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Autore: Writer96    14/05/2012    9 recensioni
Lui era il ragazzo incredibile, quello bello e dolce e divertente che faceva impazzire le ragazze e che si faceva adorare dagli amici.
Io era una ragazza più o meno come tutte, fatta eccezione per la mia smodata passione per i libri e la capacità di risultare goffa e incredibilmente timida in qualunque situazione.
E puntualmente mi ritrovavo ad ascoltarlo ogni volta che ne combinava qualcuna delle sue.
-Hayley Core, ragazza londinese. Migliore amica di Liam Payne.
O qualcosa di più?
Dal quarto capitolo
Non avrei mai avuto le forze o il coraggio di allontanarmi da Liam solo per smentire delle voci di corridoio.
Avrei sofferto come un cane e probabilmente quelle sarebbero solo aumentate.
Avrei continuato a fare tutto normalmente.
Come se non avessi saputo niente.
Come se avessi avuto le idee chiare in testa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '10 Things I didn't give to you'
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"It hurts me to think that you ever cried"
Stand Up, One Direction





Chiusi la porta del bagno alle mie spalle, sospirando piano.
Aprii l’acqua della doccia in velocità, tirando indietro il braccio all’ultimo momento e schizzandomi la maglietta con delle gocce che mi avevano intrappolato la mano.
Sospirai di nuovo, perché erano le sei di mattina e perché avrei solo voluto continuare a dormire.
Mi tolsi il pigiama, reprimendo un brivido nonostante non fosse più inverno e il freddo fosse ormai passato e ignorai lo specchio e la mia immagine pallida e gonfia di sonno, scostandomi con irritazione i capelli sporchi dagli occhi.
Quando il getto della doccia mi colpì espirai, come se avessi trattenuto il fiato fino a quel momento.
Scivolai, facendo aderire la mia schiena contro le piastrelle fredde e mi concentrai solo sul ritmo dell’acqua che mi batteva sulla testa.

Pace.

Probabilmente era davvero questa la mia idea di pace.
Qualcosa di caldo e accogliente, che ti circondava senza appiccicarsi eccessivamente a te.
Qualcosa che cambiava di ritmo, ma che era capace di mantenere la sua melodia.
Mi insaponai i capelli, ricordandomi come da piccola mia madre mi avesse insegnato a lavarli da sola.

“Insaponali bene e poi con le dita, come se fossi un piccolo gattino che tira fuori gli artigli..”
“Ma mi faccio male con gli artigli, mamma!”
“Non dire sciocchezze. Tu sei un gattino dolce. Ti faresti del male da sola?”


Mi sarei fatta del male da sola?
Dire di non aver più ripensato alle parole di Julie sarebbe stato un’assurdità.
Erano impossibili da dimenticare e forse lei l’aveva fatto apposta a dirmelo così, senza tanti giri di parole.
Maledissi la gente, la gente che parlava e che non stava zitta, che non si ascoltava mai.
Era sempre stato così, fin da quando ero più piccola.
Avevo paura che la gente mi dicesse che mi piaceva qualcuno.
Non c’era niente di male, e lo sapevo.
Ma allo stesso tempo mi sentivo vulnerabile, una preda facile.
Il buffo era che quando mi piaceva qualcuno era facile capirlo.

Cambiavo polo attrattivo e mi concentravo solo su di lui, facendo gesti studiati in maniera da sembrare casuali.
Non dicevo niente a nessuno, ma tutti mi capivano.
Liam era l’unico che se ne accorgeva solo dopo un po’.
O forse faceva finta, per non mettermi in difficoltà.
Io mi ero accorta subito di Elizabeth, dei movimenti del mio migliore amico e dei suoi gesti.
Avevo capito e l’avevo aiutato.
Ecco, avrei dovuto portare questa cosa a sostegno della mia tesi se il discorso fosse ricapitato con Julie.
Ma ero sicura che non sarebbe ricapitato.

Non avrei mai avuto le forze o il coraggio di allontanarmi da Liam solo per smentire delle voci di corridoio.
Avrei sofferto come un cane e probabilmente quelle sarebbero solo aumentate.
Avrei continuato a fare tutto normalmente.
Come se non avessi saputo niente.
Come se avessi avuto le idee chiare in testa.
 
