Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: indiceindaco    10/05/2012    3 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IV. Il linguaggio del corpo

""Life is too important

to be taken seriously"

O. Wilde

 

Il luccichìo al suo polso non mentiva: erano le 21.35, quando Blaise varcò la soglia di Malfoy Manor.

Attraversò a passo sicuro il ballatoio, lasciando l'ampia scalinata alla propria sinistra, ed entrando nel salone.

Blaise si stupì di quanto quel posto fosse rimasto sempre uguale: i tappeti che trasudavano lusso, il parquet lucido, i commodes adornati d'intarsiature in bronzo*, addossati alle pareti ricoperte di arazzi e quadri.

Riconobbe la console* con le rifiniture in argento, nell'angolo, dallo specchio infranto e dal marmo spaccato, mai riparati, retaggio di una discussione accesa di molti anni prima.

Le ampie poltrone di pelle, rigorosamente capitonné*, i cuscini troppe volte smacchiati dal sangue, la duchesse*, postazione favorita di Blaise ed il caminetto sempre acceso.

Un focolare freddo per un posto così grande e vuoto.

I soffitti alti e le candele, tremuli astri, che fluttuavano intorno a scintillanti cristalli fissati al soffitto, distribuendo una luce soffusa e familiare.

Era come essere a casa.

-A che devo la visita?

Draco, abbandonato sulla poltrona, gambe accavallate, il dito indice della mano destra fra le pagine di un polveroso libro appena socchiuso, la mano sinistra arrampicata su un calice, lo guardò.

Non si poteva scorgere stupore sul suo viso, né piacevole sorpresa, sebbene la voce l'avesse tradito.

In lui, Blaise, non riconosceva nulla di quel bimbo vivace e spavaldo che aveva conosciuto tredici anni prima.

-Solite storie, Draco…- rispose Blaise, neutro.

-Ah, quindi: pour parler!- disse Malfoy, sfoderando uno dei suoi sorrisi in tralice. -Accomodati, no?

Blaise lo raggiunse e si stravaccò sulla duchesse, che occupava una posizione centrale.

-Sono stanco morto. Oggi al San Mungo ho dovuto assistere un Guaritore che era alle prese con una vecchietta spezzata durante una smaterializzazione, poi un bambino pestifero che si divertiva con la magia involontaria, poi un tipo con ustione e…

-Blaise, non sarai venuto per annoiarmi a morte!

Blaise rise, perché non aveva voglia di raccontare la propria giornata e perché, come sempre, Draco lo sapeva bene.

-100 punti, Signor Malfoy.- disse sorridendo.

Draco alzò un sopracciglio, stringendo le labbra, lasciò scivolare il libro sul dumb waiter* accanto alla poltrona, e recuperando la bacchetta richiamò un gemello del proprio calice.

-Fire Whiskey, comme d'habitude.- disse porgendogli il liquido ambrato.

A Blaise faceva sorridere quel modo di Draco, di rispolverare quel francese sgangherato, solo perché era con lui che stava parlando, quasi a prenderlo in giro per le sue origini.

-Immagino tu sia qui per parlare di me…

-Abbiamo mai parlato d'altro?- ironizzò Blaise.

-Mi ferisci così!- finse Draco, portando una mano sul petto con fare melodrammatico.

-Quindi oggi…prima lezione.- disse vago Blaise, per prenderla alla larga, nonostante sapesse quanto Draco non morisse dalla voglia di raccontare.

-Blaise, sintetizziamo il tutto: sono arrivato in ritardo, Thompson non aveva alzato troppo il gomito ieri e quindi sì, sono nello stesso gruppo di Potter…

A quelle parole, mentre perdeva lo sguardo nel whiskey, a Blaise venne da ridere: la faccia di Draco, una volta letta la comunicazione del Capo Auror del giorno prima, non l'avrebbe dimenticata.

-E sono in coppia con quell'inetto.- concluse Draco.

Deglutire era diventato particolarmente difficile, dal momento che Blaise stava ridendo sul serio, e dopo una lunga sorsata.

-Nel senso che…- disse, una volta ch'ebbe portato a termine l'impossibile impresa.

-Nel senso che Harry, Sfregiato, Smidollato, Potter, sarà il mio partner…per tutto l'anno.- concluse mestamente Draco.

-Ah, si spiegano tante cose…- rifletté Blaise. -Tipo il tuo malumore, quel vecchio libro e il Fire Whiskey. 

Draco roteò gli occhi.

-Ho forse delle alternative?

Blaise si tirò su, puntellandosi su un gomito.

-Hai sempre avuto delle alternative- disse serio, fissando i propri occhi in quelli di Draco.

Draco si rabbuiò e  disse:

-Intendi l'eliminazione fisica? Eh ma sarebbe omicidio colposo preterintenzionale…

-Sono serio, Draco.

