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Autore: ryuzaki eru    08/05/2012    10 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Sono mortificata…
Ho ricominciato a lavorare con orari più lunghi (per fortuna!) e ho avuto meno tempo di quanto credessi…
Sono contentissima che il precedente capitolo sia stato apprezzato! Era inevitabile, per la trama prefissata di questa storia, spostare il punto di vista in modo più ampio e sapere che questo cambiamento è stato accettabile (se non addirittura preferito da alcuni) è molto importante! ^^,
Un’altra cosa: la copertina nuova che vedete è opera della tenerissima Eiji Niizuma. Nel prossimo capitolo ce ne sarà un’altra ancora, ulteriore opera spontanea di un’altra lettrice grandiosa ^^,
Siete veramente fantastiche tutte!!!
A questo punto quasi indirei un contest per le copertine! ^_^
Ma poi mi sentirei troppo importante… °_°
Comunque, quando avrò tempo, le inserirò tutte nei vari capitoli, magari usandole come stacco per distinguere i diversi blocchi della storia… tipo diverse "opening" di un anime! Grazie infinite… *__*
Aspettattevi un capitolo più soft e molto dialogato… Non poteva che essere così dopo il precedente e speriamo di non deludere eccessivamente le aspettative…
Buona lettura...

Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

29. La paura e le emozioni


(Dal cap. precedente)
E non appena le porte si aprirono sgusciò fuori, camminò con calma finché non sentì che l’ascensore stava riscendendo e quindi rapidamente raggiunse la suite n. 13.
Fece un bel respiro e bussò.
«Salve Miss Emma, Ryuzaki la attende di là» e Watari le indicò una porta in fondo.
Lei annuì, deglutendo.
Varcò la soglia.
Quella era la stanza di controllo…?
Sì…
E lui era lì…

