Fanfic su attori > Johnny Depp
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Autore: Disneyana    08/05/2012    1 recensioni
E se una ragazza con una vita fin troppo ordinaria si trovasse a vivere una serata straordinaria? Se lei, pienamente convinta che un evento del genere non potrà mai più ripetersi, decidesse di non porre alcun freno ai suoi desideri?
Questo è solo l'inizio di un'avventura che porterà la nostra protagonista a scoprire se stessa, un terribile segreto e il vero significato della parola "passione".
"...Combattevo ogni giorno con un forte impulso: quello di fuggire. Fuggire da tutta quella serenità per trovare la capacità di urlare, impazzire, amare e perchè no? anche soffrire. Avevo la costante impressione di vivere come addormentata, i miei giorni erano così uguali, noiosi, insopportabilmente equilibrati. Ecco perchè amavo il cinema: perchè mi portava altrove..."
Se amate Johnny Depp, se vi piace sognare, se vi piacciono le storie con qualche mistero e molto pepe...allora questa è la fanfiction giusta.
Mi raccomando recensite! :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II.Ragazzina
Come previsto quando uscimmo un'ondata di flash ci investì. Le fan urlavano: "Johnny!!!Joooohnny!! Ti amo Johnny!!!" e tra le tante voci ogni tanto sentivo "Ma quella chi è? Non c'era quando sono entrati!E' un'attrice del film?" ed altri ancora "Sarà la sua nuova fiamma?" Tutte queste cose erano statte dette in italiano, perciò Johnny non aveva capito un H. Ma io si. Ad un certo punto venni assalita dai giornalisti, ero stordita e terrorizzata, era come essere mangiati vivi. Ma come faceva lui a sopportare tutto questo quasi ogni giorno?
Ci fu un imbarazzo generale,i giornalisti non sapevano nemmeno cosa chiedermi, la mia presenza era stata del tutto inaspettata, forse per loro era impensabile avvicinarsi e dire  << Scusa tu chi sei?>> Era senza dubbio una situazione buffa. Johnny era divertito. Ad un certo punto una fan urlò un inglese << Johnny!! Who is she? Is she your new girl friend?>> Lui non rispose, finse di non sentire, ma sapevo che aveva sentito poichè se quella domanda era arrivata così chiara alle mie orecchie ,doveva essere arrivata anche alle sue, dato che gli stavo accanto. Non rilasciammo alcuna dichiarazione, poichè quella era una cosa che si faceva sempre nella sfilata iniziale, salii in macchina sospinta da una nuvola quasi tangibile di urla e di flash, mentre Johnny ed il suo bobyguard erano praticamente stati sequestrati dalle fan.
Quando salii sulla limousine rimasi stordita per parecchi minuti. Johnny e la sua guardia del corpo stavano ancora fuori, praticamente braccati dalla folla che sembrava volesse ingoiarli, c’era gente che spingeva da tutte le parti con una certa forza. Nonostante quella sorta di aggressione, Johnny aveva firmato diversi foglietti e foto con la sua faccia stampata sopra, le ragazze del fan club erano scatenatissime , lui era stato  dolce aveva sorriso un po’ imbarazzato mentre quelle gli dichiaravano eterno amore, poi ne aveva abbracciata una che se ne stava immobile guardandolo con la faccia inondata di lacrime. Alla fine il suo body-guard lo aveva trascinato via. Salirono in macchina tra una miriade di urla confuse “woahahhaah!!!Johniiiiiiiiii!!Joooooohnn!!!” e poi “bam” lo sportello si chiuse, l’autista mise in moto e fu il silenzio.
<< Come va Beatrice tutto ok?>> Era stato appena mangiato vivo e chiedeva a me se era tutto ok?
<< Si…Vedo ancora strane scie luminose, credo a causa di tutti quei flash!>>dissi scherzando <<… ma a parte questo e tutto apposto.>> Sorrise e si mise a fissare la strada. Improvvisamente tornai alla realtà, a parte il fatto che non avevo idea di dove stessimo andando, mi ricordai di Carlo che aspettava una mia telefonata, avrei dovuto avvisarlo alla fine del film… << Oh mamma!>> Lo dissi con un tono un po’ troppo agitato, Johnny ed il body-guard si voltarono di scatto a guardarmi.
<< Che succede?>>
<< Io…il mio fidanzato doveva venirmi a prendere…starà aspettando che lo chiami!>> Io ero incerta e impacciata, lui non si scompose mi fissò un attimo e con tono leggero disse:<< Beh, e qual è il problema? Ti accompagniamo noi.>> Si in effetti era logico, era inutile fare venire Carlo. Dato che stavo già in macchina non sarebbe stato un problema per loro scaricarmi davanti casa di zio Alfonso, ma avrei comunque dovuto avvisarlo. Mi guardai le mani ed intrecciai le dita nervosamente, mi trovavo in una situazione a dir poco assurda. Aldilà delle mie mani vidi del pizzo nero…del pizzo nero? I miei vestiti! Li avevo lasciati nello stanzino dalle poltrone rosse…Accidenti.
<< Johnny…>>
<< Dimmi.>>
<< Ho ancora addosso questo vestito. Non mi sono ricordata che avrei dovuto prendere i miei abiti…anche la borsa con il cellulare e tutto il resto sono rimasti là e oltretutto non  mi ricordo nemmeno il nome della via in cui dovreste accompagnarmi…Non ho idea di come arrivarci>> Avevo davvero poco senso dell’orientamento in più non mi ero curata di memorizzare la strada per tornare a casa di zio Alfonso dato che Carlo la conosceva. Feci un’espressione colpevole,
<< Mi dispiace...credo che la situazione in generale mi abbia un po’ sconvolta.>> Lui ci pensò un po’ su.
