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Autore: RiViRo    30/11/2006    10 recensioni
- Fanfiction on demand - Grazie a Djali per l'idea - La loro è una coppia di quelle indiscutibili, intoccabili. eppure, per un istante, per un solo singolo momento, forse... (paring Sirius/Lily)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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GLI OCCHI DEL DESTINO

 

Eccolo… quel piccolo fagottino addormentato fiducioso tra la sue braccia… la sua vita… il suo futuro… la sua speranza… il suo mondo.

 

Suo figlio.

 

Harry James Potter.

 

Potter. Un cognome nel suo destino fin dai tempi della scuola. Ad Hogwarts si era innamorata di quello sguardo, e in quella scuola aveva scoperto quanto rendesse felici l’essere amati.

 

E in quella stessa scuola aveva scoperto come non esistessero solo lo sguardo di James…

 

Lily chiuse gli occhi, cercando un riposo che la portasse via da quei ricordi, da quel… tradimento? Era possibile definirlo così?

 

Sì… temeva di sì…

 

Ma amare era davvero tradire?

James era il suo unico destino, di questo era stata certa fin dalla prima volta che si erano baciati. Un brivido l’aveva percorsa, allora, e la consapevolezza di un futuro con lui l’aveva pervasa. Di un futuro a specchiarsi in quegli occhi così allegri e così dolci.

 

… quella volta però i suoi occhi non la specchiavano… gli occhi del suo destino erano chiusi…

 

Erano andati a far baldoria quella sera… da uno dei loro passaggi segreti erano andati ad Hogsmeade e si erano dedicati con perizia e precisione mai mostrati nelle lezioni alla burrobirra e, senza dubbio ad altro, che preferiva ignorare.

 

Erano tornati a notte fonda, e non si aspettavano certo di trovarla in sala comune…

 

In realtà non sapeva fossero usciti, era lì solo per studiare… ultimamente soffriva di insonnia e allora occupava le ore notturne tra gli appunti di Lumacorno e quelli della MacGranitt. Fatto sta che li vide rientrare in un mal riuscito silenzio attraverso il passaggio del ritratto.

 

Poggiò il libro sul divano illuminato dal fuoco del camino, e li osservò benevola. Non l’avevano notata. Ovviamente. Erano troppo impegnati a ridacchiare e a sorreggersi a vicenda. Uno era crollato troppo pesto… d’altronde era risaputo che James non reggesse l’alcol.

 

Fu lui il primo a vederla. Ovviamente era il più lucido dei quattro. Mandò con malagrazia Peter e Remus a letto, e i due, a braccetto salirono le scale. O almeno ci provarono.

 

Lui si avvicinò ad una poltrona e ci posò abbastanza rudemente il bell’addormentato.

 

-         Cosa c’era da festeggiare questa volta?

Chiese sorridendo. Sirius le si sedette accanto massaggiandosi la spalla. James non era certo un fruscello, e data la condizione degli altri due era probabile che l’avesse trasportato lui per tutto il tragitto.

-         Cosa tra uomini… - rispose lui sardonico, e, ad una alzata di sopracciglio di lei, continuò - … Remus è finalmente riuscito a baciare Rose, quella carina di Corvonero, hai presente?

-         Ah, bella impresa… - commentò acida.

Ogni volta le sfuggiva un commento del genere in pubblico le ragazze della scuola ridacchiavano, nascoste nei corridoi: Dicevano che lei era gelosa. Dicevano che fosse possessiva con tutti e quattro, come se le appartenessero di diritto. Dicevano che uno non le bastasse.

 

Maledizione non era vero!

 

È solo che… che… o, sì, d’accordo… era gelosa. Ma non come pensavano quelle ochette. Il problema era che lei li conosceva, e sapeva quanto valevano. Non sopportava, di conseguenza, l’idea che si accompagnassero a ragazze così… vuote. Le riusciva davvero intollerabile che un ragazzo intelligente e genuino come Remus perdesse il suo tempo dietro una come Rose…o che uno come Sirius…

 

Ecco…quello era una caso a parte…

 

Intanto il ragazzo si era voltato sorridendo malizioso.

-         Non fare così, rimani tu la reginetta del malandrini, dovresti saperlo…

Lei aprì la bocca per rispondere, polemica, ma lo sguardo ilare di lui l’aveva bloccata, facendole assumere quell’espressione contrariata e al contempo complice per cui era famosa nel gruppetto.

 

Ridacchiarono complici alla luce morente del fuoco. Poco distante da loro James dormiva pacifico.

 

Era stato un attimo…

 

Si era voltata per vedere come mai Sirius fosse così immobile, e li aveva incrociati…

 

I suoi occhi.

 

Quegli occhi su cui non si era mai soffermata.

 

Quegli occhi la stava osservando, con una intensità che non aveva mia visto. Meglio, a cui lei non aveva mai fatto caso, poiché per lui era ormai un’abitudine quello sguardo. Un sguardo che la coglieva in attimi rubati, mentre ascoltava assorta un professore, mentre litigava con qualcuno, mentre osservava innamorata il suo migliore amico, mentre rideva felice alle battute di James, alle ingenuità di Peter, alle proteste di serietà di Remus.

 

Con lui non aveva mia riso così. Non era mai riuscito prima di allora a strapparle quel sorriso contagioso che traspirava da tutta la sua persona per coinvolgere l’ambiente che la circondava. Per questo aveva trasgredito alla regola che si era imposto. Mai, mai farle capire che era lui a strapparle quegli attimi di vita, per custodirli nella sua memoria.

 

Aveva fallito nel suo proposito e ora lei era lì, che lo osservava con quegli occhi interrogativi. E lui non riusciva a distogliere lo sguardo da quella che avrebbe dovuto essere una sua amica.

 

Un’amica.

 

Un amico.

 

Questo doveva essere lui per lei. Allora perché quello sguardo non l’aveva sorpresa? Perché non l’aveva sconvolta quella semplice e pura rivelazione di verità nascoste?

 

Perché ne era consapevole da molto tempo, le rammentò la sua coscienza. Perché in James aveva da sempre trovato gli occhi del suo destino… ma in quel ragazzo così singolare, così cupo sotto la corazza scintillante che si era costruito e oltre cui davvero in pochi avevano l’occasione di sbirciare, aveva trovato occhi diversi.

 

In lui aveva trovato gli occhi della libertà. Della libertà di amare.

 

James, forse sognando, si mosse, e fece cadere un cuscino.

 

Quel lieve tonfo, quel rumore da nulla che neppure un topolino avrebbe sentito, fu per loro più intenso di un rintocco di campane.

 

Le labbra morbide e umide si separarono all’improvviso ed entrambi videro negli occhi dell’altro la convinzione definitiva di una scelta.

 

Nessuno dei due avrebbe tradito quegli occhi così pacificamente addormentati, nessuno dei due avrebbe tradito il proprio destino, di moglie e amico. Eppur nessuno dei due avrebbe mai cancellato dai propri sogni quell’attimo in cui il destino era scomparso, in cui erano liberi di agire senza scegliere. In cui gli occhi di un amore impossibile si erano incrociati.

 

 

 

  
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