La camera era completamente illuminata…
Due televisori affiancati… Fogli sparsi a terra…
E lui era lì…
Era in piedi davanti alla finestra, a piedi nudi, e guardava Tokyo dall’alto, in silenzio, con le sue spalle grandi ma appese e all’apparenza fragili e con le mani appena poggiate nelle tasche.
Si voltò…
Fissò Emma con quegli occhi cerchiati e spenti… Troppo spenti…
E non le disse nulla…
Emma avanzò, senza parlare…
«Ukita è morto.»
Le disse soltanto questo.
Ed Emma si bloccò, al centro della stanza, continuando a fissarlo…
Non riuscì a dire niente, non riuscì a ricollegare nessun avvenimento, non riuscì a ragionare su alcun dettaglio… Rimase semplicemente lì, ferma, a guardarlo fissa negli occhi…
Una ciocca di capelli le scivolò fluida e ribelle davanti al volto, sfuggendo dalla matita con cui aveva disordinatamente cercato di raccogliere la lunga chioma.
Lei la scostò, automaticamente, avvolgendola ancora intorno al bastoncino improvvisato.
E poi, lentamente, lo stupore iniziò a fare strada alla realtà.
Alla realtà temuta da tempo, alla rivelazione che non avrebbe voluto ricevere, alla verità che aveva creduto lontana e scongiurata, allo shock di un avvenimento che quasi credeva di aver potuto allontanare…
E la paura si insinuò piano, come una malevola infiltrazione d’acqua tra i mattoni di un muro già rovinosamente compromesso…
Perché la morte di Elle in quel momento divenne più possibile, più vicina e quasi inevitabile…
Ed Elle lesse quella paura negli occhi sgomenti di Emma.
Ed Emma lesse negli occhi spenti di Elle ciò che lui non aveva mai detto, ciò che lui non diceva, ciò che lui non avrebbe mai detto. Ciò che nessuno avrebbe mai saputo. Emma lesse ciò che lui avrebbe sempre tenuto rinchiuso dentro di sé. Sempre. Ciò che neanche Watari aveva e avrebbe mai sentito pronunciare da quelle labbra bianche, ciò che il signor Wammy riusciva solo ad intuire di quel giovane controverso, geniale, unico e probabilmente incapace di cambiare. Quel qualcosa era dentro di lui e lì sarebbe rimasto, accuratamente difeso da quelle spalle curve e rinchiuse, gelosamente custodito in quella postura che corazzava dal mondo quel giovane uomo dagli occhi neri e profondi, quell’esile genio inattaccabile sotto ogni punto di vista, solido e serrato in quel mucchietto nero appollaiato...
Elle, che si rannicchiava su se stesso, nella postura primordiale che tutti gli esseri viventi tendono a voler raggiungere istintivamente quando scossi, attaccati e feriti… si raggomitolava come qualunque essere umano sarebbe portato a fare per allontanarsi e difendersi da ciò che impaurisce, che aggredisce e che invade…
Il feto è quanto di più delicato esista al mondo e per questo si protegge, per autodifesa, inanellandosi in se stesso…
Elle, che però si racchiudeva in se stesso sempre, “per aumentare le sue capacità deduttive del 40%”… Elle, che lo faceva perché è molto più facile intuire e mettere a frutto la propria intelligenza quando ci si può sentire idealmente difesi dai colpi, dagli attacchi dell’esterno e dalle emozioni destabilizzanti cui essi spesso possono portare…
Quanto può essere difficile aprire il petto ed allargare le braccia al cielo, esponendo il proprio fragile corpo al mondo, apertamente e liberamente…
Elle non lo avrebbe mai fatto…
Ed Emma lo capì in quell’istante, mentre lui era in piedi davanti a lei e la guardava serio e stanco…
Sì, mentre era in piedi e non avvolto in se stesso su una qualunque poltrona di quella grande stanza…
E lo rivide seduto, rabbrividire al contatto di Aizawa. Lo rivide afferrarsi le ginocchia convulsamente nel tentativo di chiudersi ancora di più, nell’unico momento in cui quella posizione e la sua mente non gli avevano permesso di rimanere impassibile… Nell’unico momento di tutta quella storia in cui il grande detective aveva mostrato ai suoi fans che non era fatto di solo ghiaccio… Nell’unico momento impercettibile in cui, in sole tre meravigliose vignette, tutti avevano intravisto ciò che Elle racchiudeva dentro di sé e dietro il granito delle sue parole… Ciò che nessuno avrebbe mai più rivisto…
E anche se questa volta ed in questo mondo Emma non aveva assistito a quella scena, anche se lei non poteva sapere cosa fosse realmente successo in quella stanza di controllo, anche se lui non le avrebbe mai raccontato “quel suo” momento così diverso e strano, lei sentì e seppe che quel momento c’era stato…
E lasciò andare le proprie paure, le proprie angosce, i propri dubbi, che erano ciò che la bloccavano e che sono sempre e comunque ciò che più di ogni altra cosa impedisce di agire. Perché è ciò che riguarda se stessi, il “proprio”, che leva il coraggio…
E pensò solo a lui.
Pensò al suo Elle che non sarebbe mai cambiato, che mai avrebbe parlato e che mai lei avrebbe desiderato diverso da ciò che era.
E così, con la forza che sempre l’aveva contraddistinta in determinati momenti, continuando a tenere le braccia lungo i fianchi, strinse i pugni appena visibili dalle lunghe maniche di quella felpa gigante e fece un passo verso di lui, senza dire nulla.
E poi ne fece un altro, continuando a fissarlo seria, mantenendo quel silenzio meraviglioso, che non aveva bisogno di altro. Perché quel silenzio si addiceva ad Elle e ad Emma, che non aveva avuto bisogno di parole per capire, che mai ne avrebbe avuto bisogno e mai ne avrebbe richieste, come del resto mai aveva e avrebbe fatto lui…
Si fermò davanti a Ryuzaki, che continuava a fissarla, e alzò il mento per scrutarlo meglio in quegli occhi inespressivi che sembravano vuoti, passivi, annientati...
Emma. Decisa. Intensa. Salda.
Ed Elle era serio, calmo, e leggeva benissimo oltre lo sguardo di lei il cambiamento e tutta la sicurezza e la forza che ora albergavano in quella giovane donna “comune”.
Emma sorrise appena, dolcemente, senza disagio e senza parlare, portò l’indice davanti alle proprie labbra, intimando la prosecuzione del silenzio che nessuno dei due aveva intenzione di rompere.
Sciolse le dita serrate del suo pugno chiuso lungo il fianco e le accostò al bordo della maglietta di Elle e lo racchiuse in quel gesto che ormai riconoscevano e accettavano entrambi.
E lo tirò appena.
Fece un passo indietro, tendendo il cotone candido.
Poi voltò il capo e guardò la poltrona più vicina e ritornò subito dopo sugli occhi di Elle.
E lui capì. Naturalmente capì. E non si oppose, fece un passo, flemmatico.
E allora Emma continuando a tenerlo per la maglia si girò, gli diede le spalle e si diresse verso la poltrona, tirandolo dietro di sé.
E lui si lasciò trainare, seguendola in silenzio e camminando lento.
Poi, quando Emma fu giunta al bracciolo, lasciò la presa.