Il test di Letteratura davanti a me sembrava non riuscire a contenere le parole che uscivano dalla mia penna e faticavo io stessa a stare dietro ai miei pensieri.
Amavo quella materia e nonostante tutto, i test che ci davano erano i meno pesanti di tutti per me.
Alzai lo sguardo per un secondo, sgranchendomi la mano e girando il foglio delle domande ed incrociai lo sguardo divertito di Liam.
Era l’unico corso che frequentassimo insieme ed era sempre stato così dal primo anno.

Avevamo fatto amicizia in primo liceo durante una di quelle gite noiose ed inutili che non avevano alcuno scopo realmente didattico.
Eravamo finiti vicini in autobus e avevamo iniziato a scherzare abbastanza facilmente.
Di solito non sopportavo le persone che fin da subito cercavano un contatto con me, che cercavano di avvicinarsi troppo e con troppa foga, ma con Liam era stato diverso.
Lui si era avvicinato piano, quasi chiedendomi il permesso di diventare mio amico ed io avevo accettato senza rendermene conto.
Era successa una cosa simile con Zayn, solo che si era creato un legame meno profondo.
Vidi che anche lui aveva la testa inclinata dalla mia parte, senza realmente vedermi, cercando di concentrarsi sulla risposta del compito.
Era buffo Zayn, ogni volta che studiavamo insieme sembrava sempre alla ricerca di un qualche dettaglio in più, come se non fosse mai soddisfatto. In realtà studiava lo stretto indispensabile, ma quando ci si metteva puntava sempre a qualcosa di più, sempre al meglio che lui potesse ottenere.
E la cosa me lo rendeva assolutamente simpatico.

Consegnai il compito alla professoressa, lanciando un’occhiata quasi affettuosa ai versi di Shakespeare riportati per descrivere le travagliate vicende di Giulietta e Romeo.
Li apprezzavo e li ritenevo coraggiosi, ma io non sarei mai riuscita a condurre una vita così.
Nel mio essere complicata, agognavo alla semplicità.
Uscii dall’aula e mi appoggiai allo stipite della porta, guardando un paio di studenti che fumavano nel cortile interno e che discutevano amaramente. Scossi la testa, cominciando a congetturare sulle ipotesi del loro litigio.
Magari lei era la sua ragazza e si era arrabbiata perché lui non le aveva fatto nessun regalo di compleanno, oppure lui era suo fratello che le diceva di non immischiarsi nella sua vita.
O forse lei era la sua migliore amica, che si intestardiva a fargli capire qualcosa di importante.

Vidi due mani diverse spuntare dalla curva dei miei gomiti e mi girai verso Liam e Zayn che sghignazzavano davanti alla mia aria sorpresa.
-Che vi ridete, voi?- chiesi, spingendoli allegramente mentre loro chiudevano la porta dell’aula alle loro spalle.
Era una nostra vecchia abitudine, consegnare due o tre minuti prima per potercene stare un po’ insieme e riposarci mentalmente.
-Ti mancava solo un binocolo e poi potevi tranquillamente essere presa per la stalker di uno di quei due là fuori..- rise Zayn, sfilando la mano dall’incavo del mio braccio e sedendosi su una sedia mezza rotta lasciata lì dagli ultimi colloqui con gli insegnanti.
-Tu ti vedi troppi polizieschi, Zayn, oppure troppe soap opera con tua zia....- dissi, togliendo le mani dalle tasche e alzandole in aria, costringendo Liam a sfilare la sua come aveva fatto Zayn poco prima.
-Di’ la verità, trovi quel tizio molto carino e speri che quella sia la sua ragazza, con la quale sta rompendo...- continuò lui, facendomi allargare ancora di più le braccia.
Stranamente Liam non ridacchiò come al suo solito, concedendosi solo uno sbuffo divertito nella mia direzione.
-Mi correggo, elimina i polizieschi Zayn. Tu vedi decisamente troppe  soap opera. Difendimi, Willie!- esclamai, colpendo Liam sul braccio, che parve riscuotersi e mi guardò annuendo distrattamente.
-Willie! Hayley, o inventi soprannomi davvero orribili oppure tu e Liam non me la raccontate tutta giusta...- continuò Zayn, sempre ridendo. Scossi la testa, abbassando le braccia, sconfitta, mentre una Julie immaginaria cominciava a deridermi per poi tornare seria e ripetere esattamente le stesse parole del ragazzo davanti a me.
-Anche tu no...- borbottai, facendo voltare Liam e costringendo Zayn a trasformare la sua risatina in un’espressione alquanto corrucciata. Avrei voluto tapparmi la bocca con le mani, oppure lasciarmi andare ad un commento sarcastico su quanto Julie e il mio amico lì presente fossero dei pettegoli, ma preferii cercare di rimanere immobile e di far lavorare il mio cervello alla ricerca di una scusa plausibile.

