Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Terre_del_Nord    16/05/2012    9 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
*
HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
*
VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
*
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

That Love is All There is
Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Chains - IV.014 - Segreti, Bugie, Verità

IV.014


Albus Dumbledore
Aula 10, Ministero della Magia, Londra - sab. 15 gennaio 1972

    “... scusate l'interruzione, ma... in questa relazione che ho ricevuto solo stamani, ci sono informazioni che rendono superflue le altre domande che avevo suggerito di fare a questo testimone e agli altri convocati per oggi... chiedo una sospensione per parlare al Wizengamot... ”
    “Accordato... Sherton, la vostra deposizione per ora è sospesa... è evidente che siete provato e sconvolto... per cui non terrò conto dell'evidente mancanza di rispetto che avete manifestato nei nostri confronti... riprenderemo domani, e mi auguro che il vostro comportamento sia più consono!”

Lodge ordinò alle guardie di condurre Williamson dinanzi al Wizengamot per rispondere a quanto era contenuto nella nuova relazione, Moody, però, chiese di illustrare gli ultimi sviluppi a noi soli membri, pertanto, con un cenno annoiato della mano, il Ministro dispose che l'imputato restasse nel gabbiotto e gli inservienti innalzarono di nuovo i paraventi insonorizzanti.

    “Prego Moody, ci renda “edotti” di queste nuove conclusioni... talmente sorprendenti da avermi interrotto mentre stavo per sbattere in cella quel dannato scozzese! Lo ammetto, finora sono deluso, soprattutto da voi, Crouch: mi avevate convinto a sostituire lo Stregone Capo, indisposto, a quest’udienza, anticipandomi questioni di una certa rilevanza, invece non avete tratto nulla dai testimoni, convocati proprio oggi che, al circolo, avevo una partita molto… importante… ”
    “Ne sono... davvero... dispiaciuto… Ministro… ”

Bartemious Crouch sibilò furente: ancor prima dei rimproveri del Ministro, era così teso e rabbioso che aveva già stretto tra le dita due piume fino a spezzarle, perché, da quella mattinata d’interrogatori e di tranelli tesi ai danni di Black e Sherton, non stava ottenendo i vantaggi sperati. Da parte sua, la voce sprezzante, Lodge mostrava disappunto per l'effettivo buco nell'acqua: lo sapevamo tutti, si era candidato per garantire solo i propri interessi e molti sospettavano fosse arrivato a ricoprire quella carica grazie alla compravendita di voti operata da Abraxas Malfoy, amico di lunga data e da anni socio in affari, non sempre cristallini; a tutto questo, si aggiungeva la prepotente vanità personale di Archibald Jeremya Lodge che, come molti altri politici prima di lui, ambiva passare alla storia come “il Ministro che soggiogò le Terre del Nord”. Non apprezzavo la quasi totalità delle idee di Alshain Sherton, vero, ma, obiettivamente, al Mondo Magico poteva capitare di peggio della famiglia Sherton alla guida delle Terre, per questo mi auguravo che né per Lodge, né per altri suoi pari arrivasse mai “il giorno della gloria”.

    “Lasciamo stare Sherton... occupiamoci di Williamson: l'inchiesta, finora, non ha rilevato prove contro di lui, tutto si basa solamente sul Marchio Nero impresso sul suo avambraccio... ”
    ““Solamente sul Marchio Nero”, Moody? Mi sembra che come motivazione sia più che sufficiente a prendere provvedimenti definitivi nei suoi confronti! Se voi e Crouch non riuscite a venire a capo di nulla, è colpa della vostra negligenza, non significa che l'imputato sia innocente!

    “Alastor ha ragione, Ministro: il Marchio è un indizio, non una prova, la difesa potrebbe sostenere che sia stato posto sotto Imperius e costretto contro la sua volontà!”
    “E allora, Ogden? Dal “Bacio del Dissennatore” non si torna indietro e a quel punto nulla potrebbe cambiare gli effetti delle mie decisioni, nessuna mozione della difesa, nessun appello… ”
    “Ciò che dite è inaccettabile! Non compete a voi emettere sentenze e non possiamo condannare qualcuno al "Bacio" senza uno straccio di prova! Vogliamo abbassarci al loro livello?”
    “Tiberius dice bene, Archibald: Williamson ha il Marchio, ma non ci sono prove che abbia commesso dei reati, né quella notte, né in altre occasioni... 

    Signori... Abbiamo faldoni pieni di denunce contro ignoti per omicidi, torture, aggressioni, minacce, da parte di uomini mascherati che si chiamano tra loro usando un tetro teschio impresso sull'avambraccio... quell'uomo non ha commesso reati, dite... Credete si sia marchiato per vanità?
    Bartemious... ragiona... “quella pena”, ormai, è applicata raramente persino sui rei confessi, non è comminabile per meri sospetti! Persino Gellert Grindelwald... è solo all'ergastolo!”

Tremai, sentendo quel nome entrarmi nelle orecchie e farsi spazio come fuoco incandescente nella mia mente, immagini terribili affollarono i miei pensieri: mio fratello, io, una ragazzina che... Mi resi conto di serrare il sedile di pelle di fronte a me, tanto da affondare le dita fino alla prima falange, quando la Strega al mio fianco, Geraldine McEwytt, mi sfiorò l’avambraccio chiedendomi se andasse tutto bene, io le sorrisi, amabile, e annuii, ringraziandola per la premura: era strano e imbarazzante per me vedere la partecipazione e la gratitudine con cui tutti mi si stringevano ancora attorno, a distanza di anni, quando “quel nome” era pronunciato in mia presenza.

    “Non si tratta di abbassarci ai loro livelli, ma di difenderci! Stiamo parlando degli assassini del compianto Longbottom! Il povero Everard non è certo stato sottoposto a regolare processo, quando hanno eseguito la “loro” sentenza! Questa gente non merita rispetto alcuno!”
    “Potrebbe essere stato Imperiato, Lodge, costretto, ricattato! Dobbiamo capire perché... ”
    “Conta davvero sapere perché, Tiberius? Un tempo Gilbert Williamson era uno dei nostri... ora Gilbert Williamson è un seguace di Voi-sapete-chi... e tanto basta... deve bastare... a tutti noi!”

Molti mugugnarono, inorriditi, altri annuirono infervorati, con un gesto secco della mano, Lodge mise fine alla discussione: dopo l'uscita dei testimoni, c’eravamo disposti in maniera informale sui banchi, avevamo occupato in circolo le panche più basse, così da guardarci in volto l'uno con l'altro, solo Lodge era rimasto sul suo scranno, mentre Alastor, rapido e guardingo, si era alzato in piedi e aveva raggiunto il sedile su cui si erano succeduti finora i testimoni, camminandoci attorno con passo marziale, il faldone di pergamene strette sotto il braccio, la mascella squadrata, la ribelle chioma leonina che gli mascherava mezza faccia, a dargli un cipiglio poco raccomandabile. Era una belva in gabbia, stanca dell'attesa, bramosa di balzare sulla preda: sapevo cosa sarebbe accaduto, gli avevo dato aiuto e suggerimenti, dopo aver fatto visita alla vedova di Everard. Alastor aveva iniziato a muoversi fuori degli ordini impartiti da Crouch, da quando, davanti al caminetto nel mio studio a Hogwarts, un bicchiere d’idromele in mano, mi aveva confidato di aver quasi ucciso un uomo malato di cuore nell’ospedale di Inverness, di fronte alla moglie atterrita e stremata, propinandogli una dose spropositata di Veritaserum, perché Bartemious Crouch gli aveva impartito l'ordine di strappare loro la verità (1).

    “Ricorri a qualsiasi metodo, e vai fino in fondo!”