<< Tranquilla, torneremo a prenderli, non subito però, sarà ancora pieno di gente finiremmo per rimanere bloccati…Facciamo così, vieni con me al post serata, credo che rimarrò un’ora non di più. Poi recupereremo le tue cose. Ti va?>> Si, mi andava dannatamente, ma non potevo, cosa avrei raccontato a Carlo? Sicuramente mi aveva già telefonato tremila volte, sarebbe stato capace di denunciare la mia scomparsa ai carabinieri se non mi fossi fatta viva. Johnny notò la mia indecisione, si  frugò in tasca e mi porse un cellulare.
<< Tieni, telefonagli fatti dire da lui  in che via e a che numero civico accompagnarti e spiegagli la situazione … Poveretto, non deve essere molto bello smarrire la propria ragazza a Venezia!>> Aveva detto l’ultima frase con tono ironico e un sorriso sghembo alla Jack. Presi il suo blackberry senza protestare e composi il numero. Come avevo sospettato Carlo era già in piena agitazione.
<< Pronto?>>
<< Carlo sono io.>>
<< Ma si può sapere dove diavolo sei finita? Sono usciti tutti! E dove hai il cellulare?Ti sto chiamando da mezz’ora. Perchè mi chiami con un numero anonimo?>>
<< Calmo, sto bene. Scusa ma il cellulare non ce l’ho con me. Non crederai a quello che sto per dirti…>> Gli spiegai velocemente il problema del vestito, quello che era successo dopo, dissi che Johnny mi aveva invitata al party post proiezione e che dopo aver ripreso le mie cose mi avrebbe riaccompagnata. Raccontai il tutto con tono entusiasta <<…ora sono su di una limousine con Johnny Depp. Riesci a crederci? Io no!>> Dall’altra parte del telefono nessun entusiasmo, solo un dannato silenzio.
<< Carlo ci sei?>>
<< Purtroppo si.>> Tono asciutto.
<< Come sarebbe a dire purtroppo?>>
<< Non ti è venuto in mente che staremo qui a Venezia per soli due giorni e che se sono venuto era per stare con te?Mi hai chiesto tu di venire! Poi mi pianti qui e ti aspetti pure che mostri entusiasmo perché te ne stai andando ad una festa di attori ubriaconi?>>
<< Carlo mi dispiace, non volevo certo piantarti in asso…ma capisci è successo tutto per caso, queste sono cose che capitano solo nei film! Cosa dovevo fare? Dire “no grazie” e non assistere alla prima?>>
<< E’ esattamente quello che avresti dovuto fare. Evidentemente l’idea di allietare la serata di un attore viziato e tossicomane era irresistibile per te!>> Ma era impazzito? Quando lo zio Alfonso mi aveva dato il biglietto anche lui aveva insistito perché andassi “Sei così appassionata di cinema, è un’occasione da non perdere per te. Cosa vuoi che siano un paio d’ore? Troverò come impiegarle, poi mi racconterai tutto”. Ora invece se ne usciva con quelle frasi.
<< Ma perché ti stai arrabbiando in questo modo? Sai bene che non sarei andata se tu non avessi insistito.>>
<< Ne dubito. Pensi solo a te stessa. Sai che ti dico? Fa come ti pare, va pure alla festa va dove ti pare… anzi va a  quel paese!>> E mi attaccò il telefono in faccia. Fissai per un po’ il cellulare, era un ragazzo calmo in genere, ma quando si arrabbiava(raramente)  tirava fuori tutti gli impulsi repressi e non ragionava più, proprio come stava succedendo adesso, solo che solitamente c’erano delle ragioni logiche alla base. Mi voltai a guardare Johnny che mi stava osservando un po’ accigliato, ero certa che anche se non capiva la lingua si fosse comunque reso conto che qualcosa non andava e infatti:
<< Ci sono problemi?>> Decisi di essere egoista, insomma mi era capitata una fortuna assurda, avevo vissuto una serata da sogno e non avrei permesso che Carlo me la rovinasse così con il suo improvviso attacco di rabbia, a lui sarebbe passato presto, ma io non avrei mai smesso di rimpiangere quell'occasione sprecata. Con tono sicuro risposi:
<< No nessun problema. Andiamo pure al party. >> Johnny non sembrò troppo convinto ma annuì.
Una volta arrivata al party mi resi conto che non avevo idea di cosa fare. Non c’erano giornalisti qui per fortuna, perciò nessuno cominciò a chiedere chi io  fossi, mi parve di capire comunque che le persone presenti avevano tutte collaborato al film, chi come attore, chi dietro le quinte, chi nella fase di distribuzione e post produzione, ovviamente c’era anche chi aveva prodotto, ergo finanziato il film, ergo Johnny. Gli attori protagonisti mancavano probabilmente poiché essendo dei bambini quel party non faceva per loro. C’erano stuzzichini ma soprattutto c’era alcol, mi guardai intorno, tutti avevano un bicchiere in mano. Appena entrati in sala Johnny era stato subito rapito da una donna dentro un abito rosso, la quale non aveva nemmeno notato la mia presenza, io non avevo osato seguirli ed i due si erano diretti verso un gruppetto di persone tra le quali c’era il regista e avevano cominciato a chiacchierare.  Avevo atteso un pò ma quel discorso sembrava infinito. In realtà tutti in quella stanza erano impegnati in una qualche conversazione, tranne io che mi sentivo e in effetti ero, terribilmente fuori posto. Dei camerieri giravano tra le persone tenendo in mano vassoi dove stavano poggiati dei bicchieri con dei drink, ne presi uno. “Accipicchia è forte! Deve essere gin…” ma lo buttai giù comunque. Poco dopo ne presi un altro. Non avevo cenato e quei due bicchierini mi arrivarono dritti al cervello. Mi diressi verso l’uscita per prendere una boccata d’aria. L’entrata del locale dava su un largo cortile rotondo con al centro una fontana, ovviamente l’entrata al cortile era proibita a chiunque non fosse invitato all’evento. Osservai lo zampillare dell’acqua e la mia mente cominciò a vagare…
“Carlo…” ero irritata per il modo in cui mi aveva parlato, aveva detto che pensavo solo a me stessa, mi aveva mandata a quel paese. Cominciai a pensare al nostro rapporto “…stiamo insieme da così tanto…mi sembra un’eternità. Di solito gli innamorati non dicono sempre di sentirsi come il primo giorno? Io no. Io li sento tutti questi cinque anni. Ma perché sono così?”