Di un sotterfugio.

-Anche lui cosa?- chiese Liam, con un angolo della bocca bloccato nella risatina di prima e un’aria curiosa negli occhi. Non sostenni il suo sguardo, ma mi girai verso di lui, preferendo guardare il piccolo stemma che aveva sul maglioncino piuttosto che il suo viso.
-Anche lui dice che questo soprannome fa schifo...- mi lagnai e in quel momento suonò la campanella, salvandomi e permettendomi di avere una scusa plausibile per tornare in classe a cercare le chiavi della macchina, che, come mio solito, avevo lasciato sotto il banco, dopo aver salutato Zayn con un pugno sulla spalla e Liam con un abbraccio.
Mi attardai a guardarmi intorno, beandomi della momentanea solitudine.

Presto, troppo presto, sarei tornata a casa e non sarei sfuggita a Julie e ai suoi interrogatori.

Aprii anche le finestre e buttai un paio di cartacce, con la scusa di aiutare la bidella, in realtà cercando di avere solo un altro momento per me.
Me ne andai quando mi sentii soddisfatta, giocando con il portachiavi a forma di stella marina che mi aveva regalato Sam prima di partire.
Avevo pianto, quel momento, ma poi la cosa era passata e a volte mi sorprendevo a pensare ai momenti passati con la mia amica-sorella solo con la leggera malinconia di chi guarda alle belle esperienze del passato, conscio che si trovano dall’altro lato di un vetro infrangibile e che non si potranno più raggiungere.
Mi aspettavo di essere sola nei corridoi, ma la cosa che mi spiazzò fu quella di trovarmi davanti una ragazza del primo anno dai capelli rossicci che mi guardava con intensità.

-Tu sei la ragazza di Payne?- chiese e io spalancai gli occhi, cercando se non altro di non aprire anche la bocca per non avere un’aria ancora più stupida.
Mi sembrò di sentire la stessa nausea di qualche giorno prima, quella della fatidica lezione di inglese, ma riuscii a controllarmi e mi limitai a fissarla così, immobile, in mezzo al corridoio.
-Veramente sono una sua...amica..- mi difesi e lei sembrò esserne sollevata, visto che sospirò e fece un passo nella mia direzione.
-Quindi lui è single.- affermò, guardandomi negli occhi alla ricerca di un consenso. Non rimpiansi di non aver detto di essere la sua migliore amica, anche perché sapevo dove voleva andare a parare e la cosa non mi piaceva per niente. Ero sempre infastidita quando la gente si avvicinava a me solo per avere una possibilità con lui.

La gente non capiva niente.

-Frena, ragazzina. Se è single o no, non sono affari miei. Chiedilo a lui, se vuoi. Io adesso devo andare, devo studiare per un compito. Fammi sapere poi com’è andata...- dissi, senza cercare di essere simpatica. Ero irritata e assonnata e di nuovo irritata e quella ragazza, che ora mi fissava quasi rassegnata, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
Entrai in macchina e tirai fuori il cellulare, sorpresa dalla presenza di un messaggio a quell’ora.

“Ti chiamo appena penso che tu possa essere a casa. Vedi di sbrigarti, affibbia-soprannomi.”
Scagliai il telefono sul sedile del passeggero e guidai quasi con rabbia fino all’appartamento mio e di Julie, maledicendo un po’ tutto il mondo.
Entrai e trovai la mia coinquilina e Harry che si sbaciucchiavano davanti alla TV e non potei non sorridere, entrando in cucina senza fare rumore.
Mi sedetti su una sedia e sfogliai un giornale trovato lì, tenendomi a debita distanza dai fornelli.
Come sapevano bene sia Julie che Liam, era poco consigliabile mettermi a cucinare.
Il telefono nella mia tasca squillò e io ringraziai mentalmente di avere il silenzioso.

