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Autore: Fuckin wrong    12/05/2012    1 recensioni
"Faceva freddo, ma andava bene così. Per la prima volta non era da sola a tre chilometri da casa."
 
 
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Così è la bellezza: nasconde delle storie, spesso dolorose. Ma solo le storie rendono le cose interessanti."




Kath raggiunse il parcheggio dietro casa, chiuse l’ombrello e salì sull’automobile azzurro cielo imperlata dalla pioggia. Infilò le chiavi e mise in moto.
Bromley –borgo londinese- dista sei chilometri dal quartiere della capitale dove Kathrine lavorava come cameriera al “Big Owl”, un buco poco accogliente adibito a ristorante.
Bourbon street.
Kath si fermò nel parcheggio riservato ai dipendenti del “Big owl” e del “Green clover” -pub adiacente gestito da un irlandese con una chiara mancanza di fantasia e un faccione rosso in contrasto con le fessure ghiacciate degli occhi-, spense il motore e guardò l’orologio. 7.45 Stranamente in anticipo.
Kathrine decise di rimanere in macchina: non aveva intenzione di restare in piedi, in silenzio senza fare nulla per un quarto d’ora.
Kath non era particolarmente brava ad instaurare rapporti umani. Viveva a Bromley da due anni e gli unici amici –o conoscenti, libera interpretazione- che era riuscita a farsi erano Marie, suo fratello Louis, e Liam con cui lavorava in una panetteria sulla Chester, prima che lei si licenziasse, due mesi prima, perché non riusciva a reggere gli orari.
Kathrine James Connor era acida. Era insicura. Da un mese soffriva d’insonnia. Si sentiva così insignificante, invisibile, inutile. La cosa peggiore era che non poteva, non sapeva, o non voleva uscire da quello stato d’animo orribile del sentirsi continuamente fuori posto: troppo grossa e troppo trasparente. Non voleva affrontare quella situazione poiché si convinceva che non ci fosse nulla da affrontare.
Si buttò a capofitto nei propri pensieri. “Bella merda.”
7.48. Accese una sigaretta. Cercò l’iPod nella borsa, ma era rimasto a casa. Imprecò. Grande Gufo. Sono tutti così snob là dentro. Sembrano tutti così snob là dentro. Harry Qualcosa era davvero il peggiore. Flirtava con le clienti donne, flirtava con gli omosessuali, con i gatti, con i cani, con Paul (l’irlandese con la faccia rossa proprietario del Big Owl e del Green Clover, sopra descritto). Era una cosa veramente allucinante. Nella lista “persone da prendere a calci in culo” lo seguiva Annabelle, troietta di campagna dai capelli cangianti: partono da un rosso-mestruo-scolorito il lunedì per raggiungere, attraverso molteplici tappe, un giallino-piscio il sabato. Odio profondo.

Kath nuotava nei suoi pensieri come un uomo frustrato con una muta affittata, in un lago largo poco più largo di una pozzanghera, poco più profondo di un oceano.

Tirò fuori la Moleskine, la stilografica di suo padre e, poggiata sulla gamba accavallata, iniziò a scrivere. Sigaretta nella mano sinistra e stilografica nella destra, Kathrine si sentiva quasi momentaneamente soddisfatta.
7.57 Abbassò lo specchietto e guardò, nascosti nelle occhiaie, due grandi occhi verdi e delusi. -E’ giunta l’ora, alza il culo dal sedile.- disse a se stessa buttando il mozzicone nell’apposito portacenere e la Moleskine da qualche parte nel bauletto. Pioveva ancora, quindi si abbassò e prese l’ombrello che aveva gettato malamente sotto il sedile del passeggero; aprì la portiera con delicatezza, uscì dalla vettura, alzò l’ombrello, si girò verso la macchina e si chinò cercando a tastoni la borsa da qualche parte sotto il sedile. Quando fece per rialzarsi e chiudere la portiera, Kath scivolò, urtando violentemente contro qualcosa che aveva dietro. Qualcuno. Kathrine perse l’equilibrio e cadde all’indietro, seduta in una pozzanghera.
-Gesù Cristo non è possibile.- sussurrò mentre (contrariamente a quanto avrebbe fatto una persona normale, che avrebbe evidentemente cercato di rialzarsi velocemente), lasciando cadere flaccidamente l’ombrello alla sua destra, stringeva i pugni appoggiandoli dietro la schiena e tirando un calcio alla portiera. Scoppiò. Si trovò semisdraiata nell’acqua, con il diluvio sopra la testa e negli occhi.
Qualcuno respirava. Kathrine si girò alzando la testa.
Due occhi gonfi, ma bellissimi la guardavano dall’alto. Non vide più nient’altro. Iridi azzurre. Azzurro cielo, azzurro ghiaccio, azzurro lago dopo la tempesta. Taglio perfetto. Due occhi inespressivi, vitrei. Azzurri e rossi, circondati da due occhiaie leggere.