Lui era stato il mio migliore amico prima di essere il mio fidanzato. Avevo poi scoperto che in realtà era innamorato di me tempo, così una sera Carlo “l’amico” era diventato “il fidanzato”. Era stato bello e rassicurante scoprire l’amore con lui. “Ma l’amore non dovrebbe essere rassicurante! L’amore dovrebbe bruciare, divampare ed anche un po’ spaventare per la sua intensità … o forse è la passione che dovrebbe essere così?” Ogni tanto mi chiedevo se era davvero amore quello che provavo, se magari non era semplicemente un grande affetto. E la passione? Cos’era la passione? Io non lo sapevo. Voglio dire ,mi piaceva fare l’amore, ma non era come lo descrivono nei libri, non avevo mai sentito il desiderio consumarmi, mi ero convinta che tutte quelle cose sull’amore scritte nei libri e raccontate ne i film non esistessero nella realtà.
<< Persa nei pensieri?>> Trasalii e mi girai di scatto cosa che mi diede una lieve giravolta e mi fece oscillare. Sentii due mani forti che mi sorreggevano. << Ehy attenta...>> Lo guardai in faccia e vidi il suo mezzo sorriso ed i suoi occhi neri, lo fissai per un po’ senza sentirmi minimamente in imbarazzo, riflettendo sull'inquatificabilità del fascino di quell'uomo, l’alcol aveva spazzato via la timidezza. Dopo qualche attimo di silenzio sentii la mia voce dire:
<< Credo di aver visto tutti i tuoi film sai? >>
<< Beh spero non ti abbiano annoiata! >> Disse sorridendo. Io continuai col il filo dei miei discorsi.
<< Questo tipo di sorriso, un po’ furbo, un po rassicurante, un po’ ironico…questo tipo di sorriso ,ce l’hanno tutti i tuoi personaggi, ora ho capito che non appartiene a nessuno di loro, appartiene a te ed non riesci a non farlo uscire fuori… E' davvero una bella cosa che tu non riesca a fingere quando si tratta di sorrisi...>> Mi osservò con un’espressione incuriosita inclinando la testa di lato, voltai le spalle  e mi diressi verso la fontana. Mi sentivo ubriaca, mi bagnai i polsi sotto un filo di acqua che usciva fuori da una specie di decorazione a forma di conchiglia. Lui mi raggiunse << Cosa fai?>>
<< Credo di non essere del tutto lucida Johnny…magari così mi riprendo. >>
<< Ma quanti drink hai bevuto? >> Scoppiai a ridere e risposi << Due! Ci credi? Mi sono bastati due drink per vedere il mondo girare attorno…>>
<< Caspita piccoletta, non lo reggi proprio l’alcol! >>
<< Ero a digiuno…>>
 Mi prese per mano. << Vieni con me. >> Mi condusse verso la limousine, la aprì e mi fece sedere nel posto davanti, poi fece il giro della macchina e si mise al volante.
<< Ed il tuo autista  e il tuo body-guard dove sono? >>
<< Li ho mandati a casa, dopotutto so guidare e non c’è più una folla di gente urlante che mi corre dietro. Ora ti porto a mangiare qualcosa così ti riprendi, ok?>>
<< Ma io sto bene! >>
<< Ah si? Allora potresti dirmi che ora segna il led dall’automobile? >> Fissai i numeri, o meglio provai a fissarli perché li vedevo sfocati ed in movimento,infatti non riuscii a decifrare nulla.
<< Mhhh…Ok magari non metto a fuoco alcune cose ma sto bene.>> Lui rise.
<< Anche io tendevo ad alzare il gomito quando ero arrabbiato o a disagio in passato...ora capita ancora ma solo per le cose davvero gravi o davvero belle. Tu perché hai bevuto?>>
<< Per passare il tempo…>> Era la verità o quasi.
<< Capisco. Non c’entra niente la telefonata con il tuo lui quindi?>>
<< No.>> Silenzio. Contai mentalmente: uno, due, tre, quattro….venti…trenta… Ancora silenzio. Qualcosa si mise ad urlare dentro il mio cervello e di nuovo  la mia bocca parlò senza che l’autorizzassi a farlo
<< Mi ha fatta arrabbiare, eppure non è a causa sua che ho buttato giù quei drink, ero là e non sapevo che fare, stavo ad osservare la gente … non pensavo che due bicchieri potessero darmi alla testa, c’è anche da dire che non sono una grande bevitrice. Comunque non credo che arriverei mai ad ubriacarmi per lui , per Carlo… Non l’ho mai fatto e non lo farò.No, decisamente. >>
<< Quindi se non per amore, per cosa ti ubriacheresti? Solo per noia?>>
<< Io non ho detto che non mi ubriacherei per amore, ho detto che non lo farei per lui.>> Nonostante l'ubriacatura mi resi conto del significato delle parole che avevo appena detto e maledissi la mia linguaccia.
