coglione. " 
" Allora sei diventato più intelligente! Come hai fatto a scoprirlo? " Chiesi, sarcastica e Thomas mi diede un buffetto sulla testa. 
" Sono un coglione perché sono andato a letto con Glenda. " Diventai seria, per un attimo e frenai l'impulso di lasciargli andare un ceffone. " Ma lei è stata solo la prova che ti amo. La mia storia con te, è cominciata quando 
ho scritto quella lettera e da allora io non dormo, non penso ad altro. " 
" Non riesco..." respirai. " Non posso pensare che tu abbia toccato un'altra. Non è il tradimento che mi fa stare male, io e tu non stavamo insieme, non per te, almeno. Però, sapere che lei ti ha sentito, che tu, l'hai guardata 
negli occhi mentre io pensavo a te... " 
" Come faccio Hel? Come faccio a farti capire che ti amo? Ho sbagliato e voglio rimediare. " 
Mi allontanai di pochi passi e sorrisi. 
" Regalami la luna, fammi giocare con le nuvole e dimostrami che sono tua." 
Gli stavo chiedendo l'impossibile e lui lo sapeva, era come chiudere definitivamente la mia storia con lui eppure mi sorrise lo stesso, mi prese per mano e cominciammo ad andare verso la riva. 
Il mare era mosso, sembrava incazzato con il mondo e non riuscivo a distinguere il colore del cielo. 
Ci sdraiammo e io mi accoccolai vicino a lui. 
" Non farò l'amore con te, mi dispiace. " Dissi, mentre sentivo la sua mano, posizionarsi sul mio ventre, dentro la conotta che avevo messo per dormire. 
" Lo so che vorresti, e anche io vorrei. Io vorrei, non sai quanto. Non sai quanto ti ho desiderata, quanto avrei voluto spaccare il mondo, solo per vedere il tuo corpo nudo e non mi era mai successo. Non mi era successo mai con 
nessuna. Però... " Mi guardò e io rimasi in silenzio per dargli la possibilità di continuare. " però non voglio fare l'amore con te, stanotte. Voglio solo dormire, voglio dormire con te, sentire il tuo respiro, 
lasciare che ti senta al sicuro, con me. Voglio poter toccare i tuoi capelli e regalarti una notte tranquilla. 
" Grazie. " Risposi. 
Presi il telefono dalla tasca e scrissi un messaggio alla mia migliore amica. 
 
Stanotte ho deciso di uscire un po', ci sentiamo domani mattina, non preoccuparti, un bacio. 
 
 
"Buonasera Cielo." 
" Ma con chi parli? "
" Con il cielo. " 
" Sei diventato pazzo, eh? " Sorrisi, alzandomi lievemente per scrutarlo.
Le onde del mare erano morbide e il profumo di sabbia fresca era forte; adoravo il mare dalla prima volta che i miei genitori avevano deciso di portarmici; ero rimasta ore a guardare le onde infrangersi sulla riva, ero rimasta 
troppo tempo a guardare come il cielo e il mare si confondevano, a veder l'acqua salata che si portava via sabbia fresca. 
Lo avevo adorato. 
"Stanotte sono con lei..."
Lo guardai. 
Non potevo farne a meno, non potevo evitare che i miei occhi si voltassero a cercarlo; in qualsiasi luogo mi fossi trovata e qualsiasi cosa fosse successa, avrei cercato i suoi occhi ovunque, avrei cercato quel verde nei prati 
di ogni parco, di ogni pianura, di ogni collina. Avrei cercato i suoi occhi, per perdermici. 
Era come se ogni passo che avessi fatto, ogni parola che fino a quel momento avessi detto, ogni sorriso, sarebbe andato a finire a lui. 
Era come se ogni centimetro della sua pelle, era stato destinato a me, anni prima. 
Come amarsi e non conoscersi neanche. 
Thomas mi scrutò, con aria felice, prima di tornare a guardare il cielo, pieno di stelle; il cuore aveva già cominciato a correre veloce; 
" Tu stai sempre li, non ti muovi di un passo, guarda che l'ho notato che la terra trema ma tu candido, scuro o chiaro, rimani immobile. "
Stava facendo lo scemo e ci stava mettendo dentro il cuore, per farmi capire che quando voleva, sapeva essere un ragazzo speciale; ma io lo sapevo già, io lo sapevo che era speciale. 
Socchiusi gli occhi e avvicinai la mia mano alla sua. 
" Il cielo non ha un cuore. " Gli riferii, sarcastica, ma lui mi fece la linguaccia.
Avrei voluto mandare tutto a puttane e sdraiarmi mezza nuda con lui, sotto le stelle; avrei voluto urlare che lo amavo che lo volevo, che lo avevo sognato; che per ogni passo che avrei fatto, ci sarebbe stato lui. 
