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Autore: indiceindaco    14/05/2012    3 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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V. Dicotomia

"Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio."

A. Gasparino

20.15, notò avvilito Harry. Sarebbe arrivato ancora una volta in ritardo.

 

Cara Ginny,

 

So di essere imperdonabile. So anche che non mi crederai, se ti dirò che non ho avuto il tempo di tirare il fiato.

Ho ricevuto la tua strilettera, ti scrivo per dirti che sto bene, e che non sono ancora morto.

Scusami se non ti ho fatto avere mie notizie.

 

La lettera continuava, giusto un paio di righe di altri supplizi, con la buona novella: Malfoy non era più in gruppo con lui. Harry odiava mentire, ma sapeva che se non l'avesse fatto, Ginny sarebbe diventata una vera e propria piaga.

Non gli piaceva nemmeno doversi mostrare così sottomesso e remissivo, ma litigare a distanza, o peggio, ricevere un'altra missiva scarlatta, non era fra i suoi desideri, al momento.

A dirla tutta, Harry era abbastanza nervoso per quella sera.

Non aveva idea di come comportarsi, né tanto meno di cosa aspettarsi.

Affidò al gufo le poche righe per Ginny, pregando fosse ancora troppo arrabbiata per contattarlo via camino, una volta ricevute le sue scuse, che tutto sembravano tranne che sincere.

-Non ho assolutamente voglia di pensarci!

Disse al suo riflesso nello specchio.

La voce di Hermione, da quando aveva detto di sì a Jay, sembrava non volerlo abbandonare, ed aveva fatto un'eccellente opera di convincimento.

Meritava di svagarsi un po', no?

E, se Godric lo avesse assistito, non doveva sorbirsi Malfoy, quella sera, dato l'atteggiamento del Principino di quel pomeriggio.

Harry si chinò a sistemare la svolta dei jeans chiari, su un paio di All Stars blu.

La voce di Hermione, ormai al limite dello stalking, lo aveva guidato verso una camicia bianca, quel paio di jeans -un po' troppo stretti, per la verità-, ed un golf blu.

-Molto sobrio, Harry…Non male!- si disse, imitando la voce dell'amica.

Ovviamente non si sforzò neanche nel sistemare i capelli, sarebbe stata una causa persa, ed Harry si era ormai rassegnato a quello svolazzare scomposto.

Si gettò il mantello sulle spalle, per ripararsi dal fresco autunno ormai sopraggiunto.

Si concentrò sul negozio di Olivander, tanto da vederlo far capolino nella propria mente e si smaterializzò.

Il familiare strappo all'ombelico ed il senso di vuoto, ormai, iniziavano anche a piacergli. La nausea lo prendeva sempre un po', ma poco male.

-Ben arrivato, Harry! Aspettavamo giusto te!- disse O'Brian, afferrandolo per la spalla, per evitargli una brutta caduta, una volta arrivato a destinazione.

 

***

 

-Sono solo preoccupata, Ronald!

Hermione tormentava una ciocca di capelli da più di un'ora, tanto che le stavano tornando crespi.

Ma era troppo nervosa per rendersi conto di star vanificando venti minuti di incantesimo RiccioCapriccio.

Ron giocherellava con le posate.

Maledizione, aveva scelto uno dei migliori locali di Godric's Hollow, tra l'altro lussuosissimo, aveva dovuto chiedere un prestito a George per portarla lì.

Uno di quei locali dove si doveva prenotare ed i camerieri avevano un accento francese talmente finto da rendere Fleur accettabile.

Ed Hermione, che faceva?

Si preoccupava per Harry. Miseriaccia, avrebbe dovuto considerare la dicotomia Harry-Godric's Hollow.

Anche se non era tanto sicuro del significato di dicotomia…

-Ronald? Potresti anche solo fingere di starmi a sentire?

Ron si riscosse, sorridendole timidamente.

-Hermione, vedrai che Harry se la caverà benissimo! Deve solo prenderci la mano, credo…- disse il mal capitato.