All'affermazione di Blaise, con un ghigno, il più giovane dei Malfoy vuotò il bicchiere.

-Oh già, come ho fatto ad essere così sconsiderato…avrei potuto fare Medimagia!- disse con una punta di veleno, una volta che il bruciore del whiskey appena tracannato si placò. 

Lo sguardo di Blaise non s'era perso neppure una sfumatura del volto di Draco.

-Avresti potuto fare quello che volevi, ad esempio. Una volta parlavi di diventare un pozionista, ricordi?

L'altro si alzò, felino, e Blaise non si lasciò sfuggire il movimento delle sue mani, ora libere e serrate a pugno.

Con due falcate, il ragazzo, fu vicino al camino.

-Sai benissimo che non ho avuto scelta.- dice infine, con un sospiro.

-Non mentire a te stesso. Non ti sei mai fatto problemi, in tal senso. Se un'occasione non si presentava, eri tu a crearla.

Draco sollevò lo sguardo, sui tizzoni ardenti, e Blaise studiò il suo profilo.

-Ti rendi conto che hai barattato il tuo futuro? Per cosa? Cinque anni!- disse duro Zabini, con un tono che mai avrebbe rivolto a quello che per lui era un fratello.

-Sarebbe rimasto ad Azkaban per trent'anni.- rispose quieto Draco. -Al Ministro non interessano i galeoni, e dire che sono stato anche generoso. 

Fece una pausa.

-Quando sono andato in quel sudicio ufficio, ho fatto la mia offerta. Shacklebolt non è stupido, Blaise. Ed alla fine è stato lui a comprarmi: una carriera da Auror, in cambio di una riduzione della pena per mio padre. 

-Ti sei venduto per cinque anni, è questo che non mi torna. E per Lucius, che non è mai stato un padre. Scusami se sono davvero perplesso, Draco!

L'interessato si voltò, lo guardò intensamente.

-Mio padre merita di marcire ad Azkaban, se non altro per le sue mancanze.- disse, con una serietà che non gli apparteneva. 

Blaise strabuzzò gli occhi incredulo. Aveva temuto di aver colto il filo conduttore di tutto, già da quando Draco gli aveva dato la notizia del test d'ammissione, ma quell'amara ed aperta critica al padre, tra l'altro una delle poche che Draco avesse mai fatto, confermò qualsiasi dubbio.

-Non è per lui che l'ho fatto, Blaise. Ma per mia madre.

Di quel bimbo di tredici anni prima, in quell'istante Blaise ne fu sicuro, non era rimasta che una cosa: l'amore morboso per la madre.

Ora come allora, Draco avrebbe fatto di tutto per vedere gli occhi di Narcissa su di sé, per un sorriso della donna, per una carezza, per renderla fiera, orgogliosa…felice.

-Non è facile vederla in quello stato. L'esaurimento magico, il rifiuto per il cibo, le cure e poi l'incidente... E solo perché le manca.- continuò Draco.

-Sì, ma…- tentò con convinzione Zabini, scacciando le immagini di quella notte tremenda. La notte dell'incidente.

-Niente ma. Non ho avuto le carte giuste, Blaise. Mi rifarò alla prossima mano. Te l'ho detto: non ho avuto scelta.

Calò un profondo silenzio fra i due, Draco tornò a sedersi, mentre l'altro beveva l'ultimo sorso rimastogli.

-Con Potter come la metti?- disse infine Blaise, dopo quella che gli parve mezz'ora.

Il ghigno di Draco rispose per lui, e fu molto eloquente.

 

***

 

-ERO PREOCCUPATA A MORTE! E SE TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA A LEZIONE?! COSTA TANTO UN GUFO?!

Era decisamente troppo per i cinque minuti dopo il risveglio.

Harry incenerì la strilettera che Ginny gli aveva mandato prima che potesse proseguire oltre.

Una volta aperti gli occhi, s'era subito reso conto d'essere crollato sul divano, la sera prima. Se non altro perché il mondo era troppo nitido e definito, dal momento che inforcava ancora gli occhiali.

Ancora aggrappato all'onirico Harry non s'era reso  conto del colore della lettera sul tavolino di fianco al letto occasionale.

Grosso errore aprirla prima di essere realmente capace d'intendere e di volere. 

La voce di Ginny, isterica e squillante come non mai, gli era esplosa nella testa con la stessa intensità di un gruppo di Centauri al trotto. 

Il risultato era un'emicrania fulminante ed una fidanzata inferocita più di un drago.

Per lo meno non era in ritardo.

Avrebbe avuto lezione solo nel pomeriggio e per sua fortuna era ancora mattina, sebbene inoltrata.

