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Autore: PiccolaEl    23/05/2012    2 recensioni
"Benvenuti a Nottingham, o meglio a Bakersfield, sobborgo annesso ad essa, poco più di duemila abitanti, visi puliti, patria del mitico Robin Hood e delle biciclette, vita tranquilla e tanti saluti. Benvenuti nella città più pulita dell’Inghilterra, dove avere un auto è paragonabile a omicidio colposo e dove mandare avanti una vita da carcerato è più difficile del trovare un autobus con il motore che emette smog a mai finire, il che è tutto dire. Benvenuti nella città dove non solo l’aria è pulita, ma anche le reputazioni. Un paese, sobborgo, cittadina. Troppo piccolo anche per pulirsi il culo senza che qualcuno non lo sappia. Benvenuti nella città di Bonaria, cioè Bonnie, Maria Hilton e Brooklyn Candice Williams."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"This is the part of me 
that you're never gonna ever 
take away from me, no."

 
“Mamma io sto uscendo, ci vediamo più tardi!” grida Candy sulla porta di casa, cuffiette nelle orecchie e tenuta sportiva.
“Va bene tesoro, a più tardi.” risponde la madre, ignara di tutto quello che è accaduto e che accadrà. Lei semplicemente non sa, e dentro di sé non vuole nemmeno sapere. Candy esce di casa sbattendo la porta e la musica troppo forte per rendersene conto. Si guarda intorno: la pista ciclabile che affianca la strada non è molto popolata e i bambini che giocano solitamente nel parco di fronte casa sembrano di meno: l’estate si sta portando via tutti. Meglio, pensa Candy. Aumenta ancora il volume, infila l’Ipod in tasca e inizia a correre. E a pensare. Pensa a tutto quello che avrebbe potuto passare, pensa a quello che ha scampato per un pelo, pensa a come niente le vada bene. L’assenza dei genitori, la scuola, i ragazzi. Pensa a Brandon e a come si è fatto da parte, diciassette anni buttati dalla finestra. Pensa a cosa avrebbe fatto se avesse soltanto saputo della malattia. Già, la malattia. Una lacrima le scende. E un’altra. E prima che possa finire i suoi dieci chilometri quotidiani deve fermarsi per respirare e per lasciar riposare quegl’occhi mielati che sembrano oppressi, chiusi in gabbia per mezzo di chissà quale forza oscura. Si asciuga le poche lacrime e si dirige verso una panchina, sedendovisi sopra. Sospira, gli occhi meno rossi e il cuore più pacato.
“Stanca?” una voce alle sue spalle la raggiunge e Candy si gira di scatto. Una donna sulla quarantina, bionda, un po’ alta, fisico impeccabile e una sigaretta in mano si siede accanto a lei sorridendole sorniona. E' come un'ancora di salvezza, come il cielo chiaro dopo una giornata nuvolosa, la vittoria dopo una corsa straziante. 
“Tranquilla zia, sto bene. Sono ancora fresca, che ti credi!” e Candy sorride di rimando, più bella che mai. Felice, ma soltanto apparentemente.
“Cara, non devi vergognarti. Va bene? E’ successo, stop. Magari la prossima volta starete attenti. O magari non gliela darai a quel lurido schifoso. E’ passato circa un mese da quando hai rischiato di rimanere incinta. Adesso hai superato bene la faccenda.” parole calde, troppo.
“E’ difficile, sai? Insomma, troppe persone non lo sanno ed in realtà dovrebbero saperlo. E Bonnie? Bonnie è la mia compagna di vita, il mio tutto è… la mia persona. La posta in gioco è troppo alta. E poi con Brandon… mi faccio schifo da sola. Sono un rifiuto umano, ecco cosa sono.”
“Candy, Candy tesoro!” urlacchia Marionne cingendo la ragazza in un abbraccio. Vedrai che tutto si sistemerà, devi solo stare attenta. Passa tutto.” sussurra poi all’orecchio della ragazza, che a sentire quelle parole si divincola.
“No, è qui che ti sbagli, On… Una persona sieropositiva non guarisce. Non può guarire. Mai.” la voce le trema ma non le interessa.
“Bambina, ascoltami bene: non sai ancora cosa può succedere. La cosa non è andata oltre e devi ringraziare solo Gesù. La fede ti ha salvato. Ma piccola, non devi torturarti l’esistenza.” e un’altra boccata di fumo le arriva giù in gola. Già, la fede.
“Lo so Marionne, lo so bene. Ma cazzo, ho diciassette anni, sto perdendo.” replica fredda Candy.
“Candice, devi soltanto continuare a vivere come hai sempre fatto. Fidati di Lui, sempre. Magari, ecco, la prossima volta starai più attenta.” parla dolcemente Marionne carezzandole un braccio.
“Già, magari.” Candy si alza di scatto, sentendo gli occhi farsi più freddi. “bene, io allora vado. Continuo la corsa fino a casa. Ciao.” gira i tacchi e se ne va. Deve tutto a sua zia, il segreto, l’affetto, tutto. Ma proprio non riesce a guardarla in faccia. Sente il peso di qualcosa troppo grande per lei e non lo riesce a reprimere. Fede. Già, la fede. ‘bisogna avere fede’ dice sempre il prete della sua chiesa. Ma perché bisogna avere fede se dopo tutti chili e chili di fede una giovane donna acquista la sindrome dell’HIV dopo UNA fottutissima scopata? Perché in realtà è di questo che si tratta, e la tristezza diventa rabbia e la rabbia diventa vergogna e la vergogna diventa rifiuto. Sente altre lacrime. Rabbia per i suoi genitori, per Brandon, per i sintomi dell’HIV che a volte sembrano infiniti, per questa cazzo di fede che ormai non fa più parte della sua persona. Il telefono imposto in modalità aerea le vibra in tasca. Svogliata lo prende e si rende conto che è scarico.
“Grandioso! No, che dico, sensazionale! Ma vaffanculo, va.” sbotta scocciata sentendosi avvampare.
 