-Sì, ma…

-Nemmeno per me è facile! Però è pur vero che non devo avere a che fare con Malfoy!

Tanto valeva assecondarla, magari la discussione si sarebbe esaurita presto.

-Appunto, Ronald. Io temo che quel bambino viziato possa…Merlino!- disse Hermione, sbuffando.

Era sinceramente in ansia. Non ci voleva un Cercatore per veder i suoi neuroni sballottati a destra e sinistra, che neanche un Boccino.

Ron allungò la propria mano, per poggiarla su quella della ragazza.

-Tu sai che stasera usciranno insieme?- gettò lì, lei.

-Loro cosa?!

-Sì, tutti i membri della squadra…Non sono per niente tranquilla.

Ron ricominciò a respirare. Ma non credeva di sentirsi granché bene: perché Harry non gli aveva nemmeno accennato di quell'uscita?

-Sai, per socializzare…anche da te propongono queste cose?- chiese curiosa Hermione.

Ron annuì dicendo:

-Beh, sì, la mia partner, Wimson, aveva proposto qualcosa, ma quelli là sono troppo…

Non ebbe il tempo di concludere la frase perché Hermione scostò bruscamente la mano dalla sua, spezzando una sorta di equilibrio.

-Quando pensavi di dirmi che il tuo partner è una donna?- disse scandalizzata lei.

Adesso Ron era veramente confuso. Cos'era quella reazione di Hermione?

-Io…non pensavo fosse, ehm, importante?- tentò il ragazzo, ritirando il braccio e facendo tintinnare i bicchieri.

Hermione arrossì violentemente.

-Oh, sì certo…non è importante!- sembrò far marcia indietro, con quella affermazione.

Ron era sicuro di sentirsi sedotto e abbandonato, avrebbe scommesso fosse gelosia quella fra le labbra di Hermione, e invece s'era immaginato tutto un'altra volta.

Se non altro non parlavano più di Harry, si disse.

- Perché, tu e Zabini non pranzate ogni giorno insieme?- disse indispettito.

Hermione aprì la bocca come a voler dire qualcosa ma la richiuse immediatamente.

Quello geloso, senza dubbio, fra i due era lui, e non poté far a meno di darsi dello stupido, stupido Ronald!

-Non è questo il punto!- riprese Hermione dopo qualche istante d'imbarazzato silenzio.

-Ah, è qual è?- rispose lui, con gli occhi al tovagliolo stropicciato sulle sue gambe.

-Il punto è che mi dovevi parlare di qualcosa, Ronald…Quindi, su, ti ascolto!

 

***

 

Il Gatto Nero era un posto allegro, a dispetto del tetro nome. All'interno capeggiava una carta da parati d'un bel verde acceso, con tanti quadrifogli sparsi di qua e di là, come a sfidare il locale stesso.

E di fortuna ne aveva eccome, dato che era mezzo pieno.

I tavoli sembravano essere quasi accatastati a casaccio, lo stile trasudava semplicità, senza però far risultare l'ambiente nudo di decorazioni.

Il tavolo che Jay aveva prenotato era addossato ad una finestra, su una specie di soppalco, e si guadagnava una posizione privilegiata, perché vicino al bancone ma più in alto rispetto agli altri.

Non vi erano candele fluttuanti, ma banali portacandele su ogni tavolino. La luce era scoppiettante nei quattro camini, disposti nei punti cardinali.

Dietro al bancone capeggiavano foto di ospiti famosi, tra cui Harry non poté far a meno di riconoscere Allock.

O'Brian ciarlava senza sosta, mentre Mirrinton sembrava sinceramente interessato.

Jay era in testa, e apriva loro la strada.

Montox e Nisson le giravano attorno, azzardando voli pindarici e complimenti per colpirla.

Harry, senza rendersene conto, affiancava Malfoy, come se non ci fosse altro modo per star lì quella sera.

-Che razza di…

-Malfoy, non sarà chic, ma è un posto carino.- commentò a mezza voce Harry.

-Carino? Parla per te…A me ricorda un Vespasiano.- ghignò l'altro.