Con uno sbadiglio si trascinò fino in cucina, preparò un caffè alla Babbana Maniera, come avrebbe detto Arthur, e recuperò una pozione antidolorifica per arginare i danni, gentilmente concessigli da quella che doveva essere la donna della sua vita. Decise che a Ginny avrebbe risposto dopo, anche perché non era in condizione di poter affrontare una discussione.

-Alla salute!- si disse, mandando giù la poltiglia grigiastra tutto d'un fiato.

Sentì in quel momento un martello, dritto sul proprio cervello, novella incudine.

Passarono cinque minuti prima che si accorgesse che era solo un barbagianni spennacchiato che picchiettava alla finestra.

Aperta quest'ultima, il volatile, abbandonò un'altra lettera sul davanzale, volandosene via in un battito di ciglia.

-Oh, per lo meno non è stato invadente!- disse Harry alla propria tazza fumante.

La busta non recava né mittente né destinatario.

Harry si accomodò su una sedia traballante, sorseggiando caffè, sgranocchiando un biscotto al cioccolato, ed aprì la lettera.

Le sopracciglia si sollevano fin sopra all'attaccatura dei capelli, gradualmente, a mano a mano che leggeva.

Quando arrivò alla firma, erano già sparite.

 

***

-Non è malaccio, voglio dire, ho avuto ieri la prima lezione e…

-Harry, Ron mi ha detto di Malfoy, ieri.- disse Hermione, dopo aver mandato giù un boccone.

Ron in quel momento era a lezione, la seconda, quella che lui avrebbe affrontato solo nel pomeriggio.

Così, piuttosto che mangiare da solo al numero dodici, Harry aveva preferito raggiungere Hermione al San Mungo, durante la pausa pranzo.

Si erano accampati in un magazzino in disuso, al reparto Magie accidentali del secondo piano.

-Oh, già quello…- disse mestamente Harry, cercando di infilzare una patata, senza successo.

-Insomma, com'è andata? 

-Bene, immagino. Sai, non ci siamo uccisi. Non dico che non sia strano, è sempre il solito stronzo, solo che sembra quasi non vedermi. Come se non si trattasse dell'Harry Potter che ama tormentare.- rispose Harry.

-Non sai perché abbia deciso di fare l'Auror, allora!- ribatté Hermione, quasi fosse delusa.

-Non siamo andati ad un pigiama party, Herm! Abbiamo solo frequentato la stessa lezione!

-Certo, certo…avete solo frequentato la stessa lezione e sarete solo partner per tutto l'anno, da quello che mi hai detto. Effettivamente interagire è del tutto superfluo!- disse la ragazza gettando gli occhi al cielo.

Harry sospirò, era veramente avvilito.

Insomma: Ginny era arrabbiata, lui e Ron avevano orari agli antipodi e vedersi era impossibile, Hermione sembrava un membro della Santa Inquisizione, Malfoy era il suo partner e lui non riusciva ad infilzare quella dannata patata.

-Ne hai parlato a Ginny?- Hermione aveva fatto l'ennesimo bingo, la bocca piena consentì ad Harry di liquidare la cosa con un suono gutturale.

-Allora cosa ti preoccupa, Harry?

Deglutì con vigore e mandò giù un sorso di succa di zucca, poi disse:

-Stamattina mi è arrivato un gufo, era Nemson, una mia compagna. Mi ha invitato, questa sera, ad una specie di incontro fra i membri del mio gruppo. Una sorta di bevuta tutti insieme per socializzare…

-Ma tu non vuoi socializzare con Malfoy- finì per lui, Hermione.

Harry annuì con uno sbuffo.

-Non credo che lui vada, sai Harry? Quindi, per me, dovresti andare. Anche perché non puoi rimanere sempre in quella casa, da solo. Né tanto meno vorrai farti condizionare dalla presenza di Malfoy, voglio sperare!- disse Hermione, con decisione.

-Dici che non andrà? Potremmo sempre uscire io, te e Ron!- propose Harry, quasi illuminandosi.

Era da un po' che loro tre non passavano un po' di tempo insieme, ognuno aveva i propri impegni ed era più che normale non condividere sempre e tutto, come una volta.

Quanto all'uscita con i nuovi compagni, Harry non era sicuro di voler correre il rischio di ritrovarsi allo stesso tavolo con Malfoy.

Passi la condivisione del gruppo, passi -e mica tanto- essere partner di Malfoy, ma di lì ad uscire insieme!

-Oh, Merlino, Harry, mi piacerebbe tanto. Ma stasera io e Ron avevamo in programma di cenare insieme…beh, sai…

Harry sorrise, trattenendosi dall'esclamare il fatidico "finalmente".

-Ehi, Herm…non c'è problema!- disse Harry, mentendo anche un po'.

-Mi dispiace, Harry. Ron dice di dovermi parlare di chissà cosa…Ma tu esci con i tuoi compagni, cavolo! Sarà divertente!- tentò Hermione.