Scoprire di cosa Crouch fosse capace pur di raggiungere i propri scopi, mi aveva turbato e avevo deciso di intervenire senza altri indugi: la confessione estorta a Deidra Llywelyn non poteva essere resa pubblica, certo, o molti innocenti ne avrebbero pagato terribili conseguenze, d'altra parte dovevo impedire che Crouch continuasse a infierire sulle vittime invece che sui carnefici. Mirzam Sherton era scappato con Duncan MacPherson e la moglie, Sile Kelly, per sfuggire agli uomini di Lord Voldemort, non agli Aurors del Ministero; chiunque lo conoscesse un poco, non poteva restarne sorpreso: durante i sette anni passati a Hogwarts, pur frequentando amicizie discutibili, avevo notato in lui la tipica natura inquieta degli Sherton, sempre alla ricerca della propria identità e felicità, ma il ragazzo non aveva alcuna propensione al Male e alla Magia Oscura. No, non c’era dubbio che quella fosse la verità, tutto, anzi, andava a confermare i segni che coglievo ormai da tempo, le soffiate del misterioso informatore che mi contattava tramite Hagrid (2) avvertendomi tra l'altro dell'interesse del Lord per i Mannari di Greyback, e fatti, osservazioni, ricordi che risalivano anche a un passato lontano, l'apertura della Camera, la morte di Ronald Sherton e di Elladora Lestrange, l'aggressione a Deidra, il ritorno di Fear, la nascita delle bambine, la sparizione di Habarcat, le Rune sbiadite... Avevo riflettuto, tutto era collegato, tutto portava alla medesima conclusione: l'erede di Salazar era tra noi, ma Herrengton per qualche motivo non stava rispettando i patti millenari che la legavano al sangue di Slytherin e questo avrebbe fatto divampare nelle Terre una guerra fratricida. Le parole di Everard, durante l'ultimo incontro a Hogwarts, mi avevano aperto gli occhi.

inizio flashback
    “Sono tempi oscuri, vecchio mio, persino Herrengton si sta muovendo con strana premura. Sherton mi ha offerto il suo sostegno politico, in cambio della revoca dei limiti di Leach... ”
    “L'erede di Hifrig alleato a un Ministro filobabbano? Non porterà a nulla di buono... ”
    “Ha sangue Meyer, Albus! Te lo ricordi Tobias? Sangue forte e ribelle! E Sherton è suo nipote! Non fare l'errore di considerarlo solo uno Slytherin! La proposta è molto interessante... ”
    “E nel piatto, suppongo, ci sia anche Hogwarts... ”
    “Naturalmente... ”
    “Naturalmente… se accetterai, dovrò traslocare entro Natale, suppongo... ”
    “Ho già accettato... ma non preoccuparti, anzi mettiti comodo... Sherton sosterrà una norma che blinderà per un po' la tua posizione dagli attacchi del Consiglio... ”
Avevo assaporato con gusto l’Ape Frizzola che avevo appena scartato, dandogli le spalle e perdendomi per qualche istante a osservare le fiamme nel caminetto.
    “Tempi oscuri, hai ragione, se Sherton si batte per me... Pagherei per vederlo... ”
    “Conta su un pagamento, da parte tua, infatti: ci sarebbe un paio di condizioni... ”
    “Deportazione di tutti i Nati babbani? Istituzione della Cattedra di Magia Oscura?”
    “Godric! Sapeva che l'avresti detto! Ed io, folle, ho scommesso tutti i miei preziosi sigari cubani su di te e sull'assenza di pregiudizi da parte tua! La vecchiaia rende stolti, amico mio!”
    “La vecchiaia è ciò su cui l'Aquila conta per giocarti, Everard! Quali condizioni... ”
    “Nulla di compromettente, Albus... maggiore sorveglianza, attorno e dentro la scuola e... ”
    “Certo... L'Aquila è molto protettiva con i suoi piccoli, e dovevi vedere il disappunto per l’aggressione al cucciolo del Cacciatore, nonostante i colori... avversi! Davvero sorprendente... ”
    “No, Albus... I ragazzi non c’entrano... vuole assicurarsi che la Spada resti al suo posto e che nulla possa accaderle... Hai idea di quale possa essere la ragione di tanto interesse?”
fine flashback

Preso in contropiede, non solo non mi ricordai di chiedere quale fosse la seconda condizione, ma non ero stato capace nemmeno di dargli una risposta; solo quando avevo letto del furto di Habarcat e delle pergamene custodite a Doire, avevo iniziato ad avere alcuni sospetti e a comprendere la natura di quell'alleanza apparentemente tanto bizzarra. Tra i politici alla guida del Mondo Magico, Everard era l'unico che non considerasse la Confraternita nemica per partito preso e si rendesse conto dei problemi economici subiti da entrambe le parti a causa della revoca degli accordi con le Terre, voluta da Leach: quell'alleanza, perciò, sebbene insolita, si sarebbe presto rivelata una scelta ragionevole e proficua per tutti. L'accordo pubblico, però, serviva a nascondere ben altro, l'interesse di Sherton per la spada di Godric era solo la punta dell'iceberg: sul piatto doveva esserci un accordo segreto, pericoloso per entrambe le parti, basato su un passaggio d’informazioni in cambio di protezione, che era andato a monte grazie all'interferenza di molti interessi contrastanti, con l'aggressione di Herrengton, l'omicidio di Everard, la vittoria di Lodge, la cieca ostinazione di Crouch. Ottenere le informazioni e la collaborazione di Herrengton, però, era troppo importante alla vigilia di una guerra ormai inevitabile, e il rischio che finissero nelle mani sbagliate, purtroppo, altissimo, per questo, nonostante la reciproca diffidenza, dovevo giocare le mie carte, sostituirmi a Longbottom e trattare con Sherton, senza fargli capire quanto della verità avessi compreso. Non sarebbe stato facile, visti i nostri precedenti, ma distrarre dagli Sherton i sospetti di Crouch, trovando i veri responsabili dell'omicidio Longbottom, poteva essere il primo passo per ottenerne la fiducia... o almeno era quanto stavo cercando di fare, con l’aiuto di Moody. Alastor stava per iniziare il suo intervento quando Bartemious, sbollita la rabbia, fissando la punta della terza piuma Prendiappunti quasi fosse un contenitore di verità nascoste, iniziò a parlare piano, un sussurrare tra sé: pur bassa, quella voce fece calare il silenzio nell'aula, tesa ad ascoltare.

    “Dobbiamo trovare gli assassini di Longbottom, sono passate due settimane e non siamo giunti a capo di nulla: molte idee, diversi sospetti, qualche indizio. Nessuna prova! L’idea del Ministro sarà anche “incivile” ma potrebbe tornarci utile: dobbiamo tentare la minaccia del Bacio per convincere il nostro “amico” a parlare... finora l'abbiamo stremato lasciandolo in compagnia dei Dissennatori, ma teme troppo la vendetta dei suoi compagni, per collaborare. Se lo mettessimo di fronte alla possibilità di fare una fine altrettanto “ingloriosa”, per mano del Ministero, forse... ”

Con una stretta allo stomaco notai quanto poche fossero, tra i presenti, le persone che inorridirono a questa proposta, al contrario la maggioranza aderì entusiasta all'idea di Crouch, un’idea contraria alla legge e alla giustizia, il solito atto teso a ottenere vantaggi personali, mascherato da beneficio per la collettività: non serviva molta fantasia, infatti, per capire che, sotto minaccia, Williamson avrebbe detto non la verità ma qualsiasi cosa Crouch volesse sentirsi dire.

    “Ha ragione Bartemious... è il primo Mangiamorte di un certo peso che riusciamo a catturare, potrebbe sapere molto, non dovremmo darlo in pasto ai Dissennatori, ma spaventarlo!”
    
Sì, vista la situazione, si potrebbe arrivare alla tortura per trarre tutte le informazioni utili!”
    “Tortura, Sullivan? Oh Rowena, e quale differenza ci sarebbe poi tra noi e loro?”
    “Nessuno di voi sembra capire! Quell'uomo ha giurato fedeltà al Signore Oscuro, non parlerà mai! Come dice Archibald, giustiziarlo sarebbe un messaggio forte, utile a far capire quale prezzo dovrà pagare chi vorrà giocare con il fuoco! Sapendo cosa li aspetta, molti ci penserebbero due volte prima di indossare un mantello nero e nascondersi la faccia con una maschera d'argento!”
    “Noi non siamo degli assassini, Malfoy! (3) Ci sono i diritti costituzionali da rispettare... il Consiglio deve riunirsi, valutare la situazione, deliberare... promulgare leggi particolari, se ce ne fosse bisogno! O la gente penserebbe che l’abbiamo fatto tacere per chissà quali ragioni!”
    “No! Williamson deve essere sfruttato per ottenere informazioni e deve essere approvata una legge che conceda al Capo del Dipartimento Aurors l'autorità di prendere decisioni adeguate alla situazione, gli Aurors devono muoversi senza aspettare il Consiglio, il Wizengamot, la burocrazia!”
    “È una follia, Bartemious! Cerchi di approfittare del momento per te stesso, senza ragionare sulle conseguenze! Se fosse approvata questa proposta, se gli Aurors potessero agire valutando da sé la situazione, nella migliore delle ipotesi si andrebbe "solo" verso una deriva autoritaria... se poi ci fossero, e sicuramente ci sono, altri corrotti come Williamson tra le nostre schiere, gli daremmo carta bianca: potrebbero uccidere informatori e testimoni, distruggere prove, coprire le loro tracce!”
    
Stai forse insinuando che a Capo del Dipartimento Aurors ci sia un corrotto, Tiberius?"