-Spartano, si dice Spartano…

-No, Potter. Intendevo proprio Vespasiano, come latrina!

Harry alzò gli occhi al cielo, sarebbe stata una lunga serata.

Anche quando presero posto, non seppe spiegarsi come Malfoy fosse finito alla sua sinistra.

Magari aveva qualche difficoltà ad integrarsi, del tutto legittimo, pensò Harry.

Ma di certo, quello, non sarebbe stato un suo problema!

-Un'ottima scuola, ti dico…sono solo dicerie!- stava dicendo Montox, seduto di fronte a lui.

-Di certo Durmstrang fornisce un'educazione non comune.- rispose Malfoy, col suo tono mellifluo.

Harry non credeva ai propri occhi, dal momento che le orecchie dovevano averlo ingannato: Malfoy stava davvero discutendo con Montox, che a quanto pareva s'era diplomato nella famosa scuola di Krum.

-Identica alle altre scuole…- ribatté Montox.

Malfoy alzò un sopracciglio, interdetto, stava per ribattere qualcosa, ma Jay si intromise.

-Oh, i cliché non si contano neanche per Beauxbatons! Figuratevi che O'Brian è ancora convito che facessi anche Cucito Magico! 

Una risata alleggerì l'atmosfera, Harry guardò di sottecchi Malfoy, il ragazzo scrutava Montox, mentre questi batteva una pacca sulla spalla di O'Brian, visibilmente imbarazzato.

Il chiacchiericcio continuava, ma Malfoy sembrava essersi incupito. Harry lo imputò alla conversazione avuta prima, dai toni piuttosto delicati.

Non si sorprendeva della vergogna provata da Montox, non dopo la fine della guerra, non quando il ragazzo che sedeva davanti a lui era Harry Potter.

Era l'insistenza di Malfoy ad averlo sorpreso.

Fu subito distratto da Nisson che contava le Burrobirre da ordinare, mentre parlava con quello che doveva essere un cameriere, quando Malfoy lo interruppe:

-Per me un Whiskey Incendiario.- disse stranamente gentile, guardando il cameriere.

Questi sorrise e gli fece l'occhiolino.

-Perfetto allora sei Burrobirre ed un Incendiario!- ripeté il ragazzo, segnando l'ordinazione su un foglietto di carta che volò al bancone.

Scrisse un secondo biglietto che volò fra le mani di Malfoy e poi si dileguò verso un altro tavolo.

Harry sbirciò il biglietto, con la coda dell'occhio, che era stato poggiato sul legno, senza essere degnato di uno sguardo.

Sgranò gli occhi quando si rese conto che il cameriere aveva lasciato il proprio indirizzo al ragazzo seduto al suo fianco.

 

***

 

Blaise si cambiò, con un sospiro stanco. Aprì l'armadio che era contrassegnato dalla targhetta col suo cognome, e depositò dentro il proprio camice candido.

Si ravviò i capelli con una mano e ne approfittò per sbirciare l'orologio al suo polso e controllare l'orario.

Non era ancora eccessivamente tardi, ma il suo stomaco brontolava in modo indecente.

Era stato tutto il pomeriggio al San Mungo, sballottato fra un reparto e l'altro, seguendo i professori e cercando di evitare l'ammasso di incapaci che si ritrovava come compagni.

Non poteva farci nulla: chiedersi come potessero essere lì, a respirare la sua stessa aria, era più forte di lui.

Gentaglia che non sapeva riconoscere un indigestione da un morso di acromantula.

Scosse la testa e sistemò i gemelli ai suoi polsi, gettò il mantello sulle spalle.

Andare da Draco, dopo una lunga giornata, a bere whiskey e chiacchierare, gli sembrava la soluzione migliore.

Anche perché l'unica alternativa sarebbe stata fare il ToyBoy di Pansy a chissà quale dannata serata mondana, e Blaise non era decisamente in vena.

Uscì dalla saletta riservata agli studenti del primo anno, che era una via di mezzo fra un'aula, uno spogliatoio ed una sala relax.