-Non lo so. Io, credo…devo anche sistemare le ultime cose in casa, quindi…

-Harry, promettimi che uscirai questa sera…Ti farebbe bene, frequentare altra gente e…- Hermione si trovò costretta ad interrompersi, una specie di targhetta, col suo cognome sopra, stava scintillando.

-Oddio, mi chiamano in reparto! Harry perdonami, devo proprio scappare. Fammi sapere cosa farai…

Detto questo la ragazza gli diede un bacio sulla guancia e scappò a tutta velocità verso le proprie incombenze.

In un secondo, ad Harry, i tempi di Hogwarts sembrarono lontanissimi.

 

***

 

-"Ne parliamo meglio a lezione". Oh si, J.N, contaci.- disse Draco con disprezzo ad una Nemson che non era fisicamente presente davanti a lui.

Accartocciò la pergamena scempiata da quella ridicola calligrafia tutta ghirigori e fece centro nel cestino della carta straccia.

Gli venne quasi da ridere al pensiero di uscire con quegli imbecilli, capitanati dal re degli sfigati: Potter.

-Cos'è parli da solo, adesso?

Quella voce schernitrice, Draco l'avrebbe riconosciuta fra mille.

Aveva appena fatto il suo ingresso nell'immenso studio di Malfoy Manor e già, a causa di quel profumo zuccherino, a Draco mancava l'aria.

E dire che una volta gli piaceva anche il profumo di Pansy!

Col tempo Draco aveva imputato gli errori madornali fatti fra i quattordici ed i quindici anni alla tempesta ormonale.

Più semplicemente, dopo, aveva capito che non poteva essere eterosessuale, non se le donne si ostinavano a portare quei profumi da allergia fulminante.

O quei tacchi sui quali non sapevano camminare, ma che si ostinavano a portare, ignare d'indossare il cilicio dell'estetica.

-Ciao Pans...

Pansy si avvicinò alla scrivania dove Draco stava seduto a firmare documenti, la posta e sorseggiare caffè.

-Sembri un uomo d'affari, sai caro?- disse la ragazza, scuotendo il capo e facendo tintinnare i pesanti orecchini improbabili.

Draco alzò infine lo sguardo, storcendo il naso: un tailleur lilla ed una borsetta verde acido erano veramente troppo, alle undici di mattina,  per il suo stomaco delicato.

-Come ti sei conciata?!- disse indignato per il cacofonico abbinamento cromatico.

-Ti piace?- rispose entusiasta Pansy facendo una giravolta su se stessa.-Sarebbe la mia tenuta da lavoro!

Draco scosse la testa rassegnato, certe cose non sarebbero mai cambiate.

-Giù in redazione mi hanno riempita di complimenti e dovevi vedere il ragazzo delle consegne, questa mattina presto!

-Incantato, immagino. Pansy, star laggiù ti fa male.- ironizzò il ragazzo.

-Oh no, mi farebbe molto male non trovar un buon argomento per un articolo, piuttosto!- disse la ragazza accomodandosi su una delle sedie di fronte alla scrivania.

Draco sorrise, non poteva farne a meno se pensava che Pansy lavorava, da poco più di un mese, alla Gazzetta del Profeta e redigeva montagne su montagne di articoli di cronaca rosa.

-E quindi vuoi che ti dia lo scoop. Sfruttare uno dei tuoi migliori amici per ottenere del sano gossip, Pansy sei più spietata della Skeeter, sai?

-Oh, tesoro, non potevi farmi complimento migliore!- rispose la ragazza, sinceramente grata a quello che voleva essere un insulto.

Prima che Draco potesse dire altro, Pansy tirò fuori, dall'orribile borsetta di vernice inacidita, un taccuino ed una piuma.

-Mi hanno detto che sei in gruppo con Potter! Cosa ci può essere di meglio che uno scoop sul GoldenBoy? Si accompagna ancora a quella sciatta rossa, come si chiamava? Ha già rubato il cuore di qualche Auror?

Pansy non demorderà facilmente, pensò Draco, testimone dell'entusiasmo della ragazza.

Il viso, sapientemente truccato, sembrava quello di un bimbo al primo Natale, gli occhi le brillavano, pronti a cogliere qualsiasi segnale.

-Frena, frena! Essere in gruppo con quello là, non significa mica essere suo amico!

Un po' dell'entusiasmo si dileguò cedendo il posto ad un piccolo broncio.

Solitamente gli uomini non resistevano a quella smorfia infantile, e Pansy col tempo aveva affinato l'"arte del cucchiaino", così come l'aveva ribattezzata, e finiva per ottenere sempre quello che voleva.

Non quando aveva a che fare con Draco, però.

-Oh, andiamo Draco! Ho bisogno di quell'articolo o Godburey mi fa la pelle! Vuoi forse che la tua migliore amica diventi una, chic di certo, borsetta da donna?- disse Pansy con una punta di delusione.