E solo allora si accorse, per un impercettibile istante, che Elle aveva tenuto il polsino logoro della sua felpa tra le sue dita, mentre lei di spalle lo aveva trascinato verso la sua amata poltrona. Se ne accorse solo quando lui lo ebbe lasciato, quel lembo largo e consumato. Se ne accorse quando lui lo ebbe lasciato e facendolo le sfiorò appena le dita con le sue…
E poi, Elle agilmente si appollaiò.
Emma lo aveva riportato lì.
Lo aveva condotto al luogo sicuro, abituale e scontato “di Elle”. Lo aveva accompagnato silenziosamente lì dove lui sarebbe stato più capace di difendersi e di fare qualunque cosa.
Lo aveva fatto senza dirgli niente, senza chiedergli altro, non pretendendo nulla, compiendo l'unica cosa che mai avrebbe potuto fare di fronte a quel "bambino" solo e insondabile, sentendo che in quel mometo mai lui avrebbe parlato, se non per dimostrarsi gelido e inaccessibile. E gli permise di essere se stesso.
E così, in questa maniera atipica, condivisero veramente quel momento. Lo condivisero alla maniera di Elle e di Emma, in silenzio.
Ryuzaki si portò il pollice sulle labbra e alzò il mento di lato, per guardare Emma che gli stava in piedi al fianco della poltrona, e con una faccetta infantile le disse «Noto che come sempre la tua paura ed il tuo vacillare riescono ad essere dominati.»
Adesso potevano parlare… E naturalmente i toni erano quelli di sempre...
Emma sorrise «Sì, più o meno.» e si spostò e si sedette a terra, a gambe incrociate, davanti al grande detective, libera di accettare il compromesso di parlare tranquillamente di sè, perchè di Elle non si sarebbe parlato «...Diciamo che la paura l’ho momentaneamente allontanata… tu stesso mi hai detto che anche io sono un’insensibile... E credo tu abbia ragione. Forse non riesco a tollerare questo mio aspetto, forse non riesco ad accettare questo mio lato in modo così gelido, ma credo di essere peggiore di te…» e gli sorrise quasi amaramente «…io sono più insensibile e distaccata di te. Io non voglio salvare il mondo da Kira. Io non voglio salvare le vite dei criminali sommariamente giustiziati da Light. Io non sto soffrendo per la morte di Ukita più di quanto non potrei farlo per qualunque persona non conosca. Io ho agito e continuo ad agire solo ed esclusivamente per salvare “te”.» come riuscisse a dirgli e ripetergli tranquillamente quelle cose di sé era nei misteri dell’indole di Emma… «E nella mia mente insensibile la morte di uno dei tuoi agenti è un evento terribile forse solo perché sembra confermare che i fatti più importanti non possano cambiare rispetto a quelli che io conosco. E tu hai avuto perfettamente ragione ancora una volta… Tu vuoi veramente catturare Kira. Io probabilmente voglio soltanto che tu viva. Perché Kira, alla fine, sarà comunque sconfitto…» deglutì, sempre senza paura.
Emma aveva pensato molto in quelle ore, sola nella sua stanza d’albergo. Aveva visto ciò che c’era dentro se stessa «…Ma forse è giusto così… Perché io non sono Elle. Io non posso cambiare il mondo. Io non sono un super eroe senza macchia. Io non sono la Giustizia. Io non ho un animo puro e non ho mai creduto di potermi trovare in una situazione come questa. È giusto che tu voglia combattere Kira con tutte le tue forze, perché tu sei il “detective del secolo”. Io sono una semplice ragazza e posso permettermi di avere obiettivi limitati… Io non dovrei nemmeno essere qui… Sono un’insensibile? Probabilmente lo sono. Diciamo che l’ho scoperto adesso, in questo mondo. Diciamo che sei stato tu a farmelo capire. Diciamo che, conoscendoti, non avresti potuto fare altro che buttarmi in faccia tutto quello che sono e sono stata e l’hai fatto perché io dovevo ritornare con i piedi per terra. Perché se voglio continuare ad affrontare tutto questo devo essere cosciente di cosa sono… Tuttavia…» e si fermò.
«Tuttavia non puoi fare a meno di essere spaventata da questo apparente “destino”» Elle completò la frase per lei, in modo asettico, senza giudizio, senza critica, senza minimamente mostrare di essere turbato per l’insensibilità di cui Emma si era accusata.
Ed Emma annuì… «Io non riesco a non pensarci… Si tratta di caso o destino? È così tremendamente inquietante che lui… che lui sia morto ugualmente, nonostante… Ma come, come è potuto accadere che… come è successo?»
«No. Sei tu che devi raccontarmi dettagliatamente la morte di Ukita così come tu la “conoscevi”. Devi dirmi esattamente ogni particolare.» serio adesso, tolse il pollice dalle labbra e poggiò la mani sulle ginocchia.
Ed Emma acconsentì e iniziò a raccontare, ma Elle la fermò «No. Dovrai farlo guardando questo video e dovrai evidenziarmi ogni differenza.»
Emma deglutì e volse lo sguardo verso il monitor del computer di Ryuzaki.
E il video partì…
“… e così ci troviamo costretti a trasmettere questa notizia, non solo perché siamo stati presi in ostaggio da Kira, ma anche in quanto…”
La visione fu interrotta soltanto da Watari che portò al detective il suo tè accompagnato dai pasticcini.
Ed Emma raccontò tutto, così come lo aveva sempre “conosciuto”. Disse di come sapeva che Ukita era morto, di come tutti lo avevano visto accasciato davanti alla sede della Sakura TV, grazie alla diretta della NHN.
E quando il video terminò, lei chiuse dicendo che l’esecuzione dei criminali e dei maniaci, quella delle 18:05, era qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo per lei. Glielo disse assottigliando lo sguardo, immaginando e temendo che fosse proprio quel dettaglio il fulcro della morte dell’ignaro agente…
Ed Elle le descrisse ciò che era accaduto, in modo impassibile, asettico e neutro…
«Lui… Lui è stato ucciso in questa stanza…davanti a voi…» e gli occhi grandi e grigi di Emma si spalancarono in un’espressione coinvolta, sinceramente ingenua e vera…
«L’ “insensibile” Emma ha appena dimostrato che basta raccontarle e renderla partecipe della “vera” morte di qualcuno e lei non è più così “insensibile”, pare.» le disse il grande detective in modo provocatorio, tuffando la prima zolletta di zucchero nella tazza.
Ormai la conosceva bene anche lui.
«Forse… Ma lasciamo perdere me…Quindi? Cosa deduci da tutto questo?» si fece avanti in lei la “fame” di soluzioni…
«Quindi pare che io potrei morire per davvero, a quanto dici.» imperturbabile lasciò cadere un’altra zolletta nella tazza. «È questo che ti interessa sapere, no? Non hai “lasciato perdere” te stessa, Emma. È sempre lì che continui a insistere, sul “destino”. Ma a me momentaneamente interessa altro…» prese un altro cubetto di zucchero, dopo averla bruciata di nuovo sul nascere. «Le prove, Emma. Mi interessano le prove vere, indipendentemente da quelle indiziarie che finora ho potuto raccogliere su Misa Amane grazie ai pedinamenti di Ukita e grazie al fatto che tu me l’hai segnalata.»
Emma assunse un’espressione concentrata…