Blaise non era sicuro rispondesse ai parametri di nessuna delle tre tipologie di ubicazioni.

Agitò la mano sinistra rivolto ad un'infermiera che spingeva un carrello con delle pozioni, quella sorrise con fare materno.

Poi, svoltato l'angolo si smaterializzò, ritrovandosi nell'ingresso di Malfoy Manor.

Abbandonò il mantello su un grottesco attaccapanni, più che ingombro di quelli che Blaise riconosceva come i soprabiti di Draco.

L'enorme casa era immersa nell'oscurità, ma al sussurro di Blaise, le candele si illuminarono. Percorse il corridoio, il rumore dei suoi passi soffocato dai soffici tappeti.

Non sentiva alcun rumore, nemmeno quello familiare del camino che scoppiettava, il che era strano.

Di solito, a quell'ora, Draco sedeva in salotto a leggere qualcosa e a bere un paio di bicchieri.

Ma il salone era buio e anche il cammino sembrava essere spoglio e gelido. Che Draco si fosse addormentato lì?

Blaise si avvicinò ad una delle poltrone, facendo scaturire una flebile luce dalla punta della sua bacchetta.

Quello che vide gli fece mancare il respiro.

Narcissa Malfoy era stesa sulla duchesse, pallida come un lenzuolo, due ombre violacee sotto gli occhi, morbidamente chiusi.

Bella come non aveva mai ricordato fosse, stringeva nella mano sul petto una boccetta: essenza di Yuctan.*

 

***

 

Non sapeva quanti bicchieri di Incendiario avesse ordinato, aveva perso il conto al terzo.

Il Gatto Nero si era svuotato, erano rimasti solo un paio di tavoli ancora occupati, tra cui il loro. Due streghe in là con gli anni mandavano ogni tanto occhiate verso il loro tavolo, guardando senza ombra di dubbio Potter.

D'altra parte, non che ci fosse molto da guardare nella loro direzione.

Di otto, solo quattro della squadra delta occupavano ora il tavolo.

La Nemson, Nisson, Potter e lui.

Nisson e Potter discutevano di Quidditch, Jay cercava di contrastare il singhiozzo da Burrobirra e lui si stava chiedendo cosa facesse ancora lì.

Odiava ammetterlo ma il Whiskey gli creava dipendenza, tanto da non fargli neppure considerare la più che disdicevole compagnia.

Semplicemente se ne stava seduto lì, ancora al fianco di Potter, col suo bicchiere, ed il resto non contava.

No, non era ubriaco, sebbene i quadrifogli della tappezzeria vorticassero un po' davanti ai suoi occhi.

Tutt'al più poteva considerarsi brillo, ecco. Ed uno degli spiacevoli inconvenienti poteva essere che cominciasse ad essere più loquace, ma finché continuavano a non rivolgergli parola andava a meraviglia.

-Malfoy? Dovremmo andare anche noi…

Come non detto, ecco Potter guastargli la festa.

-Mmh?

Mugugnò Draco interrogativo alzando lo sguardo.

La Nemson era poco elegantemente poggiata su Nisson e rideva forsennatamente.

-Jay, credo sia ubriaca…I-io, la porterò a casa, credo sia meglio.- disse il ragazzo, mentre Potter annuiva e la ragazza protestava.

Nisson le mise il mantello sulle spalle, con una premura degna di un maritino ai primi giorni di nozze. Draco poté sentire distintamente la banalità di quella loro esistenza e la nausea per come Nisson facesse tutto con fare così…smielato.

-Patetico…- mormorò, guadagnandosi un'occhiataccia di Potter.

-Ragazzi, venite anche voi?- disse la Nemson con una tonalità alcolica e sbilenca nella voce.

-Sì.

-No.

Lui e Potter, come sempre agli antipodi.

Potter si era bloccato a metà strada, dopo aver annuito verbalmente, aveva guardato in faccia Malfoy, interrogativo.

Draco invece era interdetto. Alzò il bicchiere,ancora pieno, palesando la propria intenzione di vuotarlo del tutto.