Avrei voluto guardarlo; guardarlo davvero e dirgli che qualsiasi cosa fosse successo, io avrei amato quegli occhi, sempre. 
Che non era stronzo, che lo amavo. 
Lo amavo.
Lo amavo davvero, come si amava il mare, il sole, la poesia, Pablo Neruda, i libri lunghi e intensi, l'estate, i bambini. 
Lo amavo come si ama l'idea dell'amore, le belle giornate, i gesti inaspettati, le foto che passa il tempo e loro mai. 
Io lo amavo, Cristo. 
" Tu lo sai quanto la amo e quanto sono stato stronzo. Diglielo tu. " Abbassò lo sguardo. " Diglielo che sogno i suoi occhi, che vorrei stringerle la mano e passeggiare per i centri commerciali con lei, che vorrei che mi raccontasse
ogni cosa, diglielo che è mia e che sono uno stronzo. "
" Lo so, quanto sei stronzo. L'ho provato sulla mia pelle. " Avevo assunto un'aria seria e mi ero morsa il labbro inferiore, presa dall'ansia. 
Chiusi gli occhi e mi avvicinai a lui per abbracciarlo e tornare con la testa sul suo torace. 
" Però non sai quanto sei bella. " Thomas sembrava così sincero che non potei fare a meno di sorridere, imbarazzata. 
" E quindi se tu potessi scrivere una lettera al cielo, che scriveresti? " Gli chiesi. 
" Di non piovere, perché sennò siamo fottuti. " Gli diedi una gomitata lieve sul fianco.
" Mi piacevi di più prima, quando facevi il romantico. " Ammiccai e lui se ne accorse. 
" Quella era una scusa per portarti a letto. " 
" Non vedo nessun letto, mister sesso. " 
" La sabbia è comoda. " 
Ci mettemmo a ridere e poco dopo lo guardai. Aspettavo ancora la risposta alla mia domanda. 
Volevo sapere cosa avrebbe scritto al cielo, se solo avesse avuto la certezza che li' sopra c'era qualcuno.  
"Gli chiederei di insegnarmi a viverlo come fanno gli uccelli, che ogni mattina sembrano cavalcare le nuvole."  Cominciò, poi, costretto dal mio sguardo. 
" Io vorrei imparare a solcare l'infinito e visitare posti come le stelle o la luna. " Lo guardai e lui mi abbracciò. 
" Se la mia ragazza me lo permette, ovviamente, gli chiederei di trasformarmi in un'albero, per un solo giorno, magari potrei tenderti un ramo, un ramo pieno di fiori colorati. "
" La tua ragazza? " Chiesi. 
" Tu. La mia ragazza. " Sorrise lui. 
Sentire quella voce così calda, sexy, protettiva, pronunciare quelle parole, mi mandò il cervello in pappa. 
Non che prima stava tanto meglio. 
" Ah, adesso sono la tua ragazza? " Domandai, curiosa. 
" Sempre stata." Alzò le mani in segno di resa e ridemmo. 
" E poi? " 
" Poi non lo so... forse gli chiederei di portarmi sul tetto di questo mondo, perché vorrei vedere come stanno mamma e papà e ... Lidia. " 
" E io verrei con te, per stringerti la mano. "
Si avvicinò e mi lasciò un bacio lieve sulla guncia. 
Stare con lui mi faceva stare bene; mi allontanai di scatto e mi alzai in piedi con un sorriso raggiante. 
" Voglio fare il bagno. "
" Il bagno? " Mi chiese, lui. 
" Hai presente quell'acqua lì? " Feci un gesto con la mano e sorrisi. "Voglio tuffarmi. "
Si alzò, indeciso e mi prese la mano; gli sfilai la maglietta, togliendo di conseguenza la mia e notai che la sua espressione cambiò. 
Sapevo quanto mi voleva e pensavo lo stesso che sicuramente non raggiungeva neanche la metà di quanto lo volevo io. 
" Mi farai impazzire, prima o poi..." Mi disse. 
" Lo spero. " Urlai mentre correvo come una matta verso il mare.
Non potevo non essere felice, con Thomas. 
Nonostante tutto e nonostante tutti, io lo amavo. Lo amavo perché era uno coglione di dimensioni cosmiche e perché era pronto a mettere l'orgoglio da parte, quando si trattava di me. 
Thomas non era soltanto bello, era speciale. 
Aveva fatto un errori ma per la cronaca, il principe azzurro non esisteva e una persona, la si doveva amare con i propri sbagli e propri difetti. 
Non avrei di sicuro detto a Thomas che l'avevo già perdonato, in cuor mio, eppure sapevo che mancava davvero poco. 
Avevo passato momenti terribili a causa sua e se adesso ero vicino ad un Thomas sorpreso, era perché qualcosa di importante io l'avevo costruita. 