Il Wizengamot si divideva tra chi perorava la causa del Ministro, chi sosteneva Crouch, chi si barricava dietro all'Ordinamento; divisi e spaventati, senza una guida saggia, lontana da interessi di parte, e senza una giustizia che non fosse solo trampolino di lancio per la politica, il Mondo Magico non sarebbe stato capace di affrontare e superare il baratro che si apriva dinanzi a noi. Lo potevo sentire persino lì, in quell'aula, nel tempio della giustizia: il gelido fiato del Male. Un brivido mi percorse la schiena, strinsi con forza le mani, attorno alla bacchetta, cercando di non farmi travolgere di nuovo dai ricordi e restare ancorato al presente, alla battaglia che avevamo di fronte, altrettanto terribile e spaventosa; Alastor mi fissò, a cercare conferma, io risposi allo sguardo e annuii, impercettibilmente: ci eravamo già accordati su quanto fosse lecito dire.

    “Signori! Signori! Calmatevi... e riflettete! Mentre stiamo qui a disquisire inutilmente di Ordinamento, Torture e Giustizia, vi ricordo che là fuori i Mangiamorte sono in azione! Per venire a capo del caso Williamson, non occorre chiedere l'intervento del Consiglio, né intaccare i principi fondamentali, o promulgare norme speciali, è sufficiente applicare la Legge! L'imputato è in grado di intendere e volere, le azioni sono in linea con la sua abituale condotta! Non c'è stato Imperius!”
    “State scherzando, Moody? Williamson è sempre stato un uomo irreprensibile!”
    “Vi sbagliate, Fudge, Williamson non è l'uomo integerrimo che credevamo, al contrario, si è macchiato anche in passato di crimini efferati! Ben nascosta, ho rintracciato in Archivio una denuncia a suo carico, firmata nel 1940 da un collega, scomparso il giorno in cui avrebbe dovuto deporre contro un manipolo di Aurors corrotti... naturalmente le prove non furono mai rinvenute... ”
 
Alastor mi guardò di nuovo, io lo incoraggiai a continuare.

    “La morte del testimone fu archiviata come “morte accidentale" a seguito dei bombardamenti tedeschi su Londra, ma posso dimostrare che fu un omicidio, il Cancelliere vi distribuirà una copia della relazione per seguire quanto sto dicendo… Nel caos che caratterizzò quei giorni, la vicenda non fu approfondita e, sparite prove e accusatore, decadde tutta l'inchiesta sul gruppo di Aurors guidati da Williamson… Fu tutto dimenticato, poi, quando, con i suoi, Williamson si rese protagonista della scoperta e distruzione di una cellula di sostenitori di Grindelwald sul suolo inglese: divenuti eroi, ogni macchia cancellata, ricevettero onori, cariche, denaro, sia per aver eliminato un grave pericolo, sia per aver dato lustro al governo del Ministro Malfoy, distogliendo l'attenzione di tutti dal sospetto che avesse utilizzato fondi pubblici, per ripianare debiti di gioco... "

Gli amici di Abraxas rumoreggiarono, Malfoy non reagì, lo fissai, sembrava assente, poco interessato alla causa, non partecipava se non con brevi battute circostanziate, sempre in linea con quelle del Ministro; si guardava intorno, studiava i nostri volti, i nostri gesti, con freddi occhi da morto, che, a causa delle luci tremule dei candelabri, sembravano accesi da un rossore demoniaco. Da parte loro, molti esponenti Gryffindors e filobabbani, annuirono, sostenendo tacitamente come corruzione e prepotenza fossero innate tra i membri di quell'antica famiglia.

    “Signori, silenzio! Silenzio! Un po' di decoro, per Salazar! La teoria che state esponendo, Moody, sulla malvagità innata di Williamson, sembrerebbe interessante e mi auguro che abbiate anche prove valide per sostenerla, perché consentirebbe al Wizengamot di infliggere a quell'assassino la pena che merita; vi avverto, però, non permetterò che “chiacchiere di comari” siano assunte come prova e utilizzate per infangare il nome di una famiglia tra le più illustri del Mondo Magico, che si è sempre prodigata a favore di cause meritevoli, come il San Mungo... ”
    “So che non amate si parli male delle famiglie dei vostri amici, Lodge, ma esistono coincidenze che pongono dubbi sull'operato dei Malfoy, coincidenze su cui si dovrebbe... ”
    “Parliamo di fatti, Moody, non di coincidenze o insinuazioni su persone morte da anni, che non sono in grado di difendersi! O mi presentate delle prove su Williamson e mi spiegate perché ci state ammorbando con presunti reati prescritti da decenni, o il vostro intervento finisce qui!”
    “Ho trovato il veleno, Lodge! Vi basta come prova? Un veleno raro, che poteva avere solo Williamson! L'imputato l’ha portato a Herrengton per uccidere... in nome di Voi-Sapete-chi!”

Nell'aula dieci calò un silenzio di tomba, poi quelle parole scatenarono una serie di brusii che fecero fremere l'aria, Bartemious si protese sulla sua poltrona fin quasi a cadere dagli spalti, Lodge era pietrificato in un'espressione strana, indeciso se essere sorpreso, confuso o incuriosito. Moody mi fissò, io annuii; mi ero recato dalla vedova di Everard, avevo trovato tra le sue carte il nome di Annabelle Thomas, avevo fatto ricerche e mi ero recato nella Newcastle babbana per parlare con l’unica sorella superstite di quella giovane: negli anni trenta, Annabelle lavorava a Londra come domestica presso una famiglia altolocata, gente un po’ strana ma gentile e premurosa. Annabelle si era invaghita e infine innamorata del giovane figlio del padrone che ricambiava i suoi sentimenti e, come spesso accade, era rimasta incinta; a sorpresa, il giovane, innamorato, nonostante le sue origini umili, non aveva indugiato e le aveva chiesto di sposarlo; Annabelle aveva accettato: quell'uomo era il padre del suo bambino, ed era l'uomo che lei amava e che la amava.
Era felice, erano entrambi felici... forse troppo felici. Il 24 dicembre del 1939, a una settimana dal matrimonio, Annabelle fu ritrovata nella vasca da bagno, litri di sangue dispersi nell'acqua, le vene squarciate, la vita che portava dentro di sé, spenta insieme con la sua, per sempre. Era morta così la giovane babbana di cui si era invaghito Tobias, ultimo rampollo dei Meyer (4).

***

Rodolphus Lestrange
74, Essex Street, Londra - sab. 15 gennaio 1972
 
Ciascuno di noi era partito da Little Hangleton polisuccato con le sembianze di miserevoli impiegati del Ministero, scelti tra quanti, - Rookwood era stato molto utile -, quel giorno non erano in servizio, non avevano famiglia, vivevano in zone isolate ed erano di estrazione mezzosangue. Carrow e Pucey erano entrati nelle loro case, quella notte, li avevano uccisi, avevano preso quanto fosse necessario alla Polisucco, ne avevano trasfigurato i resti, avevano scagliato Confundus e incantesimi respingenti attorno alle dimore, così che chi si fosse avvicinato, si sarebbe convinto di aver parlato loro, senza averlo fatto: della denuncia di scomparsa, delle indagini e di quello che sarebbe accaduto l'indomani non ci importava, da mesi ormai facevamo sparire persone di ogni tipo. Avevamo raggiunto Diagon Alley separatamente come persone semplici, impegnate negli acquisti del sabato mattina, io mi ero materializzato presso Bernard Leroux, l'antiquario sottoposto a Imperius di recente, perché ci facesse resoconti periodici su quella zona tranquilla della città. Quell’idiota di Crouch aveva deciso di infiltrare i bassifondi, per trovare indizi su di noi, pensando di anticipare le nostre mosse cercandoci tra la feccia della società; noi, al contrario, avevamo lasciato nei bassifondi solo gente male informata che rifilasse loro notizie fasulle, per farli girare a vuoto e sbagliare un’azione dopo l’altra: i Ministeriali non capivano che il nemico era tra loro, si riuniva nei salotti buoni dell’alta società e teneva in pugno, con la persuasione, la minaccia e il ricatto, molti esponenti della cosiddetta parte sana del Mondo Magico. Ghignai, la presunzione e l'ottusità di certi individui ci rendevano la vita fin troppo semplice. Con i cenci babbani delle nostre vittime addosso, ognuno di noi aveva proseguito per la propria strada, senza curarsi degli altri, eravamo entrati alla spicciolata nella Londra babbana e, passando per vie traverse, senza far uso di Magia, avevamo raggiunto Essex Street, presso il fiume.
Emerson era dentro, il suo compito era fingersi il Decano, affatturare la Strega, farci entrare. Aveva frignato tutta la notte, come una femmina, dopo aver visto che cos’era accaduto al suo prezioso McFiggs, ed io l’avevo minacciato che l'avrei fatto soffrire ancora di più, come meritava qualsiasi schifoso Mago del Nord, se non si fosse calmato: Milord non sarebbe stato contento di perdere la sua spia, certo, io però avevo un bisogno irrefrenabile di fare male, molto male, a qualcuno, e quell’inutile piattola, lì di fronte a me, poteva rendersi utile almeno come cavia. In fondo, quella notte, ero già quasi arrivato a disubbidire a Milord, pur sapendo quanto violenta sarebbe stata la sua punizione se avessi osato andare fino in fondo, anzi esaltato forse proprio da quella consapevolezza: sentivo una forza autodistruttiva dentro di me, volevo sfidarlo, forse addirittura morire... e questo... solo perché... quando avevo visto come Lui la guardava...
Strinsi i pugni, quel pensiero mi riempiva di furore, il sentore della bile mi serrò alla gola: avevo portato io Bellatrix a Milord, le avevo voluto dare io ciò che più desiderava, così che mi fosse grata e si concedesse a me tutta, anima, sangue, mente... non mi bastava più avere solo il suo corpo. E invece… giorno dopo giorno sembrava aprirsi di fronte a me solo un oscuro abisso... Con la mia ingenuità e la mia smania di grandezza, non avevo valutato i rischi, avevo messo in gioco ciò che di più prezioso avessi, e in quel gioco maledetto avevo già perduto per sempre la possibilità di avere un figlio da lei, proprio da lei, dall'unica donna che volessi al mio fianco. E la sera prima, improvvisa, davanti agli occhi, sotto quella luna spettrale, in quella radura che trasudava morte, mi era apparsa improvvisamente lucida, logica, pressoché inevitabile, la realtà che come uno stolto non avevo mai voluto considerare, e mai avevo previsto: Bellatrix e Milord. L’Oscuro Signore e la sua Strega devota. La consapevolezza folle e lancinante che non sarei stato io al suo fianco a gustare la vittoria.