Aveva pensato che Potter si sarebbe alzato e lo avrebbe lasciato lì, lui avrebbe fatto così. E invece aveva fatto male i conti: si trattava di un Grifondoro, dopo tutto.

Poco male, avrebbe approfittato dell'occasione per far felice Pansy.

 

***

 

Nisson alzò le spalle in sua direzione. Harry lo salutò con un cenno, accomodandosi di nuovo.

-Non dovevi andartene, tu?- disse Malfoy, mandando giù un sorso.

Harry lo ignorò e mandò giù l'ultimo sorso di Burrobirra rimastogli.

L'Hermione nella sua testa s'era ormai spenta, ed Harry considerò che era un vero peccato, perché era in quel momento che ne aveva più bisogno.

Cosa gli era saltato in mente? Rimanere in quel locale, con Malfoy.

Non se lo sapeva spiegare.

Forse era la paura della fredda solitudine che lo avrebbe atteso a Grimmauld Place, forse la consapevolezza che non ci sarebbe stato nessun Ron al quale raccontare la propria serata, forse era stato qualche bicchiere di troppo, forse voleva solo evadere un po', forse temeva la lettera che Ginny gli aveva già mandato.

Ma non se lo chiese neppure, in realtà.

Stava solo seduto lì, che Malfoy fosse al suo fianco era una casualità, magari dovuta all'alcool.

Ordinò un Incendiario anche lui, ancora avvolto in quella fumosa inconsapevolezza.

-Potter, hai mai bevuto Whiskey prima d'ora?- disse in tono di scherno il suo commensale.

Harry lo guardò di sbieco, poi sorrise, abbassando lo sguardo sul sottobicchiere di cartone, davanti a lui.

-Non sei l'unico ad annegare i propri problemi nell'alcool.- rispose, neutro.

Non voleva intendere nulla in particolare, solo che le parole erano aggrovigliate sulla lingua, ed erano venute fuori così.

-Potter, alcuni problemi nuotano meglio delle Sirene.- rispose Malfoy lapalissiano.

Harry alzò lo sguardo e sbirciò la sua espressione.

Le sottili labbra di Malfoy erano strette, le une contro le altre. Gli occhi, schegge di vetro, seguivano il moto circolare del liquore nel suo bicchiere, che dondolava al moto della sua mano sinistra.

La destra era poggiata sul tavolo, mollemente, eppure sembrava non ci fosse altro posto per lei.

La schiena era abbandonata alla sedia, le gambe divaricate.

Ci fosse stata la Chappels, Harry avrebbe detto che l'alcool aveva una buona influenza sulla dialettica del corpo di Malfoy.

Il Whiskey di Harry fu abbandonato sul legno dalle mani poco accorte di una cameriera sorridente.

-E poi, non ti sei ancora stancato di recitare il Dramma della tua vita?- aggiunse Malfoy, dopo una sorsata.

Fosse stato lucido, Harry, gli sarebbe saltato alla gola. Non fossero stati lì l'avrebbe fatto, ma semplicemente Harry pensò fosse opportuno scrollare le spalle.

-Non ho mai recitato.

-Oh, certo…e quali problemi avrebbe il grande Harry Potter?- disse Malfoy, portando il proprio sguardo su quello di Harry.

-Ti mando la lista via gufo, Malfoy…contaci.- ridacchiò Harry.

-Siamo partner, no? Dovresti fidarti, sai, tutte quelle baggianate. Dov'è finita la storia della comunicazione, Potter? Comunica!

Ad Harry, Malfoy, sembrava davvero divertito da quella situazione.

Si ritrovò a ridere, di nuovo, senza un perché.

-Una domanda a testa.- disse allora, col tono di chi voleva fare una proposta, ma che in realtà imponeva una condizione.

Malfoy alzò un sopracciglio e ghignò. Harry interpretò quel modo di fare con un "Andata!".

Erano decisamente ubriachi, decretò in fine.

-Perché sei qui stasera?- chiese Harry, bevendo un sorso di Incendiario che, per Merlino, ardeva sul serio.