Perché…? Cosa sta architettando? Se ha già delle prove, anche se solo indiziarie, perché non fa nulla? Certamente con quelle può già ottenere delle prove tangibili più utili… Ma non lo fa… È fantastico però che sia così… Io in fondo temo proprio che lui faccia qualcosa che possa modificare irreversibilmente gli eventi… E finora, nonostante i cambiamenti nella trama, stranamente tutto sembra proseguire senza che le mie informazioni ci siano state, tutto sembra seguire per grandi linee quello schema a me noto… Forse sono questi gli “errori” che lui mi ha detto che non commetterà e che io invece temo lui possa fare…? Ma cosa ha in mente?
«… Cosa stai architettando…?» disse quasi sottovoce, ricacciando le ansie personali in fondo, «…Ok, hai ragione come sempre. Queste sono le mie personali preoccupazioni… Quindi… Le prove vere le avrai. Potrai inchiodare Misa Amane con delle prove tangibili e la potrai trattenere.» e rispose precisa a ciò che lui le aveva domandato
«Perfetto.» Elle prese tra le dita la quinta zolletta di zucchero.
Emma pensierosa riportò lo sguardo sul monitor del pc, dove c’era il fermo immagine dell’inutile registrazione della diretta della NHN durante la quale Ukita “non” era morto…
«…Elle…» sussurrò Emma, rimuginando e continuando a fissare il monitor con l’immagine ferma dell’ingresso dell’emittente televisiva… e così richiamò l’attenzione di Ryuzaki su di sé, distogliendolo dal suo scrutare attentamente il quinto cubetto di zucchero da mettere nel tè.
«Elle… C’è una cosa forse importante che non avevo considerato… I criminali, i presentatori, Ukita… Loro sono morti ugualmente… Ma i due poliziotti no…» e si voltò per scrutarlo come in cerca di una risposta immediata, mentre vagava nell’incomprensione totale di quei fatti, di quelle due realtà simili, ma diverse, del significato che esse avevano e potevano avere.
Elle allora, alzando il mento, si buttò direttamente la zolletta sulla lingua, dall’alto, e iniziò a succhiarla rumorosamente «…Quali poliziotti?» le chiese curioso e interessato, riportando lo sguardo su di lei.
I due poliziotti uccisi davanti all’ingresso della Sakura TV, quei due agenti senza nome che nella versione di Emma erano giunti subito dopo la morte di Ukita e che Elle invece, in quel mondo, aveva inconsapevolmente salvato facendo mandare un comunicato alle centrali di polizia, inibendo chiunque dall’intervenire…
«… Non sono morti i poliziotti, ma sono morti altri presunti criminali insieme ad Ukita… Il numero di vite umane varia, i soggetti sono diversi… ci sono delle differenze…» così concluse Emma il suo racconto.
«Differenze… Ma sono importanti queste differenze?» disse Elle quasi pensando a voce alta, senza naturalmente avere l’intenzione di porre quella domanda difficile ad Emma… «…Comunque adesso ha poco valore questo discorso.» si portò il pollice sul labbro «Quand’è che dovrei morire precisamente?» le chiese candidamente all’improvviso.
Emma sgranò gli occhi, stupita «…quando? Ehm… È l’unica data che so…» si sentì a disagio nel dirgliela e tentennò un po’…
«Quindi?» la incalzò Elle spostando il labbro sopra gli incisivi e allargando gli occhi cerchiati…
«…Il 5 novembre…» rispose finalmente Emma…
Watari entrò nella stanza «Ryuzaki, sta salendo Soichiro Yagami.»
Elle inclinò il capo ingenuamente «Ah. È uscito dall’ospedale?! Ha una tempra non indifferente il nostro sovrintendente “senza macchia”. D’accordo, lo aspetterò qui. Accompagna Emma di là e falla uscire solo quando lui sarà qui con me.» disse Elle, gestendo come sempre la situazione in modo calmo e rilassato.
Emma annuì come una bambina e si alzò, senza dire nulla, eseguì gli “ordini”, dirigendosi verso il signor Wammy che la attendeva con la sua consueta gentilezza sulla soglia della porta.
«Ah. Aspetta un attimo, Emma.» la richiamò Elle impassibile.
Lei allora si voltò verso di lui e se lo ritrovò davanti, in piedi, curvo e annoiato. L’aveva raggiunta silenziosamente.
E di nuovo quella ciocca ribelle di capelli scivolò davanti al volto di Emma, velandole lo sguardo e sfiorandole le labbra…
Lui la osservò in modo strano e infantile, tenendo l’unghia del pollice appena poggiata sugli incisivi.
E avvicinò verso il viso di Emma le dita sottili dell’altra mano tenuta “appesa” pesantemente al polso.
Prese minuziosamente tra pollice e indice la punta della ciocca di capelli e la sollevò, muovendosi con accortezza, come stesse maneggiando un oggetto affilato e tagliente in ogni sua parte, ma con una gestualità buffa ed esagerata, come sempre risultavano i movimenti di Elle. Le scoprì di nuovo il viso e le labbra, come scostando una tenda fastidiosa toccandola appena.
Emma tirò appena su le spalle, irrigidendosi, e lo osservò seria, come una bambina che stia per assistere a qualcosa di nuovo…
Elle si tolse il pollice dalle labbra e continuando a tenere la ciocca nera sospesa lontano dal volto di Emma, come niente fosse, si chinò e la baciò di nuovo sulle labbra, sempre come si fosse trattato di un gioco, di un esperimento, di un desiderio infantile e poco definito…
E neanche stavolta Emma riuscì a chiudere gli occhi, anche perché pure stavolta fu un attimo soltanto.
Elle si scostò, lasciò ricadere i capelli di Emma nuovamente sul volto e si mise le mani in tasca, ritornando a quell’espressione apatica e annoiata «Il 5 novembre dici? C’è tempo allora. Sono certo che se ci fosse altro che io debba sapere troverai il modo di dirmelo. Buona notte Emma.»
«Tu… Tu… hai una faccia da poker!!» esclamò Emma esplicitando i suoi pensieri palesemente, portandosi la ciocca nera dietro l’orecchio.
«Faccia da poker?» Elle si portò le dita a grattarsi la nuca in modo ingenuo «Immagino che sia una cosa di cui tu fossi già a conoscenza. E comunque non è qualcosa di cui credo di essermi mai preoccupato. Pensi che dovrei iniziare adesso visto che morirò fra meno di sette mesi?»
E allora Emma si morse il labbro «… Ah sì…?» allungò il braccio, gli tirò la maglia e gli stampò prepotentemente un altro bacio sulle labbra, che non aveva proprio nulla di romantico, come del resto quello che le aveva appena dato Elle.
«E come la mettiamo adesso?» gli disse con un sorrisetto ironico, rendendo il gesto come si fosse trattato di un gioco.
Elle socchiuse la bocca in un’espressione stupita «Ma se fai così, potrei anche innamorarmi.» le disse sfiorandosi le labbra.
Ah no! Questa proprio no! Il deja-vu con quell’idiota di Misa proprio no!
Emma portò il dito indice davanti al volto di Ryuzaki con un buffo fare minaccioso «Non ci provare nemmeno. Sei un bugiardo di fama stratosferica! Smettila!»
E ad Elle uscì un’altra volta quel lievissimo sorrisetto soddisfatto.
«Uhm…Test superato Emma. Buona notte.» e si voltò, dinoccolato, flemme e assolutamente impassibile, negando ancora una volta tutto quello che aveva fatto, rimescolando le sue carte e non facendo capire assolutamente nulla alla povera Emma…

