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Autore: Akane    22/05/2012    2 recensioni
"- Non devi se non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e tutte le sue difese. "
E se Castiel non avesse parlato con Crowley e quindi fosse andato da Dean come aveva deciso?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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*Ecco l'ultimo capitolo. In realtà lascia tutto in sospeso ma non esattamente perchè è intuibile come procede ora, la situazione di Sam si riunisce a quella della serie originale, Castiel invece non farebbe nulla di quel casino del Purgatorio e quindi non decadrebbe, però diciamo che mi serviva tempo per elaborare un seguito ed avendo limiti di spazio, ho dovuto farla finire qua. Però ho promesso un seguito perchè vorrei scrivere una bella long fic come si deve su di loro. Pensavo di cogliere l'occasione per farlo con questa. Allora è un saluto, una sospensione, diciamo. Ci ritroveremo con altre fic su questa splendida serie e su questa coppia che amo troppo. Quindi spero che fin qua vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito per leggerne altre mie in futuro. Grazie a chi ha letto e commentato. Buona lettura. Baci Akane

CAPITOLO V:

L’UNICA FORZA

Fu non poco sorpreso di trovarselo davanti, come aveva imparato a trovare le tracce demoniache così bene era un mistero, poi si ricredette… poteva anche aver seguito Sam e poi a sua volta quell’impiastro di suo nonno, per arrivare a lui.
Magari non aveva nemmeno avuto idea di che cosa stava facendo per la gran parte del tempo in cui l’aveva fatto, chi poteva dirlo.
Non gli interessava. Ora aveva quella seccatura di Dean Winchester e voleva solo toglierlo di mezzo. Non gli sarebbe stata di alcuna utilità. Già aver a che fare con Sam senz’anima non lo lasciava tranquillo, ma del resto lui in quelle condizioni gli era stato spesso utile. Non faceva domande, faceva quello che suo nonno gli diceva e considerando che Samuel rispondeva alle sue direttive, c’era da divertirsi, talvolta.
Però Dean era un altro conto, era quello più ostico e pericoloso, visto che la sua bella anima splendente l’aveva ancora!
Sospirando seccato si mise su la sua tipica maschera d’imperturbabilità e senza scoraggiarsi od allarmarsi, gli comparì davanti per impedirgli di proseguire nel covo in cui era giunto e buttargli conseguentemente tutti i preziosi piani all’aria.
Gli sarebbe mancato solo questo.
- Cosa diavolo hai fatto a tutti? - Ruggì Dean. Crowley sospirò con aria di sufficienza, poi con una luce malefica rispose senza scomporsi, prendendosi gioco di lui:
- Sii più preciso, di cose ne ho fatte molte a molti! A chi e a cosa ti riferisci di preciso? -
Dean non pareva capace di reggerlo, solitamente l’ironia per rispondergli a tono la usava ma se era particolarmente arrabbiato no. Ora doveva essere furioso.
- A Sam e Castiel! E poi chi diavolo è quello che sembra mio nonno? È morto da anni, non può essere lui! - Fu particolarmente sintetico e Crowley con delusione rimase immobile a sbarrargli la strada. Non doveva andare oltre. Le mani in tasca in apparente tranquillità, in realtà era molto attento alle sue mosse, non doveva sottovalutare quel piantagrane.
- Per quanto riguarda il tuo caro nonno sorridi, è proprio lui! Mi sentivo buono e ho deciso di regalargli una seconda vita, non sono stato gentile? E poi dicono che sono una bestia! - Dean sospirò impaziente avanzando con l’arma che possedeva, il famoso coltello anti demone. Probabilmente Crowley era un pezzo troppo grosso affinchè funzionasse un metodo così facile, ma doveva almeno provarci, non ce la faceva più.
- Tu non fai mai niente senza motivo, non prendermi in giro! Dimmi subito cos’hai in mente! - Crowley sogghignò gelido:
- Pensi davvero che verrei a dirlo a te? E perché di grazia? - Dean ringhiò qualcosa di incomprensibile per poi riprovarci sempre più esasperato. Era combattuto fra il bisogno di sapere e quello di attaccarlo ed ucciderlo. Era comunque anche consapevole che da quell’incontro non poteva sperare di ottenere niente di più di un dialogo, gli doleva ammetterlo ma quel demone era troppo forte.
- Cosa hai fatto a Sam? Perché è così strano? Quello non è mio fratello, è solo uno identico a lui! - Crowley per un momento si chiese se potesse dirglielo, dopotutto non sarebbe stato male ammazzarlo con una rivelazione simile, vederlo spezzarsi e soffrire davanti ai suoi occhi solo nel dirgli che non aveva un’anima… però poi sarebbe stato troppo facile. A lui piaceva torturare gli altri, lui soprattutto.