 Ci sono due modi per guardare il volto di una persona.
Uno è guardare gli occhi come parte del volto.
L’altro è guardare gli occhi e basta, come fossero il volto.
-Bianca come il latte rossa come il sangue.

Lui non disse niente. Lei non lo aveva mai visto, lui non l’aveva mai vista, ma in quel momento era come se si conoscessero da una vita. 
I lineamenti di lui, i capelli color paglia e le guance rigate dalle lacrime risultavano a Kath così familiari. -Déjà vu?-
Saranno stati i suoi capelli color carota, le occhiaie, i grandi occhi verdi e tristi, quasi neri sotto il buio del temporale, ma Niall, guardando la ragazza seduta ai suoi piedi che lo fissava stupita, si sentì improvvisamente a casa. “Gli sembrò l’essere più bello e strano del pianeta.”

 

 ♦♦♦

 
Valerie Emma Horan, i lunghi capelli color paglia bagnati e spettinati, era rannicchiata sotto in portico di una casa qualsiasi, pensando a quanto potessero essere felici le persone qualsiasi che vivevano dalla parte opposta del muro contro cui premeva la schiena.
Fissava la pioggia, il cielo piangeva al suo posto.
Si tolse i tacchi troppo alti e li scaraventò contro il nulla: inutili.
Cercò qualcosa nella borsa nera e fradicia. Ne estrasse una scatolina rosa, l’aprì e prese una pastiglia. L’ultima. Si agitò: -Non mi stupirei se ora mi colpisse un fulmine.- la ingoiò senz’acqua, le si infuocò la gola.

Prese la borsa, lasciò per terra l’ombrello e, così com’era, senza scarpe e senza protezione, mollusco senza conchiglia, si incamminò. “Ci sarà una farmacia aperta da qualche parte” pensò.
Non era più nemmeno perfetta. Non era più nulla. Era solo un’ombra qualsiasi, che si aggirava per una strada qualsiasi di un borgo qualsiasi. Non era più speciale per nessuno. Da otto ore non era più figlia di nessuno. Probabilmente non era più nemmeno sorella di nessuno. O forse non lo era mai stata. Era la sorella tanto superficiale quanto inutile di un fratello troppo diverso per capirla e per essere capito.
Farmacia. Aperta. Spinse la porta e si trascinò dentro l’ambiente. Un ragazzo alto, camice bianco, occhi azzurri e capelli castani volutamente spettinati, stava sistemando distrattamente una scatola contenete un qualche antibiotico sugli scaffali dietro il bancone. Al suono del campanello si voltò. Gambe lunghissime avvolte da collant scuri, cappotto blu gocciolante, capelli biondi, mossi, lunghi, bagnati. Dietro al trucco colato c’era il viso più dolce e triste che avesse mai visto. La ragazza, piedi scalzi, si avvicinò socchiudendo gli occhi per leggere il nome scritto sulla targhetta attaccata al camice. –Salve L-Louis. Avrei bisogno del Frontal.- tremando prese dalla borsa un foglio umido e accartocciato e glielo porse. Lui prese la ricetta e cercò la confezione del farmaco. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma si sentiva a disagio come mai si era sentito nella sua breve carriera di farmacista –e di abitante del pianeta Terra-, e così se ne uscì con un poco professionale –e poco umano- “Brutta cosa gli attacchi di panico, eh!” detto fra i denti abbozzando un sorriso poco convinto e poggiando la confezione sul bancone. Lei si limitò a sorridere, pagò, ringraziò, prese il medicinale e se ne andò.





Se per il capitolo precedente ti meritavi un biscottino, ora ti meriti una torta. (Sì, e per l'ultimo capitolo il pranzo di Natale) *Per la serie: promesse mai mantenute*  (?)
Chiedo scusa per aver modificato qualche dettaglio del capitolo precedente (tipo l'orario, il nome del borgo) ma altrimenti non ci stavo con la storia.
Se il prologo non aveva molto senso, questo capitolo ne ha ancora meno, però a noi ci va bene così *HAHAHA no*(?)
Ringrazio INFINITAMENTE chi ha passato un po' del suo tempo a leggere o a recensire il primo capitolo, e ringrazio anche chi (sperando ancora che qualcuno ci sia, lol) leggerà/recensirà questo.
Devo ringraziare ancora Flavia, perchè non mi ha ancora tirato una sprangata virtuale sulle gengive(?) dopo tutte le volte che le ho rotto i coglioni -ti voglio bene:')-
Sayonara, 
-K

  
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