-Pans, io e Potter non parliamo. Essere partner non implica il fare conversazione, confidarsi i segreti e brindare con succo di zucca!- sbuffò Draco, manifestando il fastidio per quell'insistenza.

-Cosa? Cosa? Partner?

S'era bruciato ogni possibilità, lasciandosi sfuggire quel particolare. Seppellì lo sguardo fra le carte sulla scrivania.

-Draco Malfoy, ora tu mi aiuterai a scrivere un articolo, o dirò all'Intero Mondo Magico che lo Scapolo d'Oro per eccellenza non ha alcuna intenzione di avere una scodellata di marmocchi!- disse Pansy puntandogli contro la piuma d'oca con fare minaccioso .

Dire, in un articolo, che lui, Draco Malfoy, era gay? Oh, sì, Pansy l'avrebbe fatto. Le voleva bene, era come una sorella per lui, e la conosceva come le proprie tasche. Sì l'avrebbe fatto eccome…se non avesse avuto di meglio da scrivere. Per un attimo il panico gli spezzò il fiato.

-D'accordo, d'accordo, Pansy, tormentatrice ad honorem dei miei piani bassi! Cosa vuoi che faccia? Invitarlo a cena?!- disse allora il ragazzo, passandosi una mano sul viso.

-No, tesoro, nemmeno tu meriteresti una punizione simile. Giusto scambiarci qualche parola, chiedergli della pezzente che ama appendersi al suo braccio, ad esempio, ottenere dettagli piccanti. Lei dovrebbe essere ad Hogwarts, no? Chiedigli come vivono questa relazione a distanza! O magari…

-Sì, certo. Mi vedo già la conversazione: Ciao, Potter, è insopportabile come dicono, avere il letto freddo?- la interruppe Draco alzando gli occhi al cielo.

-Allora chiedigli se mi concede un'intervista!- proruppe la ragazza, afferrandogli una mano.

-Non lo farebbe mai, ricordi dopo la guerra? Pans, non so come aiutarti.

In effetti, da quello che entrambi poterono ricordare, il Perfetto Potter, non aveva un buon rapporto con giornali e giornalisti. Eccetto il Calvillo dello strampalato Lovegood, ma quello non faceva testo, perché semplicemente non era un giornale.

Pansy mollò la presa e portò il mento sul petto, dicendo con fare melodrammatico:

-Sono rovinata…Stroncata sul nascere della mia brillante carriera giornalistica! Immagina i titoli sul Profeta, sembra di leggerlo l'articolo di quella Patil! O era Kamil? Oh, la vedo già brindare sul mio cadavere!

Draco rise e si alzò, attirando l'attenzione della ragazza.

-E va bene, va bene, reginetta del dramma…- disse Draco arrendendosi. -Si dà il caso che una tizia del gruppo abbia organizzato una uscita fra colleghi. Non avevo alcuna intenzione di andare, ma se è per la tua carriera giornalistica, farò un'eccezione. Potter non si perderà l'occasione di conoscere qualche buon cuore come il suo. Ti prometto che cercherò di ottenere qualcosa, ok?- disse Draco, ormai accanto a Pansy.

Pansy scattò in piedi e lo abbracciò di slancio, lasciandolo interdetto.

-Oh, sei il migliore. Il migliore Draco Malfoy di sempre!- disse con una voce da bimba, nemmeno fosse appena entrata da Mielandia, stringendolo sempre di più.

-Nonché l'unico, mi pare. Ora Pansy, mi faresti respirare?

 

***

 

Le mani affusolate scorrevano veloci sulla carta ingiallita. Gli occhi di mercurio non si perdevano nemmeno una pausa, un incidere più deciso, un puntellare leggero sulla testa delle "i".

La mano lasciava scivolare con dolcezza la piuma, interrompendo il bacio sulla pergamena, giusto per intingerla nell'inchiostro.

Un lavoro quieto, silenzioso, preciso.

-Cosa stai scrivendo, adesso?- chiese la voce curiosa.

-Una storia…- rispose con calma, l'altro.

-La conosco?

-Eccome!- replicò lapidaria la voce più dolce, melodiosa.

-Leggimela!

L'imperativo interruppe soltanto per un secondo il flusso delle parole.

Una lieve cicatrice, si tese in una strana smorfia, che tanto ricordò un sorriso.

-Non posso, la stiamo vivendo.

 

***

La lezione di quel giorno, ancora con la Chappels, si sarebbe tenuta alle 16.30.

E quella volta Harry arrivò persino in anticipo.

In Arena non c'erano ancora né il Comandante, né i suoi compagni, eccezion fatta per la Nemson e per Nisson, seduti su un banco, al centro dell'aula.

Harry entrò con passo sicuro, facendo un cenno di saluto ai due.

