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Autore: Writer96    22/05/2012    10 recensioni
Lui era il ragazzo incredibile, quello bello e dolce e divertente che faceva impazzire le ragazze e che si faceva adorare dagli amici.
Io era una ragazza più o meno come tutte, fatta eccezione per la mia smodata passione per i libri e la capacità di risultare goffa e incredibilmente timida in qualunque situazione.
E puntualmente mi ritrovavo ad ascoltarlo ogni volta che ne combinava qualcuna delle sue.
-Hayley Core, ragazza londinese. Migliore amica di Liam Payne.
O qualcosa di più?
Dal quarto capitolo
Non avrei mai avuto le forze o il coraggio di allontanarmi da Liam solo per smentire delle voci di corridoio.
Avrei sofferto come un cane e probabilmente quelle sarebbero solo aumentate.
Avrei continuato a fare tutto normalmente.
Come se non avessi saputo niente.
Come se avessi avuto le idee chiare in testa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '10 Things I didn't give to you'
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"I can't believe I let you walk away when I should have kissed you"

I should have kissed you, One Direction




Nei libri si legge spesso di personaggi che, in una particolare situazione, hanno un’illuminazione o, se sono sfortunati, hanno solo una sorta di campanello d’allarme nella loro testa che li avverte che qualcosa non va.
A ripensarci bene, col senno di poi, mi rendo conto che in quell’occasione di campanelli dovevano esserne suonati due, ma probabilmente non me n’ero accorta o non me n’ero voluta accorgere.
Avevo solo notato qualcosa di strano, ma non mi ero soffermata a pensarci.
Di solito pensavo tanto, troppo, ma quella volta forse scelsi di non farlo.
Scelsi di non preoccuparmi per la faccia che fece Liam quando aprii la porta.

Harry aveva sentito il campanello ed era venuto a vedere chi fosse, piantando in asso la puntata dei Simpson che stava guardando in TV e mettendosi alle mie spalle.
Vidi il sorriso di Liam sparire per qualche istante quando vide che dietro di me c’era Harry, che si affacciava sorridente e curioso.
Guardai il mio migliore amico con aria interrogativa, piegando la testa di lato e avvicinandomi per salutarlo. Stava lì, lui, fermo, a guardare Harry con la mascella contratta e quasi non si accorse di me, fino a quando non sentimmo Julie urlare dalla cucina.
-Harry, vieni qui! Ho bisogno di te! Oh ciao Liam! Sei in anticipo...- concluse, mentre Harry trotterellava nella sua direzione salutando Liam con uno sguardo sorpreso. Liam si rilassò e rispose al mio abbraccio, posando le labbra sulla mia testa e staccandosi solo dopo qualche secondo, lasciando però il braccio intorno alla mia vita.
-Sembra che tu abbia visto un fantasma, lo sai, sì?- gli dissi sorridendo mentre chiudevo la porta alle nostre spalle. Lui sorrise sornione e agitò l’altra mano come a dire “Non è niente”, come faceva ogni volta che non voleva farmi preoccupare.
-Sono abituato ai fantasmi. Ti ho vista struccata un paio di volte...- mi rispose, scoppiando a ridere di fronte alla mia aria scandalizzata. Mi presi la faccia tra le mani e continuai a camminare, allontanandomi leggermente dal suo abbraccio.
Non che mi dispiacesse. Mi piaceva il contatto fisico con le persone, anche se di solito me ne stavo in disparte, con la paura di fare qualche gesto che le persone potessero fraintendere.
Potevano dire quello che volevano, ma tutti, tutti, tendono sempre a pensare troppo davanti alle cose semplici. Tipo un abbraccio.