Apre la porta di casa e la richiude con forza. Mette sotto carica il telefono e lo mette in modalità normale: 3 messaggi e 17 chiamate perse.  “Faccia di merda rispondimi.” Bonnie e la sua cordialità. “Faccia di merda rispondimiiiiiiiiiii” Bonnie e la sua doppia cordialità. “Porca troia sto andando in fumo, muovi il culetto arriva a casa e chiamami” Bonnie e la sua tripla cordialità. Afferra il telefono ancora in carica e senza staccarlo compone il numero dell’amica, che ormai sa a memoria.
“Brooklyn come cazzo ti salta in mente di correre per tutto questo tempo, per giunta fuori casa?! No, dico, sei scema? Ti sei fottuta il cervello? No spiegami tutte queste ore senza di te che schifo sono state, spiegamelo” urla Bonnie fuori di sé.
“Intanto Bonaria abbassa il tono della voce. Secondo, era soltanto una corsa. Rilassati” risponde Candy ridendo.
“Ma sto grandissimo cazzo eh! Lavati e vieni da me capra, e non correre perché ti sputo in un occhio dalla mia finestra. Chiaro?”
“Chiaro, sergente! Ciao va, vado a farmi bella.” e con un’ultima risata stacca la chiamata. In silenzio sale le scale e sguscia nel bagno. Apre la doccia calda e ci si getta di sotto. Prima o poi, dovrà dirglielo a Bonnie. Arriverà il momento in cui dovrà dirle tutto e Bonnie non potrà replicare, ma soltanto ascoltare.
 