«Miss Emma.» esordì cordialmente Watari, precedendola nel corridoio della stanza senza voltarsi.
«Sì Watari, mi dica.»
«Ryuzaki mette alla prova costantemente tutti. Immagino tuttavia che possa non essere esattamente piacevole essere sotto osservazione in questo modo…» le disse senza guardarla. Watari aveva assistito a tutta la scena…
«Lo so. Non se ne deve preoccupare, né deve giustificare le sue azioni con me, come magari le viene naturale fare con gli altri. So di essere sotto un vetrino e lui sa che io so bene di esserlo, perché è questo che ho voluto... E lo sa anche lei, Watari.» disse schiettamente Emma.
«La sua schiettezza è sempre piacevolmente spiazzante Miss Emma. E mi risulta familiare… Dunque, credo che lei già sappia che Ryuzaki agisce e parla spesso senza filtro alcuno…»
«…Ed altrettante volte invece agisce con un filtro talmente spesso da sembrare un altro… Il tutto rimanendo coerente sempre, non alterando i suoi modi mai, né quando mente, né quando è sincero…» e così Emma completò il discorso iniziato dal Signor Wammy che, senza che lei potesse vederlo, abbozzò un sorriso dietro i baffi bianchi e signorili, un sorriso di approvazione e paterno compiacimento.
E poi Emma, sospirando, riprese con tono di voce più basso «…Il problema è capire quando il filtro c’è e quando non c’è… perlomeno su determinate questioni… e se il filtro c’è, mi piacerebbe capire qual è il fine che lo ha portato a indossare quella maschera… perché c’è sempre un fine…»
Watari sorrise di nuovo «Io credo che tutto dipenda dai dubbi e dalle paure che attanagliano lei, Miss Emma, in quelle “determinate questioni”. Emozioni che non le permettono di capire e di essere lucida. E forse è proprio questo il fine di Ryuzaki, farle comprendere tale aspetto. Ricordi che stiamo affrontando un caso epocale e non ci possiamo permettere di abbandonarci all’emotività. O magari questo è solo uno dei motivi che spinge Ryuzaki ad agire in un determinato modo…»
«…Credo che dovrò ragionare a lungo sulle sue parole…» rispose Emma in modo genuino.
«Già. Non ho dubbi che lo farà.» chiuse comprensivo il signor Wammy, con voce calda, aprendole la porta della stanza dove sarebbe rimasta relegata finché Soichiro Yagami non fosse arrivato.
«Grazie… Lei è favoloso… Io l’ho sempre stimata, nei suoi silenzi e nelle sue brevissime apparizioni…» e gli sorrise, accennando quell’inchino che ormai aveva iniziato ad acquisire come proprio gesto, quell’inchino di tiepido ringraziamento del paese del Sol Levante, dove ogni atto era posato, curato, armonioso e pieno di significati profondi e perduti in un passato millenario.