-Ehi, Mister Payne. Com’è che sei in anticipo? Di solito per farti arrivare in orario ci vuole una bomba atomica...- gli disse Julie, asciugandosi le mani sullo strofinaccio e sorridendogli con il solito sorrisino, che giustamente Liam non poteva conoscere.
Mi trattenni dallo sbuffare, perché c’era Harry che ci guardava e temevo di sembrare un’idiota.
Il fatto che lo fossi realmente non mi spingeva certo ad essere masochista.
-Oh, Hayley è una calamita irresistibile...- commentò lui, picchiettandomi sulla spalla con un dito. Alzai le sopracciglia e mi voltai leggermente dall’altro lato, in imbarazzo senza un reale motivo, come ogni volta che qualcuno mi faceva un complimento o mi diceva qualcosa di carino.
Julie tossicchiò e Harry face un altro dei suoi sorrisi, che prese però una piega maliziosa.
-Doveva essere un complimento?- domandai, cercando di ridacchiare e di non sembrare oca per diminuire la tensione che si era creata. In tutto quel circolo di pensieri che volevano andare oltre le parole, Liam sembrava essere rimasto l’unico sicuro della sua realtà e di ciò che vedeva.
Il mio migliore amico ruotò la testa e mi scompigliò i capelli, conscio che il suo metro e settantotto gli permetteva di prendersi gioco del mio metro e settanta scarso, facendomi finire una serie di ciocche in bocca. Strinsi gli occhi, mentre aspettavo che l’attacco-Liam finisse.

Era strano che si comportasse così e lo sapevo benissimo.

Di solito non dimostrava in maniera così spiccata il suo affetto nei miei confronti, preferendo piccoli gesti oppure facendo cose del genere solo quando eravamo io, lui e Zayn o io, lui e Julie.
La presenza di Harry non mi era completamente estranea, ma era estranea a lui e in qualche modo era questo il suo modo di reagire.
-Comunque, io sono Harry. Harry Styles, il ragazzo di Julie...- si presentò lui, porgendo la mano a Liam che smise di tentare di soffocarmi con i miei stessi capelli e gliela strinse, sorridendo in risposta.
-Liam Payne...- disse, stringendo la mano di Harry per qualche istante.
Julie li fissò con la fronte aggrottata e poi battè le mani, come colta da una rivelazione improvvisa.
-Beh? Gli scatoloni? Li ignoriamo così? E se si offendessero?- esclamò, facendomi alzare le sopracciglia ed annuire contemporaneamente. Mi alzai dalla sedia sulla quale mi ero seduta tenendo lo schienale tra le ginocchia ed aprii la porta dello sgabuzzino dove c’erano, impilati l’uno sull’altro un paio di scatoloni minacciosamente pieni e coperti di polvere.
-Da quanto è che vivete qui, scusa?- mi chiese Harry, facendo ridere Julie, che catturò la sua attenzione su di sé con un “Oh, eeeehm” particolarmente sonoro.
-Diciamo da abbastanza tempo perché sia vergognoso che quelle due scatole siano ancora lì...- continuò lei, passandosi una mano tra i ricci e mordendosi il labbro inferiore in una smorfia comica. Era l’esposizione troppo prolungata ad Harry, pensai, che la faceva comportare così.
Liam si offrì per portare uno dei due scatoloni e Harry fece altrettanto, con la conseguenza che lasciarono me e Julie a raccogliere tutte le varie scope e scatolette cadute nello spostare i due pacchi. Mi girai verso di lei e la vidi sorridere in maniera fintamente provocante, mentre sbatteva le ciglia.

-Siamo sole, Miss Core...- disse, con una voce talmente finta da farmi chiedere che cosa avesse messo nel suo piatto di insalata. Sbattei le ciglia anche io, sentendomi terribilmente ridicola e non osai neppure per un istante mettere le labbra a cuore smonco per simulare chissà cosa.
Non ero tagliata per quel genere di azioni.
Risultavo goffa e inappropriata e non facevo ridere nessuno.
O facevo troppo poco, o facevo troppo, diventando semplicemente un’orribile caricatura di una caricatura stessa.
Liam apparve sulla porta in quell’istante, ma me ne accorsi solo dopo che lo sentii sbuffare in direzione delle occhiate stupide che io e Julie avevamo preso a lanciarci. Mi girai verso di lui con uno scatto, facendo cadere sulla mia testa una serie di strofinacci che sembravano non essersi mai mossi di lì.
Ebbi subito la sensazione di qualcosa che mi camminava sulla schiena, un paio di ragni forse, o magari anche qualche scorpione, e rabbrividii, imponendomi di rimanere ferma. Incassai la testa tra le spalle e allungai una mano verso i miei capelli per rimuovere gli strofinacci senza pensare ad eventuali inquilini.