<< Quindi non lo ami. Perchè ci stai allora?>>
Sospirai tra me e me, con voce strascicata risposi << Non lo so più... non lo so se lo amo e di certo non so perché diavolo sto pensando proprio sta sera a queste stupide cose! E’ stata una serata così bella , me la sto rovinando con i pensieri …>> d’un tratto mi sentii poco stabile, ancor meno di prima << …oddio mi gira tutto! >>
<< Abbi pazienza siamo quasi arrivati …>> Lo disse afferrandomi una mano.  Mille brividi corsero su dal mio braccio, mi voltai a guardarlo, era bello, terribilmente bello, gli occhi fissi sulla strada, il  profilo perfetto.
<< Ti starai facendo una pessima idea di me…sto con un ragazzo senza sapere se lo amo… mi ubriaco come una stupida senza nemmeno volerlo…>>
Mi interruppe << Vuoi sapere quello che penso di te?>> Mi lanciò un’occhiata veloce << Sarò sincero. Tu hai una maschera, anzi hai molte maschere… come tutti del resto, ma nel tuo caso la cosa è tragica, perchè la gente di solito si affeziona alle proprie maschere, sono una protezione dal mondo, tu invece mi dai l'impressione di odiare la tua maschera...è questa la tragedia: perchè se odi la tua maschera vuol dire che non sei stata tu a costruirla, dunque non sei libera. Credo ci sia in te una gran voglia di rompere gli schemi, una gran voglia di essere libera e fare follie ma non ci riesci… Tu non vuoi essere la guida del paradiso di Dante, cara Beatrice, piuttosto vorresti fare un giro tra i gironi dell’inferno, ma non ne hai il coraggio. Almeno per ora. Sbaglio? >>
<<  No…>>

Nei minuti successivi regnò il silenzio in macchina, mentre la testa girava, le sue parole continuavano a risuonarmi nelle orecchie “…tu non vuoi essere la guida del paradiso di Dante, cara Beatrice, piuttosto vorresti fare un giro tra i gironi dell’inferno…”, nessuna descrizione avrebbe mai potuto essere più azzeccata.

Arrivammo davanti un lussuoso Hotel, io scesi  e lui mi condusse dentro, si diresse verso l’ascensore. Ultimo piano. Passò una scheda sulla serratura della porta e quella si aprì. Dentro era enorme, non ebbi modo di focalizzare bene il tutto ma c’era una grande prevalenza di rosso e colori scuri … non mi piaceva molto.
<< E’ tutto bordeaux qui dentro…sembra la tana di un vampiro ricco.>> Ancora una volta esprimevo un pensiero senza alcun filtro.Ma perché non tenevo a freno la lingua? Lui si mise a ridere.
<<  Credo di essere un vampiro ricco allora! Ho scelto questo Hotel proprio perché mi piacevano i colori di questa suite.>> Prese il telefono della camera : << Chiamo per il servizio in camera. Cosa c’è di pronto nelle cucine? Mmhhh, no, non mi piace, vuol dire che aspetteremo. Portatemi su pasta e ragù e…non so, bistecca di maiale, ben cotta. Per due persone, si. Da bere… acqua minerale e vino rosso, Chardonnè…D’accordo…Si. Ok. Ah e…il dolce del giorno? Sorbetto alle fragole? Va bene quello. Grazie.> Riattaccò. Io nel frattempo mi ero seduta su una poltrona bordeaux. << No,no, no, alzati cenerentola, così finirai per stare peggio. Vieni ti ci vuole aria fresca…>> Mi condusse sulla terrazza, la vista mozzava il fiato. << Wow! E’ una cosa meravigliosa…>>  esclamai. Dopo un attimo di silenzio lui chiese:
<< Toglimi una curiosità Beatrice, perché reputi la tua vita noiosa? >>
<< Perché lo è. >>
<< Lo è? >> Perché ne capisse il motivo dovevo raccontargli qualcosa e così mi misi a parlare senza riflettere troppo e con estrema sincerità.
<< Sono figlia di un medico, non siamo ricchi ma stiamo abbastanza bene. Mia madre non lavora, ma passa il tempo in alcune associazioni di volontariato, non credo lo faccia per carità cristiana, penso lo faccia per non annoiarsi troppo… Comunque siamo ben visti da tutti. Per quanto riguarda me, a scuola sono sempre stata brava e non ho mai fatto casini…non ho mai cercato molto i ragazzi, non ho mai sentito la necessità di avere mille storie, ho avuto solo un fidanzato prima di Carlo, ma è durata poco e nessuno è venuto a saperlo. Non ho mai distrutto la macchina di papà, non sono mai stata vista drogarmi o fumare, non ho mai fato niente che fosse contro le regole…Non ho nemmeno mai marinato la scuola! se non volevo andare, se ero impreparata lo dicevo chiaro e tondo ai miei e rimanevo a casa. I miei genitori mi hanno sempre dato piena fiducia ed io non ho mai voluta tradirla facendo stupidaggini, tranne una volta: al liceo ho stretto amicizia con un gruppetto di ragazzi appartenenti a famiglie non esattamente per bene…che cosa vuol dire poi “per bene” ti giuro che non lo so. Ero attratta da questi ragazzi,avevano il coraggio di fare ciò che volevano, erano più irresponsabili di me, non li frenavano i sensi di colpa,  è stato il periodo migliore che ho passato, con loro ero perfettamente a mio agio. Una sera abbiamo rubato una barchetta e ce ne siamo andati in