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Autore: JaneA    06/05/2012    1 recensioni
Come si può insegnare ad amare? Soprattutto, come si può insegnare ad amare a qualcuno che non sa, a qualcuno che è vuoto?
Jane è una bambina di 5 anni. Sarà proprio lei ad insegnare a Draco Malfoy ad amare? Tensione, rancore, assenze, tristezza porteranno a quello che è il fine, porteranno all'amore?
Ma soprattutto Draco Malfoy riuscirà a farsi amare?
Cerchiamo di scoprirlo in questa nuova fan fiction! Vi ringrazio immensamente sin da ora :)
Un abbraccio, JaneA
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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You could be happy, I hope you are
You made me happier than I'd been by far.

Snow Patrol – You could be happy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva riaccompagnato le due Granger a casa, dopo aver salutato e ringraziato affettuosamente i coniugi Zabini, con la promessa di rivedersi presto per una serata in compagnia.

Aveva aiutato la donna a metter a letto la piccola Jane che era riuscito a far staccare da lui solo quando si era profondamente addormentata.

Le aveva rimboccato le coperte, l’aveva baciata sulla fronte, osservando da lontano l’espressione ora sorpresa, ora contrariata, ora confusa della Granger. Di sicuro si stava chiedendo quali intenzioni avesse con loro.

Prima di tutto l’avrebbe baciata. Avrebbe riassaporato il suo sapore, avrebbe inspirato ancora e fondo il suo profumo. L’avrebbe stretta a sé, per sentire il suo battito andare veloce. L’avrebbe guardata mentre nervosamente si sarebbe morsa il labbro.

Non sapeva quali intenzioni avesse. Sapeva solo che ormai era inutile fingere che di quelle due donne non gliene fregasse nulla.

Era un Malfoy, ma aveva imparato, con il tempo, che mentire non serve. Che indossare mille maschere non porta a nulla. Ecco perché aveva lasciato che la sua cadesse qualche ora prima.

Era invidioso di Blaise, che aveva una donna al suo fianco, era invidioso del suo essere padre.

E se solo chiudeva gli occhi era loro due che vedeva. Le vedeva con sé, sempre con sé.

Loro erano la cosa che più desiderava.

Tornò a guardare la piccola. Posò una mano sulla sua fronte. Aveva un sorriso sul volto. Diede una rapida occhiata ai macchinari che campeggiavano nocivi anche per la sola aria che respirava in quella camera.

Strinse il pugno e la mascella. Avrebbe fatto di tutto. Anche dare la sua vita, per quella bambina. Per la sua bambina.

S’incamminò verso la porta silenzioso e afferrò la mano della donna, socchiudendo poi la porta.

Erano scesi in salotto così, in silenzio. La mano dell’una tra quella dell’altro.

Lui le aveva sorriso e dopo essersi seduto sul divano l’aveva fatta accoccolare contro il suo petto.

“So che mi hai già detto di no. ma voglio fare qualcosa per Jane. Non posso stare senza far nulla. Non posso.” Aveva detto soffiando tra i capelli della donna, aveva stretto i pugni per poi rilassarsi nuovamente.

La donna l’aveva guardato.

“Ho paura Malfoy.”

Lui annuì.

“Faremo tutto ciò che è necessario, te lo prometto.”

Lei scosse il capo.

“Ho paura non solo di quello che potrebbe succedere a Jane. Ho paura di te.”

Aveva paura del legame che si stava instaurando tra loro.

Stupida, diceva la sua mente, goditi i vostri momenti. Se succederà qualcosa a Jane lui se ne andrà. Tu non sei nulla.

Scosse il capo, facendo così muovere i capelli lisci sul petto dell’uomo.

Lui la strinse e poi le sollevò il mento.

“Credi che vi abbandonerò vero? Credi che quando mi stancherò me ne andrò.”

La donna inspirò, scrutando quegli occhi grigi che sembravano spenti, tristi, afflitti.

“Non voglio che tu te ne vada.” Sussurrò abbassando lo sguardo sul petto dell’uomo.

Lui l’attirò a sé, facendo incontrare nuovamente le loro labbra, i loro sapori, i loro corpi.

I loro respiri, le loro mani che si cercavano, si trovavano.

Presero fiato. Lei sorrise contro le labbra di lui. Lui accarezzò quel dolce sorriso.

“Vorrei poter vedere sempre quel sorriso, Granger.”