Liam fu più veloce di me e fu con sollievo che vidi che due semplici straccetti di stoffa caduti per terra davanti a me. Alzai lo sguardo verso di lui per ringraziarlo e lo trovai considerevolmente vicino.
Insomma, non vicino come quando nei film lui sta per baciare lei ed è a un soffio dalle sue labbra oppure le sta sfiorando il naso.
C’erano una ventina di centimetri tra la mia fronte e la sua, ma io lo percepivo vicino lo stesso.
Le voci di Zayn e Julie mi riecheggiarono nella mente e mi fecero sussultare e osservare come effettivamente era la scena.
C’era qualcosa di dannatamente sbagliato in tutto ciò.
Anche Julie, quella vera, non quella che si era stanziata nella mia testa e che rompeva le scatole tutto il tempo, parve pensarla così, perché si chinò a prendere gli strofinacci e poi si rivolse a me a voce alta.

-Hay, non c’è niente degno di Superman in questo ammasso di stoffa, tranquilla. Puoi smettere di tremare...- mi sbeffeggiò, con il duplice effetto di far stringere le labbra sia a me che a Liam.
-E io che già temevo qualche pericolosa tarantola...- borbottai, rivolgendole un sorriso, mentre uscivo dallo sgabuzzino ed andavo in soggiorno.
Casa nostra non era grande, era una delle tante villette a schiere della periferia di Londra, ma a me in quel momento quel salottino parve la cosa più immensa che avessi visto, in netto contrasto con la privatezza claustrofobica dello stanzino.
Harry mi fissava curioso e io agitai una mano, come aveva fatto Liam con me quando era entrato.
Sbattei gli occhi un paio di volte, in un modo che ritenni essere un buon sostituto per lo scuotimento di testa, e smisi di pensare a lui.
Gli scatoloni erano più piccoli di quanto pensassi, ma erano così pieni che rischiavano di vomitarci addosso una quantità di oggetti industriale.
Sotto gli sguardi di Harry e Liam io e Julie tirammo fuori una lampada a forma di panda che un tempo cambiava colore ma che ora rimaneva fissa su un inquietante blu, una serie di cinturini di orologi da polso che apparteneva a una mia vecchia collezione di quando ero bambina e quello che avrei potuto definire un decimetro cubo di figurine dei calciatori, che Harry adocchiò subito, molto interessato.

Ci aiutarono a dividere le cose in tre categorie, Riutilizzabile, Assolutamente da scartare e Rifiuto Nucleare.
Alla fine l’ultima pila era decisamente la più nutrita, mentre la prima contava solo il mazzo di figurine, un paio di modellini di Topolino usciti da qualche Ovetto Kinder e una serie di foto di me e Sam o di me, Sam e Julie o di me e Liam che risalivano al primo anno di liceo.
Liam ne prese una dove aveva dei capelli ridicolamente corti nella quale io sorridevo come un’ebete avvolta in un maglione di circa tre taglie più grandi. Non ricordavo nemmeno più in quale occasione fosse stata scattata, ma fu un piacevole tuffo al cuore vedere come il rapporto mio e di Liam non fosse mutato negli anni. C’era sempre quel leggerissimo ma costante contatto e quel modo di stare insieme naturalmente che è alla base di ogni bel rapporto e che aveva sempre caratterizzato il nostro.
Vidi che anche lui sorrideva mentre la mostrava ad un curioso Harry, che derise immediatamente la mia faccia e il taglio di Liam.
-Amico, posso dirti con orgoglio che questa foto batte perfino quella mia e di mia sorella Gemma dopo una notte passata all’aeroporto di qualche anno fa...- disse Harry, facendo rizzare una sonnolenta Julie, che fino a quel momento era stata appoggiata alle sue ginocchia, gli occhi chiusi e l’aria particolarmente soddisfatta, anche grazie alle carezze che il ragazzo le faceva in continuazione tra i capelli.
-Devo vederla assolutamente...- si lagnò, alzandosi in piedi per sedersi accanto a lui sulla poltrona. Li guardai intenerita, mentre riponevo le cose da buttare in uno scatolone.