- Potrei svelarti cosa succede a Sam solo in virtù di un bell’accordo. Altrimenti non sprecarti a farmi altre domande che non rispondo senza il mio avvocato! - Per un momento l’idea dell’avvocato del diavolo parve addirittura comica ad entrambi solo che mentre Crowley ridacchiò maleficamente a quella specie di battuta geniale, Dean non ne poteva più di quell’umorismo da quattro soldi. Non aveva proprio voglia di ridere…
- Castiel! Dimmi di lui! - Non prendeva nemmeno in considerazione l’idea dell’accordo, per un momento il demone ci aveva sperato ma alla fine fu distratto da quella domanda.
- Castiel? Cosa vuoi sapere di lui? - Era strano che glielo chiedesse… non lo vedeva da quando l’aveva mandato via per parlare con quell’umano da strapazzo. E la cosa, naturalmente, l’aveva irritato parecchio!
- Me lo chiedi anche? L’hai ridotto in fin di vita! Giuro che se muore un modo per farti fuori lo trovo, dannazione! - Dean era avanzato in poche falcate, furioso all’idea di essere preso in giro proprio su Castiel, quindi Crowley non si mosse, non tirò fuori le mani e non apparve allarmato ma smise di sghignazzare, si fece particolarmente serio e cupo, Dean così vicino a lui capì che era una questione di mosse. Se avesse alzato il pugnale tentando l’attacco Crowley non si sarebbe più limitato a quel dialogo indolore ma soprattutto capì, ed i suoi occhi scuri parvero due buchi neri, che era vero quello che gli stava per dire.
- Qualcuno ti sta prendendo in giro ed io cercherei seriamente di capire cosa succede al tuo fratellino, Dean, perché io non ho toccato il tuo caro e dolce angioletto. Non gli farei mai del male. Ovvio, nei limiti del possibile. Se mi attacca sono ahimè costretto a rispondere a tono, ma fin’ora c’è stata questa specie di pacifica e lontana convivenza. Ognuno a risolvere i propri problemi. Non ha voluto il mio aiuto, abbiamo preso strade diverso. Non ho niente da dire su di lui. E soprattutto, se non intendi fare un patto con me, ti invito ad andartene prima che il mio umore cambi e decida di ucciderti. - Aveva cambiato idea su due piedi. Quando l’aveva visto aveva subito pensato di farlo fuori ma parlandoci aveva capito che tenerlo vivo in quel momento, in mezzo a tutti i guai che aveva e con suo fratello in quelle condizioni, sarebbe stato decisamente meglio.
Dean però non percepì quello come un saggio consiglio e all’idea che lui sapesse tutto e glielo tacesse, il sangue gli andò alla testa quindi senza più capacità di ragionare, lo prese per il bavero della giacca e puntandogli il coltello alla gola osò ringhiargli contro minaccioso e fuori di sé, seriamente intenzionato a minacciarlo in quel modo:
- Dimmi subito cos’ha mio fratello! Cosa diavolo gli hai fatto, dannazione! Non puoi insinuare che abbia fatto lui del male a Castiel e cavartela così! -
Ma il demone divenne ancora più oscuro e gelido in quella specie di sorriso vuoto e agghiacciante, infatti mormorando un inquietante: - Oh, invece posso eccome. - lo prese a sua volta ma per il collo e stringendo lo alzò senza pietà.
Dean avrebbe urlato di dolore se non fosse per il fiato mozzato, non riusciva nemmeno ad emettere una sillaba, in un attimo le forze l’abbandonarono finchè non mollò il pugnale a terra. Disarmato e nelle sue mani pensò, nel dolore che ormai annebbiava la mente, che forse sarebbe stata la volta buona. Smettere.
Smettere tutto non era poi così male.
Che se la vedessero gli altri, per quel maledetto mondo corrotto e pieno di problemi e gente insensibile. Che se la vedessero gli altri per… ma proprio quando stava per lasciarsi andare definitivamente, il pensiero che avrebbe abbandonato anche Castiel lo fece tornare attivo ma sarebbe stato tardi.
Lo sarebbe stato veramente se una forza senza pari, sovrannaturale ed incalcolabile, non avesse fatto volare via Crowley come fosse un fuscello.
Nel volo lo mollò e si ritrovò a terra a tossire e cercare di riprendersi, si tenne il collo dolorante e quando le forze lentamente gli tornarono, alzò il capo mentre del trambusto intorno a lui annunciava una battaglia che poteva anche essere fra titani, per l’energia che sentiva tuonargli tutt’intorno.