-'Giorno Potter!- lo salutò con entusiasmo la ragazza.

-Nemson, Nisson.- ricambiò Harry.

-Chiamami Jay, Jay come Jaqueline, Potter…- riprese la ragazza scendendo dal banco e dirigendosi verso di lui.

Era una ragazza alta, dai capelli corti scuri e mossi. Aveva un paio d'occhi nocciola grandi e sinceri. Stringendo la sua mano, Harry, non poté non notare la presa salda e decisa.

Gli ricordò Tonks, per un attimo, facendogli per quello scappare un sorriso nostalgico.

.Chiamami Harry, Jay.- disse lui, riportando la mano in tasca.

Anche Nisson si era avvicinato, sebbene con diffidenza.

-D'accordo, Harry. Hai ricevuto la mia lettera?- riprese Jay, sorridendo.

Harry annuì, era sicuro che l'argomento sarebbe ben presto venuto fuori, e lui non aveva ancora deciso in merito.

-Allora, Potter, sarai dei nostri questa sera?- disse Nisson, che li aveva raggiunti, alzando il mento, quasi stesse parlando di una sfida.

-Ehm, io…- iniziò il moro, ma fu interrotto dall'ingresso di O'Brian:

-Ciao, ragazzi! Jay, ho ricevuto il gufo. Stasera, otto e mezza, al Gatto Nero?

-Ottimo, Patrick!- rispose la Nemson, sollevando il pollice nella sua direzione.

Sembravano già in confidenza, Harry suppose si fossero fermati a parlare il giorno prima.

-Ho anche parlato con Jack, e anche lui verrà, ma ci raggiunge dopo. Sarà lui a dirvelo, ovviamente!- continuò O'Brian.

Jay sorrise e Nisson tornò a sedersi sul banco, portando le ginocchia al petto.

O'Brian sorrise nella sua direzione, liberandosi del mantello.

-Harry, che mi dici?

Ecco, cosa si sarebbe inventato adesso? Jay lo guardava con aspettativa.

D'improvviso la voce di Hermione rimbombò nella sua testa, e senza porsi tante domande disse:

-Gatto Nero, alle otto e mezza. Ci sarò.

Si sorprese della propria voce, ma non quanto la domanda che ne seguì.

-Bene! E Malfoy?- chiese O'Brian.

Quella sì che era buona! Come se lui parlasse con Malfoy. Si chiese perché tutti, intorno a lui, dessero per scontato che loro due fossero ora in confidenza.

Lo infastidiva e non poco.

-Malfoy?- chiese, ancora soprappensiero. -Non saprei proprio. Piuttosto, dov'è che lo trovo questo Gatto Nero?

-Diagon Alley, seconda traversa a sinistra del Paiolo Magico, giusto prima di Olivander.- rispose lapidario Nisson, sistemandosi l'uniforme.

Harry stava per ringraziarlo, quando la porta si spalancò.

La Chappels entrò come un lampo, chiudendo la porta alle proprie spalle e gettando uno sguardo distratto ai presenti.

Nel frattempo anche gli altri erano entrati.

Con sommo dispiacere di Harry, anche il suo partner aveva fatto il suo ingresso.

Si disposero in fila, di fronte alla scrivania, ad una distanza di un paio di metri, ognuno accanto al proprio compagno.

Malfoy lo guardò dall'altro verso il basso, senza proferir parola, ma Harry riusciva quasi a leggere le battutine taglienti che formicolavano fra i suoi neuroni, amesso ne fosse provvisto.

-Buon giorno, Cadetti. Prego, accomodatevi pure dove preferite. Niente pratica oggi, solo lezione teorica.- disse il Comandante, sedendosi alla propria scrivania.

Si sentì qualche sbuffo, poi ognuno di loro prese posto e tirò fuori pergamene, piume e calamai.

Harry scivolò in terza fila, ritrovandosi O'Brian e Montox accanto. 

Gli altri sedevano al primo banco, sulla sinistra.

Malfoy era invece in fondo ed Harry poté sentire i suoi occhi sulla propria schiena.

-Oggi, potrà sembrare banale, impareremo a conoscere il linguaggio del corpo, per poter così comprendere l'avversario e prevederne le mosse, contrattaccando in modo efficace.

Harry non aveva davvero ancora preso in considerazione quella parte del corso, che risultava essere tutto tranne che emozionante.

 

***

 

La lezione era filata liscia, due ore di intense mimiche facciali da parte della Chappels, e posture.

-Vediamo un po'…O'Brian, vorrebbe gentilmente analizzare la postura del Signor Malfoy?- disse la donna, ravvivando gli ultimi cinque minuti di lezione.

Fra i presenti si sparse il panico, O'Brian allargò il colletto della camicia, con fare nervoso e disse balbettando:

-C-certo, Comandante!