Fu quando Harry la baciò nel bel mezzo di una risata che ripensai alla presenza di Liam accanto a me.
Sobbalzai e repressi il tentativo di afferrarmi la testa tra le mani, mentre mi ripetevo che era tutta colpa di Zayn e di Julie e che stavo diventando paranoica.
Mi voltai verso Liam quasi involontariamente e vidi che anche lui mi stava fissando, le sopracciglia leggermente aggrottate e la mascella un poco contratta, come faceva ogni volta che era concentrato su qualcosa. Non riuscivo a guardarlo, non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo, non riuscivo a fare niente.
Il mio cervello si era congelato e, nonostante sapessi che tutto quello che mi sembrava un’eternità era in realtà una manciata di secondi, pensai che se non avessi respirato subito sarei morta per asfissia.
Uno dei cinturini degli orologi crollò da in cima alla pila e mi cadde sulla caviglia, facendomi voltare di scatto.
Lo presi tra le mani prima di gettare un’occhiata a Harry e a Julie, che sembravano non volersi staccare.
Sbuffai, pensando a quella situazione così dannatamente tragi-comica.

Fu Liam a salvarmi, ancora una volta. Mi toccò una spalla ed indicò con il mento la cucina, sorridendo come se io fossi stata una bambina che durante i film gridava “Che schifo!” durante il bacio dei protagonisti.
Mi alzai, afferrando la foto che avevo iniziato a guardare prima e lo seguii, sedendomi poi sulla stessa sedia di prima. Lui si sedette sul tavolo, facendo dondolare i piedi, stando sempre in silenzio.
-Posso?- mi chiese, indicando la foto che avevo in mano. Annuii e poggiai la fronte sullo schienale della sedia, piena di una stanchezza che derivava dall’imbarazzo e dai miei troppi pensieri.
-Questa è Sam?- chiese lui, indicandomi la chioma rossiccia accanto alla mia. Annuii, sorridendo malinconica davanti all’immagine di quelle due bambine con un grembiule che doveva essere bianco, ma che era pieno di cioccolata dal colletto fino all’ultimo bottone.
-Avevamo appena tentato di cucinare una torta....- dissi, indicando la patacca sulla mia pancia e trattenendo una risata. Lui rise apertamente, poggiando la foto vicino al bordo del tavolo e guardandola pensieroso.
-Non sei cambiata di una virgola. Cioè, sì, insomma, non sei più una bambina, ma, ecco, eri una bellissima bambina, e adesso, beh, ora hai quasi diciannove anni, e voglio dire, non sapevi cucinare, però eri contenta lo stesso e...- farfugliò, leggermente in confusione. Abbassai lo sguardo e socchiusi gli occhi, sorridendo affettuosamente.
Eccolo lì il mio Liam. Quello che conoscevo.

Il mio porto sicuro.

-Ho capito. Non ti inviterò più a cena, sei contento?- gli chiesi, retorica e lo vidi aprire la bocca, con fare minaccioso. Si abbassò fino alla mia altezza e di nuovo provai quella sorta di immobilità forzata che mi prendeva ogni volta.
Non aveva nessun profumo meraviglioso che mi stordisse. Ero abituata al profumo di Liam, ne avevo addosso costantemente. Ero abituata al suo sguardo dolce e al suo naso perfetto che sfiorava la mia guancia. Conoscevo come le sue labbra potessero premermi sulla guancia con tenerezza e sapevo anche quanto fossero adorabili i suoi capelli, perché mi divertivo a scompigliarglieli.