    Sono rimasti insieme, fuori, soli, tutta la notte... Bellatrix... tu sai bene cosa prova Bellatrix al solo sentire il nome di Milord... E Milord… perché mai Milord dovrebbe tirarsi indietro di fronte a una donna come lei?

La stavo perdendo, forse l’avevo persa, senza averla nemmeno posseduta, veramente, mai. E con lei, stavo perdendo, avevo già perso, il vero me stesso. Tormentato dal dubbio, dalle angosce, dal furore represso, alla fine mi ero sfogato su Emerson, l'avevo schiantato, perché smettesse di frignare, e quella mattina, temendo ci tradisse o tentasse di fuggire per la paura, prima che uscisse con le sembianze del Decano, l’avevo sottoposto a Imperius, imponendogli di tenere attivo il suo nuovo incantesimo fino all’arrivo di Milord, anche dopo cioè, che Abraxas avesse finito con la Strega, solo per avere la situazione sotto controllo. Non potevo commettere errori, no, in nome della causa, ma, soprattutto... della vendetta.
E ora eravamo lì, davanti a una casa babbana, in una via babbana, circondati da babbani. Pronti per la resa dei conti. Conoscevo già il 74 di Essex Street, ero entrato nell'antica dimora dei Meyer qualche volta, quell’estate, con Mirzam, durante i lavori di ristrutturazione: mentre Sherton valutava l'efficacia degli incantesimi per proteggere i neonati dagli incidenti domestici, io avevo spiato il nemico alla finestra, avevo persino immaginato di lanciare qualche fattura mortale, per esempio contro la donna dagli strani rotoli in testa che cercava di spiarci da dietro le tende, una coppia di telescopi in mano. Quella mattina, fortunatamente, almeno quella specie di arpia dal sangue putrido non c’era. All’epoca, mi ero guardato intorno e mi ero chiesto quale follia stesse spingendo Sherton a vivere in quella decadente topaia Ravenclaw, lontano dalla fierezza di Herrengton e ora, di nuovo, mi aveva colto la stessa sensazione di soffocamento, appena entrato, forse perché avevo riconosciuto sulla consolle, in fondo alla scalinata, il vaso da fiori che “l'infame” stava sistemando mentre mi assicurava, sul proprio onore, che avrebbe fatto di tutto per compiacere Milord.

    Mi guardavi deciso e sicuro, mi dicevi, sorridente... “Te lo prometto... ” … e, invece, schifoso maiale traditore, mi stavi mentendo...

La consapevolezza del tradimento di Mirzam, intuita guardando i ricordi di Meissa e confermata dal furto di Habarcat, la mia incapacità di sospettarlo e di evitarlo, erano diventate lame conficcate nel mio cervello, allucinanti e provocatorie, foriere di attacchi di rabbia quanto l'idea... E l'idea di Bellatrix nuda e smaniosa che si fa sbattere come una cagna in calore da Milord...
Dovevo smettere di seguire quella linea di pensiero, o non sarei stato in grado di portare a termine la missione, dovevo pensare solo a Mirzam, alimentare il sacrosanto odio che avevo nei suoi confronti, approfittare di questa missione per iniziare a fargliela pagare. Che fosse un dannato traditore, non erano solo affari suoi, io mi sentivo oltraggiato. Avevo garantito per lui, avevo messo in gioco la mia faccia e il mio nome per lui… Per anni, l'avevo considerato un fratello...

    … a volte immaturo e pavido, certo, ma... qualcuno, anzi l'unico di cui potessi fidarmi...

Traditore, sì... Una serpe che prima di chiunque altro aveva ingannato me. Ed io non riuscivo a tollerarlo. Come non riuscivo a tollerare che mi fosse così difficile nasconderlo. Nonostante quello che aveva sempre ripetuto mio padre sugli Sherton, l'avevo ammirato fin dalla prima volta che l'avevo visto, al tavolo di Slytherin, appena smistato, perché quando gli avevo ghignato addosso il mio nome, invece di ritirare la mano, sprezzante o intimorito, mi aveva fissato con quel suo sguardo di luna, fiero e deciso, e mi aveva stretto la mano, forte, senza indugi. In quegli anni ero stato così sciocco da credere che il futuro potesse essere nostro, che la nostra amicizia infantile potesse diventare una “santa alleanza”: saremmo stati i condottieri più fedeli, i Mangiamorte più validi, pronti a uccidere, lottare, pagare con la libertà e la vita, pur di riconsegnare il mondo alla vera Magia, al sacro valore del sangue puro e delle antiche tradizioni. Stolto, mi ero lasciato infinocchiare dai suoi racconti del Nord, dalla storia di Salazar e del suo discepolo più fedele, dai suoi discorsi, così diversi eppure simili a quelli di Milord... Il giorno in cui aveva puntato la bacchetta contro l'Hufflepuff, nel bosco, colpendolo alla schiena, l'esaltazione omicida del suo sguardo mentre quella nullità pregava, supplicava, soffriva... Ero arrivato a credere che fosse come me, anzi, migliore di me, perché così padrone delle proprie emozioni da trovare il coraggio di puntare la bacchetta anche contro Bellatrix, la donna che amava, fino a terrorizzarla, solo perché lei non portava rispetto verso il suo Nome e il suo Sangue.
 
    Non succube di lei, di quei suoi occhi, di quelle sue labbra, come sono sempre stato io...

Ero così sicuro di Mirzam, delle sue motivazioni di Purosangue, che quando l’avevo visto tergiversare avevo pensato che al suo posto, al posto del probabile Erede di Hifrig, forse... forse neanche io avrei chinato volentieri la testa, accettando un ruolo secondario... al suo posto forse... avrei voluto essere anch'io la storia, non cederla a qualcun altro...
… nemmeno a Milord... poi mi convincevo che, come me, Mirzam avrebbe fatto la scelta giusta, bastava dargli tempo... e invece...

    Invece sei sempre stato un ipocrita, un traditore, un vile bugiardo, marcio fino all'anima!

    “Sono stanco delle tue alzate d’ingegno, Roland! Ne siamo tutti stanchi, anche Milord... per il tuo bene... smettila o ti fermerò io... non ti permetterò di rovinare tutto, non questa volta!”