Mi alzai e riattraversai di nuovo il soggiorno, notando con un ghigno quanto Julie e Harry fossero concentrati su loro stessi per badare a me e mi chiusi ancora una volta in bagno.
“Ehi..”
“Payne, adesso sembri tu lo stalker..”
“Così mi offendi, Miss. Sappi che se vuoi chiudo e ti lascio lì da sola...”
Avrei voluto chiedergli di fare così, ma potevo vedermelo davanti, il BalckBerry incastrato tra la testa e l’orecchio e le labbra socchiuse, mentre cercava di fare sette cose contemporaneamente.
Lo conoscevo così bene.
“Non ci provare. Ho troppo sonno e sono troppo stanca, se smettessi di parlare cadrei nella vasca da bagno e mi spaccherei la testa...”
“Questa cosa mi fa paura.”
Risi, scuotendo la testa e sospirando piano.
“Volevo sapere come stavi. Oggi sembravi davvero stanca..”
“Ho dormito qualcosa come cinque ore e basta questa notte. Non penso di poter reggere ancora...”
Sospirai di nuovo, guardandomi la punta del piede e roteando la caviglia.
“Peccato, perché volevo chiederti di fare qualcosa insieme oggi. Per tirarti su. E poi perché voglio sapere qual è la quarta cosa che non ti ho mai dato...”
“Payne, sei ossessivo. Peggio di me.”
Stavolta toccò a lui ridere come un matto, facendo sorridere anche me.
“Dai. Non dirmi che non ci hai pensato...”
Mi stava provocando, e lo sapeva. Sapeva di aver sempre fatto di tutto per me, così come avevo fatto io per lui, ma si divertiva così. Ghignai e picchiettai sulla copertina del cellulare, quasi a dargli dei colpetti in testa.
“Ok. Non mi hai mai dato una mano con quei due scatoloni di cianfrusaglie che io e Julie non abbiamo mai svuotato.”
Rimase in silenzio solo per qualche secondo, prima di rispondere, allegro come al solito.
“Perfetto. Sono da te alle quattro.”

Rimasi con il telefono in mano, guardandolo sconvolta. Lo rimisi in tasca, facendo penzolare l’apetta fatta di brillantini fuori dalla tasca e aprii la porta, scendendo di sotto e trovando Julie e Harry che confabulavano, le teste vicine.
-Fate paura, sappiatelo..- dissi e loro si voltarono, sorridendomi contenti. Harry era il solito sfacciato, ma mi era simpatico anche perché era così, anticonformista nel suo essere conforme al branco di ragazzotti che adoravano divertirsi e basta.
-Ehi, Hayley... cucini tu?- chiese lui, sorridendomi ancora e passando un braccio intorno alle spalle di Julie, che stava fissando il ciondolino del mio cellulare che i muoveva ancora.
Sia io che lei scoppiammo a ridere e la vidi passargli una mano tra i capelli, commentando con un laconico “Styles, devi fare ancora tanta strada nel conoscere Hayley Core...” mentre si alzava.
-Quindi cucini tu, coinquilina amata...- dissi, stiracchiando mi e buttandomi sul divano né vicina né lontana da Harry, che la guardava con aria confusa.
Julie annuì e sparì in cucina, sbuffando e urlandomi che avrei dovuto iniziare a capirci qualcosa di cucina, anche se elementare.
-Come mai non puoi cucinare?- mi chiese Harry, facendomi sorridere nel voltarmi verso di lui.
-Ho quasi mandato all’ospedale me, lei e Liam una volta. Sono pericolosa...- ammisi, raccogliendo una gamba contro il mio petto. La stanchezza non era passata, ma il malumore sì e la cosa mi stupì parecchio.
-Liam... Payne. Sì, Julie me ne ha parlato. Siete tipo fratello e sorella, vero?- mi domandò ed ebbi un moto di affetto nei suoi confronti. Aveva detto bene.
Fratello e sorella.
-Sì, è il mio migliore amico...- commentai, facendolo sorridere in risposta.
-Julie dice un’altra cosa, eh?- continuò, facendomi gelare. Provai l’impulso di scappare, ma mi trattenni e mi limitai a deglutire silenziosamente.
-Julie ha un modo distorto di vedere la realtà, a volte.- risposi, e lui sembrò soddisfatto, perché si alzò e seguì la sua ragazza in cucina, urlandole dietro le spalle e facendola trasalire.
Pranzammo tranquillamente, parlando del più e del meno e scherzando tra di noi.
Fu mentre lavavamo i piatti che io e Julie ci ritrovammo da sole. Ci eravamo viste a Francese a scuola, ma poi io avevo avuto due ore di compito e lei era uscita un’ora prima, perciò non avevamo avuto occasione di parlare o di fare qualunque altra cosa.
-Più tardi arriva Liam... Gli ho chiesto di aiutarmi con i famosi scatoloni delle cianfrusaglie. Ti dispiace?- le chiesi e la vidi immobilizzarsi, ma abbassai subito lo sguardo per non vedere il suo solito sorrisetto.
Aspettai che parlasse prima di respirare di nuovo e ritornare a muovermi.
-Gli scatoloni! Hayley, sei un genio... Lo dicevo, io, che avremmo dovuto fare qualcosa per quei cosi... Vi diamo una mano io ed Harry, ti va?- mi chiese e io annuii, strofinando un bicchiere e mettendolo capovolto sul lato del lavandino.