Lei annuì.

“Non sei solo un amico per lei.” Enunciò a capo chino.

L’uomo la guardava confuso

“Credo lei veda in te la figura paterna che le è sempre mancata.”

Quella bambina lo affiancava alla figura mancante di suo padre?

Inspirò mentre la donna si alzava e prendeva una tazza di latte.

Osservò i suoi piedi, le sue caviglia, le game snelle, le sue forme sotto l’abito che aveva acquistato per l’occasione. Osservò quei capelli ricadere sulle spalle. Osservò il volto concentrato nel versare il latte in una tazza.

La desiderava.

Si alzò e si affiancò alla donna. L’abbracciò alle spalle, rilasciando sul collo, dopo aver scostato i capelli, dolci baci e brividi.

Lei lasciò perdere la tazza e si voltò verso l’uomo per dedicarsi solo alle sue labbra, per dedicarsi solo alle sue mani sul suo corpo.

Non era pronta, non era sicura. Aveva paura.

“Aspetta Draco.” Sussurrò.

Lui annuì. Lei aveva bisogno di tempo.

Sentì le sue mani delicate posarsi sul suo volto.

Sotto i palmi di lei una rada barba bionda le faceva sollettico.

Lo guardò negli occhi.

“Non voglio che sia solo sesso. Voglio imparare ad amarti, voglio amarti. Voglio fare l’amore con te.”

Lui le sorrise e la strinse a sé. Perdendosi poi nuovamente tra quelle labbra e quegli occhi che stava imparando ad amare.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Si erano addormentati così la sera precedente, l’uno accanto all’altro. Sentiva i capelli di lei solletticargli il collo, ma non aveva la forza di aprire gli occhi, non aveva la forza di allontanare quel bellissimo momento da sé.

Poi sentì due manine toccarlo e arrampicasi sul suo corpo. Fece finta ancora di dormire.

Silenzio. La piccola si era sistemata sul suo petto ed ora li scrutava. La Granger non doveva essersi accorta di nulla o di certo si sarebbe volatizzata rossa in volto come un peperone.

Decise di aprire gli occhi piano, restando inizialmente abbagliato dalla luce.

Poi la vide.

I capelli castani le incornavano il volto. Le mani sotto il viso. un sorriso esagerato che le campeggiava in faccia.

Gli sorrise non appena lo vide sveglio e poi con un dito sulle labbra gli indicò di fare silenzio.

Lui annuì e osservò la donna che stava lui accanto. Un broncio troneggiava sul suo viso.

Sorrise.

“E’ bellissima vero?” le domandò la bambina

Lui annuì

“Lo sei anche tu.”

Lei ricambiò e ringraziò con un sorriso.

“Sai che dovrai prenderti tu cura di lei?”

L’uomo la guardò confuso.

“Jane..”

“Lei ha bisogno di te. E io ho scelto lei per te. Però deve essere un nostro segreto fino..”

La piccola non riuscì a terminare che Draco le posò un dito sulle labbra e l’attirò a sé stringendola.

“Ti va se questa sera portiamo la mamma a cinema?”

La sentì sorrise e stringeva la camicia dell’uomo. Poi annuì.

“Che ne dici se la svegliamo?”

Sorrisero malefici insieme e iniziarono a solletticare la donna che era loro accanto.

Quello fu un mattino di sorrisi e allegria.

Draco preparò la colazione per le sue due donne. Le servì e riverì come in tanti anni avevano fatto con lui gli elfi, poi le salutò entrambe con un bacio e si smaterializzò.

Aveva una serata da organizzare e due cuori da conquistare.

Le parole della bambina ancora gli rimbombavano in testa.

“E io ho scelto lei per te.”

Quella bambina avrebbe potuto di certo essere una perfetta serpe.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Hermione era intenta ad aiutare la sa bambina ad indossare il grembiule.

Si morse un labbro e le domandò

“Tesoro, a te fa piacere che Draco sia rimasto qui questa notte?”

La bambina la guardò e le sorrise, poi annuì.

“Lui è bravo, mamma.”

“Si lo è. Stasera ha detto che ti portiamo a cinema.”

Hermione la guardò confusa. Poi sorrise.

Quell’uomo le stava cambiando la vita e le stava facendo trovare piccoli spiragli di sole in quel periodo tenebroso.