Non avevo mai creduto al destino, non mi era mai davvero importato di sapere se la mia storia fosse scritta o meno, ma Thomas era sulla mia pelle, sulle mie giornate d'autunno, era su tutti i muri di camera mia, sui quadri di
Celeste, sullo specchio in cui il mio riflesso appariva spento, era su tutti i sorrisi e i pianti. 
Thomas era stato il primo vero ragazzo che mi aveva fatta sentire veramente donna e non perché tendeva - spesso - ad essere un perfetto ninfomane, semplicemente per i suoi sguardi limpidi, per le sue occhiate sexy, per
il modo in cui mi sfiorava, per il modo in cui mi aveva presa per mano, la prima volta. Per i modi in cui mi parlava, quando mi guardava davvero. 
Thomas era l'unico ragazzo che mi aveva toccata e mi aveva incendiata, che aveva buttato a terra tutti gli ostacoli. 
Thomas era mio. 
Lo guardai un momento e ripensai al compito. 
Mi sembrava fosse passata un eternità, mentre erano passati sei mesi, solo sei mesi. 
Sei mesi da quando Thomas aveva deciso che sarei stata il suo gioco, sei mesi da quando avevo guardato il professore, con il cuore sotto lo zero. 
Mi fermai e aspettai che mi raggiungesse, per guardarlo soltanto un attimo, prima di bagnarmi i piedi. 
" Che c'è, piccola? " Mi chiese lui, mentre guardava la mia mano, prendere la rincorsa e raggiungere la sua. 
Aveva un espressione tranquilla, gli stessi occhi di sempre. 
" Perché non hai lasciato perdere? Insomma, sei andato a letto con una ragazza e... avresti potuto lasciar perdere. Sei venuto qui, invece. Mi hai cercata e..." 
" Sul serio? Sul serio non hai capito? Helen, io ti amo cazzo. Amo ogni singola parte di te, amo il tuo stupido modo di toccarti i capelli, quando sei agitata; amo i tuoi mezzi sorrisi e i tuoi occhi, ti amo, hai capito? 
Amo quando ti mordi le labbra e quando ti incazzi perché faccio il coglione, amo anche quando mi mandi a quel paese, ti rendi conto? Mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho visto, mi sei piaciuta perché eri così determinata
e così ingenua..." Si bloccò e sentii la sua stretta sulla mia mano. " avevo solo paura che se mi fossi concesso soltanto un po' di pace, sarebbe crollato di nuovo tutto... volevo solo la prova che tu non eri nulla, che tu non 
eri importante, che andare a letto con un'altra sarebbe stato facile. " Mi guardò negli occhi e sentii un brivido. " Non è andata così. Non è andata così e sono stato talmente così male che non hai idea. Mentre toccavo lei, io 
pensavo ai tuoi occhi e... mi facevo schifo. Ero troppo incazzato per ammettere di essere innamorato di te. Adoro il fatto che tu abbia sempre, perennemente freddo. Adoro il fatto che ci metti un'ora e mezzo per ordinare 
una pizza e che la pizza che ordini, suppongo che riusciresti a mangiarla solo tu. Adoro il tuo sguardo e il tuo modo di muovere la bocca. Adoro il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo 
profumo sui miei vestiti. Sono venuto qui, perché non volevo aspettare domani, non volevo morire dentro, se non fossi venuta, non potevo darti il tempo di renderti conto di quanto coglione un solo ragazzo possa essere;
sono venuto perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile." 
Era esattamente il mio destino. 
Mi resi conto del mio comportamento stupido ed estremamente infantile; solo qualche ora prima avrei voluto tenerlo lontano da me, ero addirittura fuggita, per evitare di pensarci, con il solo risultato di pensarci peggio e 
adesso ero con lui e mi sentivo bene, mi sentivo giusta, al momento giusto, con la persona giusta. 
Lo amavo. 
Ci immergemmo in acqua e per tutta la notte e dico tutta la notte, giocammo. 
Lui che provava a prendermi e io, che provavo a scappare. 
Lui che mi metteva le mani addosso e io, che potevo sentirle ovunque. 
Non mi importava della ragazza con cui era andato a letto, io quella notte ero la sua ragazza e quello che era successo prima che lo diventassi, non erano affari miei. 
Quella notte fu la notte più bella della mia vita. 
Ci addormentammo solo la mattina, quando lui mi stringeva la mano e respirava i miei capelli, convinto di non voler fare l'amore con me. 
Eravamo bagnati fradici ma estremamente felici e io, sicuramente, nei giorni successivi avrei dovuto spiegare tutto a mia madre, Celeste e tutti. 
Thomas mi aveva detto che per una volta voleva solo dormire, che gli costava, ma voleva semplicemente vivermi e sentirmi sua e io non volevo dirgli che dormire con lui era tutto quello che avrei voluto fare, sempre. 