-Studiare da vicino il comportamento degli individui mentalmente poco dotati.- biascicò Malfoy.

Harry lo guardò di sbieco, deglutendo l'ennesimo sorso.

-Perché Potter mi degna della sua presenza?- lo rimbeccò.

-Si chiama comunicare, Malfoy, credevo di avertelo già spiegato.- disse Harry stancamente, aggiungendo la propria domanda.- Il cameriere ti ha lasciato il suo indirizzo?

-Che grande intuito investigativo, Cadetto Potter! Sì, è una cosa che mi capita di frequente.

Harry boccheggiò, era davvero incredibile. Perché avrebbero dovuto lasciare il proprio indirizzo ad una persona così viscida come Malfoy?

-Com'è essere il partner di una persona che vorresti uccidere?- chiese sibillino Malfoy, guardandolo negli occhi.

-Un buon modo per allenare l'autocontrollo.- disse Harry alzando gli occhi al cielo - Per te, invece? Com'è?- chiese, dopo.

-Patetico.- Malfoy bevve un sorso, lentamente, chiedendo dopo:

-Perché non hai chiesto di cambiare compagno? Nessuno l'avrebbe mai negato, non a te.

-Non sarebbe possibile. Non fanno favoritismi. Nemmeno a me.- rispose Harry risoluto, distogliendo lo sguardo.

-Infatti non mi spiego come tu sia entrato in accademia.- continuò, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Malfoy ghignò, sbuffando.

-Perché hai scelto di diventare Auror, Malfoy? Sul serio.- la voce di Harry era adesso seria, non lasciava scampo a nessun tipo di controbattuta.

-Non l'ho scelto. M'è capitato.- rispose Malfoy, abbassando gli occhi sul bicchiere, ormai mezzo vuoto.

-Non credo che questo sia il genere di cose che possano capitare, sai?

-Una domanda a testa, Potter. Comprese le tue insulse insinuazioni retoriche. Stai con la Weasley?- disse Malfoy, con un gesto stizzito della mano, come fosse infastidito da qualcosa.

-M'è capitato…- ribatté l'interessato. -E tu e la Parkinson?

-Mai stati nient'altro che buoni amici.- rispose Malfoy divertito.

Harry sgranò gli occhi, scioccato da quella rivelazione. Lui, e tutti gli altri, avrebbero dato per scontato che il binomio Malfoy-Parkinson fosse inscindibile.

Eppure non vi era scherno nella voce di Malfoy, anzi sembrava sincero, per quanto potesse avere l'ardire di esserlo.

-Sai, Pansy lavora al Profeta. Le concederesti un'intervista?- gettò lì Malfoy, quasi con noncuranza, ma Harry vide il labbro inferiore fremere, e la mano scattare all'orecchio.

Come il comandante gli aveva insegnato, quello era un palese gesto di chi ha qualcosa da nascondere. Harry mandò al diavolo la presunta sincerità.

-Perché no?- rispose, come stesse accettando una sfida.

Malfoy tornò a rilassarsi, sciogliendo la postura e riportando la mano sul bicchiere, abbozzando un mezzo sorriso.

-Non è poi così male, comunicare, Potter…- disse, subito dopo.

Harry rise di gusto, come non si sarebbe mai aspettato, poi bevve l'ultimo sorso nel bicchiere, e si accorse che anche quello di Malfoy era vuoto.

-Sei stato obbligato a diventare Auror, non è così?- disse dopo quasi un minuto di silenzio, passato a studiare le goccioline che scivolavano sul fondo del vetro.

Vide Malfoy sbarrare gli occhi, poi dischiudere le labbra e infine ingoiare a vuoto qualcosa, come un sorso di Polisucco di una persona disgustosa.

Harry immaginò fosse la Polisucco di Goyle, non seppe perché.

-T'ho già detto che è successo e basta.- rispose, infine, Malfoy, con una punta di veleno sull'ultima parola.