giro, birre, erba, chitarre e tante risate, la mattina abbiamo riportato la barca e nessuno si è accorto di nulla. La notte più eccitante della mia vita! Ed è tutto dire, dal momento che ho ventiquattro anni e non ricordo una sola altra serata altrettanto bella… Comunque, quando mio padre ha scoperto che frequentavo quel gruppo,  me lo ha vietato,  abbiamo litigato furiosamente, è stata l'unica volta che ho ricevuto una schiaffo, per un po’ ho continuato a cercare i miei amici di nascosto, ma loro si sono sentiti offesi e con tutte le ragioni, quando mia madre ha messo in giro la voce che li frequentavo per opera di volontariato, per riportarli sulla dritta via! Buah!La dritta via!!Ma ci pensi? Non ho parlato con mia madre per due mesi. Ad ogni modo la gente si è bevuta quella fandonia ed io ho perso gli unici amici che mi facevano sentire libera, me stessa e soprattutto viva! Sono la figlia perfetta di genitori perfetti con un fidanzato premuroso e perfetto,  o almeno questo è quello che si vede dall’esterno… Penserai che sono un’ingrata…ma sono stanca di tutto questo.  Mi sento soffocare, ho l’impressione di vivere una vita che non è la mia. Io non sono perfetta, per niente! Sono terrorizzata da tutta questa normalità. Sto facendo la mia tesi di laurea, Carlo si è laureato da poco e sta cercando lavoro, so che quando lo troverà  tutti si aspetteranno che mi sposi…è come se tutto fosse già scritto, la mia vita decisa. Vivo nell'angoscia, ho sempre voglia di urlare…urlare e urlare fino a svuotarmi! Devo avere qualcosa che non va… Tutto quello che per la gente del mio paese è normale e giusto, a me sembra ridicolo, è ridicolo che la massima aspirazione delle donne debba essere mettere su famiglia, è ridicolo comprare abiti firmati per cifre esponenziali, quando con la stessa cifra si potrebbero nutrire dieci bambini africani, è ridicolo avere case enormi piene di televisori al plasma in modo che ognuno possa stare per i fatti propri e vedere ciò che gli pare dimendicandosi del resto del mondo, la società è stupida, le sue consuetudini sono stupide. Faccio ciò che è necessario fare e giorno dopo giorno mi rendo conto che non so niente della vita: non ho mai pianto così forte da disperarmi, ne tantomeno riso così tanto da piangere … non ho mai sentito passione per nulla e non so cosa sia il desiderio, quello che ti consuma e che ti nutre allo stesso tempo... Per questo amo il cinema ed i libri, perché i film ed i libri mi mostrano cose che altrimenti non potrei mai vedere o provare… perché io sono sempre ferma allo stesso punto, sono come morta e non lo sopporto!! >>
 Lo guardai con gli occhi gonfi di lacrime, per un attimo mi sfiorò il pensiero che non avrei dovuto dire certe cose ad un perfetto sconosciuto, ma quest’idea fu annullata da una realtà: dopo quella sera non l’avrei più rivisto, dunque non avrei dovuto provare imbarazzo per quello sfogo.
<< Non hai niente che non va, sei solo nata con la consapevolezza che la vita, quella vera, non è materialità, ne tanto meno un insieme di regole, devi ritenerti fortunata, c'è chi impiega l'esistenza a capirlo e c'è anche chi non lo capirà mai. Dovresti però trovare il coraggio di far emergere nelle tue azioni ciò che pensi, perchè se stai così male dentro la tua pelle, è solo per il fatto che continui a fare ciò che dettano le regole sociali che odi tanto .>> Rimanemmo un pò in silenzio. Poi gli dissi:
<< Credo che questa sia la seconda serata più eccitante che ho vissuto, dopo quella in barca…>>Lui mi sorrise  e scherzò:<< Dunque mi metti al secondo posto? >>
Non risposi,   ancora una volta ero ipnotizzata dai suoi occhi, dalla sua sola presenza, mossa da una forza superiore ed ovviamente dall’alcol , sollevai una mano e gli accarezzai il viso. Percorsi il suo profilo con la punta delle dita: sfiorai la fronte, segui la forma di quel naso perfetto ed arrivai alle labbra…Ne disegnai il contorno con l’indice mentre lui stava immobile con una sguardo strano e intenso, così intenso da scuotermi tutta… Quei brividi, l’incapacità di controllarmi… era questo che si provava quando si desiderava un uomo? Lui afferrò la mia mano e mi baciò la punta delle dita con le quali lo avevo accarezzato. Fu come stare su un ottovolante. Mi girava la testa ma non era solo l’alcol a farmi quell’effetto adesso, era soprattutto lui.
<< Credo che tu sia appena balzato al primo posto… >> Ma che cosa diavolo stavo dicendo? Una sfacciata, ecco cos’ero. Gli si dipinse in viso un sorriso lieve.  Si avvicinò ancora, sentivo il suo corpo sfiorare il mio e ancora brividi, calore,il vuoto,la fame, la sete… i suoi occhi non si staccarono dai miei per un po’, poi si spostarono sulla mia bocca. Pensai che mi avrebbe baciata, desiderai che lo facesse. Non avevo mai desiderato così tanto che qualcuno mi baciasse.