Con una stretta allo stomaco tornai al presente: mio padre si stava azzuffando con Malfoy, sentii la vergogna imporporarmi le guance a causa sua, era così incapace di contenersi, di agire con razionalità, di far valere le nostre ragioni, pur sacrosante... avevo capito subito che intenzioni avesse verso la Strega, percepivo la bramosia e la lussuria nel suo sguardo, ma sebbene madre di quel bastardo, condividevo l'idea di Milord: Deidra Sherton e i suoi poppanti ci servivano integri e vivi. Sarebbero stati utili per piegare una buona volta Sherton: dai ricordi prelevati, sembrava che Alshain fosse soltanto un dannato sbruffone, un mercante che voleva tirare sul prezzo della propria integrità, ebbene Milord quel giorno avrebbe messo fine a quella pagliacciata, perché appena avesse visto figli e moglie nelle nostre mani, Sherton si sarebbe piegato a pecora, come nemmeno il più servizievole degli Elfi domestici sarebbe stato capace di fare, e avrebbe eseguito ogni nostro ordine. Persino tagliare la testa di quel suo dannato figlio rinnegato, se fosse piaciuto a Milord.
Per questo, per l’incolumità degli ostaggi, il Signore Oscuro aveva affidato la missione a quella mezzasega di Abraxas: sapeva che quel vile cercava sempre di non sporcarsi le mani. Avevo già lavorato con Malfoy, un vero supplizio, era così ossessionato dall'idea di essere scoperto e vedere la sua famiglia coinvolta e privata del prestigio, che si metteva a sanare persino le ferite dei morti, gente che non era nemmeno necessario ammazzare, ma che io avevo eliminato per lui, per la sua fissazione che l'avessero riconosciuto e che sarebbero andati in giro ad accusarlo. No, non credevo Malfoy sincero quando declamava fedeltà al Lord, era troppo preoccupato di apparire rispettabile presso quella stessa comunità magica che dovevamo piegare, epurare, rieducare: che cosa ci interessava di loro, delle loro opinioni, del loro biasimo? Erano solo feccia, immonda feccia, ma Malfoy si cagava sotto e non capiva. No, non mi fidavo di lui, di tutti loro, erano Maghi incapaci di assaporare il sacro piacere del sangue e della morte, pezzi di ghiaccio, privi di passione, mossi solo dal desiderio di un potere sempre più grande, di una ricchezza sconfinata che doveva superare quella di chiunque altro. Il mio Signore non poteva fidarsi: potevano venderci, per salvarsi o per avere sempre di più. Purtroppo Milord, per motivi a me sconosciuti, considerava l'antico potere delle Terre basilare per la causa, almeno quanto la misteriosa ricerca dei manufatti appartenuti ai Fondatori e teneva in conto personaggi come Malfoy perché, diceva

    “La morte non è percepita da tutti come il peggiore dei Mali, occorre qualcuno che sappia far leva sulle debolezze degli uomini... ”

Quel giorno, perciò, avremmo considerato gli Sherton non nemici da eliminare, ma alleati riottosi che, non collaborando con le buone, dovevano essere “convinti” a ricoprire il loro ruolo.
 
    Ubbidirò, certo, ma se il Fato mi permetterà di trovare Mirzam Sherton prima degli altri…

Abraxas mi ordinò di salire di sopra per le perquisizioni, io ubbidii senza indugiare: desideravo allontanarmi e smettere di vedere mio padre rendersi ridicolo, lo afferrai per un braccio e salii le scale, deciso a schiantarlo e chiuderlo in uno stanzino appena mi avesse rotto i coglioni. Non si trattava del tipo di missioni che faceva per me, ma mi ero offerto, proprio per partecipare a quelle perquisizioni: sapevo in partenza dove e cosa cercare, avevo già visto la stanza, perciò restai lì, il piano delle camere dei ragazzi, e indirizzai gli altri allo studio di Sherton. In silenzio, avanzai nella penombra, toccando con i polpastrelli gli stipiti delle porte, percepii la Magia acerba di Meissa, ghignai al pensiero di quella notte e al tempo stesso restai turbato ricordando le immagini che avevo scorto tentando di violare la sua mente. Infine, quando raggiunsi la stanza di Mirzam e sentii la sua Magia, il sangue pompò veloce e bollente nelle mie vene, il sapore di fiele a rendermi di nuovo amare le labbra: con un calcio divelsi la porta ed entrai; feci Lumos e tutto attorno a me risuonò della voce e della vita del maledetto, dai gagliardetti del Puddlemore, firmati da Stenton in persona, alle foto incorniciate di Alshain Sherton che volava sulla scopa, sorridendo alla folla con il boccino in mano. Ricordando il volto entusiasta del bastardo quando parlava delle abilità di suo padre, puntai la bacchetta e li feci bruciare, uno a uno, tante piccole fiaccole che si accendevano sulle pareti, dando all'aria e alla luce un sentore d’inferno, mentre lo sguardo estatico sul volto di Sherton si deformava e spariva tra le fiamme, la gloria ridotta in cenere e sottili spire di fumo: desideravo che la sua carne bruciasse nel fuoco, che l'odore di maiale morto aleggiasse nell'aria, dolciastro. Puntai la bacchetta e diedi alle fiamme anche la cassapanca in fondo al letto, circoscrivendo subito il rogo, sapevo cosa conteneva, solo inutile paccottiglia, l'aveva aperta davanti ai miei occhi pochi mesi prima, Mirzam era stato ore a raccontarmi di ciascuna di quelle ridicole paia di guanti che conservava gelosamente là dentro... e dei boccini: immaginai i boccini, anzi i “sacri boccini” vinti a Hogwarts dal grande Mirzam Sherton tendersi sotto la pressione della Magia e fondere, ridotti a un’inutile massa dorata, mischiati a tessuto e pezzi di vimini in un unico caos informe.

    Come ridurrò la tua faccia, quando ti metterò le mani addosso, te lo giuro sulla mia vita...

L'immagine di Mirzam, però, inginocchiato ai miei piedi, sulla soglia di quella stanza, annichilito davanti alla devastazione e prossimo alla morte, di colpo scomparve di fronte alla forza misteriosa che mi attirava verso il letto, il baldacchino verde argento che troneggiava in mezzo alla stanza, nascosto dietro tende verdi che tutto celavano: gli anni erano passati ed io ero solo nella stanza, ma c'era qualcosa che si agitava dietro quelle tende e attorno a me e mi chiamava lì. Senza quasi accorgermene le gambe mi stavano portando sempre più vicino e la mente iniziò a perdersi su un viso diafano, occhi chiari, labbra tornite, morbidi capelli corvini, e un nome pareva sussurrato dalle pareti, dai tendaggi, dall'aria stessa: Sile era stata lì, la sua prima donna, il suo unico vero amore, Mirzam l'aveva portata lì, sul letto in cui era nato e cresciuto, e lì l'aveva posseduta.

    La prima volta per entrambi, il primo sangue di entrambi.

Il chiarore dei roghi pigri sulle pareti faceva percepire le forme dei cuscini e delle coperte attraverso il tessuto sottile delle tende, ma io riuscivo ad andare oltre, a vedere due corpi diafani avvinghiati, sentivo i loro gemiti, percepivo le sensazioni, il piacere, il calore, l'odore stesso del sesso, e tutto pulsava nell'aria intorno a me, mi entrava sotto pelle, nel sangue, nei polmoni. Non sapevo cosa fosse, forse un incantesimo, stupido com'era, invece di farsi una scopata con una donna vera, Mirzam sarebbe stato capace di esaurirsi di seghe rivivendo quell'unico momento di gloria non solo nella mente, ma inventandosi qualche diavoleria più concreta, qualcosa per superare le notti passate a desiderare e a sognare Sile, nel rimorso e nel dolore della perdita... O forse era la mia ossessione, sì... forse stavo solo diventando pazzo in quella stanza... Attraverso le tende osservai e ghignai: sì, era senz'altro una mia fantasia, dubitavo che Mirzam potesse anche solo immaginare di fottere una donna in quel modo, figurarsi avere le palle per convincere l'adorata algida mogliettina ad assecondarlo sul serio in quel genere di esperimenti... Non mi era mai capitato nulla di simile e nemmeno m’interessava capire perché mi succedesse in quel momento, sapevo solo che non era reale e che quelle immagini immateriali mi turbavano così nel profondo da volerle puntare e vederle prendere fuoco, torcersi nel dolore e nel calore; odiavo quel bastardo a tal punto che mi trovavo lì non per far bella figura con Milord, scovando qualche prezioso indizio, ma per distruggere e dissacrare qualsiasi cosa avesse importanza per lui, a partire da quel letto: non riuscivo a guardarlo senza immaginarci Mirzam perso nei suoi pensieri, su quel cuscino e tra quelle lenzuola che sapevano di lei e delle sue lacrime fuse a seme. Volevo che lui bruciasse, che lei bruciasse, che tutto il suo dannato mondo finisse in cenere. Dovevo calmarmi, però, ero sul punto di esplodere, rischiavo di perdere il controllo su tutti quei piccoli falò e non dovevo ridurre in macerie la stanza prima di aver trovato degli indizi. Mi avvicinai a un'altra cassapanca, cercando di razionalizzare, di concentrarmi sul motivo per cui ero lì, dovevo trovare diari, lettere, taccuini, appunti, possibilmente tutto ciò che facesse riferimento alla Confraternita, ai Riti antichi, a Habarcat, al piano di fuga: aprii i cassetti, pronunciai gli incantesimi "disvelanti", li rovesciai e gettai a terra i suoi libri, i suoi stramaledetti dischi...

