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Autore: virgily    21/05/2012    6 recensioni
(Ecco cosa accadde quando Loki si lasció abbandonare nell'oblio)
"Con attenzione e curiositá,dopo essersi finalmente risvegliato dall’estenuante sonno al quale si era abbandonato, Loki osservava quel viso dolce e candido, illuminato dalle gocce d’acqua che parevano gemme argentee proprio come i suoi capelli. Per qualche attimo pensó che stesse sognando, ma doveva ammettere che non era mai stato cosí lucido. Con la punta dei polpastrelli, una manina piccola e affusolata carezzó le sue guance con morbida dolcezza, mentre sul volto della ragazza un sorriso si sollevava verso l’alto
-Sei vivo, uomo delle nuvole...- ridacchió appena coprendosi la bocca con la mano, celando dientro le sue dita il suono sottile della sua voce
“uomo delle nuvole?” si chiese sentendosi frastornato: dove si trovava? Come ci era finito? Ma sopratutto, chi era lei?"
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-No! Loki!- Sentí suo frasello gridare il suo nome. I suoi occhi fissarono il giovane dio del tuono con la mano tesa contro di lui, prima di ridurre le sue palpebre in due piccole fessure ricolme di lacrime amare. Era piacevole, dopo tutto, sentire il corpo leggero, avvolto da nulla in una lenta discesa che quasi lo cullava nello spazio infinito. I suoi capelli corvini fluttuavano leggeri, carezzandogli  le guance pallide e appena scavate. Stanco e conscio del suo destino Loki cadde in un sonno profondo, come se dormire servisse ad alleviare quel dolore che lo divorava dentro.
***
Folti raggi ocra si stendevano nella calda luce dell’imbrunire. Soffice vento soffiava da est, increspando la lucida superfice del mare. Affondando i passi nella tiepida sabbia, una lunga scia d’impronte tracciava il sinuoso percorso della donna dagli occhi color ametista. Giunta sul bagnasciuga, rimase immobile a guardare malinconicamente un orizzonte lontano. Le acque bagnavano le sue caviglie, tinteggiando gli orli dorati della sua lunga veste dal tessuto leggero. La salsedine colpiva le sue gote delicate, come una polvere di cristalli prezziosi, inumidendo le rosee labbra inarcate in un silenzioso sorriso. Sentiva i capelli sollevarsi e scontrarsi con la sua schiena nuda; le scapole ravvicinate e la colonna vertebrale inarcata verso l’alto. Contemporaneamente a quel movimento lento e agraziato, inspiró profondamente, riempiendosi i polmoni di quell’aroma salmastro. Sollevó il viso, osservando il cielo nelle sue tonalitá violacee, mentre una piccola luce cominciava a fare capolino da dietro una nuvola. Forse era una stella cadente, poiché squarciava il cielo lasciando una sottilissima scia azzurra dientro di se. Eppure sembrava sfrecciare ad una velocitá insolitá per una stella, quasi cadeva in picchiata, e il mare si apriva come una voragine ed accolse  l’oggetto venuto dal cielo, racchiudendolo nel suo viscido abbraccio. Il tonfo era stato talmente violento che le acque avevano creato delle onde agitate che giunsero in men che non si dica alla riva. Irrigidendosi di colpo la fanciulla trattenne il fiato dischiudendo appena le labbra, lasciando sgusciare fuori dalla sua bocca un lieve sibilo. Voci confuse provenire da lontano s’inoltravano nel suo udito. Quella “stella cadente” sembrava aver suscitato parecchio scalpore. Quasi meccanicamente i suoi piedi avanzarono nel mare, lasciando innalzare il livello dell’acqua sino alle sue cosce. Poi con un balzo agraziato si tuffó all’interno di quel cristallino tepore. Morbidi e sinuosi gli argentei capelli parevano danzare a ritmo con i suoi movimenti di braccia e gambe.  Piccole bollicine, che fuoriuscivano dalle sue narici piccole, solletiavano le sue guance, e piú si avvicinava al fondo piú il flusso di particelle diminuiva la sua frequenza, fino a scomparire del tutto. Era forte la pressione che provava sul suo corpo, ma questo non le impedí di muoversi fluidamente, come una sirena. E piú  si adentrava in quel fondale scuro piú sentiva il gelo graffiarle la pelle. Non aveva mai raggiunto quel livello, doveva ammetterlo. Eppure la giovane non riusciva a fare a meno di osservare la figura prestante e sfocata che sostava immobile su quel suolo sabbioso e viscido. Non era una stella, da quando un corpo celeste possedeva delle sembianze simili alle sue? Da quando un globo di plasma indossava una corazza pesante e degli abiti di ruvida stoffa?
No, quello era un uomo. Un uomo caduto dal cielo.