“Toc, toc!”Era il dannato servizio in camera. Ma lui non si mosse, rimase dov’era mi guardò di nuovo negli occhi con il suo sorriso inconfondibile << Ti bacerei ragazza di Dante se tu non fossi ubriaca… >> Scintille, fuochi d’artificio, il caos nella mia testa… la mia voce che diceva << Io non sono ubriaca… >> Quegli occhi neri, mi fissavano, sorridevano. Per una volta ero io la protagonista del film. << Ah no? Ora io apro la porta al servizio in camera e tu ceni. Se quando avrai finito sarai della stessa idea… >> piccola pausa, sorriso furbo alla Jack << …se sarai della stessa idea allora ti bacerò.>> Rimasi un attimo la come una stupida cercando di tirare dei respiri profondi e mettere ordine nei miei pensieri, ma sentivo ancora il suo sguardo accarezzarmi le labbra. Poi si diresse verso la porta lo osservai, vidi il cameriere andare via, lui si voltò nella mia direzione facendomi cenno di raggiungerlo. Anche lui cenò con me, la pasta era buona. Man mano che mangiavo riacquistavo lucidità, lentamente cominciai a rendermi conto di quello che stava accadendo, l’ubriacatura mi aveva fatto vivere il tutto con un senso di irrealtà, ora che la testa non girava cominciavo a capire di aver combinato un guaio. Arrivata al sorbetto ero del tutto lucida e del tutto imbarazzata. La testa mi faceva male e la bocca che prima aveva parlato fin troppo, adesso era incapace di proferire sillaba. Lui finì di cenare, prese una sigaretta e si diresse verso il terrazzo. Rimase lì a fumare mentre io seduta dentro ricomponevo i pensieri. Cercai un orologio, erano le due di notte.  La situazione era questa: il mio cellulare era ancora dove lo avevo dimenticato,il mio fidanzato non aveva idea di dove fossi,  avevo addosso quel costosissimo abito, fuori uno degli uomini più affascinati del mondo (dopo quella sera ero certa che fosse il più affascinante di tutti) stava fumando. Cercai di ricordare dove abitava zio Alfonso … Alla fine durante la telefonata non lo avevo chiesto a Carlo.
Johnny finì la sua sigaretta e tornò verso di me. Mi si sedette di fronte e mi fissò senza dire niente, stava aspettando qualcosa. Mi ricordai della promessa di poco prima “…se dopo sarai della stessa idea, allora ti bacerò”. Mi sentii avvampare ed abbassai lo sguardo. Lui capì, si alzò e disse << Per recuperare le tue cose temo sia un po’ tardi, posso fartele avere domani. Per il momento posso solo accompagnarti a casa.>>
<< Potrei fare un’altra telefonata prima?>>
<< Certo.Usa pure il telefono della camera.>> Composi il numero di Carlo, mi rispose la segreteria. Accipicchia aveva spento il cellulare! Ed ora dove potevo andare? Non avevo soldi ne documenti con me, non potevo nemmeno prendere una stanza da qualche parte. Avrei dormito su una gondola? “Sforzati Beatrice, sforzati…dove  abita Alfonso? Dai devi pur aver visto il cartello con il nome della via…almeno di sfuggita!” Niente, non lo sapevo.
<< Johnny, la prima volta che ho telefonato a Carlo…lui si è arrabbiato, mi ha attaccato il telefono in faccia e non ho avuto modo di chiedergli in che via abita suo zio…Volevo chiamarlo adesso, ma ha spento il cellulare e… >>
<<  E tu non ricordi minimamente dove dovrei accompagnarti.>>Feci di si con la testa mentre lui mi fissava ironico. Che situazione assurda ed imbarazzante. Non disse nulla e si diresse verso la stanza accanto, dove doveva esserci la camera da letto. Tornò con una camicia a quadri in mano. << Questa dovrebbe andarti bene, puoi usarla come pigiama, piccola come sei ci nuoterai dentro. Che ne dici?>> Mi stava dicendo che potevo dormire la ed io non ero certo nella posizione di poter rifiutare, avrei dovuto prendere la camicia e ringraziarlo, ma temporeggiai, lui la interpretò come un’incertezza :<< Tranquilla non farò quello che ho detto prima...>>lo disse serio, ovviamente si riferiva al bacio, la mia faccia probabilmente cambiò mille colori mentre dicevo: <<  Oh no. Io… non ho certo paura di questo…sono io che devo scusarmi, per la troppa confidenza che mi sono presa…>>
<< Scusati piuttosto per aver cambiato idea…non è stato bello scoprire che la tua…la tua attrazione nei miei confronti, era solo un effetto del gin…>> lo disse con un sorrisetto beffardo. Diceva tutto in modo ironico ed io non riuscivo a capire se pensasse davvero quelle cose o se stesse soltanto cercando di mettermi in imbarazzo. Mi resi conto che l'ubriacatura non c'entrava niente, io ero attratta da lui, molto attratta, l’unico merito che il gin aveva  era di aver spazzato via la mia timidezza, che adesso invece era tornata all’attacco e mi impediva di pronunciare frasi di senso compiuto. Avrei voluto dire “Non era effetto del gin, tu mi fai quell’effetto anche ora… ” ma una ragazza per bene non parla così, perciò risposi : <<  La camicia andrà benissimo… ti ringrazio. >> Lui sorrise ancora scuotendo la testa, avevo praticamente ignorato la sua ultima frase e risposto alla domanda di prima, chiesi dov’era il bagno ed andai a togliermi quel dannatissimo abito che mi stava soffocando. Ne uscii poco dopo con la sua camicia addosso ed i piedi scalzi. Mi arrivava a metà coscia, le maniche mi stavano lunghissime e le avevo quindi arrotolate, conciata in quel modo ero ancora più in imbarazzo di prima. Mi guardai intorno e mi resi conto che in quella stanza c’erano quattro grosse poltrone bordeaux, un tavolino al centro e nessunissimo divano. Non importava; avrei dormito su di una poltrona.
<<  Mhhh..Ti sta bene la mia camicia!  >> Scoppiò a ridere. Stava seduto all’ingresso del terrazzo con una chitarra in mano.Mi voltai nella sua direzione.
<<  Grazie davvero eh! Come se non avessi accumulato già abbastanza momenti imbarazzanti per oggi…>> Lo dissi scherzando ma era la sacro santa verità.
<<  Puoi andare a letto se vuoi, io rimango ancora un po’ qui. La camera è di la.>> Me la indicò.