    Dischi babbani, libri babbani... Sono sottolineati... è la sua calligrafia quella a margine... ci sono i suoi commenti... commenti entusiasti... Salazar santissimo... È dunque veramente la stanza di un traditore? Io, Rodolphus Lestrange ho avuto per amico... un traditore? Ho condiviso la mia vita, i miei progetti, le mie inquietudini... con un traditore del Sangue? No, non è possibile... non è assolutamente possibile...

Distrussi tutto con un Reducto, ero ancora inferocito, ma adesso il mio era un odio lucido e asettico, che non aveva più nulla a che vedere con il senso di delusione e di offesa personale che avevo provato fino a quel momento, perché l'idea che Mirzam fosse un vero rinnegato lo rendeva diverso da me, estraneo, e mi sollevava da qualsiasi senso di colpa; mi sentivo liberato, leggero, l'idea di strappargli la vita non aveva più implicazioni, diventava solo inevitabile, naturale, giusto, com’era stato giusto e naturale ogni volta che mi ero trovato a uccidere e torturare i rinnegati...
 
    … i rinnegati come lui...

Scaraventai contro il muro soprammobili, vasetti di pozioni, sedie e altri quadri dopo aver gettato qua e là incantesimi per svelare Magie nascoste, con la quieta meticolosità e il medesimo piacere che mi coglieva ogni volta che entravo nella casa di un Gryffindors o di un Sanguesporco, mentre dalla cassapanca e dalle bocche oscure delle cassettiere vuote, il fuoco, sinistro, dopo aver divorato gli ultimi album di foto e i ritagli del Quidditch che parlavano di lui e di suo padre, fuoriusciva e si avviluppava sugli spigoli, tentacoli di piovra ghignanti come una bestia degli inferi. Tutto via, nessuna memoria, volevo che quel “rifiuto” sparisse dalla faccia della terra. Esausto, mi sedetti a terra, la schiena contro la parete, il respiro corto, puzzavo di fumo, di sudore, di follia, di veleni dispersi dalle boccette rovinate a terra, mi guardai attorno, piccoli roghi contenuti con la Magia si accendevano qua e là, dando alla stanza la luminosità e l'atmosfera di una cripta in cui compiere sacrifici umani e scoppiai a ridere, intravvedendo di fronte a me, lo spettacolino che continuava a tenersi, imperterrito, dietro i paraventi verdi del baldacchino.

    Salazar, sono proprio un pazzo perverso e irrecuperabile se, in mezzo a tutto questo schifo, continuo a pensare a quel bastardo che scopa la sua puttana, come potrei scopargliela solo io...

Mi rimisi in piedi, sospirai, mi passai la mano sporca di cenere sul volto e riavviai indietro i capelli, ero madido di sudore e iniziavo a convincermi che in quella stanza non ci fosse più nulla di utile, ovunque mi voltassi c'erano solo stupidi ricordi di un ragazzino viziato, pezzi di una vita passata, che non meritavano un posto nella nuova casa, tanto meno che ci perdessi il mio tempo. Fu a quel punto che compresi: quella stanza non era più “la stanza di Mirzam”, ma il tipico simulacro del figlio uscito di casa tenuto in piedi dal sentimentalismo di una madre per sentire con sé il proprio “bambino” ormai lontano, per questo era piena di tutte le cianfrusaglie inutili che riguardassero il suo cucciolo, divise, vecchi vestiti, giocattoli, ritagli, libri di scuola... Ciò che poteva essermi utile doveva essere nella nuova casa, ma sapevo che non era stata ancora sistemata, Emerson aveva avuto modo di assicurarsene quando aveva scortato gli Aurors a fare la perquisizione: dovevano esserci ancora delle casse, da qualche parte, casse contenenti vestiti, libri, appunti, tutto ciò che Mirzam usava negli ultimi mesi, materiale che gli Elfi avrebbero dovuto sistemare durante la luna di miele, un lavoro lasciato presumibilmente in sospeso. Dovevo trovarli... se c'erano indizi del piano dovevano essere lì. A Hogwarts, d'abitudine, noi serpi nascondevamo i nostri trofei in un doppiofondo dell'armadio a muro, realizzato con la Magia: era sciocco pensare che Mirzam avesse usato lo stesso sistema, ma quella era una collocazione provvisoria e le casse dovevano essere ritrovate dagli Elfi. E soprattutto... Mirzam non immaginava cosa sarebbe successo il giorno del matrimonio. Mi avvicinai all’armadio, come immaginavo era pieno solo dei vestiti, piegati e sistemati, appartenuti al ragazzino che avevo conosciuto a Hogwarts, scavai tra sciarpe e mantelli di Hogwarts e mi ritrovai per le mani un paio di pantaloni con un’indelebile macchia d’erba e fango. Ero furioso con lui, lo odiavo, l'avrei ammazzato alla prima occasione, ma un sorriso idiota mi si stampò sulla faccia, ricordandomi quel pomeriggio d'aprile di otto anni prima, noi tutti insieme al lago, Sile e Jarvis che studiavano come sempre, Bella che insultava un paio di Hufflepuff di passaggio e sua sorella che le teneva il muso, Augustus ed io che complottavamo e ridevamo, Rita che tentava di assaltare Mirzam e l'idiota che, per sfuggirle, cadeva proprio nella trappola di erba e fango indelebili che Augustus ed io avevamo approntato per i Gryffindors.
 
    Sei sempre stato troppo idiota per essere uno di noi, Sherton, dovevo capirlo subito...

Mi ricomposi e finalmente la mia ostinazione fu premiata, trovai un doppiofondo nell'armadio quando colpii con la bacchetta il legno e, ricordandole a stento, pronunciai un paio di formule in gaelico sentite da Emerson tempo prima: c'erano tre casse, depositate sul fondo, sotto tutto il resto, le trovai chiuse e sigillate, la calligrafia sottile ed elegante di Mirzam indicava il contenuto sui coperchi di cartone, e soprattutto, contenevano ciò che riguardava i suoi ultimi anni. Una delle tre, in particolare, attirò la mia attenzione: recava un sintetico “Inverness” e capii che dovevo iniziare da lì, dai ricordi dell'anno vissuto da solo lontano da casa, durante il quale aveva combinato mille cazzate senza la guida di suo padre, ed era stato a un passo da Milord. Libri, quaderni pieni di conteggi riguardanti la sua attività per il Signore Oscuro, di compravendite d’ingredienti, di Veritaserum creato per noi Mangiamorte, di appunti su appunti riguardanti gli Incantesimi che Milord voleva imparasse a usare per uscire in missione con noi.

    E che ora potresti scagliarci contro, o potresti svelare ai Ministeriali... bastardo!

C’erano parti scritte con le Rune, altre in cui l'inglese era sostituito di continuo dal gaelico, non ero in grado di decifrarle all'impronta, perciò rimpicciolii e infilai tutti i taccuini nella mia sacca portaoggetti; per ultimi trovai i diari, anche quelli che risalivano a molti anni prima, ne aprii uno a caso, doveva avere tredici anni e delle venti pagine che sfogliai, venticinque contenevano assurdi lamenti d'amore di un ragazzino piagnucoloso e imbranato per la sua dea dal nome di stella. Scoppiai a ridere, immaginando Bellatrix se si fosse sentita definire “piccola goccia di rugiada!”

    Sarebbe stato meglio: ti avrebbe ucciso senza darti il tempo di diventare un problema!

Estrassi quello con la dicitura “1971”, era scritto fitto fitto, nella sua calligrafia microscopica, lo sfogliai per vedere se c'era qualcosa nascosto, lo colpii con la bacchetta perché svelasse i suoi segreti, infine iniziai a leggere qua e là dei brani, sperando ci fosse qualcosa di utile.