Harry alzò le spalle e lo guardò negli occhi quando disse:

-D'accordo, chiudiamola qui. 

-Semplicemente alle volte non si ha scelta.

La voce di Malfoy s'era fatta amara, lo sguardo annunciava tempesta ed era fisso sul numero del tavolo al quale erano seduti.

Harry non ci pensò poi troppo quando gli disse che sapeva come ci si sentiva, non chiese nulla, perché intuiva ci fosse qualcosa di poco piacevole dietro, e non aveva la minima intenzione di arrivare ad un livello tale di confidenza con Malfoy. Semplicemente disse che lo sapeva, con una voce carica di risentimenti troppo spesso spinti giù, nascosti chissà sotto quale tappeto.

Disse che sapeva come ci si sentiva a non aver scelta e Malfoy lo guardò come fosse la prima volta, tra l'attonito ed il meravigliato, ed in quello sguardo Harry lesse lo stesso risentimento che bruciava dentro di lui.

-Siamo più simili di quanto non crediamo.- disse Harry, lasciando scivolare lo sguardo sulla sala.

Poi Malfoy fece schioccare la lingua e alzò le barriere dicendo al massimo della propria ironia:

-Credici, Potter…

Trovava assurdo quel suo trincerarsi dietro al sarcasmo, soprattutto dopo aver lasciato il proprio fianco scoperto. Che Malfoy avesse paura, era indubbio.

Il silenzio calò di nuovo fra loro, ed Harry sentì il disagio pungergli la bocca dello stomaco, finché Malfoy non si alzò e disse:

-Prima che l'alcool bruci quegli ultimi due neuroni che ti sono rimasti, credo sia meglio uscire a fare due passi.

Si mise il mantello sulle spalle e lasciò che Harry lo seguisse, mentre ghignava e scuoteva il capo divertito dall'accondiscendenza di Potter.

 

***

 

Blaise riposava sulla poltrona. 

Il respiro di Narcissa era tornato regolare.

Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere, solo un mese prima, era stato il suo migliore amico ad assistere a quella scena.

Blaise ricordava ancora il volto di Draco, appena smaterializzato nel suo appartamento, che farneticava circa il Bezoar.

Da quel momento, Blaise, portava ogni settimana scorte della pietra a Malfoy Manor, come stesse portando una torta ad un pranzo al quale era stato invitato.

Guardò Narcissa, placidamente addormentata sulla duchesse.

Era dimagrita, a causa del rifiuto che aveva ormai radicato per qualsiasi forma di cibo. Sembrava anche invecchiata, smunta, appassita.

Blaise sapeva che era dovuto all'Esaurimento Magico.

Il dottor Flinch, guaritore rigorosamente purosangue e a domicilio, lo aveva detto sia a lui che a Draco, tre settimane dopo l'arresto di Lucius.

La linfa magica di Narcissa si stava affievolendo, pian piano, fin quando di lei non sarebbe rimasta ché un'ombra, lasciando alla Signora Malfoy il disonore d'essere una Maganò.

Erano pochi i casi di Esaurimento magico, dovuti perlopiù a traumi di ingente gravità, ma potevano essere fatali.

A nulla erano valse le cure, l'affetto del figlio. Narcissa era come dietro ad uno specchio, si lasciava morire, poco a poco.

Era sempre stata una donna combattiva, decisa, da quanto Blaise riusciva a ricordare, una donna da ammirare ed ammirata da tutti.

Dopo la guerra, a dispetto di tutto, sembrava rinvigorita.

Poi i processi, le testimonianze, i silenzi e l'arresto.

S'era distaccata da terra, poco a poco, sciolta come neve, in una notte.

Blaise ricordava le mani di Draco, tremanti come la sua voce.

Forse per la mancanza di Lucius, forse per il silenzio dell'enorme casa, forse per i dispiaceri o per i timori per il futuro del figlio, Narcissa sembrava aver deciso di diventare spettatrice della propria esistenza, estraniandosi da se stessa.

Dal non mangiare, al non tener in mano la bacchetta, al non curarsi del proprio aspetto, il non proferir parola era stato quasi un passo obbligato.