 

 

 

-

 

 

 

Aveva preparato tutto nei dettagli. Ogni singola cosa. Aveva persino assunto un catering, dato che la Granger era contro l’utilizzo degli elfi.

Era tutto pronto.

Ora, si era appena smaterializzo vicino la villa della Granger. Le vide che lo aspettavano in giardino.

Jane giocava sulla sua altalena, mentre lei la guardava sorridendo e scattava delle foto.

Non appena la bambina lo vide gli corse incontro. Hermione scattò una foto. Voleva ricordare la sua bambina con quel sorriso. Il sorriso che quell’uomo aveva portato nella loro vita.

 

“Siete pronte?” domandò alle due donne.

La bambina scosse il capo e dopo aver tolto dalle mani della madre la macchina fotografica disse con fare saccente

“Baciatevi, dai!”

Hermione diventò paonazza.

“Jane!” urlò

“Dai mamma!”

“Non esiste, Jane!” continuava a lamentarsi la donna, non accorgendosi degli sguardi complici della piccola e del biondo, che la prese tra le braccia e facendo aderire i loro corpi la coinvolse in un bacio appassionato dando modo e tempo alla bambina di scattare la foto tanto richieste.

Quando le labbra dei due si separarono, la donna soffiò contro quelle dell’uomo

“Giochi sporco, Malfoy. Giochi maledettamente sporco. E baci maledettamente bene.”

L’uomo sorrise

“Sono una serpe , Granger. E sono un Malfoy, siamo grandi baciatori.”

Risero assieme, mentre presero per mano la piccola.

“Siamo pronti?”

Le due annuirono e si smaterializzarono.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

Le aveva portate come previsto al cinema. Avevano visto un film di quelli preferiti di Hermione, un film del regista Woody Allen. Avevano sorriso, Hermione si era addirittura commossa. Si era ritrovata a sognare e desiderare di vivere una vita come quella della protagonista, per poi rendersi conto, che la vita che aveva, quella reale, era cento mila volte più bella e affascinante di quella presentata nel film. Aveva una splendida figlia, un uomo accanto che aveva fatto battere nuovamente e per la prima volta il suo cuore. Aveva tutto. Ma quel pensiero, quel tormento interiore la rattristarono. Cosa che di certo non mancò di notare il biondo che la prese per mano e dopo averle fatto un baciamano si smaterializzarono.

 

 

 

Erano passati anni dall’ultima volta in cui aveva visto e ammirato Malfoy Manor. Erano passati anni da quando Bellatrix Lestrange l’aveva torturata sul pavimento del Manor.

Fu una benedizione sapere che non avrebbero cenato in quella stanza. Il solo pensiero le avrebbe dato i brividi.

La cena fu gradevole. Draco aveva chiamato uno staff di camerieri evitando lo sfruttamento di elfi, almeno in quella sera.

Aveva suonato per lei e Jane, facendole sorridere, facendole commuovere ancora.

E poi aveva tirato fuori due pacchettini.

Jane aveva scartato il suo in fretta e furia, trovando sepolto sotto strati di carta un braccialetto.

“Era di mia madre, Jane. Ti avrebbe adorata se fosse stata qui.”

La bambina sorrise e poi si fece aiutare dalla mamma a indossare il bracciale.

“Indossalo sempre. È un portafortuna. Il portafortuna delle Black.”

Jane si slanciò verso l’uomo regalandogli un affettuoso abbraccio e un sonoro bacio sulla guancia.

Poi corse a giocare con uno degli elfi che aveva scoperto nella ronda per la casa.

“Non torturarlo Jane. O si picchierà per tutta la sera.” Sorrise Hermione.

“Tocca a te, Granger.”

La donna si morse un labbro, come di consueto, in evidente imbarazzo.

“Non avresti dovuto.”

“Avanti, aprilo.”

Scartò il regalo, con delicatezza. Sino a fare uscire un pacchettino.

Lo aprì dolcemente, scoprendo una collanina con una metà di un ciondolo. Un leone d’oro.

Guardò l’uomo e sorrise. Poi lo vide aprire il suo palmo della mano e lasciar intravedere l’altra metà di un ciondolo, un serpente. L’avvicinò al leone e ad incastrò unì le due parti.

Hermione era senza parole.

“Non avresti dovuto. È..è..bellissimo.”

Lui si avvicinò alle sue labbra e prima di perdersi in esse disse

“E’ che mi piace vederti felice.”

  
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