Dunque dunque dunque…
Potrebbe essere interessante a questo punto mostrarvi le menti in parallelo…
Direi di sì, ho iniziato a raccontarvi questa vicenda proprio perché avevo voglia di sbizzarrirmi senza canoni fissi, in libertà.
Quindi, iniziamo con Emma.


Non posso permettermi di abbandonarmi alle emozioni… Per questo avrei superato il “test”? Perché non mi sono sconvolta e “squagliata” più di tanto? Perché sono rimasta lucida? Ma… Accidenti! Mi tiene in pugno fino a questo punto? Si permette di mettermi alla prova anche su questo, senza mostrare il minimo imbarazzo? È così freddamente cosciente di quanto io sia coinvolta? Be’, per quanto abbia tentato di tenermi, non è che io mi sia poi così limitata, l’avrebbe capito anche un bambino… Però…
Ed ecco che sto facendo esattamente il contrario di quello che dovrei… Tutto questo non è importante!
Ciò che conta è… è…
In fondo un cambiamento c’è stato… I poliziotti non sono morti… Ma io non sapevo neanche chi fossero quei poliziotti! Loro non avevano grande importanza nella trama… Come del resto non ce l’hanno tutte le piccole differenze trascurabili che ho notato fin dall’inizio, dalla I bite in poi… Insomma, io non ho mai saputo come si chiamano i Mac nel mondo di Death Note! Sì, però…
Cosa significa tutto questo? Sono veramente nel mondo di Death Note? Una dimensione simile, ma con delle differenze… forse…
Oddio…
Naomi Misora è morta… Ukita è morto… Un esito così tragicamente sigillato e predetto… E io… Non posso cambiare proprio nulla!!! Elle! Il 5 novembre… Oh no… Morirai il 5 novembre? Cosa posso fare? Se tutto questo non portasse a nulla, se tutto questo ti uccidesse lo stesso… Io… Io… Io ora ti ho avuto davanti ai miei occhi… Ti ho sfiorato… Ho sentito il tuo profumo… Io non ho mai perso nessuno che mi fosse stato così vicino…
Light Yagami, io ti odio con tutta me stessa!!!!