9 gennaio1971
Rodolphus è un folle, era da brividi quando parlava di Garrett! Ora se la prendono con i bambini! E Milord... è solo un fottuto bastardo! Aveva detto che c'era un'altra strada, non capisco perché non si decida a mostrarla! Questa non può essere la strada per il ritorno della Magia! Mi rifiuto di crederlo! Forse ho sbagliato, dovrei andarmene... o forse sono qui perché devo far capire loro che dovremmo metterci più tempo ma usare un metodo diverso... C'è troppo sangue, troppo...
Nota positiva: finalmente mi libererò di Bellatrix, vorrei vedere il suo muso quando scoprirà che l'unica Black che voglio è sua sorella! Spero solo che Andromeda... Sono anche contento per Rod, è proprio cotto e forse... magari riusciranno a essere felici... non ci credo molto, ma glielo auguro... Sono lieto che sia finita questa incomprensione tra noi, avrei avuto bisogno di persone più tranquille al mio fianco, vero, ma Lestrange è e resterà sempre il mio migliore amico, qualsiasi cosa accada, qualsiasi strada prenderemo, io non dimenticherò mai quello che ha fatto per me!


Voltai pagina, avevo uno strano senso di vuoto, dentro, non era il momento, adesso, ma alla fine avrei dovuto farci i conti: una parte della mia vita era finita, nel modo peggiore, con la scomparsa e il tradimento di un amico, ma non potevo fingere che non fosse successo niente, era anche la mia vita e ripudiarla non portava danni a lui, significava perdere un pezzo di me stesso. Dalle altre pagine non trassi informazioni utili, c'erano annotazioni sulle persone che aveva intorno, su di me ribadiva che ero un pazzo ma meritavo di meglio, a mia moglie augurava tutte le sofferenze della terra, di Andromeda non fece più cenno, anche se avevo scovato alcune pagine deliranti, e conoscendolo, sospettai avesse scoperto dove fosse, poi un'infinità di pagine su Jarvis il bastardo che non gli aveva detto di Sile, sulla rocambolesca trattativa con Kelly per poterla sposare, sulla fissazione per il matrimonio tradizionale, sui figli di Black ospiti a Herrengton. E il progresso nei lavori, le visite dal gioielliere, le prove degli abiti: non c'era nulla di utile, solo qualche richiamo al fatto che non si sentisse tagliato per Milord, che era pieno di dubbi, che non voleva uccidere e soprattutto, a costo di morire, non avrebbe mai fatto del male a dei bambini. Quello era il diario di un vigliacco, bastava leggere le farneticazioni sulla notte del 18 dicembre, quando casualmente aveva ammazzato il suo primo Auror: se Milord avesse letto quei pensieri, non avrebbe fustigato lui, avrebbe schiantato me, per avergli portato un simile coniglio!
Chiusi il taccuino, non c'era altro, a parte la data cerchiata del matrimonio e sotto la scritta “inizio della mia vera vita”, pertanto puntai la bacchetta per ridurne le dimensioni e buttarlo nella sacca porta-tutto, quando, dalla copertina, si staccò quello che pareva un granello di polvere, ma raggiunta terra iniziò a ingrandirsi fino a formare delle buste legate da un nastrino verde e argento. Mi chinai a raccogliere, ma già prima di toccarle, una specie di capogiro mi prese alla testa, un dolore lancinante, come se solo sfiorando quella carta mi stessero sottoponendo a una Cruciatus. Non era una Maledizione senza perdono, era qualcosa di peggio, molto peggio. Avrei potuto riconoscere una lettera di mia moglie anche a distanza, anche in mezzo a milioni di altre lettere tutte uguali, non per la filigrana pregiata o per la fierezza della sua calligrafia, ma dall'odore, quell'intenso odore di rose che permeava tutto ciò che era suo. Cygnus adorava quei fiori, proprio come mia madre, e nello stemma dei Lestrange c'era da sempre una piccola rosa insanguinata, a ricordo di quando, le nostre terre erano definite la “Monarchia delle rose” e, per questo, una Strega che andasse in sposa a un Lestrange riceveva una piccola rosa sulla porta di casa, e subito dopo, ad affermare che apparteneva a suo marito, le imprimevano una rosa trafitta alla base della nuca, la nostra Runa, diceva sempre mio padre.

    Per quale cazzo di motivo, se la odi tanto, hai le lettere di mia moglie e soprattutto perché le conservi con tanta cura?

Per nasconderle a Sile, ne ero certo. E per questo, anche senza aprirle, sapevo già che sarebbe stato meglio bruciare tutto e provare a dimenticare, ma il desiderio di autodistruzione e la curiosità erano più forti di me. Non seguii l'ordine, ne presi una qualsiasi, l'aprii: non recava date o non ci feci caso, perché, da quel momento, la mia vita non fu più completamente mia.

    “Ti sento ancora dentro di me... ” (5)

    Salazar fa che non sia vero...

    “... forte e prepotente, caldo e appassionato... non vedo l'ora che sia domani, Mirzam, voglio essere di nuovo tua, ancora e ancora, i nostri pomeriggi di vacanza e di passione... "

    Non può essere vero...

    “... Perdermi tra le tue braccia e ritrovarmi ancora stravolta, esausta... felice... appagata, come non sono stata mai... "

    … mai... ha detto mai...

    “... ho dovuto schiantare l'Elfa, voleva farmi il bagno, ma io amo sentirti sulla mia pelle... ”

    Puttana

    “... sai... devi stare più attento... ”

    Salazar! Eri vergine quando... mi avete tradito dopo, quando dovevi essere solo mia... Puttana … puttana

    “... su tutto il corpo ho ancora impressi i segni dei tuoi intriganti polpastrelli... "

    Lurida troia schifosa!
 
    “... io adoro quei polpastrelli maliziosi! E adoro le tue mani quando mi prend... ”

Non riuscii a leggere altro, di colpo era tutto buio attorno a me, la notte più oscura, una notte oscura, in cui il silenzio era leso solo dai sospiri e dalle risate che uscivano da quel baldacchino.

    Bellatrix non può essere stata qui... No, è solo nella mia testa, solo nella mia testa...

Lo fissai, il respiro affannato, le mani tremanti, puntai la bacchetta e incendiai le lettere, colpii i veli facendoci attecchire il fuoco, quindi come un folle senza curarmi delle fiamme che salivano sui montanti, mi feci largo con irruenza, cercando di capire cosa stesse accadendo. Fantasma, sogno o altro che fosse (6), il Mirzam partorito dalla mia mente era nudo e rannicchiato in fondo al letto, incombeva sull'altra ombra, la testa completamente affondata tra le sue cosce: come se fosse davvero fatto di carne, lo colpii con un pugno in mezzo alla schiena e lo scaraventai fuori dal baldacchino in fiamme con un calcio.

    “Ti sei preso la mia Bella, bastardo? Ed io ora mi prendo lei!”

Gettai un solo sguardo verso l'ombra di Sile, ancora si contorceva nell'estasi, il volto coperto dalle ciocche di capelli corvini, sconvolti: se fosse stata vera, l'avrei fatta soffrire solo perché contava tanto per lui, con una mano perciò le strinsi il collo, con l'altra mi avventai sul suo volto. Quando però lo voltai verso di me, tra quelle fiamme, su quel letto in cui non c'era più Mirzam ma c'ero io, vidi che la donna non era Sile ma Bellatrix, lei, mia moglie, sotto di me, che si ribellava, mi graffiava, m’insultava; non c'era lo sguardo dolce e ridente di Sile a guardarmi e temermi, no, c'era il pozzo nero di orrore e odio e morte di Bellatrix. Come una belva la bloccai, i sospiri di piacere che aveva donato a Mirzam divennero gemiti strozzati di paura e dolore, il corpo di mia moglie, che conoscevo fin troppo bene, non danzava più assecondando le spinte del bastardo, ma subiva me, la mia furia selvaggia, che non cercava più, di darle piacere, non l'avrei fatto mai più, ma faceva scempio delle sue membra, della sua mente, della sua anima, portandola alla follia: la mano attorno al suo collo stringeva di più, ancora di più, e ora erano entrambe, ed io spingevo e stringevo, fino a sentire le ossa del collo cedere, il silenzio della morte assorbire i suoi rantoli, il suo corpo smettere di muoversi, irrigidendosi sotto e attorno a me. Respirai a fondo, madido di sudore, consapevole di essere solo e di essere veramente su quel letto, in mezzo alle fiamme, mie le mani serrate attorno al cuscino, mio il seme disperso nella foga dentro le mie vesti, mie le urla incomprensibili che squarciavano il silenzio della stanza.
 
    Era vergine quando l'ho presa... era vergine quando l'ho presa...

Allucinato mi sollevai, folle, gli occhi rivolti alla porta divelta, chiedendomi come avessi potuto perdere il dominio di me stesso fino a quel punto, durante una missione, ma consapevole che appena ne avessi avuto l'opportunità, avrei strappato la vita a quella puttana esattamente in quel modo, e poi sarebbe toccata al bastardo. Milord aveva ragione... esiste qualcosa persino peggiore della morte... e quei due mi avevano mostrato cosa fosse peggiore per me.

