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Autore: SparkingJester    03/05/2012    3 recensioni
Nell'antica Babilonia, un abile condottiero siede annoiato nel palazzo reale dopo un estenuante giornata. L'unico modo per farlo addormentare è allietarlo con una favola: un'antica leggenda babilonese.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alessandro sembrò incuriosito e con un debole sorriso sul volto parlò:
«Come, scusa? La mia entrata trionfale in questa città avrebbe interrotto la visita di quegli strani esseri?»
«Si, mio signore. Non ho intenzione di essere offensivo nei suoi confronti ma credo che la sua 'intromissione' negli affari babilonesi stia sconvolgendo la nostra cultura. I pesci, se rammentate le parole dei sacerdoti, sono spiriti guardiani. Se non hanno nulla da proteggere, non possono venire. Ecco perché  sono spariti.»
«Ma allora non hanno protetto un bel niente, sbaglio? Io sono qui e non mi sembra di aver affrontato orde di pesci fantasma.»
«Mio signore, le ripeto che è solo una leggenda. Io non ho visto personalmente i pesci. Mio nonno e quel ragazzo potrebbero aver mentito oppure i pesci non sono in realtà spiriti guardiani ma qualcos’altro. Comunque sia, ormai non verranno più.»
Il Conquistatore sbadigliò.
«Spero di non averla fatta annoiare, mio signore.»
«No, no. Hai svolto il tuo dovere. La storia era interessante, ma credo che la stanchezza stia per sopraggiungere. Astor! Portalo via e va a dormire. Non hai una bella cera.»
Mi svegliai dal torpore che mi affliggeva. Ero rimasto in silenzio ad ascoltare quella storia e avevo provato addirittura gusto nell’udirla. Molto interessante e particolare. Da noi non si parlava d'altro che degli dei greci. Una noia mortale.
Mi mossi verso il servo, lo aiutai ad alzarsi. Tolias fece un profondo inchino, ringraziò per la benevolenza di Alessandro e tutto contento mi seguì fuori. Ringraziò anche a me e tornò di corsa nei propri alloggi.
Ora era il mio turno di andare a dormire. Varcai la soglia di una porta che conduceva a delle scale. Arrivai nella parte inferiore del palazzo, in una stanzetta vuota illuminata da solo due fiaccole che faceva da anticamera per gli alloggi della guardia personale di Alessandro. Non vedevo l'ora di sdraiarmi e chiudere finalmente gli occhi, ma qualcosa catturò la mia attenzione. Una piccola ombra svolazzava sulla mia testa. Alzai lo sguardo e capì che non stava volando...stava nuotando.
Avevo gli occhi sbarrati. Iniziai a sudare freddo e il cuore cominciò a battere all'impazzata. Possibile? Era un'allucinazione? Possibile che la leggenda di quel tizio fosse vera?
Un piccolo pesce, corto e tozzo, nuotava o meglio danzava allegramente sul muro illuminato dalla luce della fiamma. Ad un trattò sembrò che la testa del pesce fosse diretta verso di me. Mi aveva visto. Scese dal soffitto e continuò a nuotare nella parete. La curiosità era troppa. Allungai una mano e feci per toccarlo. Inizialmente ebbe paura, schivò di lato e per la sorpresa ritrassi velocemente la mano. Era più forte di me, volevo toccarlo. Allungai le dita un'altra volta e fu lui ad avvicinarsi. Toccai il muro, ma non lui. Lui toccò me. E si spostò sul mio dito. Non riuscii a gridare, la voce mi morì in gola. Il pesce ora si muoveva sinuoso sul mio braccio con movimenti a spirale. Raggiunse la spalla e non riuscii più a vederlo. Lo rividi sul mio petto. Ma aveva qualcosa di strano. Nuotava in circolo attorno al mio cuore. Non riuscivo a capire. Stava per uccidermi? Stava per trasformarmi in ombra? Nulla di tutto ciò. Entro nel mio petto e semplicemente scomparve.
La mattina dopo ero ancora più stanco della notte precedente. Non ero riuscito a chiudere occhio, non avevo mai smesso di cercare il pesce né di immaginare cosa avesse potuto farmi. Capii cosa avesse fatto solo trent'anni dopo. Quel pesce aveva mantenuto vive le tradizioni babilonesi. Mi accorsi col passare del tempo di conoscere la mitologia, le leggende, la gerarchia, gli usi e i costumi di quel popolo tanto straordinario quanto evoluto, tant'è che dopo la morte di Alessandro tornai a Babilonia. Non sapevo spiegare bene il perché ma amavo quella città e amavo quel popolo. Mi trovai una casa, un lavoro e feci famiglia. Non ero più un Comandante Macedone, ero un babilonese. Il pesce guardiano aveva svolto il suo compito: proteggere la propria cultura.
  
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