S'era chiusa nel suo mutismo, nella sua piccola teca di vetro, su un piedistallo dove nulla avrebbe potuto ferirla.

Blaise provava una profonda tenerezza, quando si rendeva conto che negli occhi di Narcissa avrebbe potuto specchiarsi, senza ricevere alcun riflesso.

E non colpevolizzava Draco, perché aveva personalmente assistito alle premure del suo migliore amico nei confronti della madre.

All'inizio le pettinava i capelli, le accarezzava le mani e le sussurrava "Madre".

Ma la voce di Draco non arrivava alle orecchie di Narcissa, le mani erano sempre più fredde e la spazzola era stata dimenticata, col tempo.

Anche Draco sembrava essersi rassegnato, e come una belva in gabbia percorreva sempre la stessa decina di metri, prigioniero di una disperazione alla quale non gli era stato concesso di partecipare.

Non era dato loro sapere il perché di quello stato mentale, prima ancora che fisico.

Blaise temeva solo che anche Draco potesse assumere la stessa glaciale indifferenza verso il mondo.

Ma ciò che più faceva rabbrividire Blaise, era la fredda lucidità che animava la Signora Malfoy in quei saltuari istanti, quella lucidità e chiarezza d'intenti, quando metteva tutta se stessa nel porre fine alla propria esistenza.

 

***

 

Camminavano in silenzio, l'uno di fianco all'altro.

Gliel'avessero raccontato, una settimana prima, Draco sarebbe scoppiato a ridere fino alle lacrime.

Invece, per quanto irreale fosse, lui e Potter camminavano in una Londra ancora deserta e silenziosa, poco prima dell'alba.

Ed erano in silenzio, puzzavano di whiskey e camminavano, come fosse l'unico obiettivo della loro vita.

Potter, usciti dal locale, aveva detto che non se la sentiva di smaterializzarsi, perché aveva bevuto troppo e non era tanto sicuro di riuscire a concentrarsi a sufficienza.

Dal canto suo, Draco, non aveva replicato nulla.

Ma a pensarci, adesso, camminare accanto ad una persona, una qualsiasi, seguendone i passi, il tragitto e prefiggendosi inconsciamente la stessa meta, gli sembrava una cosa anche troppo intima.

Si trovarono in una piazzetta, poco illuminata, o meglio mal illuminata da un solo lampione, di quelli antichi.

A Draco parve di leggere, all'angolo della strada, la targhetta con il nome della piazza.

Grimmauld Place.

-Ehm, io sono arrivato…- biascicò Potter, il tono alticcio, il mento all'insù rivolto verso un'edificio.

Draco non disse nulla, ma guardò nella stessa direzione di Potter, facendo incrociare così  la propria traiettoria visiva con una casa diroccata.

Ottimo, sapeva che Potter abitava davvero in una bettola, e che quindi non era per nulla originale.

Alzò le spalle, guardandolo negli occhi.

-A domani, immagino.- disse Draco, per riempire il silenzio.

Potter era leggermente in imbarazzo, anche con la poca luce del lampione, poteva scorgere il rossore sulle sue guance.

-Abbiamo lezione alle 17.30…- disse in un bisbiglio.

-Occlumanzia.- concluse Draco, poi si voltò, per andarsene, magari ritirarsi in un cono d'ombra e smaterializzarsi lontano da occhi indiscreti.

-Malfoy?- lo chiamò con voce incerta.

Draco gettò uno sguardo dietro la propria spalla, e vide Potter passarsi una mano fra i capelli.

Sapeva che stava per dire qualcosa di assolutamente fuori luogo, come c'era da aspettarsi da ogni Grifondoro, così troncò la cosa sul nascere dicendo:

-Va a dormire, Potter. 

Poi si smaterializzò.

 

 

 

 

 

*Yuctan, pianta grassa sudamericana che se ingerita e non contrastata con specifico antidodo, porta alla morte. L'antidodo ideale è il Bezoar.[Fonte: Potterpedia]

  
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