Non credette comunque ai suoi occhi, quando lo vide. Non ci credette.
Essere in mezzo ad una battaglia di alti livelli come quella non era piacevole per nessuno, ma esserlo fra Castiel e Crowley ancor meno.
I due erano uno al lato opposto dell’altro e l’angelo in forma smagliante, luminoso più del solito, continuava a tirare sfere di luce contro Crowley che, di rimando, gli spediva contro quelle di tenebre.
Sembravano seriamente intenzionati e mettere la parola fine al loro divario e Dean si stupì per un momento perché i due non si erano mai affrontati così direttamente, avevano sempre cercato di evitare ma soprattutto… soprattutto dove la stava tirando fuori, quella forza?
Non avrebbe mai pensato ne avesse tanta, non l’aveva mai usata a quei livelli, specie non dopo essersi ribellato al Cielo. E poi l’aveva lasciato in fin di vita, cosa gli aveva fatto, Bobby?
- Dean! Vieni via da lì! - Disse Castiel senza urlare, non se lo immaginava a farlo nemmeno in un caso del genere.
Dean lo fece, si alzò e corse via abbassato in modo da non intercettare i loro colpi magici. Quando fu dietro Castiel poté occhieggiarlo meglio. Sembrava davvero diverso e prima di capire come fosse possibile, non poté che sentire una gioia incontaminata salire da dentro, dopo lo stupore iniziale. Era vivo, stava bene, era venuto da lui.
Solo Crowley che conosceva Castiel meglio di quel che poteva sembrare, capiva quanto strano fosse quel suo attacco diretto ed improvviso. Non era da lui cominciare uno scontro simile se non c’era un motivo preciso. Farlo solo per proteggere qualcuno a cui teneva non era sufficiente a meno che non fosse talmente importante da spingerlo ad un gesto così estremo.
E comunque da dove l’aveva tirata fuori quella forza?
Quando Dean intravide nell’ombra una figura a lui familiare, un lampo gli fece capire.
Balthazar, uno degli angeli che si erano ribellati al Paradiso ed ai suoi simili ma che non si erano uniti a Lucifero e ai demoni. Faceva i suoi loschi affari e Castiel gli aveva insegnato a diffidare anche se talvolta gli era stato vagamente utile per alcune vicende. Aveva capito che avevano un certo rapporto, una volta dovevano essere stati compagni ma ora non più.
Doveva essere intervenuto in extremis per aiutarlo e probabilmente era riuscito a dargli la forza necessaria per affrontare Crowley, oltre che per salvarsi.
- Non è sufficiente. - Disse Crowley vedendo che quello, seppure splendente e di una potenza incredibile, era il suo limite di forza. Castiel parve non turbarsi, come se già lo sapesse. Allungò una mano dietro di sé, verso Dean, proprio quella che non usava per sprigionare la sua luce che andava a tenere a bada il demone.
I due esseri non si staccavano gli occhi di dosso e Crowley all’ultimo la vide, quello strano balenio in quelli chiari di Castiel. Lo vide. Era quello di uno che gliel’aveva fatta, che era riuscito esattamente laddove aveva voluto.
Quando Dean si sentì afferrare da lui, poco dopo l’udì rispondere con fredda pacatezza:
- Ho quello che mi interessa. - Dopo di questo, con una sfera particolarmente grande e forte che tenne occupato Crowley, svanì insieme a Dean.

Fu silenzio subito dopo.
Niente rumori, niente sfere d’energia volanti, niente luci accecanti e colpi d’urto.
Fu tutto calmo e Dean aprì gli occhi sentendo ancora la mano di Castiel tenerlo per il braccio. Non aveva idea di dove l’avesse portato, non conosceva quel posto, sembrava un vecchio magazzino abbandonato lontano dal mondo. Probabilmente un posto sicuro.
Prese solo un respiro, poi guardò l’angelo che lo ricambiava per assicurarsi che stesse bene. Rimaneva sempre lui, il Castiel composto ed impassibile, però si capiva che aveva fatto tutto quello per lui ed ora, solo ora, a Dean era chiaro. Aveva accettato l’aiuto di quell’essere discutibile solo perché così avrebbe potuto salvarlo.
Se fosse finita male si sarebbe sentito in colpa per sempre e probabilmente sarebbe stata la volta buona che l’avrebbe fatta finita, dopo tutti i duri colpi subiti; la perdita di Castiel non poteva reggerla.
