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Autore: Sashaprati    07/05/2012    2 recensioni
Dopo quello che è successo nella puntata "All my children", Elijah va a New York. Avrà un incontro inaspettato con una persona che non vedeva ormai da secoli...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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I due vampiri iniziarono a camminare fianco a fianco, sembravano due leoni che, sazi, guardavano pigramente le loro prede.
Katherine sembrava sicura, priva di quel desiderio di fuga che l'aveva caratterizzata per secoli, camminava fianco a fianco all'unica persona che mostrasse preoccupazione per lei pur sapendo che era una Vampira.
Lei riteneva Elijah il più sciocco e privo di spina dorsale del gruppo, in quanto puro esecutore, ma fissandolo adesso negli occhi sembrava chiedersi se non avesse sbagliato nel giudicarlo.
Lo sguardo di Elijah non era quello di un "servo" bensì quello di un "capobranco" che, per qualche motivo, si legava a qualcuno con la sua parola.
Non poteva rimanere così taciturna. Katherine Pierce non subiva circostanze esterne perchè era LEI la circostanza esterna.

- Dimmi, Elijah Mikaelson, la parola ha sempre questa valenza così sacra per te?

Elijah si fermò per qualche istante, Katherine temeva di aver toccato un tasto sbagliato e suscitato così la sua rabbia.
Invece l'originario si voltò, mormorando sottovoce un discorso e ponderando le parole, rivolgendosi a lei con un sorriso.

- Katerina, nella nostra lunghissima vita solo due cose hanno un qualche valore e una qualche importanza: una è la propria famiglia, se se ne possiede una; l'altra è la propria parola e quanta importanza dai a te stesso... Solo con persone che non rispettano la propria parola puoi permetterti altrettanto!

Katherine lo fissò negli occhi, percependo in lui una forza della quale non si era mai resa conto.
Arrivarono rapidamente nei dintorni di una stazione della Metropolitana, quando il rumore caratteristico di un cane che veniva alzato attirò la loro attenzione.

- Ora vi fermate, e tu bellimbusto mi dai il portafoglio dopodiché mi divertirò con la tua amichetta!

Sulle labbra dell'originario si increspò un lieve sorriso.
Poteva percepire l'accellerato battito cardiaco dell'uomo e l'aumentata sudorazione. Elijah si voltò, estraendo il portafoglio dalla tasca interna sotto lo sguardo attonito di Katherine, e avanzò verso il ladro che lo teneva sotto tiro.

- Un agguato non si fa mai alle prime persone che capitano, potrebbero riservarti qualche sorpresa sgradevole... La preda va studiata con la massima accuratezza!

Così dicendo Elijah, con un movimento sovrumanamente rapido del braccio, disarmò il ladro finendo il discorso.

- Tu non lo hai fatto e ora noi dovremmo andare da un'altra parte!

Il tono cortese e freddo, unitamente agli occhi da predatore, ebbe un effetto terrorizzante sul povero malcapitato il quale scappò a gambe levate.
Alle spalle di Elijah si levò una risatina sommessa.
Katherine aveva osservato divertita la scena, l'originario si voltò dunque verso la vampira facendole cenno di proseguire verso il Roosvelt Hotel.
La Petrova pose all'originario una domanda precisa.

- Come mai non ne hai approfittato, ti eri già nutrito?

Elijah sorrise.
L'impetuosità e il calore che Katherine emanava, che da un lato lo affascinavano molto, spesso erano anche un segno che lei non aveva ancora del tutto superato il trauma della perdita della famiglia e della trasformazione in un vampiro.

- L'ostentazione della propria forza è potere Katerina ma in quel momento era del tutto fuori luogo, avremmo solo attirato in modo stupido l'attenzione!

Katherine annuì.
Certo comprendeva il suo modo di pensare e dalle sue labbra uscì una frase che, a sentire i fratelli Salvatore, sarebbe stata piuttosto sorprendente in quanto lei non dava confidenza a nessuno.

- Chiamami pure Katherine, per favore, comunque capisco il tuo ragionamento e lo trovo sensato!

Lei fissava Elijah e si sorprese nel rendersi conto di cosa questi dovesse provare nel suo animo; forse erano molto più simili di quanto lei aveva mai voluto ammettere.
Katherine Pierce aveva perso un figlio, mentre gli originari avevano i loro genitori che li volevano sterminare.
Mikael, il Padre, aveva dato la caccia agli originari fin dall'inizio e non per vendicarsi dell'omicidio della moglie da parte di Niklaus ma per qualche altro motivo.
Durante i secoli di fuga, Katherine aveva imparato che avere informazioni era fondamentale per sopravvivere; difatti era venuta a conoscenza delle intenzioni della loro madre, la strega originaria Esther.
Di fronte alla richiesta di Katherine, l'originario non rispose. Semplicemente registrò l'invito ad un tono più confidenziale e continuò a camminare; aveva intenzione di parlare meglio e più del necessario, solo una volta giunti al Roosvelt Hotel.
L'originario fissava di sottecchi Katherine e si rendeva conto che il detto "Family Above All", ovvero ciò che aveva condotto la sua vita fin dalla sua nascita, non aveva più alcun valore.
I suoi genitori gli avevano perseguitato l'esistenza, la sua e quella dei suoi fratelli e fratellastri fin dalla loro trasformazione in vampiri, in quanto Esther voleva distruggere l'abominio che aveva creato.
L'originario ripensò a tutto quello che era accaduto: non aveva torto la madre, in quanto i vampiri erano qualcosa di innaturale; il problema che smontava completamente il ragionamento della madre era che ormai i vampiri erano centinaia, anche trasformati contro la loro volontà, e quindi gli originari dovevano assumersi la responsabilità di ogni vampiro esistente.

Continua col prossimo capitolo...

  
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