<<  Sei gentile, ma io mi sistemerò su una di queste poltrone.>>
<<  Caspita, devo farti davvero paura! Il letto comunque è enorme, non noteresti la mia presenza. >>   Mi squadrò dalla testa ai piedi con una faccia divertita.
Sta volta senza pensarci esclamai << Non mi fai per niente paura. E’ solo che ti ho disturbato abbastanza per oggi, fregarti perfino il letto mi sembra un po’ troppo…>> Fece spallucce e poi concentrò l’attenzione sulla sua chitarra e si mise a suonare. Mi sedetti accanto e lo osservai. Era troppo bello…Ripeto:TROPPO! Si era tolto giacca e gilet,i capelli erano scomposti, i primi bottoni della camicia bianca aperti. Le sue mani si muovevano agili sulle corde, non conoscevo la melodia che stava suonando, ma mi piaceva. A brano finito si tirò indietro i capelli e si rivolse a me  scherzoso << Allora non  mi fai l’applauso?>> Glielo feci sorridendo
<<  Mi hai incantata! >>
<< Grazie.>> Aveva il sorriso più bello del mondo e non so come mi ritrovai  a dirgli: << Non capisco come la proprietaria di quell’abito possa aver preferito andare da qualche altra parte, piuttosto che venire alla prima con te! >> Ero sincera, insomma era l’uomo perfetto e una qualche cretina lo aveva snobbato,mi aspettavo un’espressione compiaciuta come risposta alla mia frase, ma con tono inaspettatamente amaro rispose:
<< Evidentemente, la proprietaria dell’abito, ne aveva abbastanza di prime con me.>> Fece una pausa, sembrava pensieroso, era lontano mille anni luce dal mondo. Poi tornò con i piedi a terra ed indossò nuovamente la sua maschera sarcastica << Tu non sei una che legge i rotocalchi vero?>>
<<  No…Perché dovrei sapere qualcosa?>>
<< Fai bene a non leggerli, è tutta merda… Comunque no ragazzina, non c’è niente da sapere….>> Strimpellò qualche nota.
<< Non chiamarmi ragazzina.>> Smise di suonare e mi fissò divertito. << E perché? non lo sei forse?Non voglio certo offenderti, ma se davvero hai provato così poche emozioni nella vita, allora hai una lunga strada da fare…>>
Era la verità, ma non sopportavo che parlasse in quel modo, l’uomo di mondo che guardava dall’alto in basso la ragazza con poca esperienza. Un fatto era che fossi io a dirlo, ben altra cosa era sentirmelo dire. Il mio lato irascibile venne fuori << Se tu non fossi stato così tanto gentiluomo prima, forse adesso questa ragazzina avrebbe un’esperienza in più nel suo bagaglio di vita!>> Ma cosa diavolo stavo dicendo?? STUPIDA, STUPIDA, STUPIDA! Mi osservò sorpreso, poi la sua smorfia divenne un’espressione divertita.
<< Non provocarmi… perché adesso sei perfettamente lucida e quindi non sono tenuto a comportarmi bene.>> Lo diceva in tono scherzoso e minaccioso ed in tono altrettanto scherzoso e provocatorio dissi:
<< Sono solo parole!>> Posò la chitarra di lato e si alzò, mi si piantò davanti ,mi afferrò entrambe le mani tirandomi su dalla poltrona con uno strattone. Rimase li fermo a guardarmi a pochi centimetri  da me, sorrideva, sostenni lo sguardo con un’espressione divertita. Ma a poco a poco qualcosa cambiò, lui si fece serio ed i suoi occhi si accesero di una luce strana e sensuale,  non stava più scherzando, di nuovo l’imbarazzo ebbe la meglio, senza rendermene conto abbassai gli occhi. Questa volta ero sobria, ma dentro di me si agitavano comunque le fiamme dell’inferno. Mi afferrò il mento e mi sollevò il viso
 << Se sfidi qualcuno, dopo non distogliere lo sguardo ragazzina…comincia con l’imparare questo...>>. Aveva ragione. All’inizio feci quasi violenza a me stessa per riuscire a non spostare più gli occhi, ma dopo un po’ divenne facile, anzi la situazione si capovolse e divenne impossibile sfuggire a quegli occhi neri. Non mi stava nemmeno sfiorando eppure avevo brividi lungo tutto il corpo e sentivo di non potere nemmeno muovermi. Mi guardava gli occhi e poi le labbra e poi ancora gli occhi … Stava giocando o mi avrebbe baciata sul serio? Inclinò un po’ la testa come se stesse finalmente per farlo, sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Mi prese una mano, intrecciò le dita alle mie e poi disse << Accarezzami… come hai fatto prima,  vediamo se eri tu o se erano i drink a muovere le tue mani …vediamo se riesci a fare quello che vuoi...>> Lo aveva detto con una voce bassa e vibrante, mi sentivo svenire, ma non avrei ceduto, era una sfida. Avvicinai la mano al suo viso ed accarezzai quegli zigomi perfetti, aveva il sorriso stampato in volto, ma i suoi occhi erano carbone ardente. Mi passò una mano attorno alla vita e mi attirò a se. Pensai che il mio cuore sarebbe schizzato fuori dal petto da un momento all’altro, tanto batteva forte. Gli accarezzai le labbra come avevo fatto prima, avevo il volto in fiamme, ma non avrei smesso, non avrei ceduto. Il suo sorriso si distese un po’ di più e gli occhi gli brillarono, riprese la mia mano ed intrecciò nuovamente le dita con le sue. Si avvicinò ancora di più, in un soffio disse :
<<  Lo vuoi davvero o vuoi solo vincere una sfida?>>
 Lo volevo, lo volevo dannatamente, la mia testa diceva: “Non lo rivedrai più … non lo verrà a sapere nessuno. Accipicchia Bea, nessuno ti ha mai fatto sentire come adesso … vuoi davvero rimanere con questo rimpianto?” No, non volevo. Eppure ero lì bloccata, inibita, muta. Lui allentò la presa e si sciolse dall'abbraccio.