- Hai rischiato tanto! - Disse domando a stento l’istinto di abbracciarlo. Sarebbe stato stupido ed imbarazzante però lo voleva. Averlo lì vivo dopo che aveva rischiato di perderlo era difficile da reggere.
- Anche tu. - Rispose Castiel lasciandogli il braccio e guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Dean non seppe cosa ribattere a riguardo, aveva ragione, si era esposto per salvarsi.
- E’ stato Balthazar a darti tutta quella forza? - Non sapeva come ma era l’unica spiegazione. Castiel annuì senza mutare espressione, forse non sapeva nemmeno come si faceva.
- Non intendo rifarlo, è illegale quello che mi ha proposto. Ho accettato solo perché eri tu. Vedi di non ritrovarti in pericolo! - Come se potesse deciderlo da solo. Bè, in realtà in certi casi sì e Castiel pareva conoscerlo bene se gli diceva una cosa simile.
Dean comunque voleva saperne di più.
- Come ha fatto a darti tutto quel potere? -
- Anime. Ha accumulato un bel po’ di anime e sono fonte pura di potere per noi angeli. Anche per i demoni, comunque. - Dean capì da solo perché non era un buon metodo per diventare più forti e capì che doveva essergli costato accettare quel favore dall’angelo decaduto. Capì che l’aveva fatto per lui e capì che anche se in apparenza sembrava non dimostrare niente per lui, in realtà provava eccome. Ora era chiaro come la luce del sole quanto ci tenesse e non riusciva proprio a non sentire un assurdo ed imbarazzante calore interiore. Ancora un po’ e si sarebbe sentito talmente ubriaco da saltargli addosso! Lo stava rendendo troppo felice, sapere che lo ricambiava.
Un momento. Lo ricambiava?
Si diede del pazzo ma fu distratto da quel che Castiel stava dicendo.
- A proposito di anime. Temo che Sam sia senza la sua. Non ho potuto testarlo ma quando l’ho trovato ho capito che aveva qualcosa di strano, ho cercato di frugarlo ma non me l’ha permesso e mi ha ridotto in quello stato servendosi di un mostro che suo nonno studia per conto di Crowley! -
Come gli diede quelle informazioni gravi, agghiaccianti ed importanti con tanta tranquillità, come se fossero normali e per niente preoccupanti, fece ridere istericamente Dean che poi a braccia aperte e fare plateale, sbottò:
- E tu mi dici una cosa simile così, come niente? Quante altre cose sono successe mentre mi infangavo in una falsa vita perfetta, di grazia? No, perché a questo punto potrebbe essere successo la fine del mondo senza che nessuno lo ritenga necessario dirmelo! - Castiel ora era in difficoltà perché non capiva dove fosse il problema e cosa intendesse, lo faceva diventare matto con i suoi strani sensi di parole!
- No, nessuna fine del mondo o non saremmo qua. Qual è il problema? -
Dean sgranò ancora gli occhi e andandogli davanti si prese il viso fra le mani e poi si mise a gesticolare come un invasato, non ce la faceva più, era una continua situazione assurda ed esasperante:
- Qual è il problema, mi chiedi? Cass, sembri Sam! Mi ha detto la stessa cosa quando ti ha portato da me! Non ne posso più di voi che… - ma a quello si fermò leggendo quel lampo che gli era passato nella mente usando quelle parole.
Castiel parve pensare alla stessa cosa ed infatti lo precedette:
- Lo vedi che è proprio l’anima? Se lui sembra me ed io non ho un’anima perché sono un angelo, la logica vuole che… - Dean sbuffò, non sapeva se essere sollevato di sapere il motivo per cui suo fratello era strano ed insensibile oppure più preoccupato visto quanto grave effettivamente era.
- Come è possibile? -
- Intanto dovremmo accertarcene ma temo sia così. Poi… bè, potrebbe essere rimasta fra le mani di Lucifero che la stava torturando. Quando ho aperto la gabbia non ho avuto tempo per assicurarmi che fosse tutto a posto ed è stato un miracolo che io ci sia riuscito senza far uscire anche Lucifero o Michael. E mi dispiace per Adam, però è impensabile per me riaprirla, ora come ora. - Dean cominciò a camminare per l’ampio spazio del magazzino, aveva bisogno di pensare e respirare, oltre che calmarsi.