«Miss Emma, mi scusi se entro così, ma ho bussato e non mi ha risposto nessuno…ora può tornare tranquillamente nella sua stanza.» le disse Watari.

Stava ragionando. Stava iniziando a carburare. Però si è persa dietro le sue paure, naturalmente, seguendo un flusso di coscienza poco coerente. E come non farlo con il pensiero della spada affilata che grava costantemente sospesa sul collo di Elle?!
Le emozioni giocano brutti scherzi.
Gli eventi possono cambiare veramente? Caso o destino? Voi che ne dite?
Io conosco la risposta, ma è superfluo dire che non vi rivelerò il vostro dilemma più grande. E comunque, anche se si trattasse di caso (e non pensiate che dicendovi questo io voglia in qualche modo suggerirvi che si tratti proprio di caso), non pensate che Elle rischi ugualmente, visto con chi ha a che fare? Non pensate che se gli eventi si distaccassero da quelli a voi noti Elle potrebbe comunque morire per altri motivi, per “caso”, indipendentemente dal destino?
Affondo il coltello nella piaga eh…?
Eh eh eh!
Come mi diverto!!!
Ma passiamo ad Elle.


Due poliziotti non sono morti. Emma li aveva dimenticati. Non erano importanti. Comparse. Le cose che contano per la “spettatrice” Emma non sono cambiate. Le cose che lei conosce possono verificarsi in modo diverso, si sono verificate in modo diverso. Quello che accade è un ibrido tra ciò che lei sa e ciò che avviene nella realtà. Un ibrido con destino? Il 5 novembre… Uhm… Non è una gran bella notizia.
Be’, per il momento i miei ragionamenti paralleli continuano a funzionare…

«Ryuzaki, è arrivato il Sovrintendente Yagami.» e Watari lasciò entrare il padre di Light.
Dopo una serie di convenevoli sulle sue condizioni di salute, che Elle buttò lì per cortesia e formalità, il Signor Yagami volle sapere tutto quello che era successo…
«… Quindi ora sarà necessario fare ricerche approfondite su quanti nella giornata di oggi siano morti di attacco cardiaco e non sarà semplice, dal momento che non si tratta di criminali noti, pregiudicati o latitanti. Tutta la squadra dovrà impegnarsi in questo e non dovrete farne parola con la polizia. Non ho intenzione di incappare in ulteriori fughe di notizie.» concluse Elle.
Il sovrintendente annuì serio.
Ed Elle proseguì «Come le ho già detto, siamo di fronte ad un altro Kira. Non mi stupirei se questo nuovo assassino avesse scelto i suoi “maniaci” anche tra le denunce on-line, sui siti web che inneggiano a Kira. Anzi sono sicuro che li abbia scelti da lì. Sarà necessario ricavare delle informazioni anche in questo senso, per poter incrociare i soggetti denunciati in rete con coloro che sono stati giustiziati oggi. Qualora dai nastri inviati alla Sakura TV la scientifica non riuscisse a ricavare nulla che possa inchiodare in modo specifico uno di quelli che erano stati seguiti da Ukita, dovremmo provare a trovare dei collegamenti tra questi ultimi e coloro che sono stati giustiziati oggi, e sperare che il nostro secondo Kira sia stato particolarmente stupido da inserire nella sua lista qualcun altro suo “nemico” o “persecutore”, oltre ad Ukita… Da domani ci inizieremo a muovere in questo senso. Ora vada a riposare, è stata una giornata intensa e lei non può permettersi di esagerare.»
I livelli di ragionamento di Elle e le piste che seguiva erano tre.
Il primo era quello più importante e prendeva in considerazione le informazioni di Emma e quindi la certezza che il secondo Kira fosse Misa Amane, nell’attesa di entrare in possesso di prove tangibili che immaginava sarebbero giunte dai nastri della Sakura TV.
Il secondo era quello che prevedeva di portare avanti le indagini fingendo di non essere a conoscenza dell’informazione basilare di cui sopra.
Col terzo ancora doveva calcolare le future mosse “false” da attuare con i poliziotti nel caso in cui le prove che Emma gli aveva detto sarebbero arrivate fossero state diverse da quelle che si aspettava.
Qual era il fine di queste mosse?