Posandosi sul suo grembo, la giovane prese fra le mani il pesante elmo dorato per le sue lunghe corna, sfilandolo abilmente. Come alghe, folti capelli corvini incorniciarono quell’ovale pallido, dai lineamenti morbidi e seducenti nella loro curiosa delicatezza. Chinandosi sul suo petto afferró quelle che erano le giunture della corazza, sfilandogli il pesante mantello verde dalla sue esili spalle. Strinse il suo corpo contro il petto, quasi abracciandolo durante la rapida risalita. I polmoni, compressi nella sua cassa toracica, ora si rilassavano, tornando a gonfiarsi regolarmente quando il suo viso finalmente fuoriuscí dalla limpida lastra cristallina d’acqua. I suoi occhi osservarono la riva, ormai affollata da altre giovani, abitanti del suo palazzo, e da un uomo. Questo, dalla barba fluente e candida, sembrava fissarla con ardore. Anche lui aveva gli occhi del suo stesso colore: viola e brillanti, proprio come quelle pietre prezziose che adornavano i bracciali e le cavigliere di platino che era costretta ad indossare. Annaspando nel bagnasciuga, trascinava quell’uomo come se piú che trasportarlo lei lo stesse proteggendo. Le braccia strette attorno alla sua schiena fradicia, e le dita immerse nei suoi capelli color pece; nessuno nel suo regno aveva mai avuto dei capelli cosí scuri. Lo stese sulla sabbia, prostrandosi al suo fianco, mentre l’uomo che con sguardo vigile  giunse alle sue spalle toreggiando su di lei, la osservava cominciare il massaggio cardiaco
-É morto...- sentí la voce roca dell’uomo dietro di lei affermare qualcosa accennando appena il movimento della sua bocca
-No padre. Non lo é!- rispose a denti stretti, cucciandosi di colpo. Morbide e vellutate le sue labbra si posarono su quelle dell’uomo, e con decisione soffió al loro interno, sperando che il suo fiato donasse vita a quel corpo esanime sotto di lei. Perché? Semplicemente perché lui era caduto dalle nuvole, sotto i suoi occhi. E se il cielo lo aveva portato da lei doveva esserci un motivo. E il suo respiro attraversó la trachea irrompendo nella sua cassa toracica, provocando un sussultó che fece sí che l’acqua che ustruiva i suoi polmoni fuoriuscisse di getto, assieme ai colpi di tosse convulsi ed estenuanti che lo costrinsero a spalancare gli occhi. E fu in quel momento che le iridi verdi dell’uomo s’incontrarono con quelle violacee e feline della donna che lo aveva salvato. Gocce trasparenti colarono dagli angoli delle sue labbra, lasciando fuoriuscire anche gravosi respiri. Con attenzione e curiositá,dopo essersi finalmente risvegliato dall’estenuante sonno al quale si era abbandonato, Loki osservava quel viso dolce e candido, illuminato dalle gocce d’acqua che parevano gemme argentee proprio come i suoi capelli. Per qualche attimo pensó che stesse sognando, ma doveva ammettere che non era mai stato cosí lucido. Con la punta dei polpastrelli, una manina piccola e affusolata carezzó le sue guance con morbida dolcezza, mentre sul volto della ragazza un sorriso si sollevava verso l’alto
-Sei vivo, uomo delle nuvole...- ridacchió appena coprendosi la bocca con la mano, celando dientro le sue dita il suono sottile della sua voce
“uomo delle nuvole?” si chiese sentendosi frastornato: dove si trovava? Come ci era finito? Ma sopratutto, chi era lei?
-Nobile figlia avete fatto a bastanza. Ora tornate nelle vostre stanze!- una seconda voce costrinse gli occhi stanchi del dio a cercare quell’uomo assai vecchio che per certi versi gli ricordava Odino: lo sguardo fiero e austero, l’atteggiamento composto e il tono perennemente distaccato e altezzoso. Anche lui aveva i capelli bianchi, e gli occhi di quel colore cosí insolito ed accattivante. Dal canto suo, la fanciulla che lo stringeva ancora tra le braccia, si distaccó lentamente dal suo corpo, osservandolo un ultima volta in quel verde pallido delle sue iridi prima di allontanarsi, e svanire completamente dal suo campo visivo. Sentiva la gola quasi corrosa dal sapore del sale, e faticava a trattenere la tosse mentre il vecchio si cucciava su di lui
-Da dove vieni figliolo?- ora che la donna era sparita, l’uomo innanzi a Loki pareva essersi addolcito, sia nel modo di parlare che nel tono dello sguardo, adesso sereno e piuttosto gentile
-A-Asgard- riuscí a sussurrare tra un respiro e l’altro, prima di sentire le palpebre chiudersi pesantemente. L’angolo destro delle labbra ruvide e mascherate dalla barba dell’ansiano sovrano si sollevó appena, scolpendo un ghignetto divertito sul suo viso
-Benvenuto a Roxelyon- rispose con un risolino beffando, indicando alle sue serve di portarlo via, al sicuro. E tutto quello che Loki desiderava in quel momento era riposare, riprendere le forze e meditare sul da farsi. Ma era terribile e allo stesso tempo rassicurante quel pensiero che adesso annebbiava tutti i suoi pensieri: Lei, e per quanto si sforzasse di non soffermarcisi troppo, la sua debole mente oramai era invasa da quelle iridi di ametista, da quei capelli di soffice argento e quelle mani di puro candore. Non aveva mai visto una donna come lei. Una dea, non era mortale e di questo ne era certo. Tuttavia era troppo stanco per cercare di trovare origine a quella eterea creatura. Ora sembrava essere ben intenzionato a concedersi quel benedetto riposo, ma avrebbe faticato a togliersela dalla testa, lo sapeva.

*Angolino di Virgy*
Questa é la mia prima fiction per quanto riguarda Loki. 
Onestamente spero che vi piaccia e mi piacerebbe leggere qalche vostro commento!
Un bacio
-V-
  
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