Dopodiché si voltò verso Malfoy, fra le ultime file, così come tutti, del resto.

Harry non poté far a meno di imitare gli altri.

Malfoy teneva gli occhi fissi sul foglio, estraneo a quella situazione, come se non si stesse parlando di lui. Poi, quando gli sguardi di tutti si fecero talmente intensi da trapassarlo, alzò i gelidi occhi.

Harry rabbrividì: l'occhiata di Malfoy, che sembrava tatuarsi su O'Brian, era agghiacciante.

Non ricordò di aver mai visto quell'espressione, nemmeno pescando fra i ricordi dei loro innumerevoli scontri, verbali e non.

-O'Brian? Sto aspettando.

-Ehm, ecco…Malfoy, g-guarda l'interlocutore in viso, negli occhi…questo m-mostra apertura ed, ehm…

O'Brian era visibilmente a disagio, da quanto aveva appena appreso Harry, quel passarsi i palmi sulle ginocchia ne era la palese dimostrazione.

-La invito a rileggere i suoi appunti, O'Brian, dato la più che errata analisi. In un duello, Malfoy, l'avrebbe già tramortita!- lo liquidò la Chappels, liberandolo da un bell'impiccio.

Nonostante ciò, Malfoy, non aveva ancora distolto lo sguardo dal malcapitato. 

-Potter?

La voce della donna giunse come una maledizione, ed Harry rimpianse davvero di non aver scelto un altro corso, magari qualcosa che non attentasse alla propria vita, per una volta. 

Suo malgrado rispose, non senza esitazione.

-Ehm, dunque…Malfoy ha le gambe accavallate, un chiaro segno di chiusura, piuttosto che di diffidenza.- lo sguardo di Harry vagava sull'altro, mentre Malfoy, disinteressato al massimo, lo guardava di rimando. - Anche le braccia conserte possono portarci alla medesima ipotesi. La mano sulla gola, invece è indice di disagio…ehm, le labbra contratte e le sopracciglia inarcate indicano invece aggressività.

Malfoy fece scattare in alto le sopracitate sopracciglia. Con un ultimo sguardo Harry si voltò, verso la Chappels, che con indice e medio appoggiati al mento lo guardava.

-Possiamo dire, in sintesi, che l'avversario è pronto ad attaccare. Attende la nostra mossa, e sta valutando l'intensità del contrattacco.- concluse Harry.

La Chappels sorrise.

-Ottima analisi, Potter! Lei è stato particolarmente acuto e ricettivo!- disse entusiasta, interrogando poi Malfoy, -Signor Malfoy, data l'analisi più che corretta, voglio sperare che non uccida il suo compagno, adesso!

-Au contrarie, Comandante. Vorrei semplicemente far presente che, con molta probabilità, l'avversario può anche star dissimulando le proprie intenzioni.- rispose tagliente l'interessato.

-Prego, si spieghi…

-Stavo semplicemente pensando ai fatti miei, ho voluto lasciar intendere al mio compagno, ciò che si aspettava di leggere nel mio atteggiamento.

Harry rabbrividì ancora una volta, nel sentire l'enfasi alla parola "compagno", in cui Malfoy aveva volontariamente strascicato ogni vocale. Decise che nulla al mondo lo avrebbe convinto a riportare occhi e lenti su Malfoy.

Non lo stava guardando, ma era sicuro dello sguardo di disprezzo a lui rivolto, dopo quella parola.

-Ottimo, Malfoy!- disse la donna applaudendo. -Per l'appunto lei ha anticipato l'argomento della prossima lezione! Ci vediamo la settimana prossima, ragazzi! Grazie a tutti!

E senza dar il tempo di replicare alcunché la donna sparì con un pop.

-Quella donna, è terribile!- proruppe O'Brian, seppellendo la testa fra le braccia, sul banco.

-Non t'abbattere, O'Brian, poteva andarti peggio!- buttò lì ridendo Nisson, contagiando anche Nemson.

Mirrinton era già in piedi, seguito da Montox.

-Ragazzi, ci vediamo per le otto e mezza, allora.- disse il primo, raccogliendo la propria roba, ed uscendo senza salutare. Montox, dietro di lui sorrise e salutò con la mano Jay che annuiva, facendo spallucce.

-Mirrinton è sempre così socievole?- chiese sarcastico Nisson.

Harry rise sommessamente, guadagnandosi uno sguardo complice dal ragazzo.

Avevano quasi tutti raccolto la propria roba, e dopo un saluto da parte di Petch ed O'Brian -a quanto pare grandi amici, ormai- in aula rimasero solo Harry, Jay, Nisson ed un Malfoy estremamente concentrato nel ricomporre e radunare i propri appunti.

Nisson, da bravo cavaliere, appellò il mantello di Jay e lo porse con un mezzo inchino alla ragazza.

-Andiamo anche noi, Jay?- le chiese subito dopo.