    “Ora mi spiego tante cose... ”

Una risata risuonò nella stanza, tra i bagliori del fuoco circoscritto: con la coda dell'occhio vidi un'ombra muoversi ai margini del campo visivo, maldestro, rischiò di inciampare su dei tizzoni che non riuscivano a consumare il tappeto vicino alla finestra; non era un'ombra, era vero. Era mio padre.

    “Non mi hai dato manforte con quella cagna... non dai un erede alla nostra antica casata... e ora ti trovo qui, che cerchi di scopare quel cuscino... ti ricorda il culo del tuo amichetto traditore?"

Un'altra risata agghiacciante, a stento riuscii a scendere dal baldacchino senza finire a terra: stavo tremando, per lo shock della lettera, per le visioni che avevo avuto, perché la sensazione della pelle e delle ossa di Bellatrix sotto le dita era stata sconvolgente, tanto era reale, perché le gambe, dopo essere venuto nei pantaloni, non mi reggevano, e la testa mi girava per il fumo respirato. Mio padre teneva una bacchetta in mano, non la sua bacchetta, ma se mi avesse colpito non sarei riuscito ugualmente a difendermi; una scena che si era ripetuta tante volte, amava farmi ammirare da vicino la bacchetta con cui si divertiva a torturarmi, da quando ero solo un bambino. Non era con la Magia, però, o con i pugni, o con le cinghiate che voleva colpirmi, in quel momento, no, quel giorno gli sarebbero bastate le parole... e lui lo sapeva. Me la porse, io non riuscivo ad alzare lo sguardo su di lui, me la puntò tra gli occhi.

    “Ho trovato la bacchetta di suo padre, la vuoi? Magari tra le chiappe, sognando qualcosa di più carnoso? Mettiti giù, divertiti, intanto vado a cercarti qualcuno che ti possa soddisfare!”

Rise, quella risata sguaiata, da sbronzo, la stessa che gli avevo sentito mille volte, la notte, fin da bambino, quando tornava a casa ridotto in condizioni miserevoli e iniziava a colpire mia madre, a mani nude, con la magia, ferendola con qualcuno dei suoi arnesi sinistri, insultandola in ogni modo e infine, ormai spezzata, violentandola senza pietà: una notte che avevo cercato di difenderla, dopo avermi pestato a sangue, avevo undici anni, mi aveva detto ghignando che mio fratello ed io eravamo stati concepiti in quel modo... in quelle notti di sangue e violenza. Alla fine, alla ricerca di una figlia femmina, era riuscito addirittura ad ammazzarla e con orrore ricordai che l'avevo trovata uccisa esattamente come avevo appena sognato di soffocare Bellatrix. Qualcosa si oppose dentro di me.

    Io non sono come lui, non sarò mai come lui.

La bestia assassina, che avrebbe voluto fare a pezzi Sherton uscì dall'angolo richiamata dalla voce di mio padre, serrai le mani attorno alla sua, strappandogli la bacchetta, alzai lo sguardo, puntai i miei occhi nei suoi, avevamo gli stessi occhi ma tutto il resto darebbe stato diverso. Doveva essere diverso.

    "Togliti dai piedi, fatti questa benedetta sega di cui hai tanto bisogno e smetti di rompere i coglioni a chi serve Milord, o ti chiudo nello sgabuzzino e ti dò fuoco!”
 
Cercò di colpirmi, gli occhi iniettati di sangue, ma non solo deviai il colpo, con il manrovescio, improvviso, innaturale, inaspettato per me e per lui, lo ricacciai lontano da me, centrandolo in faccia e mandandolo a sbattere contro il muro. Quando provò a rimettersi in piedi non ci riuscì, rimase a terra, sembrava un ragno che cercava di non affogare, gli arti che annaspavano nell'aria, come una marionetta impazzita. Non mi ero accorto di averlo affatturato, lo capii solo quando vidi che gli stavo ancora puntando la bacchetta di Sherton addosso e la pelle del mio viso tirava in una piega strana, stavo ghignando, anzi stavo ridendo, era mia la risata che stava uscendo folle dal buio e dalle fiamme.

    “Giuro su Salazar, pezzo di merda, che ti scorticherò le palle a sangue per questo!”
    “Ne dubito, padre... in questo momento si vede benissimo ciò che sei... un miserabile insetto, pronto da schiacciare... io sono stanco... stanco di vedere il mio nome deriso a causa tua... posso essere il più temibile dei Maghi, ma finché sarai tu a portare il nome di lord Lestrange, tutto ciò che farò sarà inutile... il mio nome noo varrà mai un cazzo... a causa tua. Tu non sei un Mago, sei solo un miserabile parassita... ma io non sono come te, io non sono affatto come te... e non porterei rispetto al mio nome e al mio sangue se non prendessi una buona volta dei provvedimenti... ”
    “E cosa crederesti di fare, patetico figlio di... ”
    “Guardami!”
    “Sacco di merda!”
    “Ti ho detto guardami! Quando raggiungerai mia madre, all'inferno, dille che sono stato io... e quando anche il tuo caro amico scozzese si ricongiungerà a te... dagli la soddisfazione di sapere l'ho fatto... con la sua bacchetta..."
    "Sei proprio il figlio di quella puttana, non mi fai paur..."
    "Avada... Kedavra...”
 
La sinistra luce verde della morte si fuse con il rosseggiare d'inferno che dominava ormai la stanza, il baldacchino ridotto a una pira innalzata al dio del tradimento e della vendetta. Uscii da quel rogo, la bacchetta di Sherton in mano, il corpo del vecchio lord Lestrange divorato dalle fiamme, di ogni ricordo di Mirzam Sherton restava solo fumo e cenere. Ed io, presto, avrei ridotto in cenere anche lui.



*continua*



NdA:
C
apitolo sopra le righe, per il linguaggio e le scene, ma penso che Lestrange sr. fosse già stato inquadrato come psicopatico e assassino, e Rodolphus... beh il canon lo conosciamo, sappiamo che personcina a modo fosse... quindi perché no? Come ho detto tempo fa, con il tradimento di Mirzam, la perdita dell'amico d'infanzia, il sospetto che possa nascere qualcosa tra il Lord e Bellatrix, Rodolphus smette di essere il ragazzone cresciuto male, il gradasso con slanci (a volte) di fascino malato, per diventare solo ed esclusivamente la macchina da morte che “Crucia” fino alla follia i genitori di Neville. A chi quindi pensava che il personaggio fosse finora fuori canon, ecco qui la chiave di lettura: non si nasce cattivi, ci si diventa, seguendo le inclinazioni certo, ma facendosi anche modellare dagli esempi di chi ci circonda e dalle fregature della vita. Albus Dumbledore finora era stato buono e zitto ma doveva intervenire anche lui con la sua dose d’intrighi: ho voluto sottolineare ciò che il canon lascia intuire, che il Lord non sia stato fermato in tempo anche perché ognuno cercava di fare solo i propri interessi (il caso Fudge all'epoca dell'Ordine della Fenice è stata una riproposizione esemplare del concetto); non ho trovato indicazioni circa "quando" Silente ha iniziato a ragionare sul primo Ordine, penso però che fin dall'apparizione del Lord, vedendo che il Governo non reagiva, si sia industriato per trovare soluzioni, contattando personaggi che godevano della sua stima e fiducia. Qui ho immaginato che il legame con Moody iniziasse a formarsi perché entrambi erano piuttosto delusi dal comportamento carrieristico di Crouch e altri come lui.
(1)Alastor Moody”.
(2)Il velo e la Rosa” : “Altera il tuo aspetto e vai da lui: dovrebbe essere di ritorno da “La Testa di Porco”. Chiedigli se si sono schiuse le uova di Thestral e digli che deve consegnarla al vecchio entro l’alba”.
(3) Questo fatto sarà chiarito prossimamente, visto che Abraxas dovrebbe essere con Deidra.
(4) Tobias Meyer è lo zio materno di Alshain.
(5) Vorrei far notare come lo sciocco scherzetto che Mirzam fece a Bellatrix, illudendola di amarla, stia generando una serie di equivoci pericolosi, per lui e non solo.
(6) La scena che Rodolphus vede dentro il baldacchino non è un incantesimo, è una proiezione sua, è talmente fuori di testa per la storia di Bellatrix e Milord soli nella foresta e talmente fissato con Mirzam, che arriverà a stadi sempre più avanzati di allucinazione.
Ringrazio al solito lettori/recensori/chi ha aggiunto/ecc ecc e vi saluto. A presto

Valeria



Scheda
Immagine
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Terre_del_Nord