" Il tuo telefonino sta vibrando impazzito. " Sussurrò. 
Lo afferrai cercandolo nella tasca dei pantaloncini abbandonati sulla sabbia e risposi. 
" Pronto? " 
" Castelli, tutto ok? "
" Professore! " Sorrisi. 
" Thomas è li con te? " 
" Si, è qui con ... con me. Gliel'ha detto lei che ero da Celeste? " Dissi, imbarazzata. 
" Certo. " Affermò, il professore. 
All'inizio eravamo stai così troppo cinici verso di lui che adesso ero anche a disagio a parlarci come un secondo padre; il professore ci aveva aiutati, sotto ogni punto di vista;
Thomas sarebbe rimasto con me, per sempre. 
" Bene, io ho il suo compito e metà del tuo. Restate dove siete, almeno per una settimana, ragazzi; non ho bisogno di altro, li ho letti e sono stupendi e... avete analizzato l'amore molto, molto da vicino. " 
Lo sentì ridere. 
" Non vuole l'altra metà del mio? " Chiesi. 
" No, quello di Thomas basta. "
" Allora, tra una settimana saremo di nuovo a scuola e... " Sorrisi - grazie. - Il professore sospirò e chiudemmo la telefonata. 
Una settimana mia e di Thomas. 
Celeste aveva una specie di appartamento-garage-vecchio da prestarci, in ogni caso sarebbe stato piccolo, ma a noi sarebbe bastato e lei, sicuramente ce lo avrebbe lasciato.
Lo abbracciai e gli dissi che il professore era speciale. 
" Ti amo."
Sussurrai e lui mi baciò, stringendomi. 
" Abbiamo finito il compito senza finirlo. " Disse, risoluto.
" Stai zitto e tutto merito mio e... adesso possiamo stare qui una settimana piena.. " Lo ammonii sorridendo. 
" Vuoi vivere al mare? " Rise. 
" Si, mangeremo le alghe e vivremo di semplice e puro amore. " Dissi. 
" Di sicuro non moriremo di sete. " Indicò il paesaggio d'avanti a se' e mi guardò, con aria semplce e pulita. 
" Allora mi hai perdonato? " 
" Ovvio che... " 
Mi fermò la bocca dandomi un bacio caldo e passionale;
Non avremmo dovuto finire il compito e saremmo rimasti per una settimana io e lui, solo noi due. 
Era tutto fottutamente perfetto. 



Ciao. 
Okay, mi sento un po' una demente, visto che per un certo verso sono sicura che mi avrete odiata. 
Ho postato i capitoli con un ritardo infinito. 
Sono stata scostante e spesso, banale. 
Questa storia è stata solo la mia prova. Il mio inizio.
Sono piccola e amo scrivere da quando la mia maestra mi disse che chi scrive sogna e addirittura, chi è bravo a scrivere ha la capacità di far sognare tutti gli altri. 
Ci ho messo così sentimenti in questi capitoli che non ne avete idea, ci ho messo i miei personaggi e alcuni aspetti del mio carattere;
una ragazza mi ha chiesto il perché non mettevo le foto dei personaggi, prima di chiudere la loro storia. 
Non l'ho fatto, è vero. 
Non l'ho fatto perchè per me la scrittura e la lettura hanno una caratteristica in particolare. Si può immaginare tutto; ho dato solo la possibilità di immaginare, ti ho dato modo di costruirti il tuo pensiero, così chi legge può fantasticare sul colore dei capelli di Helen o sul sorriso di Thomas. Vi ho dato la possibilità di pensare a quanto belle e sensuali potessero essere le labbra dei protagonisti. 
Se avessi messo le foto, avrei distrutto la vostra immaginazione. 
Gli occhi verdi di Thomas, dovete immaginarli, non si possono fissare sul viso di un ragazzo qualsiasi. 
Nessun ragazzo avrebbe mai gli stessi suoi occhi, nessun ragazzo avrebbe gli occhi che vi siete immaginate leggendolo. 
Vi volevo ringraziare per tutte le recensioni che mi avete fatto e volevo dirvi che ho un'altra storia da postare e che la posterò a breve. 
Vi prego di seguirmi perché nonostante tutto, io ci sono. 
Questo capitolo è chiuso ma Helen e Thomas non ci abbondoneranno, eh!
Non vi preoccupate, in seguito posterò nuove avventure tra i due innamorati. 
Solo... per ora voglio chiudere con l'amore che trionfa. 
GRAZIE A TUTTE.  GRAZIE PER TUTTO, GRAZIE GRAZIE GRAZIE. 
E seguitemi nella prossima storia. 
PS: Scusate se ci sono errori. :S 
  
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