Il 23 Aprile Elle era sulla sua consueta poltrona, solo, e spulciava il suo fidato computer, con una tazza di tè vicino.
«Watari. Da oggi vorrei tu non fossi più qui, ma che impersonassi la parte di un secondo Elle in contatto con me, di cui nessuno conosca l’identità. Lo dirò tra poco anche agli agenti. Sono certo che, arrivato a questo punto, se non avessi saputo quello che so, avrei fatto questa mossa… Non avrei potuto evitarla.»
La voce e la risposta affermativa di Watari uscirono dalle casse del computer.
Ed Elle proseguì «Ufficialmente per gli agenti tu dovrai occuparti di confrontare le prove della scientifica con i presunti soggetti pedinati da Ukita. Quindi naturalmente in questo senso saremo liberi di dilatare a nostro piacimento i tempi di questi tuoi incroci fittizi finché non avremo in pugno quel qualcosa che ci permetterà di incastrare Misa Amane e che ci avrebbe permesso di incastrarla anche se Emma non ci fosse stata. A proposito, avvisala di non uscire dall’albergo, non si può rischiare, nonostante ci troviamo in due edifici distinti. Anzi no…» con un click del mouse fece comparire le immagini della stanza di Emma. Lei era ancora davanti al suo pc. Elle allungò le dita e iniziò a girare il cucchiaino nella tazza di te «Ci penserò io ad avvisarla.»
Aprì msn e rapidamente scrisse.

L scrive: Non devi uscire dall’albergo.

Elle vide Emma leggere e corrugare la fronte… e poi vide le sue dita posarsi sulla tastiera…

Emma scrive: Soichiro Yagami è uscito comunque dall’ospedale e quindi…

Elle sorrise nella solitudine della sua stanza. Era sempre sveglia. E sapeva anche quello, naturalmente.

L scrive: e quindi è arrivato il momento di far venire Light Yagami qui.
Emma scrive: perfetto.
L scrive: sì. Perfetto.


Sarà interessante vederlo formulare il messaggio di risposta al nostro secondo Kira…





Dunque.
So che la tensione scende. So che questo capitolo non sarà molto apprezzato da chi non ama le parti romantiche… Me ne dispiace… Abbiate pietà di me ^_^
So anche che al contrario potreste non gradire la parte con le “indagini”, chiamiamola così. Spero che essendoci entrambe, possiate apprezzare almeno il 50% di questo momento della storia… E mi auguro che i troppi dialoghi non siano esagerati...
Spero che sia tutto chiaro fin qui e che l’intreccio continui a filare decentemente lasciandovi la voglia di continuare :D
Ok, STOP al delirio!! ^_^
Il 15 Maggio avrò una prova importante, quindi potrò aggiornare solo dopo quella data, ma considerando che comunque non riesco mai a farlo prima dei 10 giorni, i tempi di attesa non dovrebbero variare poi molto…
Cosa posso dirvi ancora?
Non so assolutamente cosa sia successo, ma ultimamente l’aumento di interesse, commenti e preferenze verso questa mia storia mi lascia senza parole!!! Mi date una forza incredibile per proseguire senza stanchezza!!! *__*
Ed è l'una di notte anche stavolta infatti, in barba alla sveglia di domani mattina… °_°
Perché ho sempre così poco tempo????!!!! La scriverei tutta d’un fiato!!!
Grazie infinite di tutto… Mi scuso se non ho ancora risposto ad alcune recensioni, ma domani lo farò e non vedo l'ora, come sapete *_*

Eru

   
 
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