Ma la sua vicinanza in quella maniera così... diretta, così frontale mi immobilizzava.
Come un predatore che blocca la sua preda guardandola negli occhi.
L’unica differenza era che lui non era un cacciatore ed io non ero una preda.
Ero la sua migliore amica.
Ero stizzita di non riuscire a controllarmi, di non riuscire ad oppormi a lui e alla sua vicinanza.
Ero stizzita perché, nonostante tutto, ne godevo.
-Non penso che ci riusciresti...- brontolò, arricciando il naso come faceva quando era contrariato.
Non ebbi il tempo di rispondere, perché Julie entrò in tempo per vederlo che mi posava un bacio sulla punta del naso e si rialzava con un gemito, tenendosi una mano sulla schiena.
-Per colpa tua, Hayley, diventerò artritico prima del dovuto tempo...- mi rinfacciò, sotto lo sguardo vigile di Julie che seguiva ogni secondo della scena con un’aria di superiorità che stava per mandarmi in una crisi di panico.
-Juls! Harry si ferma a cena?- domandai, dando una gomitata a Liam e appoggiandomi comodamente alla sua gamba. Provai, dico sul serio, a non essere imbarazzata, ma non ce la feci.
Eppure  rimasi lì, perché era dove dovevo stare.
Ne andava della mia salute mentale.
Julie annuì, tutta felice e sentii Liam che si agitava.
-Se ti dico che sai cucinare a meraviglia sei disposta a sfamare un povero affamato?- mi chiese lui, allargando gli occhi e tentando di avere una smorfia commovente.
In pratica, sembrava un coniglio in punto di soffocare.
-Sì, Payne. Solo perché sei il mio migliore amico e perché hai detto che ero una bambina carina, intendiamoci.- gli risposi e fui certa che si fosse illuminato, perché iniziò ad accarezzarmi i capelli e ad attorcigliarseli attorno alle dita.

Julie ci fece apparecchiare e fu comico vedere Harry e Liam che si sfidavano a colpi di forchettate nel tentativo di dire se il galateo voleva il coltello a destra o a sinistra. Alla fine si arresero a guardare su internet dal cellulare di Liam mentre io portavo piatti e bicchieri.
Fu una cena allegra e Harry non smise un secondo di sfottere me e Julie per la lampada a forma di panda, mentre Liam mi chiese a più riprese se fossi sicura di non volere anche il cinturino del suo orologio.
Ma c’era qualcosa che stonava.
Liam seduto davanti a me che sfiorava il mio ginocchio con il suo per quel dannato tic alla gamba che lo prendeva ogni volta che era euforico.
Il suo modo di passarmi la ciotola dei pomodori, quello sfiorarmi con le sue dita fredde.
Il modo che avevo di vedere queste cose, forzatamente obiettivo, come un koala costretto a staccarsi dal suo ramo preferito, che mi faceva male perché avrei voluto continuare a guardarle con i miei occhi.

Fu quando Liam ed Harry andarono via che capii definitivamente cosa ci fosse stato di sbagliato.
Il modo in cui, per tutto il tempo, il mio naso avesse continuato a bruciare al ricordo delle labbra del mio migliore amico.

E quando Julie mi parlò, poco prima di iniziare a lavarsi i denti, con un’espressione decisamente seria, capii che l’aveva capito anche lei.
-Liam ha portato via la foto di voi due da piccoli...- disse.
Ma io sapevo che quello che lei voleva realmente dire era solo un “Dobbiamo parlare.”.
Avrei dovuto smettere di nascondermi dentro alla mia testa.






Writ's Corner

E rieccola, per una volta nella sua vita, puntuale.
La vostra Writ è qui!
Ok, bando alle ciance. Spieghiamo un po' la situazione.
Si crea imbarazzo. Ovvio che se ne crei. Il campanello di cui parlo all'inizio non suona mai. Lo so per esperienza, purtroppo.
La foto di Sam e Hay è qualcosa che amo, di mio. Amo le foto che ho con le mie amiche da piccole. E amo le loro, quindi.
Il prossimo capitolo sarà.. decisivo.
Ma non vorrei svelarvi niente, assolutamente niente.
Ok. Penso non ci sia altro da dire, se non grazie alle otto belle persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Grazie di cuore.
Un bacione
Writ


Ps. Dopo secoli, ho riaggiornato Click. Se qualcuno di voi la conosce, saprà che è un evento. ;)
   
 
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