<<  Se non hai nemmeno il coraggio di dire ciò che vuoi ad alta voce, la tua vita non cambierà ragazzina.>>
 Stava per tornare verso la poltrona ma gli presi una mano per fermarlo, mi guardò sorpreso. Al diavolo la timidezza, fanculo ai perbenismi.
<< Non voglio vincere nessuna sfida…>> feci un respiro profondo <<… voglio solo che mi baci.>>
Non credevo di essere riuscita a dirlo. Sorrise di un sorriso dolce, si avvicinò piano,dopo un attimo che sembrò interminabile, sentii le sue labbra posarsi sulle mie,morbide calde … chiusi gli occhi, dimenticai chi ero e dove mi trovavo, dimenticai tutto. Mi strinse, sentivo il suo corpo i suoi muscoli ,avevo voglia di accarezzarlo, passai un braccio intorno al suo collo, dovetti stare in punta di piedi per riuscirci, gli accarezzai la nuca la schiena. Ero incapace di pensare, incapace di frenare le mie mani, il suo sapore, il suo odore mi facevano impazzire. Sentii che si accendeva di desiderio, il bacio divenne più intenso, passionale, quasi brutale. La sua lingua mi accarezzava e divorava al contempo. Non ero mai stata baciata così. Cominciò ad accarezzarmi,non c'era violenza ne invadenza in quelle carezze, era come se cercasse di non esagerare, scese con le mani lungo i miei fianchi, si intrufolò sotto la camicia e quelle dita abili da chitarrista cominciarono a sfiorarmi la schiena facendomi tremare di piacere. Non avrei mai pensato che delle carezze tanto delicate potessero eccitarmi a tal punto. Mi strinse di più, sempre di più … Mi trascinò nella stanza accanto senza smettere di baciarmi, un passo dopo l’altro mi ritrovai sopra il letto con lui sopra di me. Gli sbottonai la camicia e posai le labbra su quel petto liscio, anche il suo cuore batteva forte. Lo guardai negli occhi lui mi accarezzò il collo e salì fino al mio viso posando il pollice sulle mie labbra.
<< Dobbiamo fermarci ragazzina… >> Aveva la voce roca. Non credevo alle mie orecchie. “Dobbiamo fermarci?” Io non volevo fermarmi.
<<  Perché?>>
Tirò un respiro profondo e si mise accanto a me nel letto.
<< Perché… Vediamo un po’… Innanzitutto perchè ho il doppio dei tuoi anni e se ho ben capito tu hai fatto l’amore solo con quel tuo ragazzo fin ora e anche se non lo ami hai intenzione di continuare a starci. Io domani prenderò un volo per Los Angeles, non mi vedrai più, non ti vedrò più. Non è così che deve essere. Io ho capito cosa vuoi fare: tu ti stai lasciando andare così con me, proprio perché non mi vedrai più, proprio per poter dimenticare subito dopo e tornare alla vita che odi tanto. Farai come se nulla fosse accaduto domani, questa notte sarà uno dei film che guardi, distante e irreale.  Mi dispiace ma io non ci sto.>> Mi sentii avvampare, già era stato difficile confessare che desideravo i suoi baci, ma ancora più umiliante era venire rifiutata in quel modo.
<< Perchè mi hai baciata allora?>> Dissi senza riuscire a guardarlo in faccia.
<< Ho giocato  a provocarti, ma non credevo che avresti trovato il coraggio per chiedermelo.Invece lo hai chiesto e allora...beh lo sai.>>
Ora si che mi sentivo davvero umiliata. Ero inchiodata a quel letto, lo  sguardo piantato a terra, gli avrei dato uno schiaffo se solo fossi riuscita ad uscire da quello stato.
<< Prendimi pure per un'ingenua quando ti dico che un attimo fa non mi sei sembrato affatto restio a soddisfare la mia richiesta. Però devo ammettere che hai indovinato le mie intenzioni, io dimenticherò domani, domani tutto questo sarà distante è irreale. In fondo penso che farai la stessa cosa anche tu. >>
<<  A quanto pare dimentichi la timidezza quando ti arrabbi. Comunque, tanto per chiarire ragazzina, io non ho detto che non volevo baciarti, ho solo detto che non l'avrei fatto se tu non l'avessi voluto. Per quanto riguarda il dimeticare, ti sbagli, io non mi dimenticherò di te ed è per questo che non voglio essere dimenticato, non so che idea ti sei  fatta, ma sappi che in genere non mi metto in queste situazioni con ragazze appena incontrate. O almeno è dall’adolescenza che non lo faccio più ed è ovvio che ne è passato di tempo dall’adolescenza.>>  Il suo modo schietto di parlare aveva la capacità di farmi arrabbiare come una furia e addolcirmi un secondo dopo.
<<  E perché lo hai fatto con me?>>
<<  Perchè la parte di te che sta sotto la superficie mi attrae e incuriosisce… ogni tanto viene fuori, ma è un attimo, poi ti spaventi e torni dentro quegli schemi che odi, ti offendi, ti chiudi smetti di essere sincera e non ti lasci andare a te stessa… sarebbe bello rincontrarti il giorno che riuscirai a farlo. Se ti rincontrassi quel giorno …>> fece una pausa mi squadrò dalla testa ai piedi con lo stesso sguardo caldo di prima.
<<  Se mi rincontrassi quel giorno cosa?>>
<<  …se ci rincontreremo lo scoprirai…>> Fece un sorriso << …ora dormi ragazzina…>>
 Mi raggomitolai su me stessa ed il sonno mi portò via.
  
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