Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: BigEyes    15/05/2012    3 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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“oggi alle 19 ha detto”
La ragazza stava aspettando sotto un lampione da ormai quindici minuti. La notte calò inevitabilmente. Ariel Andava avanti e indietro impaziente, poi pensò:”non vale la pena aspettare un minuto di più; Che stupida, mi sono infatuata della sua stranezza”.
Così si incamminò verso casa a testa bassa stringendo le braccia al petto.
 
Tutto d'un tratto, dall’ombra apparve un cane rabbioso, nero,con la bava alla bocca, con occhi rossi.
La ragazza impallidì. Tremò. Il cane la guardò ringhiando. Era sola e nessuno avrebbe potuto sentire un suo urlo di aiuto. Il cane iniziò a correre verso di lei. La ragazza scappava, ma sentiva i  passi pesanti dell’animale dietro di lei. Dopo aver corso tanto, arrivò nella pineta vicino alla piazzetta. Ansimante si guardò intorno: sembrava che l’avesse  superato. Ma nell’ombra,tra gli alberi , gli occhi rossi della belva la osservavano. Si sentì attraversare da un brivido gelido.
 
La luce della luna piena rendeva  il paesaggio terribilmente inquietante. Ariel cadde in ginocchio in preda allo sconforto.
Il cane balzò fuori da un cespuglio, mentre la ragazza impaurita si abbassò,coprendosi la testa con le braccia.Fortunatamente, la bestia venne gettata contro un albero,facendo un verso sinistro.
 
Joshua le porse la mano per alzarsi. La ragazza tremante si gettò al collo del ragazzo piangendo.
-          perché hai tardato?!
Joshua le sorrise dolcemente, stringendola a sé. Il cane però era ancora vivo e si avvicinava ai due zoppicante.
Il ragazzo rivolgendogli uno sguardo severo e puntandogli il dito, esclamò:
-          ti ordino di tornare nell’ombra, nel nome di Gesù Cristo!
Il cane, subito dopo aver ululato alla luna, scomparve nelle tenebre. La ragazza strinse la mano di Joshua, sbalordita da questo  terrificante miracolo.
-allora dov’eravamo rimasti, ah si…dovevamo parlare di me-
Non affatto rassicurata dalla sua irrazionale tranquillità risponse:
-          tu sei pazzo! Hai appena esorcizzato un cane rabbioso….e continui a scherzare? Ma chi sei ?
-          Te l’ho detto sono un figlio di Dio.
-          Dio non esiste!
-          Spiegami allora razionalmente quello che è accaduto.
-          Ci sono cose che non si possono spiegare su due piedi…- la ragazza fece una pausa per togliere la terra dai pantaloni e continuò -poi se esistesse Dio non esisterebbe il male,la fame, le guerre…
 
Joshua si aspettava tutte queste considerazioni.
-          ti faccio un esempio:  se ti trovassi vicino ad una fonte luminosa, e poi decidessi di allontanartene fino a trovarti al  buio,  affermeresti che la Luce non esiste?
-          Certo che no! Dovrei considerare che mi trovo nel buio perché mi sono allontanata dalla luce..
-          Esatto. Il mondo si trova in questa condizione: l’uomo è nel buio ma non vuole avvicinarsi alla luce e per di più impedisce ad altri di farlo. “Il mondo giace nel maligno” e se ne compiace.
La ragazza sentiva il cuore scaldarsi. Le sue parole scivolavano dentro, fino all’anima.
“Le sue parole sono vere? Quello che dice potrebbe essere la verità. Dopo tutto mi ha aiutata già due volte e questa volta mi ha salvato la vita…potrebbe davvero essere un angelo di Dio”
 
I due si sedettero su una panchina. L’adrenalina scorreva ancora nelle vene di Ariel.
- Quello era un demone, mandato dall’angelo decaduto per eliminarti.
 
Joshua pronunciò queste parole in modo freddo e distaccato. La ragazza lo guardò con occhi sbarrati. Poi, sorridendo nervosamente, gli chiese:
-          E perché mai ?  L’ho fatto irritare per qualche cosa?
-          No, tu sei ancora nel suo Regno…per adesso.
-          Per adesso sono nel regno dell’angelo decaduto?- domandò la ragazza incredula.
-          So che non ci credi e che ti risulterà difficile crederci, ma la mia missione è portarti nel Regno Celeste; per questo vuole farti fuori, perché potresti diventare presto una sua nemica.
 
Queste parole erano troppo incredibili per una ragazza tanto razionale. Così si alzò, scuotendo la testa. Il ragazzo la prese per il braccio e la tirò a sé, sussurrandole all’orecchio:
-Sei un’eletta e non puoi essere ingannata. Sei un’eletta e sei stata pagata a caro prezzo.
 
La voce del ragazzo le fece venire i brividi. Le parole di Joshua erano sempre incomprensibili.
Ariel volse leggermente il viso verso il  giovane. Lui le diede un bacio sulle gote fredde, che cominciarono a scaldarsi e ad arrossarsi.
-          adesso va a casa, i tuoi saranno in pensiero.
-          Sono abbastanza adulta da non dover dipendere da loro. Però, mi farebbe piacere che tu mi accompagnassi  a casa. Sai com’è.. di questi tempi…
- disse abbassando il viso e stringendo le braccia al petto.  
La ragazza alludeva al fatto di essere l’ ”eletta” e quindi di aver bisogno di un angelo custode. Il sorriso accondiscendente  di Joshua le riempì  il cuore.
 
A letto, Ariel non riuscì a chiudere occhio. Decise così di uscire sul balcone. Il vento di novembre le scompigliava i capelli scuri. Pensò e ripensò al pomeriggio, al “demone”  e  soprattutto
all’ ”angelo”.
Gli occhi grandi osservarono le stelle, la pianura circostante, la pineta e la piazzetta. Tutte le case erano al buio, tranne quella di Joshua. La finestra della stanza da letto era illuminata. Una dolce curiosità la spinse a trattenersi fuori, nonostante il vento freddo.
Poco dopo vide il ragazzo entrare nella stanza. Ariel si sentì in imbarazzo, fece per rientrare, ma la voglia di scoprire il suo segreto la spinse a continuare a guardare. Il ragazzo si tolse la maglietta, mostrando il fisico atletico. Poi si gettò nel letto e  chiuse la luce. “E’ solo un ragazzo come tanti”pensò lei rientrando in casa.
  
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