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Autore: Fuckin wrong    05/05/2012    4 recensioni
"Faceva freddo, ma andava bene così. Per la prima volta non era da sola a tre chilometri da casa."
 
 
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Macinava chilometri ma senza correre. Colmava le sue giornate camminando da sola senza una meta."



I passi sgraziati di Kathrine e la pioggia sull’asfalto nero erano gli unici rumori nel buio delle 7.20 p.m di un malinconico 15 novembre.
Le strade di Bromley erano -come di consueto a quell’ora- completamente vuote.
I pantaloni della tuta appiccicati alle gambe non troppo magre, i capelli raccolti in una coda storta nascosta nel cappuccio di una felpa eccessivamente larga; Kathrine si era imbattuta nel diluvio durante una delle sue bizzarre camminate liberatorie, e ovviamente sprovvista di un ombrello, si era ritrovata bagnata come un pulcino a tre chilometri da casa.
Un rumore di tacchi che si muovevano veloci nell’acqua attrasse l’attenzione di Kath.
Un’ombra dai lunghi capelli camminava a passo svelto nella direzione opposta: con l’ombrello appoggiato sulla spalla destra, nella mano sinistra, braccio lungo il fianco, stringeva una borsa completamente bagnata. Mentre l’ombra si avvicinava, Kathrine poteva notarne i capelli color paglia spettinati dal freddo vento, gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime. Avrebbe provato compassione per lei, se non si fosse trovata in una situazione ben peggiore: non ci fece troppo caso.

Meno cinquanta metri alla biblioteca, ottimo.

 

♦ ♦ ♦


Una figura in tuta, il mascara colato, il cappuccio bagnato e due ciocche di capelli fradici che le cadevano sul viso, spinse malamente la porta di vetro sbuffando e facendo cadere il cartello “Biblioteca” appeso incertamente alla maniglia.
“Qualcuno mi regali un’insegna decente da attaccare sul fottuto muro, per piacere.” pensò Marie sistemando i libri sullo scaffale.
Kath raccolse il cartellino. -Ups- la sua voce era innaturalmente roca: era stata in silenzio per troppe ore -Le persone sanno che questa è una biblioteca. Un pezzo di cartone con una scritta sbiadita non le invoglierà ad entrare a leggere qualcosa.-
-Il comune non sborsa un centesimo per l’insegna. E il libro più recente l’hanno comprato due anni fa. Dovrei darmi all’ippica, gestire biblioteche non è il mio forte.- Marie, i grandi occhi blu nascosti dietro le lenti spesse dei grandi occhiali con la montatura nera, aveva un’aria rassegnata, mentre rimetteva a posto i libri che i pochi frequentatori della biblioteca avevano riconsegnato quel pomeriggio.
-Il sindaco non capisce niente. Gli abbiamo fatto il culo più di una volta. E tu non ti devi preoccupare, sei la miglior bibliotecaria che io abbia mai conosciuto.- Disse Kathrine avvicinandosi all’amica e, con il cartellino ancora in mano, l’abbracciò cercando di darle un minimo di conforto.
-Sono anche l’unica, ma grazie, apprezzo i tuoi sforzi.-

Kath sciolse di colpo l’abbraccio e, buttando il famigerato cartello “Biblioteca” sul tavolo, corse verso la porta in fondo alla stanza, e con un “Cristo, sono in ritardo, fra mezz’ora ho il turno!” girò la chiave nella serratura, salì le scale e raggiunse l’appartamento. Appartamento è una parola. Quello sembrava più che altro un rifugio di guerra. Un monolocale con un soppalco in legno diviso a metà da una parete di cartongesso. Sul soppalco, il letto di Kathrine era alla destra, e quello di Marie alla sinistra del muro sottile. Kath -origini italo/irlandesi- non aveva trovato di meglio quando si era trasferita dall’Irlanda due anni prima. Marie, trasferitasi da Birmingham dopo la morte della sorella, e alla ricerca di un posto dove stare, aveva appena ottenuto l’incarico da bibliotecaria. Il comune offriva in affitto un fantastico monolocale a chiunque si fosse offerto di gestire dieci ore al giorno, quattro giorni su sette (con addirittura uno stipendio di 150 euro alla settimana, wow.) quel buco di biblioteca. Marie non era in grado di stare lontana da una stanza piena di libri, ma nemmeno di pagare da sola l’intero affitto.
Kathrine spalancò la porta e si buttò nel minuscolo bagno, inciampando nel casino del salotto. Fece una doccia, asciugò i ricci color carota, si vestì, prese un ombrello e corse fuori di casa, scendendo le scale dalla parte opposta della stanza dove Marie inviava l’ennesima e-mail al sindaco.


 


Ok, se sei arrivato fino qui, ti meriti decisamente un biscottino.
Questo è il prologo e, me ne rendo conto, non ha molto senso, ma è la mia prima storia, comprendetemi (?)
Ringrazio infinitamente Flavia alias I m not perfect perchè mi ha dato una mano e perchè è un sempreverde(?), e ringrazio chiunque (sperando che ci sia qualcuno) 
leggerà anche sono un pezzetto di quello che ho scritto.
Con amore,

-K


p.s. Per qualunque cosa, io sono sempre qui: @likepastries
  
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