- Cosa possiamo fare, allora? Mio fratello non può restare senz’anima! Ti ha attaccato! Si serve di… di mostri? - Chiese conferma, poi registrò il resto: - E nostro nonno lavora per Crowley?! Ma siamo impazziti? - Sembrava non saper se ridere o piangere, alla fine decise di sedersi a terra per calmarsi, si prese il viso fra le mani e cercò di placare i propri istinti. La testa gli esplodeva e l’euforia provocata da Castiel e dal suo ritorno ora era nel mare di preoccupazioni che riguardavano suo fratello e suo nonno e quel maledetto demone. E poi c’era Raphael, c’era… sempre qualcosa di grave, sempre qualcosa che cercava di affondarlo, sempre qualcuno che non lo lasciava mai in pace. Pace… come poteva agognare alla pace?
Castiel lo vide accasciarsi a terra come se qualcuno gli avesse staccato i fili e si preoccupò.
- Stai male? - Non lo capiva, erano troppo diversi ed anche se a volte ci era andato vicino a tradurre vagamente le sue sparate od i suoi comportamenti, per lui Dean rimaneva sostanzialmente un mistero e più si impegnava ad essergli vicino e capirlo e aiutarlo, più gli sembrava di peggiorare la situazione. Ma era troppo, troppo importante per lui quel ragazzo. Non avrebbe mai mollato, non poteva, era fuori discussione.
Qualunque cosa avesse e volesse fare, sarebbe sempre stato dalla sua parte, disposto a tutto per lui.
Solo per lui.
E questo l’aveva sempre ampiamente dimostrato in molti modi, a cominciare dalla prima volta che si era ribellato al paradiso e ai suoi simili, sempre per lui.
Aveva qualcosa quel ragazzo che l’attirava, come una forza gravitazionale. Non sapeva tradurla bene, dovevano essere sentimenti da umani e probabilmente lui ora li provava perché era stato tanto con loro. Con Dean.
Dean scosse la testa ma non l’alzò. Rimase a terra senza forze, allora si avvicinò e si chinò a sua volta.
Accucciato davanti a lui pareva una persona normale, Dean alzò lo sguardo e lo vide. Gli sembrava più interiormente vicino eppure era sempre lui. Forse… forse era diverso per il fatto che voleva aiutarlo.
- Risolveremo con Sam. Troveremo un modo per riavere la sua anima. Io non posso tornare ma ci sarà un modo di sicuro. Vedrai. Se per te è tanto importante, risolveremo anche questo. - E gli parve assurdamente dolce anche se non lo era stato, ai fatti, perché sapeva che non era capace di esserlo. Non conosceva inclinazioni però quando diceva certe cose… quando faceva certe cose… e come un treno in corsa a Dean tornò in mente il bacio e quella specie di dichiarazione goffa. Sorrise. Forse era sincero, forse provava davvero delle cose tipiche da umani ma non sapeva bene come gestirle e tradurle.
Castiel si sentì sollevato nel vederlo così, quindi gli carezzò la guancia potendo ora recargli sollievo coi suoi poteri.
Dean si sentì subito come dimagrito di venti chili, senza un masso enorme sulle spalle; e caldo. Di nuovo caldo. Comunque aveva lui, almeno non l’aveva tradito. Non l’aveva mai fatto, gli era sempre rimasto accanto, l’aveva sempre aiutato. Almeno lui.
Fu così che senza più pensarci, senza più riflettere e resistere si tese verso di lui e annullò la breve distanza baciandolo. Le sue labbra erano fredde ma comunque morbide e le schiuse per permettergli di fondersi alle proprie. Si vennero incontro come se l’angelo ormai già sapesse ed imparasse in fretta.
Era l’unico su cui poteva contare, che non lo deludeva mai, che gli era sempre vicino, che non lo lasciava. Che stava con lui sempre e comunque.
E l’unico che lui, ormai, voleva. L’unico.
Sentì una scarica elettrica quando le loro lingue si intrecciarono e gli sembrò come se un alone di pace e tranquillità l’avvolgesse. Chiudendo gli occhi ed abbandonandosi a quel bacio, vide la luce invece che il solito buio e si sentì immediatamente dipendente da quelle sensazioni positive ed inebrianti, da lui e da quel che provava.
Capì che non avrebbe più potuto fare a meno di Castiel e sentì con sicurezza assoluta che anche per lui sarebbe stato la stessa cosa, solo magari dimostrata e gestita in modo diversa.
Ma se almeno lui era dalla sua parte, Dean in quel momento ne fu sicuro, sarebbe potuto andare avanti in quella nuova guerra ed in quella vita di sempre, coi soliti problemi apocalittici legati a suo fratello ed al mondo.
Con Castiel dalla sua poteva pensare di farcela e qualunque sarebbe stata la prossima battaglia, semplicemente l’avrebbe affrontata purchè con lui.

FINE

   
 
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