Lo guardai qualche istante, osservando la manopola del lavandino che si deformava dietro il vetro smerigliato.
Il vetro sarebbe dovuto essere trasparente e, secondo la fisica, un materiale trasparente permette alla luce di passare senza ostacoli.
Ma quel vetro no, era leggermente deformato e allora la luce passava in maniera distorta, cambiando forma alle cose.
Scossi la testa, un gesto che stavo iniziando a fare troppo spesso e che alla fine non portava mai a niente, perché i pensieri rimanevano lì e non si muovevano, non scappavano dalla mia testa.
Come invece avrei voluto fare io.
Il campanello suonò e io lasciai per un istante la presa sul piatto che avevo in mano, facendolo scivolare nel lavandino. Julie mi guardò alzando un sopracciglio e io deglutii, mentre borbottavo un debole “Vado ad aprire”.
Non mi chiesi perché avessi reagito così.
Era più che normale che uno si spaventasse al suono del campanello, no?
Stranamente, la cosa mi suonava come una scusa.
Mentre giravo le chiavi nella serratura rimpiansi di aver guardato con aria di superiorità Giulietta e Romeo.

Mi sentivo più simile a loro di quanto non dovessi.






Writ's Corner.
Sì, so che è lunedì. E io aggiorno di martedì. Non prendetemi per scema, è solo che domani non avrei potuto aggiornare e così lo faccio oggi, diciamo sul tardi.
Anche questo è un capitolo che sento molto vicino. Soprattutto il pezzo riguardo la gente che piace ad Hayley.
E' una brutta sensazione, quella di sentirsi sotto accusa per qualcosa di naturale.
Romeo e Giulietta... a me piacciono eppure non li amo nè li considero modelli da imitare.
Ma con tutte le scuse che uno trova in ogni situazione, non sono forse simili a noi?
La parte del bicchiere, invece, è fisica applicata al "guazzabuglio del cuore umano".
E penso si spieghi da sola con la parola "Liam".

Ecco.
Vi ringrazio perchè mi recensite e siete con me, seguendomi e facendomi tutti quei complimenti.
Mi piacerebbe che più persone recensissero, ma giuro che amo ognuno di voi.
Grazie, a chi leggerà e mi dirà che assomiglia ad Hayley.
Grazie a chi mi dirà che Hayley è patetica.
Grazie a chi non dirà nulla, ma arriverà a leggere questo ringraziamento.
Baci
Writ.


Ps: Avete notato che il banner è sempre lo stesso?
Ne ho un altro paio pronti, ditemi se volete che lo cambi o no...
e... qualcuno che si inventi un nome carino per Hayley e Liam? :3
Avevo pensato ad Haylyam, ma è brutto. u.u
   
 
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