-Sì, certo…allora per stasera, voi ci sarete?

Harry fu preso in contropiede, tanto che la zip della sua felpa si inceppò.

A Malfoy non era andata meglio, lo si poteva sentire tossire, quasi soffocato, perché aveva appena bevuto dell'acqua da una fiaschetta d'argento.

Jay rise, portandosi una mano al petto, Harry si limitò ad annuire.

Nisson, gli fece un mezzo sorriso, poi infilò la porta, seguito dalla Nemson.

Harry rimpicciolì pergamena e calamaio e li mise in tasca, cercando di scacciare il pensiero di essere da solo con Malfoy, e pensando di darsi il più presto possibile alla fuga.

Un leggero colpo di tosse, sicuramente simulata, attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo, Malfoy era ormai quasi vicino alla sua postazione.

-E così noi ci saremo, eh?

Harry non capì subito, anzi non capì affatto, Malfoy al contrario colse l'interrogativo degli occhi verdi ed alzò i propri al cielo.

-Per questa sera, hai risposto al posto mio, quando quella là ha chiesto se…noi ci saremmo stati.- disse freddo e distaccato, come se stesse parlando del tempo nel prossimo weekend.

-Oh…

Harry era disorientato, frastornato e…

-Oh cosa, per Salazar, Potter?

Ecco la voce sprezzante ed irritante, quella Harry sapeva gestirla.

-Ho solo annuito, e risposto per me. Quello che fai tu, Malfoy, non è di mia competenza. Né interesse. E comunque Malfoy, dovresti rassegnarti al fatto che dovremo comunicare.

-Qualcuno, qui, sembra pensarla in modo diverso. A dire la verità, più di qualcuno. Sbaglio?- ribatté l'altro, aggiustando la borsa sulla propria spalla ed incrociando le braccia.

Harry lo guardò, cercando di decifrare la sua espressione, ma quella volta, Malfoy non sembrava intenzionato a lasciar percepire alcunché.

-A stasera, Malfoy.- disse Harry, dirigendosi verso l'uscita, dal momento che quella conversazione gli sembrava fine a se stessa.

Più semplicemente si era imposto di avere poche interazioni con Malfoy, giusto quelle indispensabili.

-Potter?

Harry poggiò una mano sullo stipite della porta e si voltò, avvilito.

Malfoy gli stava sorridendo, non poteva crederci. Ok, era più un angolo della sua bocca un po' più in alto, le labbra un po' meno arricciate rispetto ai suoi ghigni, ma ehi! Era un sorriso, o una sua imitazione!

-Leggi il linguaggio del mio corpo, adesso...

Malfoy alzò il dito medio in sua direzione, beffardo, poi si smaterializzò.

 

 

Note, a volte ritornano:

*1.Commode

Mobile francese, nato alla fine del XVII secolo. Mediamente alta 80 cm, a due o più cassetti, con alti sostegni, bombata, con gambe a serpentina e una decorazione frontale dissimulante la divisione dei cassetti nello stile Luigi XV. Gli esemplari di maggior pregio sono impreziositi da impiallacciature, intarsi, decorazioni laccate e applicazioni in bronzo. [Fonte: Mia mamma]

*2.Console

Tavolo fissato a una parete, in genere al di sotto di uno specchio, con scopo più ornamentale che funzionale. Nata durante il regno di Luigi XIV, si sviluppò tipologicamente secondo i diversi stili, conservando sempre forme eleganti. E' generalmente priva dei sostegni posteriori, ma può anche presentare un unico supporto figurato; il piano, poco sporgente, è spesso realizzato in marmo.[Fonte: Mia mamma]

*3.Capitonné

Tipo di imbottitura largamente usata nel Settecento e nell'Ottocento per trapuntare poltrone, sedie e testiere di letti. In origine era costituita da capiton, una sorta di cascame di seta, e fissata con del filo fermato da un bioccolo del medesimo materiale.[Fonte: Mia mamma]

*4. Duchesse

 Di gran moda sotto Luigi XV, si configurò secondo diversi modelli: tra i più noti vi erano la duchesse en gondole, una specie di sofà con le due estremità arrotondate e rialzate ad altezze differenti, e la duchesse brisèe, costituita da tre (più raramente due) elementi staccabili, solitamente due bergères e uno sgabello centrale. Veniva utilizzata dalle dame dell'alta società per il riposo pomeridiano e per ricevere visite.[Fonte: Mia mamma]

*5.Dumb Waiter

Espressione inglese che, alla lettera, significa "servo muto". Indica un particolare tavolino che si diffonde soprattutto nel XVIII secolo, articolato a più piani sovrapposti, di grandezza decrescente dal basso verso l'alto, facente perno su un unico asse e terminante su una base a tre piedi.[Fonte: Mia mamma]

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: indiceindaco