“Ho fatto i muffin al cioccolato decorati con smarties nocciole tostate e glassa alla pesca!” grida Bonnie saltellando e buttandosi sopra Candy. “No scherzavo li ha fatti la signora addetta alla cucina però li ho colorati io!” e ride forte, mostrando un sorriso soffice e bellissimo.
“Bonnie lasciami, mi stai stritolando. E comunque li mangio anche se non li hai fatti tu, sta’ tranquilla.” soffia Candy stampandole sonoramente un bacio sulla guancia.
“Entra dai, dobbiamo parlare di Londra.”
La casa è accogliente e niente è meglio di Bonnie, del suo profumo, dei suoi abbracci, della sua amicizia. Bonnie e tutto quello che rappresenta e che esprime, soltanto Bonnie.
“Dunque, ci sono un paio di cosette da chiarire prima di andare a Londra.” annuncia Bonnie entrando in cucina.
“Innanzitutto, non puoi portare Sunshine, è fuori discussione” prosegue, la bocca piena di molliche al cioccolato.
“Bonna non puoi farmi questo! Ti prego, non darà alcun fastidio! Laverò, stirerò, cucinerò io! La curerò io, ti prego!” sbraita Candy congiungendo le mani in segno di preghiera.
“No, Brook, non se ne parla neanche. Io amo tanto Sunshine perché è dolce e tutto quel che vuoi. Ma io odio i cani, lo sai bene.”
“Proprio perché la ami tanto la porto! E ci farà compagnia e ci porterà i popcorn con il riporto quando staremo a casa sul divano sotto copertine leggere a guardare film noiosi. Daaaaaaai, Bonnie!” la prega ancora Candy, sbattendo gli occhioni da cerbiatta e facendo il labbrino.
“Mmmmm. Popcorn con il riporto hai detto, eh?” e acconsente silenziosamente.
“Grazie grazie grazie grazie Bonna ti amo tanto!” esclama felice saltando in braccio all’amica.
“Si, anche io ti amo. Ma non ho finito.” replica Bonnie calma.
“Tutto quello che vuoi!” urla Candy eccitata.
“Mettiti seduta prima.” ordina cordialmente Bonnie ed entrambe si siedono.
“Allora Candice, noi ci conosciamo da tanto tempo e con tanto tempo mi riferisco a tutta la vita. Candy, io credo che la scelta giusta sia andarci piano.” recita Bonnie con estrema cautela, gli occhi chiusi, la tensione ovunque.
“Bonnie, Bonnie, calmati. So esattamente che è rischioso e tutte queste cose. Anzi a questo proposito c’è qualcosa che devo dirti, che mi tengo dentro da molto e che vorrei dirti da un po’ di tem…” ma non riesce a finire la frase, interrotta da un’euforica Grace, madre di Bonnie.
“Ciao Zuccherino, come stai? Salutami la mamma! Bonnie, amore hai preso le valigie che ti servono?” rivolgendosi prima a Candy e poi a Bonnie.
“Si mamma le ho prese, adesso scusaci ma stavamo parlando io e Candy.” sbuffa scocciata la figlia.
“Ciao Grace, tutto bene. Ricambierà sicuramente.” risponde cordiale Candy, con un sorriso di cortesia dipinto in viso.
“Oh, bene. Scusate.” ed esce dalla cucina.
“Dicevi?” continua Bonnie, ignara di troppe cose.
“Oh… dicevo, aspetta, che stavo dicendo? Ah si, che è una cosa che vorrei dirti da qualche tempo ed è…” trattiene il fiato, cerca le parole, le sfuggono e continua a cercarle, a rincorrerle, senza alcun risultato.
“… mi presti la tua maglia rossa? La adoro.” riesce soltanto a dire. Delusione, per se stessa e per le sue parole. Bonnie la guarda per un momento sorpresa, senza dire niente poi si scioglie in un caldo sorriso.
“Certo che te la presto. Anzi te la regalo.” e schioccandole un bacio tornano a parlare dell’itinerario, della casa, del viaggio, dei bagagli. E Candy ride, scherza assieme a Bonnie, ma non con Bonnie. Per ogni sorriso c’è una lacrima che avrà modo di sfogarsi la notte, sul divano della sua camera da letto, per ogni risata un pianto isterico, per ogni giorno migliaia di momenti in meno per dire a Bonnie la verità, quella stessa verità che le corrode qualsiasi cosa dentro di sé. Candy e la forza che a volte gli è negata, Candy e le sue verità, Candy e i suoi segreti.

 









Siiiii, eccomi! Bene, volevo salutarvi tutte, dirvi che vi voglio bene e che siete belle e buone one one! Grazie mille a tutte quante! Il mio nick su twitter, ricordo per chi non lo sapesse è @Sam597 , per un commento, un parere una critica o un dubbio. Grazie ancora, grazie grazie grazie e al prossimo aggiornamento. xx :)
P.s. capitolo di passaggio.
  
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